Intervista concessa al leader del movimento pacifista inglese
SADDAM: "VOGLIONO IL NOSTRO PETROLIO. NON ABBIAMO ARMI PROIBITE"
Le superpotenze cercano un pretesto per aggredirci perché vogliono il controllo del nostro petrolio, noi non abbiamo armi proibite ha sostenuto il presidente iracheno Saddam Hussein in una recente intervista rilasciata al leader del movimento pacifista inglese Tony Benn e trasmessa il 4 febbraio dalla rete televisiva britannica Channel Four.
Saddam ripete che "l'Iraq non ha alcun tipo di armi di distruzione di massa. Sfido chiunque afferma che ne abbiamo a presentare e rendere pubbliche le prove delle loro affermazioni". Non ci riuscirà nemmeno il segretario di Stato americano Colin Powell il 5 febbraio, nell'intervento al Consiglio di sicurezza dell'Onu, quando le "prove inoppugnabili" sbadierate dalla Casa Bianca si dimostreranno poco credibili.
"Ogni persona imparziale - prosegue il presidente iracheno - sa che per quanto riguarda la risoluzione 1441 gli iracheni hanno adempiuto agli obblighi che prevede. Se il fine ultimo è accertarsi che l'Iraq non disponga di armi nucleari, chimiche e biologiche possono farlo. Queste non sono armi di minuscole dimensioni che si possa agevolmente nascondere mettendosele in tasca. Abbiamo già detto infinite volte e oggi ripetiamo ancora una volta che l'Iraq non ha tali armi". Ci sono gli ispettori dell'Onu al lavoro in Iraq ed "è nel nostro interesse facilitare la loro missione affinché scoprano la verità", ribadisce Saddam, ma "la domanda piuttosto è se la controparte voglia arrivare davvero alla medesima conclusione o se stia cercando un pretesto per aggredirci. Se coloro che sono coinvolti preferiscono l'aggressione, questa è a portata di mano". "Le superpotenze in ogni momento possono creare un pretesto qualsiasi per asserire che l'Iraq non adempie alla risoluzione 1441", denuncia Saddam, perché "se vogliono avere il controllo del mondo devono avere il controllo del petrolio. Quindi la distruzione dell'Iraq è un presupposto per avere il controllo del petrolio".
L'intervista si conclude con l'affermazione che "gli iracheni non desiderano la guerra. Ma se saranno costretti alla guerra, se fossero attaccati e insultati, si difenderanno. Difenderanno il loro paese, la loro sovranità e la loro sicurezza".

12 febbraio 2003