Il PMLI ci condurrà all'Italia unita, rossa e socialista perché ha la forza della ragione e della storia

Questa rubrica propone commenti di simpatizzanti e amici del Partito sull'Editoriale di Scuderi per i 33 anni del PMLI.

Cari compagni,
ogni anniversario deve avere in sé, per non essere mera celebrazione, la memoria e l'esperienza del cammino già percorso e il proposito di continuare questo stesso cammino onorandone i valori originari e lottando, nella coscienza del proprio dovere, affinché il loro avveramento sia reso possibile e concreto.
Ho letto con interesse il breve editoriale del compagno Scuderi e devo dire che non l'ho trovato celebrativo ma ricco di interessanti spunti di riflessione su cui i compagni dovrebbero meditare per una più chiara comprensione del contesto sociale e di classe in cui si deve operare e degli obiettivi strategici di breve termine per cui siamo chiamati a lottare. Dichiarando a chiare lettere la più esclusiva identità di classe, proletaria e rivoluzionaria, del nostro Partito nell'arena politica italiana, egli ha caratterizzato il principio e lo strumento fondante della nostra attività nella lotta di classe antiparlamentare, antigovernativa, antifascista e anticapitalista che nessun altro partito o organizzazione ha il merito e la capacità di rivendicare.
Inoltre, egli ha ben demarcato la distanza che ci separa dalla sedicente "sinistra" borghese, la quale crede che l'unica via per difendere la democrazia borghese dai recenti attacchi nel neoduce Berlusconi sia la deriva più pusillanime in favore delle sue istituzioni e il più cedevole e inerme riformismo sul piano sociale e rivendicativo. Quando mi sento dire (anche dalla "sinistra") che gli operai non sono più una classe "di sinistra", ma che tutti o quasi, indistintamente, sono ormai dei "leghisti" convinti (almeno nel Settentrione) il mio primo istinto è quello di rispondere che se la "sinistra" non è più socialmente credibile ai più, questo lo si deve alle malefatte politiche di una sedicente "rifondazione" del comunismo che, dalla Bolognina in poi e per interi vent'anni, non ha saputo onorare le poltrone su cui era seduta in Parlamento e né tantomeno la volontà di lotta delle masse a cui essa diceva di ispirarsi. Il cancro dell'elettoralismo e del parlamentarismo (il PCI insegna) sta lì a dimostrare che le armi con cui la borghesia può sconfiggere il movimento di classe non necessariamente devono essere quelle di una guerra armata, ma ancor meglio quelle di una coesistenza pacifica che le consenta di perseverare e meglio consolidare il proprio dominio di classe.
In effetti ciò che realmente manca nello scenario politico del nostro Paese (e il compagno Scuderi l'ha vivamente sottolineato nel suo editoriale) è la radicata e forte presenza di un partito come il nostro nelle più diverse situazioni di lotta e di scontro sociale che insorgono in ogni dove e che invece i sindacati (per non dire della "sinistra" borghese) quali veri e propri "ammortizzatori sociali", disertano o disinnescano nel nome di una "tregua sociale" che va gravemente a ricadere sugli interessi della classe lavoratrice.
Un altro aspetto a cui fa cenno il compagno Scuderi è che la nostra lotta contro il regime del novello Mussolini deve parimenti riguardare sia le istanze politiche della lotta che quelle (e ancor più) più propriamente sociali dal cui contesto è condizionata la lotta politica ai vertici del potere. La presenza all'interno del sindacato è determinante per il nostro Partito, perché gli consente di ascoltare la voce delle masse e di poterne così interpretare i reali interessi, mentre la presenza nei luoghi di lavoro, ancor meglio, gli consente di tastare il polso alla classe e di dare così una coscienza alle sue lotte rivendicative (dove ciò è possibile). Come ben si sa, il proletariato e le masse stesse sono oggettivamente dalla nostra parte per loro condizione sociale e di vita, ma non lo sono affatto soggettivamente perché manca loro una coscienza di classe e rivoluzionaria che le disponga alla lotta anticapitalistica e che permetta loro di conquistare il diritto a una vita migliore e più degna. In questa presa di coscienza un ruolo determinante lo deve svolgere per l'appunto il nostro Partito, vale a dire l'unico partito realmente rivoluzionario e di classe che sappia e che possa difendere gli interessi del proletariato e dei suoi alleati in una strenua lotta a lungo termine che ne rivendichi il diritto a una degna esistenza. In questo, ma non solo in questo, il PMLI si è assunto sulle proprie gracili spalle, e già da più di trent'anni, una grande responsabilità storica che esso saprà certo onorare con coscienza e determinazione nelle lotte di classe presenti e future e che, per il suo ruolo di avanguardia, saprà anche perseguire quale reparto avanzato delle masse lavoratrici del nostro Paese.
Ritengo che il nostro Partito è certo l'unico del nostro Paese che con pervicace tenacia persegue, da posizioni marxiste-leniniste, la lotta anche teorica contro l'ideologia borghese e i suoi pingui lacché in uno scontro ideale che difenda i principi e i valori del marxismo rivoluzionario contro, pure, ogni revisionismo ideologico che disarmi la lotta delle masse in generale e della classe operaia in particolare.
Infine, in tutte queste lotte saremo senz'altro unici, ma non saremo affatto soli: avremo con noi, dalla nostra parte, la forza della ragione e quella della storia, e se sapremo far valere con la lotta la nostra ragione, anche la storia farà il suo corso e ci condurrà alla fine ad una Italia unita, rossa e socialista.

Luigi Salomoni - Cremona

5 maggio 2010