Tra le contestazioni dei no-global
SALPATA LA FLOTTA IMPERIALISTA ITALIANA CONTRO L'AFGHANISTAN
Ciampi: "E' una missione necessaria per la nostra alleanza con gli Usa''. Berlusconi: "E' il momento di assumersi le nostre responsabilità''
Il 18 novembre è partita dalla base di Taranto la squadra navale italiana che fra circa due settimane terrà alto il tricolore imperialista nel mar Arabico a fianco delle flotte di Usa e Gran Bretagna impegnate nell'attacco all'Afghanistan.
Hanno salpato le ancore la portaerei Garibaldi, ammiraglia della Marina militare, la fregata Zeffiro, il pattugliatore Aviere e la nave appoggio Etna con 1.475 marinai a bordo; sulla Garibaldi sono imbarcati 8 aerei Harrier e 4 elicotteri. Le navi avranno il compito di appoggiare e rifornire le truppe di terra che successivamente arriveranno in Afghanistan, oltre mille uomini tra carabinieri e esercito già pronti alla partenza. A dare il saluto ai partenti sono arrivati a Taranto il vicepresidente Fini, che ha letto un messaggio del neoduce Berlusconi, e il ministro della Guerra Martino; saluti traboccanti di patriottismo e di retorica nazionalista a sostegno della decisione del governo, avallata dal parlamento nero, di partecipare in prima fila alla guerra imperialista in Afghanistan.
Hanno contestato la partenza delle navi un migliaio di no-global e pacifisti che si sono concentrati in due diverse piazze della città per sfilare e riunirsi davanti alla sede dell'Ammiragliato. In una città militarizzata i dimostranti sono sfilati con striscioni e slogans contro il governo e la guerra come "no al governo della guerra, della repressione, della disoccupazione'', "guerra, embargo, imperialismo, anche questo è terrorismo''.
Il via al coro imperialista per la partenza della flotta italiana era stato dato da un messaggio del presidente Ciampi il giorno precedente la partenza dei militari italiani; Ciampi aveva sottolineato che la missione è "difficile ma necessaria''. "Necessaria - prima di tutto - per la nostra alleanza con gli Usa'' e per sventare la minaccia del terrorismo "all'Italia e all'Europa''. Il presidente della repubblica conclude il messaggio patriottardo sottolineando che i soldati in guerra hanno "il vasto consenso del parlamento italiano e della comunità internazionale'' e chiude con "conosco la vostra sperimentata preparazione sotto il profilo professionale ed umano. Ho fiducia in voi''.
Sulla stessa lunghezza d'onda il messaggio di Berlusconi, letto ai militari in partenza dal suo vice, il fascista Gianfranco Fini, che attaccava con "voi siete l'avanguardia dei soldati della libertà, che l'Italia mette in campo per difendere la buona causa dell'umanità''. L'attentato terrorista dell'11 settembre negli Usa per il neoduce "è stata la giornata più nera della nostra storia dalla fine della seconda guerra mondiale'' e perciò "ora è venuto il momento di esprimere non solo una generica solidarietà agli Stati Uniti, ma di assumerci interamente le nostre responsabilità'', ovvero partecipare alla guerra a fianco degli Usa.
Anche Berlusconi ribadisce che "la quasi totalità del Parlamento ha saputo condividere, in un momento così drammatico, il peso di una responsabilità nazionale, dimostrando, in questo modo, la maturità della nostra democrazia'', ovvero ha evidenziato l'unità del "centro-destra'' e del "centro-sinistra'' nel dare il via libera alla partecipazione dell'imperialismo italiano alla guerra. Poi rivolgendosi ai militari in partenza aggiunge: "adesso tocca a voi aprire la strada al contingente italiano. So che farete del vostro meglio per tenere alto il nostro onore''. E chiude sottolineando che "la Marina Militare, l'Aeronautica, l'Esercito e i Carabinieri sono al servizio di una Nazione, grande e libera, rispettata nel mondo''.
Chiude la breve cerimonia il ministro della Guerra Martino che ripete: "questo è un momento importante della nostra storia. Le nostre unità militari sono chiamate ad un impegno nuovo e straordinario, in luoghi lontani, dove però si compiono eventi decisivi per gli interessi e la sicurezza dell'Italia, per la stabilità internazionale e l'avvenire del mondo libero''. Ribadisce "come sia indispensabile scovare e abbattere i responsabili del terrore; come sia necessario attivare un'efficace cooperazione internazionale a difesa di comuni valori di civiltà; come la lotta al terrorismo sia un imperativo vitale di tutti i Paesi che, riconoscendosi nelle Nazioni Unite, vogliono continuare a vivere in tranquilla libertà''. E chiude con "nei momenti di pericolo la Patria cerca i suoi figli in arme. (...) Viva le Forze Armate. Viva l'Italia''.

21 novembre 2001