Saluto di Monica Martenghi ai partecipanti alla Commemorazione per il 30° della scomparsa
Noi stiamo con Mao perché vogliamo conquistare l'Italia unita, rossa e socialista
Care compagne e compagni, care amiche e amici,
a nome del Comitato centrale del nostro Partito e dei compagni dirigenti seduti alla presidenza con alla testa il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, rivolgo a tutti un saluto di benvenuto e di profondo ringraziamento per aver accolto l'invito a commemorare pubblicamente il 30° anniversario della scomparsa di Mao, grande maestro del proletariato internazionale, dei popoli e delle nazioni oppressi.
Ringraziamo profondamente il Comitato provinciale di Firenze, che ci ospita, e i militanti, i simpatizzanti e gli amici di Firenze e provincia e di Prato che hanno reso possibile la realizzazione concreta di questa iniziativa. Ringraziamo fraternamente e con spirito internazionalista proletario il Partito comunista marxista-leninista di Grecia, il Nucleo marxista leninista in Messico e il Partito marxista-leninista dell'Ucraina che hanno inviato calorosi e importanti messaggio di saluto. Ringraziamo tutte le istanze, i simpatizzanti, gli amici, che pur assenti per motivi di salute, familiari e professionali, hanno voluto indirizzare a questa commemorazione messaggi di saluto. Ringraziamo la Segretaria del PdCI di Troina, Angela Castiglione che ha inviato un importante saluto.
La nostra ammirazione e riconoscenza va in particolare a tutti quei compagni e amici che per essere qui stamani hanno dovuto sopportare lunghi ed estenuanti viaggi, disagi e oneri economici autofinanziandosi completamente.
Fra tutti il record spetta certamente ai compagni che sono giunti da Troina (Enna) che hanno impiegato ben 18 ore per giungere a Firenze. Seguiti a ruota dai compagni di Lecce che di ore ne hanno impiegate 10.
Sono presenti compagne e compagni provenienti da città e regioni di quasi tutta Italia. Vogliamo salutarli tutti e se qualche regione non verrà citata perché non conosciamo la provenienza di tutti i presenti, si faccia avanti e lo comunichi alla presidenza.
Salutiamo i compagni che provengono dalla regione più distante, la Sicilia. I rappresentanti della Puglia fra cui per la prima volta sono presenti alla commemorazione di Mao i compagni di Bari e Ostuni (Brindisi). I compagni della Lombardia fra cui per la prima volta sono presenti i delegati della neonata Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo. I compagni del Piemonte fra cui ci preme ringraziare le generose e affettuose compagne simpatizzanti di Cuneo presenti per la prima volta. I compagni delle Marche e i compagni dell'Abruzzo anch'essi reduci da viaggi tutt'altro che agevoli. La numerosa delegazione dell'Emilia-Romagna. I compagni della Campania presenti con la delegazione più numerosa, dopo la Toscana, e che hanno organizzato e autofinanziato un pullman per venire alla commemorazione.
I giovanissimi compagni del Lazio e precisamente della capitale Roma. Salutiamo anche la Val D'Aosta la regione per la prima volta in assoluto qui rappresentata e il Trentino-Alto Adige. E finiamo con i compagni della Toscana, provenienti da varie province, che è la delegazione più numerosa qui presente.
Peccato che la compagna Lucia non abbia fatto in tempo a vederci tutti qui riuniti, lei che tanto aveva a cuore lo sviluppo e il radicamento del Partito a livello nazionale. Sarebbe molto fiera di voi nuovi militanti. Per lei ogni nuovo compagno, specie se giovane o giovanissimo, ogni nuova istanza, era come un germoglio da far crescere con cura, attenzione e fiducia, perché era non solo il segno della crescita del Partito, ma la garanzia del futuro del Partito e della vittoria della causa del proletariato e del socialismo a cui aveva dedicato la sua intera vita.
La compagna Lucia rimarrà comunque sempre con noi, è una parte indistruttibile di noi tutti. E ogni volta che faremo l'appello ci risponderà. Compagna Lucia: presente.
Noi siamo certi che i militanti della leva del 2006 intitolata alla compagna Lucia le faranno onore. E sarà così se accoglieranno fino in fondo l'appello del compagno Scuderi, rivolto ai nuovi militanti il 3 novembre 1984 e rilanciato da "Il Bolscevico" n. 28/2006.
"Crescete rapidamente sul piano politico - ha chiesto il compagno Scuderi - per dare da subito il massimo contributo possibile al successo del grande balzo in avanti del Partito. Interessatevi a fondo degli affari della vostra cellula e di tutto il Partito, affinché esso sia costruito e sorretto da tutte le forze di cui dispone.
Siate dei combattenti di avanguardia dentro e fuori il Partito, affinché trionfi sempre il marxismo-leninismo-pensiero di Mao sul revisionismo e la lotta di classe si sviluppi incessantemente fino ad esplodere nella rivoluzione socialista".
E prosegue: "Siate dirigenti competenti, amati e stimati dalle masse per riuscire a strapparle gradualmente all'egemonia del partito revisionista, a guidarle con successo verso la realizzazioni dei loro bisogni immediati, a far maturare la loro coscienza fino a capire che solo con la rivoluzione socialista potranno emanciparsi dal capitalismo e dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Siate sempre aggiornati sulla situazione politica nazionale e internazionale, sulla situazione locale e dell'ambiente dove operate e sulla linea politica del Partito in modo da individuare bene i bersagli e colpirli al cuore.
Ai compagni intellettuali - conclude - chiediamo di essere degli intellettuali del tipo di Carlo Marx aiutando il Partito a conoscere meglio il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la realtà nazionale e internazionale e la situazione italiana e mondiale. A loro chiediamo anche di conquistare altri intellettuali alla nostra causa e di combattere gli intellettuali borghesi e revisionisti sul loro terreno".
Da parte della borghesia ogni occasione è buona per attaccare, calunniare e denigrare il pensiero e l'opera di Mao. Lo fanno in maniera brutale e frontale gli anticomunisti dichiarati come i fascisti di An, il neoduce Berlusconi, che è arrivato a sparare la panzana che quando c'era Mao "i bambini venivano bolliti e utilizzati per fertilizzare il terreno", e il quotidiano della destra neofascista "La Nazione" attraverso le penne velenose di Franco Cangini e Federico Mezzetti.
Lo fanno con altrettanto zelo i rinnegati come Siegmund Ginzberg su "l'Unità" di ieri, o Federico Rampini, già membro della Fgci di D'Alema e attuale pennivendolo de "la Repubblica" che attacca Mao ad ogni pie' sospinto, anche nell'edizione di ieri, arrivando a scrivere nel suo saggio-prefazione al libro di Jonathan Spence "Mao Zedong" che "Mao è candidato a finire in compagnia di Adolf Hitler e di Iosif Stalin, per formare insieme a loro la mostruosa Trinità nel Pantheon negativo dei più grandi criminali del XX secolo". Sullo stesso tono Filippo Ceccarelli su "la Repubblica" di oggi.
Non da meno sono i solerti servi della borghesia trotzkisti come i dirigenti del PRC che attraverso la penna velenosa della trotzkista luxemburghiana Rina Gagliardi sull'inserto domenicale di "Liberazione" del 20 agosto scorso ha rilanciato la visione di Mao come un comunista eretico, "libertario", ossia anarchico e spontaneista, per attaccare Stalin, il socialismo e il partito del proletariato. E fra i calunniatori e denigratori di Mao troviamo anche il guru dei trotzkisti italiani, Pietro Ingrao e l'ex maoista pentita Rossana Rossanda.
A Mao si attribuiscono le più vili nefandezze, milioni di morti (gli ultimi fantasiosi calcoli li fanno ammontare a ben 60-70 milioni), descrivendo in particolare il Grande balzo in avanti e la Grande rivoluzione culturale proletaria cinese come delle vere e proprie carneficine.
Ma soprattutto cercano di demolire la sua figura inventando di sana pianta false ricostruzioni e testimonianze sulla sua vita privata e familiare. In tutto questo si è distinta la vile e viscida ex guardia rossa, oggi ben pasciuta, adulata e ben retribuita professoressa universitaria a Londra, Jung Chang che col marito Jon Halliday, storico borghese inglese, ha scritto una presunta "biografia" di Mao dalla quale esce un ritratto di Mao come un mostro, un satana, un assassino al pari di Hitler, un megalomane, un maniaco sessuale. Un libro esaltato da Bush, dai fascisti de "il Secolo d'Italia", da "la Repubblica" e dal giornale della grande borghesia italiana il "Corriere della sera" che l'ha definito "L'opera che distrugge un mito".
Un elogio va ai nostri compagni milanesi che hanno smascherato personalmente e politicamente questa pennivendola al soldo della borghesia e dell'imperialismo quando è venuta nel maggio scorso nel capoluogo lombardo a presentare il suo velenoso e squallido libercolo.
È ormai chiaro che è in corso una campagna fomentata e sostenuta dalla reazione internazionale contro Mao. La stessa operazione che già è stata imbastita contro Stalin.
È un segno di forza o di debolezza dei reazionari? Mao ci ha già risposto: "È un bene se siamo attaccati dal nemico - scrive -, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi. È ancora meglio se il nemico ci attacca con violenza e ci dipinge a fosche tinte e senza un'ombra di virtù, poiché ciò dimostra che non solo abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi, ma abbiamo anche riportato notevoli successi nel nostro lavoro" ("Essere attaccati dal nemico è un bene, non un male", 26 maggio 1939).
Hanno bisogno di "distruggere il mito di Mao" perché egli con il suo pensiero e la sua opera grandiosi non solo ha segnato indelebilmente il XX secolo, ma continua a influenzare anche il secolo in corso e a disturbare i sonni degli imperialisti e di tutti i reazionari. Non solo in Cina, dove da fonti borghesi, fra i quali lo stesso Rampini, si apprende che milioni di persone ancora ricordano e rimpiangono Mao o lo stanno riscoprendo e proprio ieri in migliaia hanno formato una coda infinita al mausoleo di Pechino per rendere omaggio al loro grande timoniere nel giorno della scomparsa. Non solo nel mondo, dove gradualmente Mao viene di nuovo scoperto e conosciuto come è successo in Messico grazie al Nucleo Marxista Leninista. Ma qui in Italia il pensiero di Mao non è mai stato rimosso grazie al PMLI che è il bastione indistruttibile del pensiero e dell'opera di Mao e degli altri grandi maestri del proletariato internazionale.
I media della destra e della "sinistra" borghese odiano il PMLI nella stessa misura con cui odiano Mao, solo che anziché attaccarci ritengono per loro più conveniente ignorarci e censurare le nostre iniziative, come quella odierna. Alla faccia della par condicio.
Non riusciranno a impedirci di far conoscere, studiare e amare Mao dal proletariato, dai giovani e dai popoli del mondo.
Noi stiamo con Mao perché per noi è in tutto e per tutto, anche per la sua storia e vita personale, un modello di marxista-leninista. Chi mai dovremmo prendere ad esempio: forse il papa nero Ratzinger o il nuovo Hitler degli Stati Uniti, Bush? O quei mostriciattoli politici nostrani costituiti da quella massa di borghesi, rinnegati, revisionisti, trotzkisti alla Napolitano, Prodi, Rutelli, D'Alema, Fassino, Bertinotti, Giordano, Diliberto, Rizzo e Cossutta?
Noi stiamo con Mao perché ci ha insegnato come lottare contro l'imperialismo e a favore dei popoli e delle nazioni oppresse. Per questo abbiamo prontamente attaccato i nazisti sionisti di Tel Aviv appena hanno invaso il Libano e Gaza, senza accampare vili e ipocrite "equidistanze", che equivalgono al sostegno di Israele, e appoggiato in modo militante i popoli libanese e palestinese come hanno fatto i nostri compagni milanesi e napoletani partecipando immediatamente e in prima fila alle manifestazioni e ai presidi che si sono svolti nelle loro città.
Noi stiamo con Mao perché ci ha insegnato a riconoscere e combattere il revisionismo di destra e di "sinistra" permettendo al PMLI di nascere, crescere e svilupparsi sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao autentico e a preservare la sua natura ideologica, politica e organizzativa proletaria rivoluzionaria.
Noi stiamo con Mao perché ci ha insegnato che compito di un partito autenticamente comunista, ossia marxista-leninista, è quello di fare gli interessi immediati e a lungo termine del proletariato e delle larghe masse popolari, di fare e vincere la rivoluzione socialista e non di sedere nel comitato d'affari della borghesia, anche se quello Prodi è il governo della "sinistra" borghese, coprendo, avallando e rendendosi responsabili della sua politica estera interventista ed espansionista, come dimostra la missione di guerra in Libano, della sua politica interna di stampo neofascista, come dimostra la volontà di cambiare la Costituzione del '48 in combutta con la casa del fascio, della sua politica economica e sociale antioperaia e antipopolare, come ormai si annuncia sarà la prossima finanziaria.
Noi stiamo con Mao e con gli altri grandi maestri del proletariato internazionale per altri mille motivi. Ma soprattutto noi stiamo con loro perché vogliamo conquistare davvero l'Italia unita, rossa e socialista. E noi siamo certi che con i Maestri e il PMLI vinceremo!
Con Mao per sempre!

10 settembre 2006