Saluto di Giovanni Scuderi alla 5a Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI allargata alla Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI
CONTINUIAMO A LAVORARE NELLA CGIL, ADERIAMO A "LAVORO SOCIETA''', TENIAMO FERMA LA NOSTRA STRATEGIA SINDACALE
Care compagne e cari compagni,
rivolgo un caloroso e fraterno saluto a ciascuno di voi. In particolare al compagno Salvatore Zunica che è venuto da tanto lontano.
Ci siamo riuniti per trarre un bilancio collettivo del lavoro svolto dal Partito in occasione del XIV Congresso nazionale della Cgil e stabilire come continuare il nostro lavoro sindacale. La relazione che terrà il compagno Emanuele Sala, che merita un vivissimo ringraziamento per lo sforzo prodotto, ci aiuterà in questa riflessione, così importante per lo sviluppo del nostro amato Partito nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, pensionate e disoccupate.
Per andare a fondo sulla questione e per avere un maggior numero di opinioni e di idee, è stata invitata a questa riunione plenaria dell'Ufficio politico la Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI che è stata in prima fila in questa battaglia sindacale che ha svolto il Partito.
è la seconda volta, nella storia del PMLI, che tale Commissione viene invitata a una riunione dell'Ufficio politico. La prima volta fu nell'ormai lontano 7 gennaio 1989 per rendere omaggio alle compagne e ai compagni impegnati in prima fila nella lotta sindacale e contro la legge antisciopero nei "servizi pubblici essenziali''. In quell'occasione furono lanciate le 8 indicazioni per il lavoro sindacale, poi aggiornate nel documento dell'Ufficio politico del 9 Aprile 1993 dal titolo "Il lavoro sindacale dei marxisti-leninisti''.
Ricordando ciò meglio si capisce la presenza odierna della Commissione di massa, che viene chiamata direttamente in causa, ogni volta che è necessario che il Partito faccia un salto di qualità nel fondamentale lavoro sindacale. Questo salto di qualità sul piano sindacale è già iniziato col suddetto Congresso della Cgil. Ora si tratta di consolidarlo e di proseguire nell'azione mettendo a frutto l'esperienza acquisita nel Congresso.
I risultati del XIV Congresso nazionale della Cgil non ci hanno soddisfatto e non potevano soddisfarci. Sia per ciò che la Cgil ha fatto in precedenza asservendosi ai governi del "centro-sinistra'', regalando al governo Berlusconi l'accordo sul pubblico impiego, e giungendo fino ad approvare la guerra contro la Repubblica federale di Jugoslavia e ad assumere una debole posizione in quella contro l'Afghanistan. Sia perché il risveglio antiberlusconiano non ha portato a una svolta nella piattaforma politica, economica, sociale e rivendicativa della Cgil. Inoltre non le perdoniamo di aver lasciato sola la Fiom a sostenere la lotta mirabile per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, e il silenzio assordante sui massacri di Genova.
Ma la colpa più grave di Cofferati e del suo delfino Epifani è quella di non aver detto una sola parola sulla natura, il programma e l'opera del governo Berlusconi, che ha restaurato il regime fascista anche in campo sindacale e sociale.
Sostanzialmente la Cgil uscita dal XIV Congresso rimane quella di prima, inchiavardata com'è alla concertazione, alla politica dei redditi, al riformismo, al libero mercato, alle regole del capitalismo.
La vergognosa capitolazione dell'attuale direzione di "Lavoro società-cambiare rotta'' legata al PRC e al PdCI sulla "mozione unitaria'' di Cofferati ha consolidato la linea borghese, istituzionale e riformista della Cgil e reso più difficile il suo cambiamento.
Pressato dalla base della Cgil, di fronte alla crescente volontà di lotta dei lavoratori e sotto i colpi micidiali antisindacali di Berlusconi, Cofferati ha finalmente lanciati la manifestazione nazionale del 23 marzo a Roma e lo sciopero generale del 5 aprile. Su questo noi dobbiamo dargli tutto l'appoggio e la corda di cui ha bisogno, ma senza rinunciare a niente della nostra strategia e della nostra piattaforma rivendicativa sindacali.
Noi non possiamo accettare assolutamente non solo la politica dei redditi e la concertazione, ma anche qualsiasi tipo di licenziamento senza giusta causa, la flessibilità, la mobilità, ulteriori tagli alle pensioni pubbliche, l'abolizione della progressività delle imposte, un solo livello contrattuale e la contrattazione individuale. Non possiamo accettare assolutamente la delega al governo sul lavoro, sulla previdenza, sul fisco e sulla scuola, nonché il "libro bianco'' di Maroni.
Il cassetto dei compromessi sindacali e politici ormai è vuoto. Con il governo Berlusconi non è più possibile fare accordi accettando il suo terreno e le sue condizioni. è l'ora di dare la parola alla piazza, alla lotta di classe, a un duro scontro sociale, senza di che è impossibile far recedere il neoduce dalle sue posizioni antisindacali, antioperaie, antipopolari e antidemocratiche.
Dar sfogo a Cofferati e appoggiarlo in questa battaglia non significa per noi certo fidarsi di lui, perché in qualsiasi momento può cedere e abbandonare la lotta. Egli infatti è pronto a sedersi al tavolo del governo e dei padroni, come ha dichiarato a "la Repubblica'' del 27 febbraio con queste parole: "Se c'è la volontà, lo scontro sociale si può anche evitare. Il governo ci assicuri lo stralcio dell'articolo 18 dalla delega sul mercato del lavoro, e ci garantisca che nel confronto con le imprese lo Statuto dei lavoratori non è oggetto di discussione. Su queste basi, la trattativa può riprendere. Siamo pronti a risederci al tavolo, e a ragionare di riforme vere: dagli ammortizzatori sociali alla formazione''.
No, caro Cofferati, allo sciopero generale del 5 aprile non possiamo assolutamente rinunciarvi. Bisogna passare necessariamente da lì per dimostrare al governo e ai padroni che la classe operaia, i lavoratori, i pensionati e i disoccupati sono più forti e non vogliono fare ulteriori sacrifici. E se il governo non ritornerà sui suoi passi, si dica subito che siamo pronti a proclamare un altro sciopero generale e a portare i lavoratori sotto Palazzo Chigi.
Sotto la direzione dell'Ufficio politico, attraverso il compagno Emanuele Sala, il Partito ha svolto un ottimo lavoro nei congressi della Cgil.
Il compagno Sala ha svolto un ruolo determinante per quanto riguarda l'elaborazione della linea, della strategia e della tattica congressuali. Senza la sua opera, coerente con la linea sindacale del Partito, non sarebbe stato possibile ottenere i successi registrati che sono senza precedenti e su larga scala. Superano persino quelli ottenuti tramite la compagna Antonella Casalini che, per prima, è riuscita a parlare dalle tribune di un congresso nazionale della Cgil, esattamente il dodicesimo che si è svolto nel '91, e della Assemblea nazionale quadri e delegati della Cgil che si è svolta nel novembre del '92.
Salvo un caso dove c'è stato uno sbandamento opportunistico di destra, che ha dato luogo a una violazione del centralismo democratico e a un'azione frazionistica che sono poi sfociati in due ignominiosi tradimenti, tutte le compagne e i compagni che sono stati impegnati nella lotta congressuale sindacale si sono comportati magnificamente.
Non badando a sacrifici, con grande coraggio e combattività, per niente condizionati dall'inferiorità numerica, essi hanno dato il meglio di se stessi, facendo onore al Partito e arricchendo enormemente la nostra esperienza sindacale.
A queste compagne e a questi compagni va il ringraziamento più profondo e riconoscente del Comitato centrale, dell'Ufficio politico e di tutto il Partito. Saranno per sempre ricordati come i delegati rossi del XIV Congresso nazionale della Cgil.
Un importante contributo l'abbiamo avuto dal compagno Denis Branzanti. Egli ha fornito a tutto il Partito un esemplare modello di sindacalista marxista-leninista. è utile che questo compagno continui ancora l'esperienza sindacale appena iniziata. Il Partito e i lavoratori non avranno che da guadagnare e tale esperienza aiuterà anche la sua formazione di quadro marxista-leninista. Questa esperienza sindacale tuttavia non potrà durare troppo a lungo. Poiché il lavoro di Partito è il fronte principale del compagno Branzanti.
Visto lo spazio che si è aperto per noi nella Cgil, e verificando ancora una volta nella pratica che solo impegnandosi a fondo nel sindacato, nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nella lotta sindacale è possibile conquistare al Partito, come militanti o simpatizzanti, gli operai, i lavoratori, i pensionati più avanzati e combattivi, e arrivare a influenzare le larghe masse operaie, lavoratrici, pensionate e disoccupate, noi dobbiamo intensificare e maggiormente qualificare il nostro lavoro sindacale impegnandovi, a tutti i livelli, delle militanti e dei militanti come compito prioritario, se non esclusivo.
Per fare un buon lavoro sindacale marxista-leninista occorre riflettere sulle seguenti cinque raccomandazioni:
1 - Mettere sempre al primo posto la politica proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista
2 - Rispettare sempre la direzione del Partito e il centralismo democratico
3 - Non montarsi la testa di fronte a dei successi
4 - Non cadere nell'individualismo
5 - Non usare gli stessi metodi dei falsi capi operai
La nostra alleanza con "Lavoro società'' si è dimostrata vincente dando dei buoni frutti. Occorre ora passare dall'alleanza a una compartecipazione entrando ufficialmente dentro a tale area sindacale. Questo finché sarà possibile e finché non saremo talmente forti sindacalmente da creare noi una nuova e distinta area sindacale nella Cgil.
Se dovessimo sintetizzare in una sola parola d'ordine quello che dobbiamo fare sindacalmente da ora in poi, potremmo dire: "Continuiamo a lavorare nella Cgil, aderiamo a `Lavoro società', teniamo ferma la nostra strategia sindacale''.
Care compagne e cari compagni,
stiamo utilizzando molto bene, in generale, il primo dei cinque anni d'oro che abbiamo davanti. Se reggeremo lo sforzo anche sul piano fisico e della salute, specie ai massimi livelli del Partito come pure da parte dei fondatori del Partito e dei compagni veterani della lunga marcia politica, organizzativa e del proselitismo, sicuramente otterremo nuovi e più grandi successi sui piani politico e sindacale e il Partito spiccherà finalmente il volo su scala nazionale. Rafforzando la nostra unità ideologica, politica, organizzativa e pratica fondata sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao e sulla linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista del PMLI saremo imbattibili e riusciremo a raggiungere uno per uno tutti gli obiettivi che ci siamo posti.
I traditori e i rinnegati possono far fallire le operazioni strategiche del Partito costruite su di loro, ma non l'affermazione e l'ascesa del nostro amato Partito. La tendenza allo sviluppo rilevata in occasione della 2a Sessione plenaria del 4° CC del PMLI non si è arrestata, anzi è in pieno sviluppo. Siamo finalmente arrivati alla capitale d'Italia e stiamo mettendo piede in altre regioni, come l'Umbria.
Il 25° Anniversario della fondazione del Partito è ormai alle porte, e noi lo salutiamo con gioia profonda.
In occasione della grande manifestazione nazionale del 23 marzo, la classe operaia potrà vedere quanto sia rosso e combattivo il suo Partito. Tutti i rivoluzionari potranno rendersi conto che solo unendosi al PMLI è possibile abbattere il neoduce Berlusconi.
Viva la linea sindacale del PMLI!
Viva i sindacalisti marxisti-leninisti!
Viva il PMLI!
Buttiamo giù il neoduce Berlusconi!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri vinceremo!

9 marzo 2002