La terza repubblica prende forma
Stop ai processi per salvare il premier
Berlusconi si mette al riparo calpestando la Costituzione e imbavagliando la magistratura

Dopo aver messo il bavaglio a giudici e giornalisti col varo del disegno di legge che blocca le intercettazioni, il 16 giugno il neoduce Berlusconi è tornato a calpestare ogni elementare principio che regola il cosiddetto stato di diritto borghese e ad attaccare pesantemente il potere giudiziario.
Ai senatori Carlo Vizzini e Filippo Berselli ha affidato "l'onore" di presentare due emendamenti al decreto sulla sicurezza in discussione al Senato che di fatto bloccano il processo Mills in corso a Milano dove il premier rischia un'imminente e quasi certa condanna per corruzione in atti giudiziari.
La presentazione dei due emendamenti è stata accompagnata da una lettera inviata dal premier al presidente del Senato Renato Schifani in cui il neoduce attacca "la magistratura politicizzata", mena fendenti contro quei giudici e Pm che osano ficcare il naso nei suoi affari sporchi e dai quali, confessa candidamente, i miei legali mi hanno consigliato di difendermi.
In realtà si tratta di un vero e proprio golpe istituzionale che di fatto cancella l'obbligatorietà dell'azione penale e apre la strada alla terza repubblica neofascista anche sul piano giudiziario.
Il primo emendamento impone ai magistrati di dare priorità assoluta ai processi "che destano maggiore allarme sociale" per i quali sono previste pene superiori ai 10 anni di carcere. Mentre il secondo ordina l'immediata sospensione per un anno di tutti i processi per reati "di non rilevante gravità" cioè punibili con pene detentive inferiori ai 10 anni commessi fino al 30 giugno 2002 che si trovino in una fase che va dall'udienza preliminare alla chiusura del dibattimento di primo grado. E fra questi, guarda caso, ci rientrano a pieno titolo sia il processo Mills che quello di corruzione di incaricato di pubblico servizio inerente l'alleanza segreta fra Mediaset e la Rai di Agostino Saccà a cui furono promessi lussuosi affari.
Evidentemente Berlusconi si è reso conto che questa volta rischia davvero grosso perché il processo Mills è ormai agli sgoccioli, mancano poche udienze alla fine del dibattimento e l'accelerazione imposta dai giudici della decima sezione del tribunale di Milano lo preoccupa non poco perché la sentenza potrebbe arrivare prima delle vacanze estive. Perciò la sospensione dei processi è quanto mai utile a se stesso per scongiurare una condanna dai 3 agli 8 anni di carcere. Poi, come promesso, il neoduce avrà tutto il tempo per reiterare il lodo Maccanico-Schifani che blocca i processi a carico delle 5 più alte cariche dello Stato.
I due emendamenti sono stati approvati a tambur battente in prima lettura dal Senato con 160 voti a favore, 11 contrari e il vigliacco atteggiamento di Pd e Idv che invece di mobilitare le piazze per sbarrare la strada al nuovo Mussolini hanno scelto di comportarsi esattamente come i liberali amendoliani, cattolici popolari, socialdemocratici turatiani e revisionisti del PCd'I che nel '25 si rifugiarono nell'Aventino. Di più: Veltroni e Di Pietro non hanno avuto nemmeno il coraggio di votare contro gli emendamenti; pilatescamente hanno scelto di restare fuori dall'Aula e ora addirittura si disperano perché "a queste condizioni la luna di miele con la maggioranza non può continuare".
Anche perché nelle stesse ore in cui il Senato dava lettura dei due emendamenti Berlusconi tramite i suoi legali ha presentato al tribunale di Milano un'istanza di ricusazione contro il giudice Nicoletta Gandus per "grave inimicizia nei confronti dell'imputato".
Immediata la reazione dei giudici. I vertici dell'Associazione magistrati denunciano che: "Chi governa il paese non può denigrare e delegittimare i giudici e l'istituzione giudiziaria quando è in discussione la sua posizione personale". Avvertono che la norma salva-premier provocherà il blocco obbligatorio di oltre centomila processi penali (fra cui quelli contro i poliziotti inquisiti per il massacro di centinaia di manifestanti inermi al G8 di Genova e alla scuola Diaz e i torturatori del lager di Bolzaneto) che comprendono una lunghissima lista di reati fra cui: il sequestro di persona, l'estorsione, la rapina, lo stupro, l'associazione per delinquere, le frodi fiscali, la corruzione, l'abuso d'ufficio, la detenzione di materiale pedopornografico, le molestie e maltrattamenti in famiglia, gli omicidi colposi per responsabilità medica o a seguito di incidenti stradali, il traffico illecito di rifiuti.
Altro che "norme a tutela della sicurezza dei cittadini"!
Contro Berlusconi reagisce anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Manlio Minale: "Respingo con forza queste illazioni, le indagini sono state condotte nel più assoluto rispetto delle garanzie della difesa e nell'esclusiva ottica dell'accertamento della verità".
Ma il neoduce, convinto di poterla spuntare anche questa volta, rilancia le sue accuse e da Bruxelles, al termine della conferenza stampa sul Consiglio europeo, minaccia: "denuncerò le iniziative di questi Pm, di questi giudici che la magistratura non riesce ad isolare e che vogliono sovvertire la democrazia in Italia. Non posso permetterlo. Lo hanno già fatto nel 1994, con accuse inesistenti. Lo vogliono rifare ora". Con ciò spacciandosi da plurimputato "vittima" del sistema giudiziario.

25 giugno 2008