Sarkozy caccia i rom
Maroni: "Rimpatri anche per i comunitari". Il papa e i vescovi italiani contrari alla cacciata dei rom dalla Francia

Il presidente francese Sarkozy aveva annunciato nel luglio scorso l'attuazione di un programma per smantellare almeno "la metà dei 600 campi nomadi presenti sul territorio francese" e la cacciata dei rom che vi abitavano. Nel corso del mese di agosto il programma razzista di Sarkozy si è in buona parte realizzato col rimpatrio forzato di circa un migliaio di rom in Romania e in minima parte in Bulgaria.
I campi dove vivevano sono stati sgombrati a forza dalla polizia che con le ruspe ha distrutto le baracche dove abitavano, molte famiglie si sono spostate con le roulotte in altri insediamenti provvisori, altri "incentivati" da un contributo di 300 euro a persona sono stati imbarcati su aerei e spediti fuori dal paese. Si tratta di "ritorni volontari" o al massimo di "riaccompagnamento di cittadini stranieri in situazione irregolare" ha sostenuto il governo parigino quando le immagini delle deportazioni dei gruppi di rom dagli aeroporti di Lione e Parigi del 19 agosto hanno fatto il giro del mondo e sollevato proteste e condanne.
Il giro di vite di agosto contro i rom, voluto da Sarkozy, è solo l'ultima ondata della politica repressiva e razzista del governo francese che solo nei primi otto mesi del 2010 ha portato il numero di rom espulsi dalla Francia a oltre 8.300.
"La Francia deve rispettare le regole relative alla libera circolazione dei cittadini Ue e ai loro diritti a stabilirsi dove vogliono", ha sostenuto il 19 agosto un portavoce della Commissione europea. Una debole contestazione al governo di Parigi che poteva giustificarsi affermando di rispettare le regole comunitarie, quelle regole partorite da Bruxelles che prevedono per Romania e Bulgaria, entrate a far parte dell'Unione europea nel 2007, restrizioni nella libera circolazione delle persone: i loro cittadini possono entrare liberamente in Francia e negli altri Stati dell'Unione ma dopo tre mesi devono dimostrare di lavorare, studiare o avere i mezzi per mantenersi. Condizioni che i rom ovviemente non hanno.
La politica razzista di Sarkozy è piaciuta in particolare al ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni che in una intervista del 21 agosto al Corriere della Sera plaudiva alle deportazioni disposte da Parigi e sottolineava che la Francia non stava "facendo altro che copiare l'Italia", riferendosi allo smantellamento dei campi rom avviato a Roma dall'allora sindaco Walter Veltroni e continuato dal suo successore del Pdl, l'ex fascista Gianni Alemanno. Purtroppo, ha lamentato Maroni, "da noi molti rom e sinti hanno anche la cittadinanza italiana. Loro hanno diritto a restare, non si può fare nulla". Almeno per il momento.
Al ministro razzista rispondeva monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (Cei), riportando la condanna dei vescovi italiani e sottolineando che "la Francia purtroppo ha seguito la strada dell'Italia di un'espulsione indiscriminata dei rom, un'espulsione che di fatto ha solo generato nuovi campi abusivi, ha generato ancora abbandono della popolazione rom, ha generato l'annullamento, sostanzialmente, di tutta una politica sociale che era stata fatta per la scolarizzazione dei bambini". Quella attuata da Francia e Italia, ha proseguito l'esponente della Cei "non è un'azione di politica migratoria, bensì una politica discriminatoria nei confronti di una popolazione che, sostanzialemte, non si è riusciti a gestire attraverso canali che sono soprattutto di tipo sociale, di tipo scolastico, di accompagnamento". Una posizione di condanna ribadita dal papa nell'omelia del 29 agosto e ribadita dal segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, arcivescovo Agostino Marchetto, che dichiarava: "Le espulsioni come quelle ordinate dal governo francese, colpiscono persone deboli e povere che sono state perseguitate, che furono anch'esse vittime di un olocausto e che vivono sempre fuggendo da chi dà loro la caccia". Un chiaro riferimento al mezzo milione di zingari che furono sterminati nei lager nazisti.
Il governo francese non ha battuto ciglio e anzi a quanto ha dichiarato il 30 agosto il ministro dell'Immigrazione Eric Besson sta pensando di "allargare le possibilità di emettere un ordine di espulsione per le persone che pongono una minaccia all'ordine pubblico con furti ripetuti e coloro che chiedono l'elemosina in modo aggressivo ". Dopo i rom Sarkozy e il suo governo vorrebero cacciare anche i ladri e i mendicanti stranieri "aggressivi".

1 settembre 2010