Ispirato da Berlusconi
SCAJOLA `RIVOLUZIONA' IL VIMINALE CONFORMEMENTE ALLE NECESSITÀ DEL REGIME NEOFASCISTA
Manganelli vice della polizia. La Barbera del Cesis, Andreassi del Sisde. Mossi 76 prefetti. Riorganizzata la struttura del ministero dell'Interno

PREMIATI I REPRESSORI DI GENOVA
76 movimenti di prefetti in un colpo solo; ristrutturazione completa del ministero dell'interno; promozione ai vertici della polizia e dei servizi segreti dei funzionari rimossi dopo i fatti di Genova: questi i provvedimenti presi dal Consiglio dei ministri del 21 novembre, che ha approvato il progetto di riordino del Viminale presentato dal ministro dell'Interno Scajola. Si tratta, a detta dello stesso ministro, del più grosso spostamento di prefetti dal 1946 ad oggi, una "rivoluzione'' nel cuore dello Stato, ispirata allo stesso tempo ai metodi aziendalistici di Berlusconi e al centralismo di ferro del democristiano Scelba.
L'uomo che ha riorganizzato il partito di Berlusconi ha rovesciato come un guanto - sempre su incarico del neoduce - anche l'intera struttura centrale e periferica del Viminale, da sempre ministero chiave per l'esercizio e il mantenimento del potere in Italia. La struttura del Viminale, fino a ieri composta da nove direzioni generali, riprendendo il progetto già avviato dall'ex ministro Bianco per il "centro-sinistra'', è stata riorganizzata in quattro Dipartimenti: quello della Pubblica sicurezza o della polizia; quello degli Affari interni e territoriali, alla cui direzione è stato nominato il prefetto Sabato Malinconico, che si occuperà delle relazioni del ministero con le prefetture; quello per le Libertà civili e l'immigrazione, diretto dall'ex direttore generale dei Servizi civili, Anna Maria D'Ascenzo; e quello dei Vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile, alla cui guida sale Mario Morcone al posto di Francesco Berardino.
Tutti i prefetti sono stati personalmente riesaminati uno per uno dal ministro stesso, in un lungo e accurato lavoro di selezione, alla fine del quale ben 12 sono stati collocati "a riposo'' e altri 76 interessati da nuove nomine, promozioni o spostamenti di sede. Nomine che secondo Scajola sarebbero ispirate esclusivamente a criteri di "professionalità, assoluta fedeltà ai valori democratici, attaccamento allo Stato, attitudine a svolgere i propri compiti'', ma che non è difficile capire a quale criterio fondamentale rispondano in realtà: la fedeltà alla casa del fascio e al governo del neoduce Berlusconi; e comunque, più in generale, anche se nominati dai precedenti governi di "centro-sinistra'', la comprovata fedeltà al regime neofascista e al sistema capitalista.
E' così che va letta la nomina dei nuovi dirigenti del più importante dei quattro Dipartimenti, quello della Pubblica sicurezza. Alla sua testa rimane infatti, almeno per i prossimi mesi, il discusso Gianni De Gennaro, già capo della polizia sotto i governi di "centro-sinistra'' e principale responsabile dei gravi fatti di Genova del luglio scorso. Non solo. Sono stati promossi ad alti incarichi direttivi nella nuova struttura, oltre all'ex questore di Palermo e di Napoli Antonio Manganelli, che diventa vice di De Gennaro, altri due tra i maggiori responsabili della sanguinosa repressione contro gli anti G8, e cioè l'ex capo dell'Ucigos La Barbera (presente con casco e manganello al selvaggio blitz notturno nelle scuole Diaz e Pertini) e l'ex vicecapo della polizia e commissario straordinario per il G8, Ansoino Andreassi.
Entrambi erano stati sospesi ad agosto dal ministro Scajola in attesa di chiarire le loro responsabilità nei fatti di Genova oggetto di un'inchiesta della magistratura e ora, passata la buriana, grazie anche al pretesto della "guerra al terrorismo'' che ha messo in secondo piano la gravissima vicenda, come da copione sono stati addirittura promossi, passando dallo stato di imputati a quello di premiati: La Barbera con la nomina a vicedirettore del Cesis, il coordinamento dei servizi segreti. Andreassi con la nomina a direttore del Sisde, a fianco del generale Mori, già capo del Ros dei carabinieri e direttore da un mese del servizio segreto del ministero dell'Interno, nominato anch'egli prefetto da Scajola con il provvedimento del 21 novembre.
Anche se rimane aperta per ora l'inchiesta della magistratura su 80 tra funzionari e agenti di polizia per i fatti di Genova, la conferma di De Gennaro e il recupero di Andreassi e La Barbera, concordati anch'essi nella lunga trattativa tra Scajola e Fini che ha riguardato l'intera vicenda delle nomine, la dice lunga sulla volontà del governo non solo di mettere una pietra tombale su Genova e assolvere i responsabili, ma di rafforzare anzi la macchina repressiva dello Stato per consolidare il regime neofascista e soffocare ogni futura opposizione ad esso.
E' anche la dimostrazione che non c'è una sostanziale differenza di obiettivi, uomini e metodi tra la destra e la "sinistra'' del regime neofascista, ma una sorta di staffetta per cui la prima, subentrata alla seconda al governo del Paese, ne riprende i provvedimenti lasciati in sospeso, certamente caricandoli di proprie interpretazioni e metodi, e li porta avanti nel comune interesse della riorganizzazione e rafforzamento della seconda repubblica capitalista, neofascista, federalista ed espansionista.

5 dicembre 2001