La scandalosa gestione dei rifiuti in Sicilia
La mafia ingrassa tra discariche e inceneritori

Dal nostro corrispondente della Sicilia
A fare qualche conto, la Sicilia è in emergenza rifiuti dal 1999, con una breve parentesi dal 2007 a metà 2010, e nonostante ciò negli ultimi anni la situazione è peggiorata e sono comparse le ributtanti montagne di rifiuti, i roghi nei centri cttadini, le discariche a cielo a aperto, ecc.
È stato a luglio del 2010 che il governo Berlusconi ha deciso di rinnovare lo stato di crisi, prolungandolo fino al 2012, e nominando commissario straordinario il governatore Lombardo (MPA) che può avvalersi di "tutte le deroghe" previste in questi casi. E il gioco è fatto dalla crisi irrisolta s'è passati all'emergenza che, come già è successo per il settore idrico, promette di diventare incontrollata, stabile e duratura e funzionale a mantenere in vita un giro d'affari multimilionario sulla pelle delle masse siciliane. E che il settore rifiuti nell'isola muova interessi stratosferici nel quale le lobbi politiche scendono direttamente in campo per difendere i loro imprenditori, lo dimostra l'ennesimo duro scontro che s'è consumato tra il governo Berlusconi e il governo Lombardo.
Quest'ultimo aveva il compito di presentare un piano rifiuti, d'intesa con la Protezione civile e con il ministero dell'Ambiente, che prevedesse la realizzazione di impianti di incenerimento in project-financing (cioè un accordo tra pubblico e privato, in base al quale quest'ultimo progetta e finanzia la costruzione di un'opera di pubblica utilità e la gestisce, una volta ultimata, incassandone gli utili). Un piano che consentisse ai capibastone forzisti in Sicilia, dalla Prestigiacomo, ad Alfano, Schifani, di riconquistare lo spazio perduto rispetto ai forzisti ribelli di Micciché, ai finiani e al boss dell'MPA sempre più lanciato nella sua scalata ai nodi nevralgici dell'affarismo mafioso-borghese nell'isola. Il piano dopo la cacciata del PDL ufficiale dal IV governo Lombardo e nel pieno della crisi nazionale, nella quale Lombardo pende sempre più verso Fini fino a dichiarare che i suoi cinque deputati alla Camera tolgono l'appoggio a Berlusconi, viene bocciato il 13 novembre da Bertolaso. La motivazione della bocciatura sono gli inceneritori: "Tenuto conto che i tempi occorrenti per pianificarli, autorizzarli e costruirli non sono inferiori ai quattro anni, sarebbe opportuno - afferma Bertolaso - che le relative attività fossero inserite nel piano e avviate sin dalla prima fase emergenziale". In realtà è evidente che il PDL in crisi non vuole mollare la possibilità di gestire parte dei milioni di euro che arriveranno in Sicilia grazie all'emergenza rifiuti.
La Sicilia si muove verso il "modello" campano, nell'imposizione del quale Bertolaso ha avuto un ruolo da protagonista. Ovunque è crisi e emergenza ecologica e sanitaria. Secondo la Cgil siciliana questa situazione è stata pilotata ad arte per far passare il messaggio che non ci siano alternative agli inceneritori. Non è un caso, infatti, che, come rilevano i dati Istat, la Sicilia è situata negli ultimi posti del ciclo dei rifiuti: la raccolta differenziata è aumentata in 5 anni solo dell'1%. Messina ha solo il 3,1% di raccolta differenziata, Catania il 10%, Palermo il 4,6%, Siracusa il 7%, Enna il 5,4%. E ciò mentre i vari governi Cuffaro prima e Lombardo adesso continuano a blaterare di raccolta differenziata.
La situazione di Palermo è emblematica: il capoluogo siciliano è sommerso dai rifiuti. La causa ufficiale della crisi degli ultimi giorni è un guasto a un impianto di triturazione della discarica cittadina di Bellolampo. Ma se si considera che il neopodestà Cammarata è indagato nell'ambito della vicenda per disastro doloso, inquinamento delle acque e del sottosuolo, truffa, gestione abusiva della discarica, abbandono dei rifiuti speciali e abuso d'ufficio, è evidente che la raccolta dei rifiuti è stata messa in ginocchio da un'alleanza criminale tra mafia e istituzioni borghesi di cui l'amministrazione comunale è stata il perno politico. La mafia la fa da padrona nella gestione del settore rifiuti, rivelano i magistrati, inventando nuove strategie di infiltrazione. Il procuratore generale presso la corte d'appello di Palermo, Luigi Croce, rivela: "Le cosche non sono interessate a vincere le gare d'appalto. Sono interessate, invece, a presentarsi il giorno dopo per gestire il succo dell'appalto". Così la mafia palermitana ha stretto un patto con l'Ati (Associazione temporanea di Imprese), composta dalle società Aimeri di Milano e Asa di Venezia, che si era aggiudicata gli appalti per i rifiuti a Palermo.
Il sistema sembra essere generalizzato a tutta la Sicilia. È un quadro desolante, infatti, quello che emerge dalla relazione presentata dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Nell'isola sono stati ufficializzati ben 574 procedimenti di reato contro l'ambiente: 174 ad Agrigento, 108 a Marsala, 94 a Sciacca, 86 a Palermo, 68 a Trapani, 44 a Termini Imerese.
A Palermo la situazione più grave. Nella primavera del 2010 a poco meno di un mese dal suo insediamento come commissario dell'Amia, il prefetto Romano, rinunciò all'incarico con tutta probabilità perché valutò impresa impossibile di colmare gli ammanchi di cassa registrati, si parla di 80 ottanta milioni di euro. Squallidi personaggi della politica borghese cittadina, in primis Vincenzo Galioto, ex-presidente dell'Amia, ex-coordinatore cittadino di FI, ora indagato per falso in bilancio e premiato con una poltrona di senatore PDL, nel corso di 2 anni dal 2005 al 2007 sperperarono il denaro pubblico. Mentre la Spa non aveva i soldi per pagare i propri dipendenti, e si preparava il disastro nel quale oggi versa il capoluogo siciliano, venivano autorizzate missioni costosissime negli Emirati arabi per partecipare a bandi per la raccolta differenziata che non si voleva fare a Palermo. Intanto si scopriva che sotto la quarta vasca della discarica di Bellolampo, secondo dati della Prefettura, si sarebbe formato un "giacimento" di circa 300mila tonnellate di percolato, il liquido altamente tossico che deriva dalla decomposizione dei rifiuti organici. Per anni la città di Palermo ha vissuto con questa bomba ecologica e, con buona probabilità, le sue falde acquifere sono inquinate.
Si sarebbe proceduto alla "bonifica", ma ai magistrati non tornerebbero i conti di questa ulteriore operazione. Nel giorno in cui l'Amia annunciava il completamento della "bonifica" a giugno 2010 si scopriva che la Procura aveva avviato un'indagine attorno alla più grave emergenza ambientale di Palermo, presupponendo lo "smaltimento" in mare del percolato e la fatturazione di una quantità gonfiata della sostanza nociva che ufficialmente transitava da Palermo a Gioia Tauro, in Calabria. Il quantitativo trasportato infatti viene ritenuto incompatibile con la frequenza dei prelievi e i tempi di trasporto. Secondo la Procura il percolato delle operazioni di "bonifica" veniva portato illecitamente in altri siti. Un'elevata concentrazione di cattivi odori, per esempio, ha fatto scoprire che parte delle sostanze nocive venivano riversate direttamente nelle acque del golfo di Carini ad ovest di Palermo. È probabile che altri siti siano stati utilizzati per questa criminale operazione.
Gli amministratori delle due società sono indagati come pure il presidente del consorzio Asi, Alessandro Albanese, che avrebbe dovuto esercitare i controlli per impedire gli abusi.
L'altra bomba ecologica che questo connubio criminale tra istituzioni borghesi e mafia ha regalato ai palermitani sono le discariche abusive di amianto. S'è scoperta quella su un'area di proprietà della Fincantieri, ditta nota in città per un'altra inchiesta sulla morte di decine di operai per malattie legate a questa micidiale sostanza.
Come s'è potuti arrivare a questo punto di non ritorno? Senza dubbio le responsabilità principali stanno nella testa, ovvero nel comportamento criminale delle istituzioni borghesi che hanno consentito l'infiltrazione della mafia nella gestione dei rifiuti, hanno operato per creare ad arte l'emergenza, foraggiando con milioni di euro gli sciacalli mafiosi.
L'emergenza rifiuti e la gestione Lombardo non faranno che consolidare questo sistema. Il PD di fronte alla disastrosa gestione del settore fatta dalla destra neofascista, con la quale s'è alleato, deve smetterla di usare come foglia di fico, per giustificare la sua permanenza nel governo Lombardo, la parola d'ordine della raccolta differenziata. Quando? Dove? Come? Se la destra neofascista sta conducendo la Sicilia al baratro ambientale per ottenere gli inceneritori?
Qui c'è anzitutto da mandare a casa il governo neofascista dell'imbroglione e falso meridionalista Lombardo. Solo dopo aver cacciato il governo della mafia dalla Sicilia, si potrà ripensare a un piano che metta al centro anzitutto la ripubblicizzazione del settore, la raccolta differenziata, l'assunzione di tutti i precari del settore e di nuovi operai in maniera stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato e in numero adeguato a coprire le necessità, la messa in sicurezza degli impianti esistenti, il rinnovo e la manutenzione ordinaria e straordinaria del parco automezzi.

17 novembre 2010