Prosegue la maxinchiesta sulla svendita di Salerno a costruttori e camorristi
Una storica fabbrica tessile smantellata per far posto alla grande speculazione edilizia e commerciale
Indagati, oltre ai soliti De Luca e De Biase, altri due assessori e il presidente dell'Unione industriali di Napoli, Gianni Lettieri
L'Unione di Prodi ricandida i politici plurinquisiti
Dal nostro corrispondente della Campania
Nell'ambito della maxinchiesta sulla cupola politico-imprenditoriale che ha gestito la deindustrializzazione e la svendita di Salerno a speculatori e camorristi, il Pm Gabriella Nuzzi ha aperto un nuovo filone d'indagine sullo stravolgimento del Piano regolatore generale del 19 dicembre 2003 e del Piano urbanistico commerciale (Puc) del 19 dicembre dello stesso anno.
Secondo il magistrato le giunte comunali di "centro-sinistra" che si sono succedute dal 1992 ad oggi, su richiesta della società "Salerno Invest srl", e in accordo con la Mcm (Manifatture cotoniere meridionali spa), avrebbero organizzato una megaspeculazione edilizia sull'area nord di Salerno. Un affare da oltre 110 miliardi di vecchie lire che prevedeva la "delocalizzazione" in altra area della storica Mcm (in realtà si tratterà di smantellamento tout court), e la riconversione dei capannoni industriali in ipermercati, un centro direzionale, una galleria commerciale di 45mila metri quadrati, residenze di lusso e parcheggi, il tutto in base ad un'accurata lottizzazione dei suoli a favore di costruttori e faccendieri senza scrupoli.
L'accordo scellerato per la chiusura della fabbrica e per la costruzione al suo posto della città commerciale risale alla metà degli anni '90 con l'elargizione da parte dello Stato alla Mcm di un finanziamento di 45 miliardi di lire per mettere in cassa integrazione tutti i lavoratori, mentre l'azienda avrebbe "in cambio" garantito al Comune investimenti per il raddoppio del tratto di strada che da Salerno porta alla frazione di Fratte e per la riqualificazione di quel territorio.
Una grande truffa perché i padroni della Mcm, in combutta con altri speculatori dell'edilizia e della grande distribuzione commerciale, una volta intascati i soldi pubblici e i suoli, avrebbero corrotto politici e funzionari per ottenere quelle modifiche ai piani regolatori originali necessarie per avere completa mano libera, in deroga a qualsiasi norma urbanistica.
Per il "sacco urbanistico", oggetto di questa "costola" dell'inchiesta, lo scorso 28 marzo sono stati recapitati avvisi di garanzia per "truffa aggravata, abuso d'ufficio e falso ideologico e materiale" a Gianni Lettieri, padrone della Mcm e presidente dell'Unione industriali di Napoli, ai soliti Vincenzo De Luca, parlamentare DS, e Vincenzo De Biase, ex segretario personale di De Luca ed attuale neopodestà di Salerno, a Felice Marotta, presidente dell'Asi e Segretario generale del Comune, a Mauro Scarlato e Mimmo De Maio, rispettivamente assessori alle attività produttive e all'urbanistica della giunta De Biase, a Bianca De Roberto capo ufficio tecnico del Comune, ad Alfonso Di Lorenzo dello sportello unico per le attività produttive, a Vincenzo Iannuzzi presidente della Salerno Invest Spa e titolare dei suoli dopo la delocalizzazione delle aziende, e a Michele Arcangelo Galgano suo successore a partire dal 2004. La giunta regionale sembra che fosse al corrente delle modifiche ad hoc al piano regolatore.
Intanto, nell'ambito dell'altro filone, quello principale che riguarda lo smantellamento dell'Ideal Standard e la cessione dei suoli alla multinazionale "Energy plus" per la costruzione di un'inquinante centrale termo-elettrica (sempre in deroga al piano urbanistico "Bohigas" che in quell'area Asi alla periferia sud di Salerno prevedeva un parco acquatico marino), il 1° febbraio la giunta per le autorizzazioni a procedere della camera diretta dal DS Vincenzo Siniscalco (già avvocato difensore di De Biase) ha negato l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazione telefoniche a carico di De Luca, mentre per ben tre volte il Pm Nuzzi aveva chiesto al gip l'arresto, per il pericolo di inquinamento delle prove.
Mentre ancora una volta sull'intera vicenda siamo costretti a registrare l'assordante silenzio delle dirigenze opportuniste del PRC e del PdCI, il presidente dei DS Massimo D'Alema, intervistato sulla bufera giudiziaria salernitana e il vorticoso giro di tangenti che sarebbe passato per il Palazzo di Città, ha affermato: "Non mi interessa niente. Non commento il lavoro della Magistratura". Bene, allora come mai il boss De Luca è stato candidato dei DS alla Camera? E come mai Giovanni Kessler (DS), unico parlamentare dell'Unione ad aver votato a favore dell'autorizzazione a procedere nei suoi confronti, non è stato ricandidato dalla direzione nazionale? Come mai il plurinquisito neopodestà De Biase, nonostante sia a capo di una giunta che allo stato attuale conta ben 6 assessori sotto inchiesta della magistratura con accuse gravi e circostanziate, è ancora sulla sua poltrona di comando dalla quale con impareggiabile arroganza annuncia di volersi ricandidare alle prossime amministrative? Non siamo forse di fronte ad una copertura del malaffare che non ha nulla da invidiare a quella dell'UdC e della casa del fascio nei confronti di Cuffaro?
Per noi marxisti-leninisti questa nuova tangentopoli dimostra tra le altre cose qual è il modello di "sviluppo" del Mezzogiorno seguito e imposto dai vertici DS e dall'Unione di Prodi: ossia desertificazione industriale del territorio e consegna, chiavi in mano, alla camorra e ai palazzinari!
Per questo invitiamo il popolo salernitano e campano a bocciare questi banditi capitalisti con l'arma potente dell'astensionismo, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco alle prossime comunali, e a battersi per la riapertura della Mcm e delle altre fabbriche chiuse o in via di chiusura, per lo sviluppo e l'industrializzazione di Salerno e dell'intero Mezzogiorno!

19 aprile 2006