Previti fascista doc e regista delle fortune dell'impero berlusconiano
Un fascista doc figlio di fascisti storici, un corrotto, un concusso, un evasore fiscale dichiarato che ha costruito le sua carriera politica grazie alle amicizie coltivate all'ombra della massoneria e della P2 di Gelli e sotto l'ala protettiva dei suoi padrini politici Craxi e Berlusconi. Un avvoltoio che non ha esitato ad avventarsi sulle disgrazie dei suoi clienti per spogliarli del loro ingente patrimonio. Di origini fasciste, poi liberale, successivamente craxiano di ferro e ora braccio destro e "legale degli affari sporchi" del neoduce Berlusconi col quale a partire dagli anni '70 ha portato a termine una sequela di oscure operazioni finanziarie e immobiliari su cui successivamente è stato costruito il grande impero Fininvest.
Questo in estrema sintesi il ritratto del deputato di Forza Italia Cesare Previti, già ministro della Difesa nel 1994 col primo governo Berlusconi e coordinatore nazionale di Forza Italia e ora sotto processo per una scandalosa serie di processi aggiustati, tangenti ultra miliardarie e fatti di corruzione a dir poco infamanti.
Del resto Previti non ha mai nascosto le sue simpatie per la camicia nera e ancora oggi ricorda con orgoglio che: "Ero così di destra, ma così di destra, che persino Gianfranco Fini, quando mi incontra, mi chiama `il fascista"'. Oppure: "Da ragazzo ero missino, come tutti i borghesi romani...".
Nato a Reggio Calabria nel 1934, figlio di un avvocato "grande fascista": Umberto, Previti si trasferisce a Roma nel 1949 dove, dopo aver concluso gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e fin dai primi anni comincia a militare nelle file delle organizzazioni giovanili del MSI e a frequentare assiduamente tutte le sezioni storiche dei giovani di destra.
Nel 1953 viene eletto nelle elezioni universitarie con la lista "caravella" appoggiata da MSI, monarchici, liberali e "Uomo qualunque".
Poi passa fra le file dei liberali e diventa dirigente provinciale del PLI a Roma e amico intimo dell'ex segretario del partito, Malagodi.
La sua carriera da avvocato si può dire che inizia alla fine del 1970 quando diventa prima controparte e poi, due anni dopo, tutore dell'enorme patrimonio ereditato da Annamaria Casati Stampa che ammonta a circa 400 miliardi dell'epoca fra beni mobili e immobili e fra cui è compresa anche la tenuta di San Martino presso Arcore con annessa villa del '700.
Il 30 agosto 1970 era scoppiato a Roma un grande scandalo di cronaca "rosa-nera": il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino aveva ucciso a fucilate la sua consorte Anna Fallarino, sposata in seconde nozze, e il suo amante, lo studente universitario e attivista del MSI Massimo Morenti e infine si era tolto la vita.
L'enorme patrimonio lasciato dal marchese se lo contendono a colpi di carta bollata e udienze processuali la famiglia Fallarino e la giovane figlia del marchese Annamaria, avuta con la prima moglie Letizia Izzo. I Fallarino affidano la loro azione legale proprio all'allora giovane avvocato 36enne Cesare Previti.
Il processo si risolse a favore della giovane figlia del marchese Annamaria che però all'epoca era minorenne e perciò necessitava di un tutore che ne curasse gli interessi fino al compimento del 21• anno.
Con l'abilità di un avvoltoio, Previti fiuta il grande affare della sua vita e passa dalla parte della sua controparte nel processo. Contatta in gran segreto la figlia del marchese appena divenuta miliardaria e le offre i suoi servigi. La ragazza accetta e poco tempo dopo l'anziano avvocato della Casati Stampa, Giorgio Bergamasco, all'epoca membro della direzione nazionale del PLI, viene nominato suo tutore mentre Previti diventa pro-tutore.
Nel 1972 Bergamasco viene nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento nel primo governo Andreotti e Previti finalmente corona il suo sogno e diventa il tutore unico della Casati Stampa.
Inizia così, a partire proprio dal 1972, la lunga stagione delle grandi fortune politiche ed economiche per lui e per il suo grande amico Berlusconi.
La prima operazione comune risale al 1973 quando Previti convince la Casati Stampa a mettere in vendita la tenuta di San Martino. Nel '74 viene trovato un acquirente l'allora giovane imprenditore edile Silvio Berlusconi che acquista la tenuta per un valore di appena 500 milioni di lire e per giunta dilazionati nel tempo, mentre il valore effettivo dell'immobile è di oltre 1 miliardo e 700 milioni dell'epoca come risulta dalle stesse stime legate all'eredità. Alla fine del '74 Berlusconi si insedia ad Arcore, ma Previti "suggerisce" alla sua "assistita" di posticipare il rogito catastale che verrà fatto nel 1980 e senza pagare una sola lira di tasse.
La villa diventa la reggia e insieme il quartier generale berlusconiano dove fra gli altri alloggia anche lo stalliere mafioso Mangano punto di collegamento fra il neoduce e Marcello Dell'Utri attualmente sotto processo a Palermo per concorso in associazione mafiosa.
Questo è solo l'inizio di una lunga serie di manovre finanziarie, cessioni e grandi speculazioni immobiliari che nel volgere di pochi anni porteranno alla costruzione di quel grande impero economico-finanziario-televisivo di cui oggi tanto si vanta il neoduce di Arcore.
Il "miracolo italiano" di Berlusconi continuerà a portare per lungo tempo il segno della devota ed efficace assistenza della famiglia Previti. Sin dai primi passi di Silvio nel grande giro. Infatti il padre di Cesare Previti, Umberto, commercialista missino di Reggio Calabria, romano d'adozione, risulta essere l'ultimo degli amministratori dell'Edilnord, la società sorta dal nulla in Svizzera, intestata alla cugina e alla zia del neoduce, e poi messa in liquidazione proprio da Umberto Previti che curerà anche da quelle ceneri la nascita della Fininvest Roma e l'aumento del capitale sociale da 20 milioni a 50 miliardi. Cesare siede dapprima nel collegio sindacale della Fininvest srl. Si fa le ossa. Poi entra nei consigli di amministrazione della Standa, di Euromercato, di Mediolanum, assurge alla vicepresidenza della Fininvest Comunicazione e della Rti.
Con la nascita di Fininvest nel 1975 e via via in tutte le più importanti tappe Berlusconi fino al lancio di Forza Italia al suo fianco il fido Previti che intanto acquista sempre maggiori spazi di potere e di manovra all'interno del gruppo. Al punto che la stessa Cristina Matranga, parlamentare di Forza Italia, in una intervista a "La Stampa" del 29 settembre 1994 confessò: "Dotti è l'avvocato degli affari legali di Berlusconi, Previti di quelli illegali". Una verità confermata più recentemente anche da Filippo Mancuso che a Cesare Previti ha attribuito un "simul stabunt, simul cadent" rivolto a Berlusconi. (Insieme staranno in piedi, e insieme rovineranno). Precisamente: l'avvocato forzista Michele Saponara, citato dall'ex guardasigilli, essendo "onestamente attento al divenire dell'eterna questione Berlusconi-Previti, mi dice di sapere per certo che la preoccupazione di quest'ultimo (Previti) intorno alle note procedure di Milano era giunta a un tale punto di esasperazione da inviare all'altro (Berlusconi) una missiva di certissimo contenuto ultimativo. Nella quale, Previti latineggiava l'allusivo avvertimento".
Nel corso degli anni '80 sia Previti che Berlusconi sono alla corte di Craxi e l'avvocato di Reggio Calabria viene piazzato alla poltrona della vicepresidenza della Selenia (oggi Alenia) del gruppo Iri.
Quando nel 1981 la Guardia di Finanza sequestra nella villa di Castiglion Fibocchi (Arezzo) il primo elenco degli iscritti alla P2 di Gelli molti amici di Previti e del suo padrone politico di allora, Bettino Craxi, risultano iscritti alla loggia massonica del venerabile. Scartabellando gli archivi si rileva, per esempio, che per via di un fonema palatale - per effetto della somiglianza del suono di una "D" e di una "T" - il suo nome fu associato alla loggia P2. A differenza di Berlusconi, (tessera 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione: 26 gennaio 1978), Previti non risulta nella lista che fu trovata nella villa di Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi. Ma davanti a Villa Wanda, residenza del "Maestro Venerabile" della loggia delle trame e dei misteri, alle ore 13,40 del 23 maggio 1988 una pattuglia della Digos annotò sul brogliaccio dei devoti visitatori un "avvocato Cesare Previdi, di Roma, senza documenti". Previdi, non Previti, si intende. Anche se c'è da dire che di "avvocati Previdi" non ne risulta neanche mezzo negli elenchi del Foro della capitale. Fra gli affiliati alla P2 spicca fra gli altri anche l'allora presidente craxiano della Rai Enrico Manca che qualche tempo dopo, proprio grazie all'azione difensiva curata personalmente da Previti, viene assolto da ogni accusa di cospirazione massonica.
Dopo questo grande risultato, ritenuto da molti il suo più grande capolavoro giudiziario, casa Previti diventa il crocevia dei più importanti intrallazzi politici, economici, finanziari e giudiziari dell'epoca cui fa riferimento la superteste "Omega" Stefania Ariosto e come testimonia ad esempio l'incontro avventuto nel febbraio del 1987 fra Enrico Manca, e Berlusconi proprio a casa di Previti durante il quale fu decisa la grande spartizione del settore radiotelevisivo e della telecomunicazioni in italia.
In odore di massoneria, anche se lui nega, sposato dal 1982 in seconde nozze con Silvana Panfili, ex attrice, Previti è stato anche presidente del Circolo Canottieri Lazio, il famigerato club privato in riva al Tevere dove negli anni ruggenti di tangentopoli si compravano e si vendevano i processi a suon di tangenti miliardarie a favore del capo dei gip di Roma Squillante e dell'avvocato Pacifico. è qui che si svolge ad esempio il famigerato siparietto tangentista con Squillante che sbadatamente non ha preso la sua busta gonfia di banconote, e Previti che lo richiama indietro: "A Rena', te stai a scorda' questa...".
In questo periodo, fine anni '80 primi anni '90, Previti, grazie a una fitta rete di relazioni pubbliche e private, diventa uno dei personaggi più influenti della vita politica e giudiziaria del nostro Paese. Sempre a braccetto con i più altolocati vertici della magistratura, intimo amico di Craxi che in quel periodo ha un proficuo e reciproco rapporto di comune sostegno col neoduce Berlusconi, è sempre al posto giusto, con gli amici giusti al momento giusto. Non paga una lira di tasse, come egli stesso ha affermato davanti ai giudici di Milano nel tentativo di giustificare i suoi illeciti introiti, compra un veliero di quasi 30 metri, il "Barbarossa", ristruttura una torre spagnola all'Argentario, apre studi legali a Roma e New York, compra a piazza Farnese a Roma un palazzo principesco con piscina sul tetto e viaggia in Jaguar con autista.
Il resto è cronaca giudiziaria di questi giorni con Previti che fa ricorso ai mille pretesti legali e illegali, invoca norme e codicilli, chiede al suo protettore politico e socio in affari Berlusconi di approvare leggi ad hoc e sfrutta perfino il calendario della Camera per far saltare le udienze e sottrarsi al giudizio dei giudici di Milano.