La tossicodipendenza in Italia
A causa dello stramarcio sistema capitalistico che da un lato trae quotidianamente linfa vitale dai proventi del narcotraffico e dall'altro è incapace di dare prospettive di benessere alla maggioranza della popolazione, tantissimi sono i giovani e meno giovani schiavi della droga.
In questa scheda proponiamo i dati forniti dal sistema nazionale di farmocosorveglianza relativi ai pazienti che si sono rivolti alle strutture pubbliche dal 1991 al 2002.
Per avere però un quadro realistico del dilagare del dramma della tossicodipendenza bisognerebbe moltiplicare i numeri per 2 o 3, visto che il fenomeno è largamente sommerso a causa della clandestinità a cui sono costretti dalle leggi repressive dello Stato coloro che fanno uso di droghe, a causa della mancanza di informazione o alla voluta disinformazione che regna sovrana nel regime neofascista, e a causa, infine ma non per importanza, delle inefficienze e delle carenze strutturali dei servizi del Ssn deputati alla prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei "tossicomani".
C'è da tenere presente inoltre che i dati presentati sono relativamente attendibili per la tossicodipendenza da eroina che vede nel trattamento sostitutivo con metadone il perno delle attività dei Sert (Servizi pubblici per le tossicodipendenze), molto meno lo sono per la dipendenza da cocaina, amfetamine, allucinogeni, benzodiazepine, per non parlare degli alcolisti cronici, letteralmente abbandonati a se stessi dai servizi sanitari e dallo Stato capitalista che non intende rinunciare alla sua funzione di protettore della martellante campagna pubblicitaria dell'industria del vino, della birra e dei superalcolici.

Incidenza
Nel corso del 2002 i Sert presenti sul territorio nazionale hanno assistito 151.051 pazienti (+5,7% rispetto al 2001, +71% rispetto al 1991).
Il tasso di incidenza della tossicodipendenza (stimato in base a coloro che si rivolgono a servizi pubblici) nel 2002 è stato di 48,9 ammalati per 10mila abitanti maschi, con valori sensibilmente sopra la media in Liguria (72,9), Piemonte (58,4), Puglia (57,4), Toscana (57,2), Sardegna (57,1), Abruzzo (55,7), Marche (53,2), Campania (52,9).
In Campania, in poco più di dieci anni, il numero totale dei pazienti è più che triplicato passando dai 5.294 del 1991 ai 16.523 del 2002. Stesso discorso in Calabria che è passata da 1.084 a 4.936, in Abruzzo da 825 a 4.047, nelle Marche da 1.848 a 4.421. Significativi i dati registrati in Friuli e in Liguria dove il numero di pazienti è raddoppiato nonostante i servizi siano stati dimezzati: il numero medio di utenti dei Sert è passato dai 189 del 1991 ai 514 del 2002, con un picco di 1.321 pazienti in media per ogni Sert registrato nella regione Liguria.
Questi dati ci danno un'idea della dimensione e gravità del fenomeno ma non rappresentano fedelmente la realtà come si capisce dal tasso di incidenza di 21,7 tossicodipendenti per 10mila abitanti registrato nel Molise, un tasso relativamente modesto che si spiega con l'assoluta carenza di strutture di assistenza e con la conseguente totale inaffidabilità delle rilevazioni statistiche in quella regione.
Il tasso di incidenza della tossicodipendenza registrato tra gli uomini è sei volte quello delle donne e gli uomini rappresentano l'86,5% dei pazienti iscritti ai Sert. Il rapporto maschi/femmine si abbassa sensibilmente sotto la media nelle regioni del Centro-Nord (minimo 3/1 in Valle d'Aosta) e risulta notevolmente sopra la media in tutte le regioni del Sud (con un massimo di 15/1 in Calabria), un dato che si spiega forse con la scarsa indipendenza economica delle donne del Mezzogiorno o con il maggior numero di figli delle donne del Sud. Inoltre, sebbene si tratti di un dramma che colpisce ancora in primo luogo i giovani (la classe 20-29 anni è ancora il 35% del totale dei pazienti) nel tempo si osserva un evidente e progressivo invecchiamento dell'utenza, a testimoniare il carattere cronico recidivante di questa malattia sociale: la fascia di età più avanzata (oltre 39 anni) è aumentata dal 2,9% del 1991 al 16,5% del 2002.

Sostanze di abuso e programmi terapeutici
Il 79,5% dei pazienti in carico nel 2002 è dipendente primariamente dall'eroina, il 6,9% da cocaina (con percentuali più alte in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio). Per quest'ultima sostanza si registra un netto aumento dell'abuso a partire dal 1995 quando era il problema principale "solo" per l'1,6% dei tossicodipendenti. Come sostanza di abuso "secondaria", ossia di accompagnamento all'eroina si è passati dal 12,7% nel 1994 al 26,3% nel 2002. Dati che coincidono con l'evoluzione del piano di marketing della "criminalità organizzata".
è in aumento anche la dipendenza da alcool, "droga pesante" a tutti gli effetti e sostanza di abuso primaria, nonostante l'inefficienza dei metodi di rilevazione, per il 14,7% dei pazienti, seconda soltanto all'eroina. In forte aumento l'uso del Cobret (morso del cobra), ossia lo scarto del taglio dell'eroina assunto per via inalatoria, del Crack- cocaina free-base, delle anfetamine, di potenti psicofarmaci anticonvulsivanti come il Rivotril che ha sostituito il Roipnol, di allucinogeni a basso costo come l'ectasy e persino sostanze somministrate per addormentare i cavalli, come la Ketamina.
Per quanto riguarda i pazienti che assumono le sostanze per la via di assunzione più pericolosa, quella endovenosa, il 69,7% di loro è eroinomane, il 17,2% cocainomane e il 16,1% dei pazienti è dipendente da benzodiazepine (ansiolitici e sonniferi). Mentre il metadone in soluzione per via orale è assunto impropriamente per via endovenosa soltanto nell'1,1% dei casi, ben il 10,9% dei dipendenti da Buprenorfina (nuovo farmaco oppiaceo sostitutivo per via sublinguale messo in commercio in Italia nel 2000 e disponibile nella maggior parte dei Sert) preferisce "spararselo" in vena.
I programmi terapeutici con metadone rappresentano comunque il 50,9% di tutti i trattamenti erogati dai Sert (erano appena il 30% nel 1991) ed oltre il 90% dei trattamenti farmacologici per la disintossicazione da oppiacei con un netto aumento dei programmi a lungo termine (oltre 6 mesi), rispetto a quelli a medio e breve termine. Molto variabile l'impostazione del dosaggio della terapia metadonica con medici e/o Sert che non superano in nessun caso i 20-60 mg di metadone e preferiscono indurre il tossicodipendente a scalarlo rapidamente e Sert nei quali la maggior parte dei pazienti riceve dosaggi efficaci superiori ai 60 mg/die preferendo nella maggior parte dei casi le terapie di mantenimento a medio-lungo termine. La letteratura scientifica internazionale evidenzia che il secondo approccio terapeutico garantisce una maggiore percentuale di disintossicazione da eroina e una più efficace politica di "riduzione del danno". C'è da dire anche che nella maggior parte dei Sert è scarsa l'informazione scientifica data ai pazienti sull'effetto delle sostanze, così come è scarsa l'attenzione al rispetto della riservatezza da parte del personale dei servizi pubblici.
In carcere e nella maggior parte delle cosiddette "comunità terapeutiche" si tende a non somministrare il metadone prescritto dai Sert di riferimento dei pazienti e in molti casi addirittura a non accogliere pazienti positivi al metadone. Nel corso del 2004 nel sovraffollatissimo carcere di Poggioreale a Napoli con quasi la metà dei 3mila detenuti tossicodipendenti da eroina, soltanto qualche decina di soggetti ha ricevuto trattamento con metadone rigorosamente "a scalare", il resto sono stati costretti alla cosiddetta "rota a secco" mentre la regione Campania del governatore Antonio Bassolino ha tagliato drasticamente i fondi per l'assistenza sanitaria in carcere.

Overdose, infezioni, incidenti, suicidi
Tra i soggetti trattati nel 2002 la percentuale di sieropositivi, rispetto al totale dei testati (70.009 pazienti pari al 47,9% del totale) è risultata variabile dal 7,1 al 14,8%.
Ben il 43,4% dei soggetti testati (63.353, 43,4% del totale) ha contratto l'epatite virale B e ben il 36% l'epatite C (36% la percentuale dei testati). Nonostante siano ben note le modalità di contagio di queste ed altre infezioni batteriche, come la tubercolosi, endocarditi, ascessi cutanei, flebiti, nefriti, polmoniti, osteomieliti, encefaliti, meningiti, ecc., in nessun Sert, scandalosamente, si distribuiscono profilattici e siringhe sterili, un compito che è affidato soltanto alle poche "unità di strada". Cosicché l'Aids, le setticemie, la rabdomiolisi, la cirrosi epatica (da virus o alcolica), aggravate dalla denutrizione e malnutrizione, sono ancora le principali cause di morte in questa categoria di pazienti, accanto ai suicidi e agli incidenti stradali. Le overdosi sono responsabili di almeno il 5-10% delle morti negli eroinomani e sono causate principalmente dall'assunzione di eroina in una percentuale superiore a quella normalmente assunta a scopo di suicidio, per un cambio della fonte criminale di approviggionamento o inesperienza, per la deliberata volontà dello spacciatore di liberarsi del tossicodipendente, come avviene troppo spesso in molte carceri italiane, per il taglio della sostanza con sostanze altamente tossiche (come la stricnina o la ketamina) o per la concomitante assunzione di altre sostanze psicoattive. Buona parte delle overdosi avviene però in chi ha una lunga storia di tossicodipendenza e che dopo un periodo di non assunzione della sostanza, perché incarcerato o reduce da reclusione in "comunità terapeutica", ha con il tempo perso la tolleranza agli oppiacei e assume nuovamente la sostanza alle stesse dosi usate in passato.
Il primo decesso per overdose registrato in Italia risale al 1973, nel 1983 furono 251, nel 2003 ben 410, ossia oltre un morto al giorno. Molti pazienti decedono durante il trasporto in ospedale poiché a loro e ai loro familiari ed amici è vietata la detenzione del salvavita Narcan che nella maggior parte dei casi non è disponibile neanche nelle ambulanze del 118 e della Croce Rossa.

Strutture e personale
Al 31 dicembre 2002 sono risultati attivi 557 Sert appena. Si va dall'unico Sert della Valle d'Aosta ai 79 della Lombardia. Assolutamente carenti i servizi in Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata (soltanto 6 per ciascuna regione), ma anche in Abruzzo (11), Marche e Sardegna (14), Calabria (16). Sostanziale la differenza tra la relativa capillarità dei servizi in alcune regioni come Lombardia (70 Sert) ed Emilia-Romagna e Toscana (rispettivamente 42 e 40) e regioni popolosissime del Sud come la Campania (appena 37 servizi). Nonostante tra 1991 e il 2002 il numero complessivo delle strutture attive sia aumentato del 14%, un aumento consistente si è avuto solo in Sicilia (da 26 a 51) mentre nelle altre regioni la situazione è rimasta stazionaria o è addirittura peggiorata, come in Liguria dove in dieci anni sono scomparsi ben 14 Sert e in Friuli-Venezia Giulia che ha ridotto a 6 il numero dei servizi.
Il personale addetto esclusivamente è risultato nel 2002 di 5.535 unità, sostanzialmente stabile rispetto al 1996 (5.574 unità). Il 21,8% del totale dei lavoratori dei Sert è impiegato parzialmente o a convenzione, nelle Marche i precari sono il 35%. Gravissima è la carenza sia di infermieri, che di psicologi, sia di amministrativi che di assistenti sociali ma soprattutto quella dei medici a tempo pieno. Questi ultimi sono appena 1.210 in tutto il paese, con un minimo di 2 medici in Valle d'Aosta, 8 in Molise, 10 in Basilicata, 13 nelle province di Trento e Bolzano, 21 nel Friuli-Venezia Giulia. A Napoli la media è di un medico per 500 iscritti.
La composizione percentuale dell'organico complessivo dei Sert nel 2002 secondo la qualifica vede: 48,7% di operatori socio-sanitari, 23% di medici, 17,1% di psicologi, 11,2% di personale amministrativo. Il personale che opera in maniera esclusiva per la tossicodipendenza è costituito per più della metà (51,9%) da operatori socio-sanitari.
Nonostante la diffusione della droga sia aumentata esponenzialmente nell'ultimo ventennio, nessun aumento del personale medico e amministrativo si è avuto dal 1993 ad oggi, solo piccole ridistribuzioni di qualifiche con un lieve calo del numero di psicologi e un lieve aumento degli operatori socio-sanitari.

23 febbraio 2005