Schifo di Stato
Il governo del neoduce Berlusconi va abbattuto

Schifo di Stato. Non si può chiamare altrimenti il disgustoso spettacolo di corruzione, malaffare e arroganza di potere offerto dal governo del neoduce Berlusconi con le ultime vicende politico-giudiziarie che coinvolgono i suoi stessi ministri e anche importanti dirigenti del nuovo partito fascista.
Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha dovuto dimettersi travolto dallo scandalo dei 900 milioni in nero ricevuti nel 2004 dal costruttore Anemone - quello della cricca che lucrava sugli appalti della Protezione civile di Bertolaso - per pagare oltre la metà del suo lussuoso appartamento romano con vista sul Colosseo, dopo che per giorni aveva respinto sdegnosamente l'accusa definendola "solo fango mediatico", sostenuto a spada tratta da Berlusconi che gli aveva confermato tutto il suo appoggio e lo aveva esortato ad "andare serenamente avanti". Salvo poi scaricarlo quando la sua posizione si è fatta insostenibile e rischiava di far precipitare l'"indice di gradimento" del Pdl nei sondaggi.
Ma Scajola si è dimesso non senza compiere un ultimo atto di insulsa arroganza, annunciandolo in una surreale "conferenza stampa" in cui si è sottratto sprezzantemente alle domande dei giornalisti dopo aver spiegato la sua estraneità ai fatti riferiti da diversi testimoni con la ridicola ipotesi della casa pagata da altri "a sua insaputa". Un'uscita di scena puerile e disgustosa, a cui il neoduce ha aggiunto un tocco di grottesco elogiando il suo ministro, da lui recentemente candidato a coordinatore unico del Pdl, per avere dimostrato "sensibilità istituzionale e alto senso dello Stato"; e lamentandosi per giunta che in Italia "c'è fin troppa libertà di stampa". Tutto ciò mentre si infittivano le voci su un coinvolgimento di altri ministri in nuovi scandali di case e di tangenti pagate dalla cricca Anemone-Balducci per altri appalti riguardanti lavori su edifici pubblici romani di pertinenza di vari dicasteri, tra cui spunta già il nome dell'ex ministro delle infrastrutture Lunardi.
Contemporaneamente alle dimissioni dell'ex ministro dell'Interno che ordinò la mattanza di Genova e negò la scorta al "rompicoglioni" Marco Biagi, poi assassinato dalle "nuove BR", scoppiava anche lo scandalo degli appalti per gli impianti eolici in Sardegna che coinvolgeva il coordinatore nazionale del Pdl Verdini, indagato come facente parte di una cupola affaristico-politica, con sospette propaggini mafiose, insieme al faccendiere piduista Carboni, il neo governatore sardo Cappellacci e l'onnipresente dell'Utri. Naturalmente anche Verdini, già coinvolto tra l'altro nell'inchiesta della procura di Firenze che ha dato il via allo scandalo della Protezione civile, nega ogni addebito accusando la "magistratura politicizzata" e rifiutando con arroganza l'ipotesi di dimissioni, perché esse "non appartengono alla sua mentalità".
Lo stesso identico atteggiamento di Bertolaso, che ha convocato una conferenza stampa per rammaricarsi che la sua accusa di corruzione non sia stata ancora archiviata o stralciata dai giudici e per "spiegare" (prima che la notizia apparisse sui giornali) che sua moglie aveva ricevuto sì 25 mila euro da Anemone, ma per una "consulenza" regolarmente fatturata, e che lui "non ha mai mentito agli italiani". Ed ha pure la faccia tosta di scagliarsi contro il film "Draquila" di Sabina Guzzanti perché diffama l'Italia all'estero!

Corruzione e impunità
D'altronde perché stupirsi che tanta sfacciata corruzione si accompagni invariabilmente ad altrettanta arroganza di potere e pretesa al diritto di impunità, dal momento che è lo stesso capo del governo, nonché padre padrone del più forte partito della maggioranza, il neoduce Berlusconi, a darne per primo e con più protervia l'esempio a tutti i suoi gerarchi e tirapiedi? Lui che è il primo tra i corrotti e i corruttori e che è riuscito a scampare finora alla galera solo perché si è corazzato e si è assicurato l'impunità con una serie di leggi ad hoc e ad personam che non hanno uguali in nessun altro paese al mondo? Lui che non solo si circonda di mafiosi (vedi Dell'Utri e Cosentino), corrotti e ladri di Stato (vedi Bertolaso, Verdini, Scajola, Lunardi) e che quando vengono beccati "col sorcio in bocca" li difende accusando di "complotto" la magistratura "politicizzata", ma che sta pure per imporre in parlamento la legge mussoliniana che abolisce di fatto le intercettazioni e mette il bavaglio alla stampa. Legge che se fosse stata già in vigore forse non ci sarebbero state e di sicuro niente avremmo saputo delle inchieste per corruzione di cui stiamo parlando?
Non avremmo nemmeno saputo che il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi ha avallato la nomina di Riccardo Micciché in odore di mafia come direttore dei lavori di restauro degli Uffizi di Firenze.
A dirla tutta non è solo da ciò che nasce e si spiega l'impudenza e l'arroganza con cui il nuovo Mussolini e i suo governo sguazzano nella corruzione e nel ladrocinio di Stato, al cui confronto sbiadiscono perfino i tempi dei governi DC e di Craxi. Neanche il controllo dei mezzi di informazione, per quanto ormai pressoché totale e asfissiante, può bastare a spiegare la sicumera e la certezza di impunità del neoduce e della sua banda, se non ci fossero almeno altri due fattori politici ad incoraggiarle: il primo è la complicità del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, che siede al Quirinale, che infatti è rimasto perfettamente indifferente e silenzioso di fronte a questa nuova esplosione di corruzione e di scandali e che - c'è da scommetterci - firmerà senza battere ciglio anche l'ormai imminente legge vergogna che metterà loro "fine" semplicemente legando le mani ai magistrati e imbavagliando la stampa. L'altro è rappresentato dall'imbelle e fallimentare "sinistra" borghese, che non ha il coraggio di chiamare le masse a scendere in piazza per abbattere il nuovo Mussolini e il suo governo neofascista, corrotto, piduista e mafioso.

Illusioni elettoralistiche e lotta di piazza
Non solo non ha questo coraggio, ma anche in questa occasione il PD liberale di Bersani ha mostrato una fifa boia delle elezioni anticipate e di uscirne ancor più con le ossa rotte. Senza contare che anch'esso ha i suoi scheletri nell'armadio e non può più vantare una presunta "diversità" morale in fatto di scandali e di corruzione, come gli ricordano continuamente, ricattandolo, il neoduce Berlusconi e gli scagnozzi e i pennivendoli al suo servizio.
Per questo a parte vagheggiare svogliatamente qualche iniziativa parlamentare, come quella della "sfiducia" a Scajola, che il ministro ha provvidenzialmente reso inutile con le sue dimissioni togliendola dall'imbarazzo, la "sinistra" borghese non è andata oltre. Ma è apparso invece chiarissimo che teme una crisi di governo più dello stesso Berlusconi ed è ormai rassegnata a lasciarlo governare fino alla scadenza della legislatura, riponendo tutte le sue speranze nel superamento della sua crisi politica interna e in una ipotetica "rivincita" elettorale nel 2013.
Una prospettiva sciagurata per il proletariato e le masse popolari, perché vorrebbe dire rassegnarsi a subire per almeno altri tre anni l'ulteriore fascistizzazione del Paese, la macelleria sociale e l'interventismo militare del governo, che invece va abbattuto subito con la lotta di piazza, prima che il neoduce Berlusconi riesca a completare il suo disegno piduista e presidenzialista di terza repubblica ottenendo i poteri mussoliniani che reclama.

12 maggio 2010