Saluto di Giovanni Scuderi alla 7ª Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI allargata alle Commissioni per il lavoro di organizzazione e di stampa e propaganda del CC del PMLI
Prepariamoci alle battaglie di autunno e a quella astensionista per le elezioni del 2005 sviluppando il lavoro di radicamento del PMLI
Care compagne, cari compagni,
benvenuti alla 7ª Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI allargata alle Commissioni per il lavoro di organizzazione e di stampa e propaganda del CC. Di fatto sono presenti anche le Commissioni per le relazioni internazionali e per il lavoro di Amministrazione poiché i loro membri fanno parte anche delle Commissioni invitate.
Riunirsi in seduta plenaria è sempre una vittoria, considerando le forze, i mezzi e le risorse di cui disponiamo e i numerosi e gravosi impegni che ciascuno di noi deve assolvere quotidianamente.
Vi saluto tutti con tanto affetto e con profonda riconoscenza. Tra di voi vi sono delle compagne e dei compagni che da molti anni, alcuni dalla fondazione del PMLI, fanno un duro e poco conosciuto lavoro di seconda linea di vitale importanza per il Partito. Non finiremo mai di elogiare e di ringraziare questi valorosi e generosissimi compagni. Tirano silenziosamente e umilmente la carretta lontani dagli sguardi dei compagni di prima linea e delle masse, con l'unica gratifica di sapere che quello che fanno è di fondamentale importanza per la vita del nostro amato Partito.
Ai compagni storici cofondatori del PMLI che con nostro grande dispiacere si trovano da tempo in cattive condizioni di salute, esprimo la più affettuosa e fraterna solidarietà e gli auguri più premurosi dell'Ufficio politico, del CC e del Segretario generale per un totale e soddisfacente ristabilimento.
Ringrazio di cuore i Responsabili delle Commissioni centrali e il Direttore de "Il Bolscevico" per la loro preziosa, esemplare e insostituibile collaborazione, senza la quale il Partito si bloccherebbe e il Segretario generale non riuscirebbe ad assolvere i suoi compiti e le sue funzioni. Estendo questo ringraziamento al compagno Simone, al quale faccio gli auguri di compleanno che cade proprio oggi, che sta svolgendo un ruolo fondamentale nel lavoro di organizzazione e si fa "in quattro" negli altri fronti di lavoro.
Ringrazio di cuore la compagna Monica Martenghi che domani, col suo discorso di commemorazione di Mao, ci rappresenterà tutti. Questa compagna merita l'affetto più profondo e la riconoscenza più grande da parte di tutto il Partito perché, nonostante abbia passato un anno assai delicato per questioni di salute personale e familiare, non è mai venuta meno ai suoi doveri di Partito. Ella costituisce un fulgido esempio di totale dedizione alla causa del proletariato, del socialismo e del Partito.
Il Partito può essere orgoglioso del suo Ufficio politico. In esso, come in tutte le istanze del PMLI, vige il salutare metodo delle critiche e delle autocritiche. Le critiche si risolvono rapidamente e con soddisfazione da parte di tutti. Solo un compagno fa ancora fatica a capire lo spirito e le finalità educative delle critiche che riceve e a riconoscere immediatamente i propri errori. Certamente vi influisce il carattere spigoloso e puntiglioso e l'impossibilità di partecipare al lavoro quotidiano dell'UP, ma le cause principali, già individuate e denunciate da tempo, stanno nell'individualismo e in una imperfetta conoscenza della concezione del Partito e della linea di massa del Partito.
L'individualismo è una brutta bestia, e dura a morire. Ma si può e si deve sconfiggere.Imparando a fare bene il gioco di squadra si educa il carattere e si combatte l'individualismo.
L'unità ideologica, politica, organizzativa e pratica di tutti i membri dell'UP e la reciproca collaborazione e solidarietà di essi sono fondamentali per il buon andamento dell'intero Partito.

NUOVI MEMBRI CANDIDATI DELL'UFFICIO POLITICO DEL PMLI
Oggi più che mai, per sostenere lo sforzo in atto dello sviluppo nazionale del Partito e per fare assolvere compiutamente al Partito il suo ruolo storico di avanguardia cosciente e organizzata del proletariato, abbiamo bisogno di un forte, unito e agguerrito UP. Per questo la 3ª Sessione plenaria del 4° CC del PMLI ha deciso di allargare l'Ufficio politico.
In ottemperanza a questa decisione strategica, che risale al 1° giugno dell'anno scorso, visto che sono maturate le condizioni, l'UP ha deciso di proporre al CC di cooptare come membri candidati all'Ufficio politico nuovi compagni.
L'Ufficio politico è convinto che "questi compagni costituiscano quanto di meglio il Comitato centrale, l'Ufficio politico e l'intero Partito sono riusciti a formare come nuovi quadri capaci di dirigere e curare gli affari quotidiani del Partito".
Da sempre, come abbiamo messo a fuoco nella storia del PMLI presentata al 3° Congresso nazionale del Partito, portiamo avanti la politica di allargare e restringere continuamente il cerchio dei dirigenti che consiste nel promuovere nuovi quadri secondo le necessità e le forze che dispone il Partito in un determinato momento e di sostituire quelli che non sono più all'altezza della situazione, o sono caduti nel revisionismo o si sono arrugginiti e fossilizzati.
Per noi è forte e radicata la consapevolezza che i quadri svolgono una funzione decisiva, se la linea politica e organizzativa del Partito è giusta. L'abbiamo imparata dai maestri, l'abbiamo verificata nella storia del Partito di Lenin e Stalin e di quello di Mao e la sperimentiamo quotidianamente a tutti i livelli del Partito.
Qualche volta, applicando la politica del cerchio, realizziamo dei successi immettendo nel CC e nell'UP nuovi quadri. Altre volte registriamo degli insuccessi. E' normale, ciò rientra nella dialettica della formazione dei nuovi quadri. L'importante è proseguire la politica del cerchio che si allarga e si restringe, man mano che dalla lotta di classe e dalla vita del Partito emergono nuovi quadri potenziali, per formarli, sperimentarli e selezionarli.
All'ultimo Congresso nazionale del Partito, il 4°, abbiamo fatto una bella "infornata" di nuovi membri del CC e dell'UP. Solo alcuni hanno dimostrato di non essere all'altezza della situazione e che non avevano nemmeno la stoffa per essere semplici militanti del PMLI. Molto fumo e poco o niente arrosto. Ma abbiamo fatto bene a metterli alla prova. A lungo andare e nella pratica è impossibile nascondere quello che effettivamente si è e si è capaci di fare.
Con questa nuova "infornata" nell'UP, la più numerosa e la più matura rispetto a qualsiasi altra precedente, compiremo un passo estremamente importante per il presente e per il futuro del PMLI. Pur avendo la consapevolezza che non abbiamo risolto tutti gli attuali problemi dell'UP. Primo fra tutti quello di avere nel suo seno il Responsabile nazionale del lavoro giovanile e studentesco. Ma c'è anche quello, già individuato e auspicato, del trasferimento di tutti i membri dell'UP a Firenze dove c'è la Sede centrale del PMLI. Sede che un giorno potrebbe essere trasferita nella capitale d'Italia, come minimo a Roma dovremo aprire un ufficio di rappresentanza del CC del PMLI.
L'allargamento dell'UP significa anche cominciare a lavorare per tempo per formare i successori della direzione del PMLI, un lavoro fondamentale di cui abbiamo gettato le premesse con l'elezione del 4° CC del PMLI.
Prima che la forza numerica del Partito raddoppi rispetto a quella attuale, noi dobbiamo fare in modo che il Partito abbia un gruppo dirigente nazionale, come CC e come UP, stabile, coeso, unito, esperto, combattivo, ben radicato nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao e nella linea proletaria rivoluzionaria del Partito, che sia capace di dirigere, organizzare ed educare in maniera marxista-leninista le nuove generazioni di militanti, di assicurare un avvenire rosso al PMLI e impedire che il revisionismo cambi i connotati del Partito.
Già nel passato vi sono state nel Partito delle lotte tra le due linee, quella marxista-leninista e quella revisionista, ma non sono niente rispetto a quelle che potrebbero esplodere con lo sviluppo nazionale del Partito e con la sua affermazione tra le masse. Dobbiamo perciò preparare per tempo il Partito e il suo gruppo dirigente alla lotta tra le due linee, non concedendo nulla a qualsiasi manifestazione del revisionismo, sia pur piccola e apparentemente non pericolosa, e a qualunque avvisaglia di individualismo e di frazionismo. Anche per questo motivo abbiamo bisogno, come ha deciso il 1° giugno dell'anno scorso il CC, di recuperare totalmente il compagno Ettore al lavoro di direzione della Commissione di organizzazione.

IL LAVORO DI RADICAMENTO DEL PMLI
Care compagne, cari compagni,
ci siamo riuniti oggi per ascoltare e discutere i rapporti dei Responsabili del PMLI per l'Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania e la Sicilia sulla situazione del Partito in quelle regioni. Un'iniziativa che non ha precedenti nella storia del nostro Partito e che riflette lo stato attuale di sviluppo del Partito. Essa apre la strada alle Conferenze nazionali del PMLI sui temi di organizzazione, sindacali, studentesche e così via.Tutto è legato allo sviluppo del Partito, ai mezzi e alle risorse che disponiamo.
L'attuale iniziativa, che dimostra la sollecitazione delle Istanze centrali del Partito verso i compagni e le masse dei luoghi dove siamo presenti, ci dà l'occasione per dare un contributo di idee, di consigli, di indicazioni, di esperienza alle compagne Claudia Del Decennale e Giovanna Vitrano e ai compagni Denis Branzanti e Franco Di Matteo che dirigono con tanto amore e dedizione il Partito nelle regioni in cui siamo più forti e attrezzati.
Noi dobbiamo prestare particolarmente attenzione al lavoro di costruzione del Partito e al lavoro di radicamento. Dico subito qualcosa su quest'ultimo lavoro che è necessario sviluppare per prepararsi bene alle battaglie di autunno e a quella astensionista per le elezioni del 2005.
Dobbiamo fare fuoco e fiamme dovunque siamo presenti, soprattutto nel sindacato e nei luoghi di lavoro e di studio, affinché l'autunno sia veramente caldo. Va data una forte risposta al governo - per le stangate, per la controriforma delle pensioni, per il documento di programmazione economica e finanziaria di lacrime e sangue, per non avere ancora rinnovato il contratto del pubblico impiego, per i licenziamenti dell'Alitalia, per il caro-vita, per l'occupazione all'Iraq -, e ai padroni per i bassi salari, per le dure condizioni di lavoro, per i licenziamenti, per l'attacco al contratto nazionale.
Questa risposta non può che essere lo sciopero generale nazionale di 8 ore. Anche per ricordare in maniera militante i gloriosi minatori sardi di Buggerru caduti cento anni fa sotto il piombo dell'esercito italiano. Dal loro sacrificio è nato il primo sciopero generale della storia d'Italia. Premiamo, perciò, sui vertici sindacali affinché al più presto si scenda in piazza.
Nel lavoro di radicamento, specialmente a livello locale, dobbiamo aver ben chiaro in testa, e agire di conseguenza, che fare bene questo lavoro significa in primo luogo che gli operai, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e gli studenti marxisti-leninisti diventino rispettivamente dei leader nelle fabbriche e in ogni luogo di lavoro, nei sindacati anche se non svolgono un ruolo di sindacalisti, nei movimenti dei disoccupati, nelle scuole e nelle università.
Significa in secondo luogo che le Cellule, le istanze intermedie e i Responsabili regionali si occupino dei problemi del proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita e propongano delle soluzioni concrete per risolverli.
Significa in terzo luogo che dette istanze e i singoli militanti del Partito conoscano a fondo i problemi delle masse e quelli politici ed economici del proprio ambiente di lavoro, di studio, quartiere, città, provincia e regione.
Dobbiamo fare delle analisi fondate sui fatti e sulla realtà concreta, non sui nostri desideri. Sempre veritiere, non forzate, accomodate e abbellite quando la realtà non corrisponde a quello che avremmo sperato. Qualunque sia la realtà - che ci piaccia o no, che sia favorevole o sfavorevole al Partito -, dobbiamo saperla interpretare correttamente sulla base del materialismo storico e del materialismo dialettico e della linea del Partito. L'esempio e il modello sono costituiti dai tre editoriali de "Il Bolscevico" scritti dalla compagna Martenghi sui risultati elettorali delle recenti elezioni europee, amministrative e della Sardegna.
Non si possono difendere gli interessi delle masse, smascherare e combattere i padroni e i governanti borghesi, fare politica rivoluzionaria e radicare il Partito e se stessi nel proprio ambiente se non si conosce in maniera approfondita quest'ambiente. La conoscenza approfondita della realtà in cui siamo presenti e operiamo è divenuta la questione più urgente, più importante e ineludibile per il nostro radicamento.
Su certi temi, quali per esempio l'ambientalismo e l'urbanistica, non siamo attualmente in grado, in generale, di fare da soli. Ci mancano i relativi specialisti rossi. Bisogna allora utilizzare il lavoro degli specialisti bianchi riformisti rielaborando i loro lavori, non copiandoli perciò meccanicamente. La conoscenza della realtà comunque non è sufficiente, va interpretata, valutata e utilizzata su un piano di classe, conformemente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e alla linea del PMLI.
Il lavoro di radicamento significa in quarto luogo lavorare per unire, guidare e mobilitare le masse sulla base delle loro rivendicazioni e dei problemi del momento attraverso le organizzazioni e i movimenti di massa da noi o da altri promossi, dentro e fuori i luoghi di lavoro e di studio, nei quartieri, nelle città, nelle province e regioni e a livello nazionale. In questo lavoro abbiamo una potente arma da utilizzare, che è il Programma d'azione del Partito.
In tutti gli ambienti in cui siamo presenti, noi dobbiamo rappresentare la vera opposizione di classe ai padroni, ai governi nazionale, comunali, provinciali e regionali, alle direzioni delle scuole e delle università, e così via.
In questo quadro occorre portare la lotta alle giunte comunali, provinciali e regionali allo stesso livello di quella che conduciamo contro il governo del neoduce Berlusconi. Attualmente è quasi impossibile per diversi motivi, il primo dei quali è la mancanza di forze locali sufficienti, eppure è questa la strada da perseguire.
Nel lavoro di radicamento è fondamentale saper individuare il nemico politico principale della propria città, che è rappresentato dalla giunta locale, della propria scuola o università, che è rappresentato dal preside e dal rettore, l'avversario principale e la contraddizione principale che esistono all'interno dei movimenti di massa di cui facciamo parte. Solo così, infatti, possiamo stabilire delle giuste strategie e tattiche per isolare il nemico principale o l'avversario principale, unire tutte le forze che vi si oppongono, a cominciare da quelle della sinistra dei movimenti, neutralizzare le forze intermedie e stabilire un corretto programma di lavoro.
Nel lavoro di radicamento occorre ispirarsi alle esperienze più avanzate del Partito. Ai compagni napoletani e campani per quanto riguarda l'antifascismo, la guerra imperialista, la disoccupazione e l'ambiente. Ai compagni palermitani e siciliani per quanto riguarda il lavoro studentesco, l'acqua e il Ponte sullo Stretto.
Il lavoro di radicamento è sostanzialmente il lavoro di massa, che va fatto basandosi sulla parola d'ordine "Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare".
Tutti dobbiamo studiare, chi ne sa di più e chi ne sa di meno, e fino all'ultimo giorno della nostra vita. Soprattutto devono studiare le compagne e i compagni operai poiché essi devono costituire la testa e l'ossatura portante del PMLI. Ovviamente non va fatto uno studio libresco e astratto, ma uno studio legato all'attualità, ai problemi concreti da risolvere e al fronte di lavoro in cui siamo impegnati. Come dice Mao occorre essere "'insaziabili nell'imparare' per quello che ci riguarda personalmente. 'Instancabili nell'insegnare' per quello che riguarda gli altri". (Da "Il ruolo del Partito comunista cinese", ottobre 1938, opere scelte, Edizioni in lingue estere - Pechino, vol. 2°, pag. 219).
Avere una corretta concezione del Partito e della linea di massa e una conoscenza adeguata del proprio ambiente costituiscono la chiave del successo del radicamento del PMLI.

IL GOVERNO BERLUSCONI E L'EVENTUALE GOVERNO PRODI
Care compagne, cari compagni,
la lotta contro il governo Berlusconi, come la intendiamo noi, è una lotta tra il proletariato e la borghesia, tra il socialismo e il capitalismo, tra l'antimperialismo e gli amanti della pace e l'imperialismo e i guerrafondai, tra l'antifascismo e il fascismo, tra il progresso e la reazione. Una guerra totale che richiede il massimo impegno di chi ha la coscienza della natura e della pericolosità di questo governo. Dobbiamo quindi insistere e decuplicare gli sforzi affinché la classe operaia, le masse e i giovani si uniscano a noi per buttarlo giù.
Questo governo è illegale e illegittimo. Fin dalla nascita, data la sua composizione di fascisti, neofascisti, di separatisti e di razzisti e per la stessa figura piduista di Berlusconi. E ancor di più per i suoi golpe istituzionali, per la sua flagrante violazione della Costituzione con la partecipazione dell'Italia alla guerra e all'occupazione dell'Iraq. Quindi è legale e legittimo, anche sul piano costituzionale e democratico borghese, buttarlo giù con la lotta di piazza.
Questo governo - che non è né "morto", né "ormai finito", come ciancia la "sinistra" borghese -, va fermato ora che si accinge a completare la seconda repubblica neofascista con la controriforma costituzionale che frantuma l'Italia, emargina le regioni meridionali e conferisce al presidente del consiglio pieni poteri di tipo mussoliniano come prevedevano il cosiddetto "piano di rinascita democratica" e lo "Schema R" della P2 di Gelli, Craxi e dello stesso Berlusconi. Un piano che si sta completando anche con l'aiuto criminale del presidente della Repubblica Ciampi che nei confronti di Berlusconi ha lo stesso atteggiamento che ebbe Vittorio Emanuele III rispetto a Mussolini.
Con questo governo non si può collaborare in niente. Men che mai nella politica estera interventista mussoliniana. Va quindi respinto l'appello di Berlusconi all'"unità nazionale contro il terrorismo" per salvare la vita alle pacifiste italiane, Simona Pari e Simona Torretta, rapite in Iraq. Anche perché dietro questo peloso appello, prontamente recepito dall'imbelle e opportunista "sinistra" borghese, si nasconde il tentativo di coinvolgere il nostro popolo nell'occupazione italiana dell'Iraq e nella lotta contro la Resistenza irachena.
Lasciamo quindi cuocere nel suo brodo il governo del nuovo Mussolini, obbligandolo però a non tralasciare alcuna trattativa, iniziativa e azione per liberare le nostre due connazionali. Al contempo mobilitiamoci per chiedere alla Resistenza irachena di costringere i rapitori a liberare subito le due pacifiste italiane. Noi vogliamo non solo la loro libertà ma anche la libertà del popolo iracheno.
Bisogna capire bene, e farlo comprendere alla classe operaia e al popolo italiano, che con la scusa di combattere il terrorismo in realtà i governanti imperialisti e i loro lacché vogliono coinvolgere i popoli e i paesi dell'occidente e della Federazione russa nella lotta contro le guerre di liberazione dei popoli iracheno, palestinese, afghano e ceceno. Noi non ci faremo imbrogliare e staremo sempre e in maniera militante con la Resistenza di quei popoli e contro gli aggressori e occupanti imperialisti. Non si tratta di una "guerra di civiltà" ma di una guerra tra l'imperialismo e i popoli che vogliono liberarsi dal dominio dell'imperialismo.
Si possono non condividere qualche metodo di lotta dei resistenti e gli attentati contro i civili inermi e innocenti, ma ciò non deve scalfire la nostra solidarietà militante verso chi si sacrifica per la libertà del proprio popolo e paese.
La "guerra preventiva" di Bush ha fatto scuola. Ora l'ha adottata anche Putin. Sono così saltati definitivamente l'Onu e il diritto internazionale. I paesi imperialisti egemoni, su scala mondiale, regionale o locale, vogliono fare e disfare a loro piacere. Solo la rivolta dei popoli, a cominciare da quelli delle roccaforti imperialistiche, può fermare la barbarie dell'imperialismo.
Né col nuovo Hitler, Bush. Né col nuovo Mussolini, Berlusconi. Né col nuovo zar del Cremlino, Putin. Sempre e comunque a fianco dei popoli e dei paesi che lottano per la libertà, l'indipendenza e la sovranità. Fuori gli imperialisti dall'Iraq, dalla Palestina, dall'Afghanistan, dalla Cecenia e dai Balcani.
Se i partiti della "sinistra" borghese avessero imparato qualcosa dai loro omologhi che aprirono la strada della dittatura fascista di Mussolini, e se avessero nel sangue una minima dose di antifascismo, di anticapitalismo e di antimperialismo militante, non avrebbero concesso al governo Berlusconi di vivere pressoché indisturbato per 4 anni e avrebbero almeno il coraggio di dire che se andranno al governo cancelleranno tutte le leggi liberticide, antioperaie, antisindacali e anticostituzionali da esso fatte approvare dalla casa del fascio e dal parlamento nero.
Per il PMLI vanno abrogate senza indugio, per via legislativa o per via referendaria, non solo le controriforme di Berlusconi, ma anche quelle di Amato, Dini, Prodi e D'Alema.
I partiti della "sinistra" boghese non sono affidabili e credibili nemmeno sul piano dell'antifascismo, dell'antimperialismo e dell'antinterventismo militare. Come è possibile allora da parte delle masse coscienti e informate accettare e votare un loro governo? Berlusconi e Prodi sono due facce della stessa medaglia capitalista e imperialista. L'uno e l'altro sono attualmente i principali rappresentanti politici rispettivamente della destra e della "sinistra" della classe dominante borghese. Entrambi intendono gestire gli affari del capitalismo e dell'imperialismo italiani. Basta guardare ciò che hanno fatto nelle rispettive esperienze governative. Ormai non si distinguono nemmeno nei loro leader e governanti. Infatti anche la "sinistra" borghese ha cominciato ad affidarsi direttamente ai capitalisti come Montezemolo, Illy, Divella, Soru.
La "sinistra" borghese rappresentata dal narcisista e imbroglione trotzkista Fausto Bertinotti cerca in qualche modo di barcamenarsi e distinguersi dalle altre frazioni, per non perdere il controllo della base del PRC e della parte dei movimenti e dell'elettorato di sinistra che lo segue, cianciando di un "governo di alternativa", ora divenuto "governo di coalizione democratica". Ma senza riuscire a spiegare cosa vuol dire. Di certo ha già regalato su un piatto d'argento il PRC all'Ulivo e al tecnocrate liberista democristiano Prodi, ed è pronto persino ad accettare le decisioni della maggioranza dell'eventuale governo della "sinistra" borghese.

PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA
Per i marxisti-leninisti l'unica vera alternativa a Berlusconi e al capitalismo è il socialismo. Per cui continueremo a tenere alta la grande bandiera dell'Italia unita, rossa e socialista.
La "sinistra" borghese punta alla conquista per via elettorale del governo dell'Italia capitalista e imperialista, noi puntiamo alla conquista per via rivoluzionaria del potere politico da parte del proletariato. Due strategie completamente opposte e antagoniste. La prima tenta di vanificare e impedire la realizzazione della seconda, qust'ultima tende ad abbattere il capitalismo e la dittatura della classe dominante borghese, sia che porti la camicia nera di Berlusconi, sia che indossi la camicia bianca di Prodi o di un suo simile, ed instaurare il socialismo e la dittatura del proletariato.
Il socialismo e il comunismo sono tuttora validi, attuali e necessari. Non c'è alcun bisogno di "reinventarli" come dice Bertinotti, che, come Trotzki e Berlusconi, odia a morte la gloriosa esperienza storica del socialismo sovietico di Lenin e Stalin. La mente malata di idealismo, anticomunismo, riformismo, pacifismo, elettoralismo, spontaneismo e opportunismo di questo vecchio salottiero borghese cerca di spacciare la politica della "sinistra" borghese come comunismo.
Di fronte a tanti inganni della "sinistra" borghese, ci attende un enorme lavoro. Dobbiamo convincere le avanguardie della classe operaia e dei movimenti di massa che se non si mettono in minoranza i vecchi e nuovi imbroglioni politici di "sinistra" e non si dà tutta la propria forza intellettuale, politica e materiale al PMLI non sarà mai possibile liberare le masse e la lotta di classe dalla zavorra riformista, parlamentarista e pacifista che impedisce loro di aprire totalmente le ali e di librarsi verso il socialismo. Dobbiamo far capire alle avanguardie che questi servi della borghesia infiltrati nel movimento operaio e sindacale, nel movimento no global e in quelli contro la guerra all'Iraq e studentesco, lavorano da sempre per rafforzare il capitalismo e lo Stato borghese italiani e per integrare in essi le masse operaie, popolari e giovanili. Tutta la storia e gli atti concreti del PCI revisionista e dei partiti che sono nati da esso lo dimostrano in maniera inconfutabile.
Al partecipazionismo elettorale borghese, dobbiamo contrapporre il partecipazionismo alle istituzioni rappresentative delle masse costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. Dobbiamo far capire ai fautori del socialismo che attualmente sul piano elettorale l'astensionismo è l'arma migliore per combattere le illusioni elettorali, parlamentari e governative, per far acquisire alle masse una coscienza e una pratica antistituzionali e anticapitalisti, per indebolire, disgregare e delegittimare le istituzioni statali borghesi, le istituzioni rappresentative borghesi e i governi borghesi.
Ai programmi dei "Nuovi municipi", dobbiamo contrapporre i nostri programmi amministrativi. All'appello delle varie fazioni della "sinistra" borghese a redigere un programma comune governativo, dobbiamo contrapporre l'invito alle masse e ai movimenti a redigere un programma comune antigovernativo, antistituzionale, antifascista, anticapitalista e antimperialista. In ogni caso si costituiscano in ogni luogo di lavoro, di studio e di vita delle organizzazioni di massa tra tutte le forze anticapitaliste e antistituzionali. Come minimo si stabilisca un'unità di azione e un fronte unito sulla base dei punti comuni dei rispettivi programmi. Consapevoli che le avanguardie delle masse si conquistano sui piani dell'ideologia e della strategia, mentre le larghe masse si conquistano sulla base delle loro esigenze e dei loro interessi immediati e materiali.
Se i fautori del socialismo che già ci conoscono si libereranno del riformismo, del parlamentarismo, del pacifismo e del legalitarismo e da ogni altra influenza borghese e riformista, si decidono di fare come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e si uniscono al PMLI come militanti o simpatizzanti tutti i nostri obiettivi saranno raggiunti più velocemente e la lotta di classe subirà un forte impulso.
Per i fautori del socialismo, specie operaie e operai, ragazze e ragazzi, non c'è altra scelta ideologica di classe e rivoluzionaria che il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, altra scelta politica e organizzativa di classe e rivoluzionaria che il PMLI. Perché solo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il PMLI possono dare ai fautori del socialismo la certezza della vittoria finale sulla borghesia e il capitalismo.
Prima o poi i fautori del socialismo non potranno non fare un bilancio approfondito della storia del movimento operaio nazionale e internazionale sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e su un piano di classe. Allora capiranno perché sono stati liquidati i Partiti comunisti storici ed è stato restaurato il capitalismo nei paesi socialisti.
Capiranno perché i partiti di Bertinotti e di Cossutta e Diliberto e i gruppi terroristici che si richiamano al proletariato e al comunismo non hanno nulla a che fare col socialismo e il comunismo.
Capiranno perché nei paesi attualmente occupati e oppressi dall'imperialismo non esistono degli autentici partiti comunisti e la direzione dei movimenti antimperialisti e della Resistenza e in mano a correnti musulmane.
Capiranno che la causa di tutto ciò è il revisionismo moderno, una corrente ideologica borghese che ha cambiato i connotati del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, inquinato la mente del proletariato e cacciato il proletariato in un vicolo cieco.
Capiranno che se la classe operaia e gli autentici comunisti di tutto il mondo avessero seguito Mao, che denunciò prontamente e risolutamente il revisionismo moderno appena comparve in Cina e in Urss, i paesi socialisti sarebbero ancora in piedi e l'imperialismo confinato in un angolo e assediato da tutti i popoli del mondo, compresi da quelli delle sue roccaforti storiche dell'occidente.
Con lo scoppio della Grande rivoluzione culturale proletaria in Cina, elaborata, promossa e diretta da Mao, i fondatori del PMLI aprirono gli occhi, presero coscienza della natura borghese e degli scopi anticomunisti e controrivoluzionari del revisionismo moderno, capirono la lezione e la misero subito in pratica.
I fautori del socialismo che via via scopriranno il PMLI non potranno che seguire il nostro esempio.
Care compagne, cari compagni,
Ci rimangono ancora due anni d'oro, dei cinque individuati a suo tempo, da utilizzare. Se sapremo lavorare bene come e meglio del passato, se avremo maggiori possibilità di farci conoscere dalle masse e se la lotta di classe avrà un'accelerata, potremmo concludere il primo grande balzo del proselitismo e organizzativo della storia del PMLI.
Proprio in questi giorni abbiamo finalmente messo un piede nel Veneto e in Sardegna. Vediamo se ce la faremo ad arrivare anche in Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Calabria per essere presenti con militanti o simpatizzanti attivi in tutte le 20 regioni d'Italia.
Oggi contiamo a unità i nuovi membri del Partito. Ma non tarderà molto che li conteremo a decine, se non a centinaia. Non vogliamo certo perderci nelle fantasticherie rosee e dietro i numeri. Tuttavia è possibile e realistico arrivare a conquistare nel tempo e gradualmente anche migliaia di militanti perché esiste un immenso serbatoio di potenziali marxisti-leninisti. Basta solo pensare che alle ultime elezioni europee i due partiti che si definiscono comunisti, il PRC e il PdCI, hanno incassato ben 2.755.410 voti. Bisogna inoltre considerare un numero incalcolabile di astensionisti di sinistra.
Intanto arrivano ininterrottamente e-mail di nuovi contatti, mentre si contano già a decine di migliaia i contatti al meraviglioso sito del PMLI tanto lodato dai visitatori amici e simpatizzanti. Di questo riferirà il compagno Achille. Un dato comunque è certo. Più siamo conosciuti, più aumentano i contatti, l'interesse, le simpatie, i consensi, le amicizie e le adesioni al PMLI.
Continuiamo ad ispirarci ai nostri grandi maestri che quando iniziarono la loro memorabile opera erano soli o quasi. Eppure seppero rivoltare la Terra e scalare il cielo. Come ce l'hanno fatta loro, ce la possiamo fare noi. Se noi ci atterremo alle cinque fiducie, ossia al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, al socialismo, al Partito, alle masse e a noi stessi, supereremo tutti gli ostacoli, tutte le prove della lotta di classe e saremo invincibili e vittoriosi.
Viva l'Ufficio politico e il Comitato centrale del PMLI!
Viva i nuovi membri candidati dell'Ufficio politico del PMLI!
Viva i Responsabili del PMLI per la Campania, l'Emilia-Romagna, la Sicilia e la Toscana!
Prepariamoci alle battaglie di autunno e a quella astensionista per le elezioni del 2005 sviluppando il lavoro di radicamento del PMLI!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!

11 settembre 2004