Lo rivela "La Repubblica"
I SERVIZI SEGRETI ITALIANI HANNO AGITO IN IRAQ IN APPOGGIO AGLI AGGRESSORI ANGLO-AMERICANI
Altro che non belligeranza! L'Italia ha partecipato attivamente e sul campo, tramite il Sismi, il servizio segreto militare, alla guerra di aggressione all'Iraq, fornendo un prezioso appoggio agli imperialisti anglo-americani. Appoggio che è consistito nell'individuazione e segnalazione di obiettivi da bombardare, nello spionaggio della consistenza e della dislocazione delle forze militari irachene, nella caccia ai "terroristi" e nell'infiltrazione tra gli alti gradi dell'esercito e del partito Baath al fine di reclutare disertori e collaborazionisti.
La notizia è stata rivelata dal quotidiano "La Repubblica" del 23 aprile, e confermata il giorno dopo dallo stesso neoduce Berlusconi, che anzi se ne è vantato pubblicamente. Secondo l'inviato de "La Repubblica", che si rifa a "qualificate fonti italiane e statunitensi", da diversi mesi (dunque ben prima dell'inizio dei bombardamenti) agenti del Sismi operavano in Iraq, nelle zone di Bassora, Baghdad e Kirkuk, conducendo operazioni coperte di intelligence in appoggio alle forze anglo-americane, definite di "attività sul terreno" per la "ricognizione e individuazione di obiettivi militari", la "ricerca e localizzazione" dei dirigenti del regime iracheno e la caccia "antiterrorismo".
Le operazioni erano coordinate con il comando "alleato", a cui erano passate tutte le informazioni tramite l'ambasciata Usa di Roma, raccolte grazie anche ad una rete di "fonti dirette" (informatori e collaborazionisti, specie tra sciiti e curdi) che si è via via infittita con il reclutamento di disertori dell'esercito iracheno e del partito Baath.
La presenza dei militari italiani in Iraq datava dalle ultime settimane di dicembre. Dunque, mentre ancora all'Onu si dibatteva sull'efficacia delle ispezioni di Blix e sul loro prolungamento, l'Italia di Berlusconi partecipava in tutta segretezza e in totale spregio alla Costituzione alle operazioni militari degli anglo-americani già in pieno dispiegamento nel Golfo. Il 7 gennaio il capo di stato maggiore della difesa statunitense, il generale Myers, si incontrava a Roma con il ministro della Difesa Martino, il capo di stato maggiore della difesa Mosca Moschini e il generale Cecchi, capo del comando operativo di vertice interforze, che coordina le missioni militari italiane all'estero, per concordare le modalità dell'appoggio italiano ai piani del pentagono. Appoggio ritenuto prezioso dagli "alleati", tenuto conto della lunga "tradizione informativa" dell'Italia nei paesi arabi. Subito dopo Nicolò Pollari, direttore del Sismi, otteneva il via libera del governo e avviava in Iraq la più imponente operazione di intelligence sul terreno della storia dei nostri servizi segreti.
I risultati sono di importanza tutt'altro che secondaria, e spiegano la misteriosa dissoluzione delle forze armate regolari irachene. Riguardo al reclutamento di delatori e collaborazionisti, per esempio, una fonte militare racconta: "Abbiamo vinto questa guerra prima ancora che venisse sparato un sol colpo. Quando abbiamo cominciato ad avvicinare generali ed alti ufficiali dell'esercito regolare, e con loro funzionari del Baath, per invitarli alla diserzione, ci siamo trovati di fronte uomini disperati. Pronti a barattare il loro patrimonio di informazioni in cambio della promessa di una sopravvivenza fisica e in qualche caso politica nel dopoguerra".
Grazie alle loro informazioni di prima mano raccolte tra gli sciiti di Bassora gli italiani sono stati in grado anche di guidare i bombardieri anglo-americani su obiettivi "sensibili", come le batterie di missili destinate alla rappresaglia contro il Kuwait, o la villa di "Alì il chimico", che si dice ucciso nel bombardamento. Anche la cattura del palestinese Abu Abbas nella capitale irachena sembra sia stata favorita dagli uomini del Sismi. La stessa fonte militare sentita da "La Repubblica" ha sottolineato che le notizie passate agli anglo-americani erano della massima importanza, "come quella che ci assicurava che i ponti minati di Baghdad non sarebbero saltati". Notizie talmente importanti da spiegare perché gli americani abbiano chiesto la prosecuzione della "collaborazione" italiana in Iraq, anche con l'invio di un contingente militare e in particolare dei carabinieri, e i ripetuti ringraziamenti, anche ufficiali, che Bush, Blair e l'ambasciatore americano in Italia Mel Sembler hanno rivolto al governo italiano e al neoduce Berlusconi.
Quest'ultimo non solo non ha smentito, ma si è addirittura vantato di questa partecipazione segreta alla guerra imperialista all'Iraq, a voler rimarcare che grazie a lui l'Italia, come paese formalmente "non belligerante" ma in realtà belligerante eccome, ha tutto il diritto di partecipare anche alla spartizione del bottino di guerra insieme alle due potenze "vincitrici". "I servizi segreti italiani - ha dichiarato infatti il neoduce dalla sua villa in Sardegna - hanno collaborato come hanno sempre fatto e credo che siano stati molto utili alle democrazie occidentali. La nostra posizione nella coalizione non è mai stata in dubbio e quindi la nostra intelligence ha collaborato con gli alleati, avendo rapporti con i paesi arabi". "Una collaborazione - ha aggiunto - in piena coerenza con le direttrici della nostra politica estera: alleati con gli Usa, sotto il cui ombrello viviamo da anni, in Europa ma non più sudditi delle decisioni della mitteleuropa (Francia e Germania, ndr), grande attenzione per la Russia e forte considerazione per Israele, unica democrazia nello scacchiere mediorientale".
Una dichiarazione di sfrontata arroganza quella di Berlusconi, che dopo il fatto compiuto della "vittoria" imperialista si fa beffe degli stessi espedienti, concordati con l'ipocrita Ciampi - la "non belligeranza" e il "basso profilo" osservato durante la fase più cruenta della guerra - per rivendicare il ruolo segreto attivo che ha avuto l'Italia a fianco degli aggressori anglo-americani. Salvo poi, tanto per pararsi il culo (il suo e anche quello di Ciampi) dalle accuse di aver violato le stesse direttive del Consiglio supremo di difesa, far diramare una nota di Palazzo Chigi con la precisazione che in Iraq il Sismi "ha curato come suo dovere istituzionale, attività di intelligence e non certo operazioni militari. Pertanto si esclude qualunque partecipazione ad operazioni belliche".
Non senza però aggiungere una postilla al veleno, rivolta all'"opposizione" di "centro-sinistra": "Si conferma inoltre - aggiunge infatti il comunicato - che della natura e tipologia delle attività svolte dal servizio sono informati il governo e il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti". Dunque, anche l'"opposizione", tramite il Copaco, di cui l'Ulivo ha la presidenza (Enzo Bianco, della Margherita), era al corrente delle operazioni militari del Sismi in Iraq? Sembrerebbe proprio di sì, a giudicare sia dai farfugliamenti imbarazzatissimi con cui Bianco ha reagito alla chiamata in causa da parte del neoduce, ma anche dalle reazioni "stranamente" reticenti ed evasive di altri esponenti dell'Ulivo, che invece di fare fuoco e fiamme e accusare, come avrebbero dovuto, Berlusconi di violazione della Costituzione per aver trascinato segretamente l'Italia in guerra, hanno glissato e lasciato subito cadere l'argomento quasi fosse una delle tante intemperanti pagliacciate del neoduce. Come Fassino, che si è limitato a definire "una cosa patetica e ridicola" la rivendicazione di partecipazione alle operazioni belliche vantata da Berlusconi, quasi fosse solo una sua fanfaronata e non un fatto reale di inaudita gravità.
Ma forse, a scoprire gli altarini dell'"opposizione" reticente e connivente, ci ha pensato il suo compare diessino Massimo Brutti: "Il fatto che sia stata condotta dal Sismi autonoma attività di intelligence nell'area del Golfo non deve scandalizzare; anzi, può costituire una prova di efficienza", ha detto infatti l'ex sottosegretario alla Difesa del governo D'Alema, che partecipò all'aggressione imperialista della Nato alla Serbia, e che perciò di queste cose se ne intende parecchio.