Una prigione a cielo aperto come i nazisti fecero con gli ebrei
Il boia sionista Sharon recinge con un muro e reti ad alta tensione la Cisgiordania
L'esercito israeliano rioccupa le principali città della Cisgiordania. L'Unione europea inserisce nella lista dei gruppi terroristici cinque organizzazioni palestinesi
I carri armati di Sharon sono tornati a occupare le principali città della Cisgiordania, a compiere rastrellamenti e perquisizioni; il 24 giugno un centinaio di blindati sionisti sono entrati nel centro di Ramallah, una parte si è schierata attorno alla sede dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) mentre nella città è stato imposto il coprifuoco. Contemporaneamente altri mezzi corazzati israeliani entravano a Tulkarem, Qalqiliya, Nablus, Betlemme e Hebron. è esclusa Gerico dove però ci sono i soldati americani e britannici che controllano la prigione dove Arafat ha fatto rinchiudere i palestinesi che hanno giustiziato il ministro israeliano Zeevi. Nella striscia di Gaza entravano in azione gli elicotteri di Tel Aviv che a Rafah colpivano coi razzi due automobili uccidendo gli occupanti; si è trattato di una "esecuzione mirata'', l'assassinio di alcuni militanti di Hamas inseriti dal boia Sharon nella lista dei palestinesi da eliminare.
La situazione in Cisgiordania è tornata la stessa dell'aprile scorso con l'inizio dell'operazione "scudo di difesa'', ovvero dell'occupazione israeliana della regione con la scusa di combattere il terrorismo. Gli imperialisti sionisti di Tel Aviv non hanno detto quanto tempo resteranno questa volta in Cisgiordania ma hanno già deciso di dare il via ai lavori per trasformarla in una prigione a cielo aperto per i palestinesi, come i nazisti fecero con gli ebrei.
L'11 giugno il governo israeliano ha autorizzato la costruzione del primo pezzo di 115 chilometri della linea fortificata e elettrificata che circonderà la Cisgiordania; i lavori della costruzione del muro sono iniziati il 16 giugno tra la cittadina di Kafr Kassem e la città palestinese di Jenin. Il ministro dei Trasporti israeliano ha spiegato che "come è accaduto a Gaza, pensiamo di erigere fra Israele e la Cisgiordania un reticolato rafforzato da sensori elettronici e da continui pattugliamenti terrestri su entrambi i lati''.
Responsabili dell'esercito israeliano hanno precisato che il muro sarà costruito in base alle condizioni del terreno lungo il confine della Cisgiordania e sarà fatto con reticolati ad alta tensione, filo spinato, barriere anticarro, trincee, blocchi di cemento armato alti tre metri, sensori elettronici, telecamere mobili e torrette di guardia. Il passaggio tra le due parti è previsto in determinati punti presidiati da posti di blocco.
La direzione dell'Anp ha chiesto la convocazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu definendo "un atto di pirateria il furto evidente di terre palestinesi''. Arafat ha definito la costruzione del muro "un atto razzista e fascista di apartheid'' per cui "non lo accetteremo mai, faremo di tutto per impedirlo''. La Lega Araba ha denunciato che il muro "ricorda pratiche che il mondo non ha mai accettato'', la separazione fisica tra popoli e razze diverse, l'impossibilità di spostarsi da un luogo all'altro, la negazione della libertà di circolare.
Dirigenti palestinesi hanno denunciato che gli israeliani costruiscono il muro non sulla cosiddetta Linea verde che divide la Cisgiordania da Israele ma a distanze tra i 5 e i 20 chilometri all'interno dei territori palestinesi occupati. In questa maniera ingloberà i principali insediamenti dove vive circa l'80% dei coloni, annettendoli di fatto a Israele. "Alzando un muro su un percorso simile Israele annette una considerevole porzione della Cisgiordania, stabilisce un confine arbitrario, viola tutte le norme internazionali'' ha denunciato il capo della delegazione palestinese ai negoziati di pace, Saeb Erekat.
Il regime sionista ribatte che non vuole definire un nuovo confine geografico ma solo garantire la propria sicurezza. Si smaschera però solo osservando che le colonie comprese dentro il muro sono sostanzialmente quelle di cui prevedeva l'annessione a Israele il piano di pace messo a punto nell'estate del 2000 tra Clinton e Barak. Un progetto che solo di recente Arafat ha detto di accettare. Sharon però non perde tempo nelle discussioni e passa all'attuazione.
Il regime sionista comincia a costruire il muro e da parte dell'Unione europea invece che una condanna arriva un nuovo segnale di appoggio al boia Sharon. Il 17 giugno i ministri degli Esteri della Ue hanno aggiornato la lista delle formazioni "terroristiche'' i cui beni finanziari devono essere congelati; nell'elenco, di cui fanno parte Hamas e la Jihad, sono stati inseriti i cinque gruppi palestinesi delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa che fanno parte di Al Fatah, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), il gruppo di Abu Nidal, il fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando generale (Fplp-Cg) di Ahmed Jibril e il Fronte per la liberazione della Palestina.
L'Unione europea conferma di essere a fianco di Israele e degli Usa nel sostenere l'equazione resistenza uguale terrorismo, e nel sostenere Sharon che dice di combattere il terrorismo ma vuole distruggere la resistenza palestinese. Non una parola per costringere Sharon a ritirarsi dai territori occupati, a rispettare le risoluzioni dell'Onu che glielo impongono, a chiedere l'intervento anche militare dell'Onu per costringere il regime sionista a cessare il massacro dei palestinesi e a rispettare i loro diritti.
Alla provocazione della Ue ha risposto con un comunicato il Fplp, una delle principali organizzazioni costitutive dell'Olp, che ha ribadito: "noi del Fplp siamo contrari agli attacchi contro i civili e abbiamo detto più volte che la resistenza deve avere come obiettivi i coloni e i soldati. Tuttavia riconosciamo il diritto del nostro popolo di rispondere ai massacri portati avanti contro di esso dalle forze di occupazione. Non possiamo condannare una persona che sacrifica la sua vita per difendere il suo popolo e il suo paese anche se non approviamo tali metodi di lotta''. Il Fplp ricorda che all'assassinio per mano israeliana del suo segretario generale Abu Ali Mustafa ha risposto giustiziando il ministro razzista Zeevi.

26 giugno2002