Il tormento di intellettuali del "centro-sinistra''
SIAMO O NON SIAMO IN UN REGIME FASCISTA?
I "dissidenti'' dell'Ulivo son dovuti andare a Parigi per trattare il tema: "Italia, la resistibile caduta della democrazia''.
PER "IL MANIFESTO'' DIRE FASCISMO E' "FUORVIANTE''
Si è svolto il 12 gennaio a Parigi, presso l'Ecole Normale Superieure, un incontro-dibattito organizzato dal Collégie International de Philosophie, sul tema: "Italia, la resistibile caduta della democrazia''. All'incontro hanno partecipato numerosi intellettuali francesi e italiani. Tra questi ultimi Antonio Tabucchi e Gianni Vattimo. Hanno inviato adesioni il Nobel Dario Fo, il poeta Mario Luzi e il regista Bernardo Bertolucci. Il partecipato dibattito ha messo in evidenza forti preoccupazioni degli intellettuali di "centro-sinistra'' italiani e d'oltralpe per il regime che si è impiantato con Berlusconi al governo, che diversi hanno equiparato al fascismo, e per il "sonno'' che sembra dominare nel Paese e impedisce a molti di rendersene conto.
Questo il succo dell'avvenimento, come è stato riportato da alcuni giornali, che però ci induce ad alcune riflessioni. La prima è senz'altro quella che finalmente sembra esserci un risveglio di coscienza da parte degli intellettuali di "centro-sinistra'', e in generale democratici e antifascisti, che cominciano ad accorgersi del regime fascista che è stato imposto silenziosamente al Paese, anche grazie alla complicità e all'acquiescienza della "sinistra'' parlamentare. Segno evidente che stanno crescendo, a livello di massa, l'inquietudine e l'allarme per il regime fascista berlusconiano, e gli intellettuali non possono non sentire questa pressione dal basso che li spinge a prendere posizione in merito, rompendo talvolta anche la soporifera cortina di ipocrisia e opportunismo stesa dai rimbambiti e sonati partiti del "centro-sinistra''.
Ma la riflessione che viene spontanea immediatamente dopo è: perché hanno avuto bisogno di andare all'estero, per poter dire che in Italia vige un regime fascista? Di che hanno paura? Non vorremmo che la scelta fosse dettata da opportunismo, dalla paura cioè di essere tacciati di "massimalismo'' , di "vetero-comunismo'', di spirito "antiliberale'' e "antioccidentale'' e così via. Per cui va a finire che, in ossequio a questi spauracchi, si tace in casa, adeguandosi al "sonno'' generale, e ci si va a sfogare all'estero, nel chiuso di convegni accademici noti soltanto agli addetti ai lavori.
E che non si tratti di un sospetto infondato lo dimostrano anche certi interventi sia nel convegno che in margine ad esso: come per esempio quello di Beppe Sebaste, riportato da "il manifesto'' del 13 gennaio, in cui ha sostenuto che "non abbiamo neanche i termini per definire quello che sta succedendo'' e che la parola "fascismo'' può anche essere "fuorviante''. Stesso atteggiamento opportunista dimostrato dalla trotzkista Rossana Rossanda, che su "il manifesto'' del 17 gennaio invece di regime fascista parla di "autoritarismo berlusconiano'' che "sta installandosi in modo soft, a opinione pubblica sonnacchiosa e opposizione parlamentare flebile''.
Insomma, anziché incoraggiare e alimentare questo inizio di presa di coscienza sulla natura fascista del regime berlusconiano, i trotzkisti come al solito confondono le carte, seminano dubbi sull'esistenza stessa di esso,lo riducono a un generico e meno offensivo "regime autoritario'', e quindi in ultima analisi lo coprono. Certo che se per vedergli abbassare il loro spocchioso e interessato scetticismo ci vogliono i carri armati nelle strade e le carceri piene di oppositori, allora stiamo freschi.
Che cosa ci vuole ancora per "convincere'' questi opportunisti con gli occhi foderati di prosciutto? Non gli basta ancora quel che ci ha già fatto vedere il nuovo Mussolini di Palazzo Chigi, con il suo aperto presidenzialismo e la sua sfacciata megalomania, gli attacchi all'indipendenza della magistratura, la repressione selvaggia delle manifestazioni di piazza e il rafforzamento dell'apparato poliziesco, il razzismo, gli attacchi ai diritti dei lavoratori e alla scuola pubblica, le leggi ritagliate sui suoi interessi, la riduzione del parlamento a una macchina ratifica-decreti, il nazionalismo, il militarismo e l'interventismo guerrafondaio, la quasi totale omologazione dei mass-media, per riconoscere i tratti del regime fascista mussoliniano sotto le nuove forme e i nuovi vessilli dietro cui si copre?

23 gennaio 2002