Alla cava Sari si ritorna a sversare rifiuti
I sindaci di Terzigno e Boscoreale e il procuratore Mancuso si devono dimettere subito
L'annullamento delle ordinanze rappresenta un atto fascista e calpesta la volontà popolare. I Comitati antidiscarica del vesuviano denunciano la farsa di regime

Dal nostro corrispondente della Campania 
Annullate le ordinanze firmate nei giorni scorsi dai sindaci di Terzigno e di Boscoreale che vietavano, rispettivamente, lo sversamento dei rifiuti a cava Sari e il transito degli autocompattatori diretti alla cava. È il risultato ottenuto da interventi minacciosi, fascisti e giudiziari che hanno negato i risultati dell'allarme legato alle sostanze inquinanti riscontrate più volte, e da tecnici diversi, nelle falde acquifere e nei terreni adiacenti alla cava. La procura di Nola rende noto, infatti, che il sindaco Auricchio, in seguito alla stessa ordinanza che vieta agli autocompattatori di sversare i rifiuti a cava Sari, è indagato non solo per "interruzione di pubblico servizio", ma anche per "procurato allarme". L'ordinanza era stata scritta durante il consiglio comunale straordinario del 13 novembre, insieme agli avvocati che stanno offrendo sostegno legale ai comitati, certi che il sindaco potesse intervenire per "gravi ragioni di salute pubblica".
Gli sversamenti per i signori del palazzo possono quindi riprendere, tutto a danno della salute delle popolazioni locali. Dalla trascrizione di una seduta della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, diffusa dai comitati antidiscarica dell'Area vesuviana, emerge però che le preoccupazioni sull'inquinamento dell'area sarebbero in realtà condivise dagli stessi magistrati ma poi, evidentemente, sono arrivati a negarle pubblicamente dopo un mese.
"La provincia di Napoli, nella persona del dirigente, l'ingegnere Celano... ha trovato una serie di inadempienze anche abbastanza gravi e significative per quanto riguarda il pericolo di infiltrazione nel terreno dei reflui, di percolati vari e così via... Io spero che di tutto questo non venga a diffondersi notizia nella cittadinanza. Lei sa quale densità di abitanti, insieme ad altri insediamenti produttivi altrettanto inquinanti, vive in quel posto".
Queste parole sono state pronunciate da Paolo Mancuso, procuratore di Nola, lo stesso che ha rilasciato, in data 18 novembre, un comunicato nel quale asserisce con estrema chiarezza che cava Sari non rappresenta un pericolo per la salute della cittadinanza dal momento che dalle analisi delle acque di falda effettuate non si riscontra nessun inquinamento.
Ora, Mancuso, in base agli atti sopra citati, dovrebbe spiegare come mai dichiara il contrario di quello che aveva riportato in commissione pochi mesi fa. Un pericolo che gli attivisti dei comitati antidiscarica di Terzigno e Boscoreale hanno sottolineato più volte, evidenziando come l'inquinamento della falda profonda sia da attribuire alle gestioni precedenti della discarica, che per trent'anni ha accolto rifiuti industriali e tossici; ma la procura di Nola si spinge oltre, ipotizzando che un ulteriore carico di rifiuti indifferenziati, come quello conferito negli ultimi mesi e ripreso in questi giorni, possa migliorare le condizioni preesistenti e "promuovere" magari un auto-bonifica delle falde acquifere (sic!).
Un atto fascista e antipopolare che dimostra come le istituzioni locali e nazionali in camicia nera non vogliono risolvere il dramma rifiuti in Campania, mentre nelle strade di Napoli e provincia si rischia il disastro ambientale e sanitario e nessuno dei politicanti della destra e della "sinistra" del regime, responsabili di questo ecogenocidio viene messo in galera.
In merito all'annullamento delle ordinanze di sversamento alla Sari, il Movimento difesa del territorio area vesuviana ha immediatamente, tramite un comunicato stampa, smentito tale operazione con una presa di posizione netta e di denuncia a questa nuova farsa di regime.
Ecco alcuni stralci del comunicato del Movimento difesa del territorio area vesuviana:
"La discarica Sari è una bomba ecologica in un'area devastata e da bonificare. Lo confermano anche i dati delle analisi sulle falde che evidenziano un'impressionante presenza di metalli pesanti a centinaia di metri di profondità. Ci sono enormi pressioni per nascondere questa semplice verità, ma al di là delle dichiarazioni stampa, nessun tecnico dell'Arpac o dell'Asl ha messo la faccia (e la firma) su un documento in cui si dice che 'non c'è pericolo'. Il pericolo c'è e non è certo un semplice problema di 'puzza' (comunque insopportabile).
Se la cava Vitiello rappresentava un pericolo per il futuro, la discarica Sari (e le altre non bonificate) sono il pericolo di oggi! Rischia di essere allargata e continuerà a ricevere 'rifiuti di ogni sorta'. Noi non gliene daremo la possibilità! Siamo governati da sindaci scodinzolanti, politici-camorristi e procuratori corrotti; lo dimostra anche il fatto di utilizzare l'esclusione dalla legge 123 della discarica Cava Vitiello come una mera tattica strategica atta, da una parte, a riassorbire il conflitto sociale esploso nel vesuviano e, dall'altra, a sbloccare ulteriori fondi fas (raggirando così anche il diniego che più volte è arrivato dalla comunità europea). Altri 150 milioni di euro elargiti dall'Unione e stornati alle Regioni per far fronte alle difficoltà del bilancio pubblico, stanno per essere sacrificati anch'essi sull'altare degli affari, dell'incenerimento e delle megadiscariche! Dobbiamo e possiamo fermarli subito!".
Anche noi marxisti-leninisti campani ci associamo condividendo la forte denuncia degli attivisti antidiscarica dei comuni vesuviani, chiedendo che questi scellerati sindaci si dimettano subito insieme al procuratore capo della procura di Nola, Paolo Mancuso, per aver permesso la continuazione della devastazione ambientale e perché continuano nel crimine di attentato alla salute del popolo. Il PMLI continuerà a battersi, insieme ai Comitati per la difesa dell'ambiente e della salute di tutta la Campania, per un nuovo piano rifiuti basato sulla raccolta differenziata porta a porta, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti.

24 novembre 2010