Il Sinodo dei vescovi chiede a Israele di ritirarsi dai territori palestinesi
Inviato Onu nei territori occupati: l'occupazione israeliana sta diventando irreversibile

Il Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, riunito a Città del Vaticano, lo scorso 22 ottobre ha chiesto a Israele di ritirarsi dai territori palestinesi. Nel testo diffuso dal Vaticano si afferma che "la comunità internazionale, in particolare l'Onu" lavori per una soluzione dei problemi della regione "attraverso l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e attraverso l'adozione delle misure giuridiche necessarie per mettere fine all'occupazione dei differenti territori arabi". Ivi comprese le siriane alture del Golan, ancora sotto controllo militare di Tel Aviv.
L'assemblea sinodale, a cui partecipano con il papa tutti i patriarchi e i vescovi mediorientali, si riferisce alla risoluzione 242 e alle successive del Consiglio di sicurezza dell'Onu che chiedevano a Israele il ritiro dai territori occupati nella guerra del 1967.
Il documento del Sinodo sottolinea che l'occupazione israeliana dei territori palestinesi è una delle cause destabilizzanti di tutta la regione: "abbiamo avuto coscienza dell'impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la regione, soprattutto sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell'occupazione israeliana: la mancanza di libertà di movimento, il muro di separazione e le barriere militari, i prigionieri politici, la demolizione delle case, la perturbazione della vita economica e sociale e le migliaia di rifugiati".
Un messaggio di denuncia chiaro che è stato sprezzantemente rigettato dal regime sionista. Il vice ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, ha affermato che il Sinodo sul Medio Oriente "è stato preso in ostaggio da una maggioranza anti-israeliana" e ha rispedito al mittente le affermazioni del documento definendole "attacchi politici nel segno della migliore tradizione della propaganda araba".
I paesi imperialisti, complici del regime sionista, hanno fatto finta di nulla rispetto le posizioni del Vaticano. Un sostegno indiretto è venuto dall'Onu con l'inviato speciale dell'Onu per i diritti umani nei Territori occupati, Richard Falk, che sempre il 22 ottobre, in una relazione al Palazzo di Vetro ha denunciato che la colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme Est è ormai così estesa che equivale a una annessione. "L'allargamento della presenza ebraica a Gerusalemme Est attraverso la costruzione di insediamenti illegali, demolizioni di case arabe e la revoca del diritto di residenza ai palestinesi" allontana anche l'ipotesi che Gerusalemme Est possa diventare la capitale dello Stato palestinese (financo nella strada senza via d'uscita della soluzione imperialista dei due Stati), ha denunciato Falk a fronte di una occupazione/annessione che si rafforza a partire dal via libera alla costruzione di altre 600 case per i coloni sionisti in Cisgiordania data dal governo Netanyahu alla fine del settembre scorso.

3 novembre 2010