Somalia
Gli insorti islamici chiedono la resa del governo fantoccio
Si combatte a Mogadiscio

Le formazioni islamiche che nel 2006 avevano dovuto lasciare la capitale della Somalia in seguito all'invasione dell'esercito etiopico, pilotato dagli Usa, sono tornate a Mogadiscio e solo l'intervento dei "caschi blu" dell'Amisom, da 4.800 soldati ugandesi e burundesi, ha permesso al governo di mantenere il controllo di parte della città.
Lo scorso 7 febbraio si era insediato il nuovo presidente somalo, Sheik Sharif Ahmed, un islamico moderato sponsorizzato dalle potenze imperialiste occidentali per sostituire il più affidabile ma screditato ex presidente Abdullahi Yusuf Ahmed, che non era riuscito a riprendere il pieno controllo del paese, una volta costrette al ritiro le forze delle Corti islamiche. Le formazioni islamiche si erano ritirate nelle regioni perifieriche e si sono riorganizzate fino a essere in grado di riprendere l'offensiva e controllare quasi tutto il sud del paese, parte del centro e delle aree orientali. Ai primi di maggio è iniziato l'attacco che le ha portate a controllare diverse zone di Mogadiscio. E a inviare il 7 luglio, dopo quattro giorni di battaglia in varie parti della capitale e financo intorno al palazzo presidenziale, un ultimatum al governo: "abbandonate le armi e sciogliete questo esecutivo fantoccio".
A sostegno del governo fantoccio si è schierata l'Igad, l'organizzazione che riunisce Etiopia, Kenya, Sudan, Uganda, Somalia e Gibuti, che ha chiesto all'Unione Africana (Ua) e al Consiglio di sicurezza dell'Onu di rivedere le regole di ingaggio dell'Amisom per permettergli di partecipare a pieno titolo alla difesa della capitale e ha chiesto, alla riunione del Consiglio di Sicurezza, di rivedere la risoluzione 1725 del 2006 che vieta ai Paesi vicini di intervenire militarmente in Somalia.
I paesi del'Igad vogliono violare la sovranità della Somalia perché a loro giudizio il paese sarebbe oggetto di una "evidente aggressione" e non di uno scontro interno.
Nelle questioni interne somale si ingerisce senza dubbio l'imperialismo americano che, secondo una denuncia del quotidiano ugandese The Monitor, fornirebbero indirettamente alle forze governative somale armi e munizioni tramite i militari ugandesi dell'Amisom presenti in Somalia. Il governo ugandese ha smentito la notizia ma è stato sbugiardato dallo stesso comandante delle truppe ugandesi in Somalia che ha dichiarato che i suoi soldati hanno solo "favorito il trasferimento delle armi al governo somalo perché gli americani non possono farlo da soli, non essendo presenti sul terreno". Il presidente ugandese Museveni è uno dei migliori alleati degli Usa nella Regione, come pure il presidente etiope Zenawi con l'Etiopia che scalpita per avere il permesso di rimandare i propri soldati a Mogadiscio.

15 luglio 2009