Due articoli del 1931 e del 1932 del grande maestro del proletariato internazionale
Stalin: su alcune questioni di storia del bolscevismo
Lettera alla redazione della rivista "Proletarskaja Revoljucija"
La vita di Stalin non è stata una passeggiata. Prima al fianco di Lenin poi come suo successore ha sempre lottato all'interno del Partito comunista dell'Urss e del movimento comunista internazionale contro i revisionisti di destra e il trotzkismo per difendere e far trionfare la linea proletaria rivoluzionaria e il socialismo. Nei due suoi scritti che qui di seguito pubblichiamo ne abbiamo una chiara prova.
Per capire Stalin e imparare da lui non c'è altra strada che studiare le sue opere. Per sapere come sono andate effettivamente le cose nell'Urss di Lenin e Stalin, occorre studiare le opere di questi due grandi maestri del proletariato internazionale.
Trotzki e Krusciov hanno inventato tante balle su Stalin, oggi riprese dal neoduce Berlusconi, che hanno confuso le idee a tanti sinceri comunisti italiani. Ma se si studiano le opere di Lenin e Stalin tutto diventa chiaro e si capisce quello che dobbiamo fare per essere dei veri comunisti, far bene la lotta di classe e concorrere al trionfo del socialismo sul capitalismo e l'imperialismo. Chi non fa questo studio, vuol dire che non vuol sapere niente di socialismo e di comunismo, che sta dall'altra parte della barricata, anche se si ritiene un comunista.

Stimati compagni!
Protesto decisamente contro la pubblicazione nella rivista "Proletarskaja Revoljucija" (n° 6, 1930) dell'articolo antipartito e semitrotzkista di Sluckij "I bolscevichi sulla socialdemocrazia tedesca nel periodo della sua crisi prebellica" come articolo di discussione.
Sluckij afferma che Lenin (i bolscevichi) sottovalutò il pericolo del centrismo nella socialdemocrazia tedesca e in generale prebellica, cioè che sottovalutò il pericolo di un dissimulato opportunismo e i pericoli di un conciliatorismo con l'opportunismo. Per dirla altrimenti, secondo Sluckij ne segue che Lenin (i bolscevichi) non condusse una intransigente lotta contro l'opportunismo, dato che una sottovalutazione del centrismo è, in sostanza, il rifiuto di una sviluppata lotta contro l'opportunismo. Ne segue, in tal modo, che Lenin nel periodo precedente la guerra non era ancora un autentico bolscevico, e che soltanto nel periodo della guerra imperialistica, o perfino alla fine di questa guerra, Lenin diventò un autentico bolscevico.
Così racconta nel suo articolo Sluckij. E voi, invece di stigmatizzare questo "storico" di fresco come un calunniatore e un falsificatore, intervenite con lui in una discussione e gli offrite una tribuna. Non posso non protestare contro la pubblicazione nella vostra rivista dell'articolo di Sluckij quale articolo di discussione, poiché non si può trasformare in oggetto di discussione la questione del bolscevismo di Lenin, la questione se Lenin condusse una intransigente lotta di principio contro il centrismo quale nota varietà di opportunismo, o se non la condusse, se Lenin fu un autentico bolscevico oppure se non fu tale.
Nella vostra dichiarazione "Dalla redazione", inviata al CC il 20 ottobre, voi riconoscete che la redazione ha fatto un errore pubblicando l'articolo di Sluckij in qualità di articolo di discussione. E questo, certamente, è bene, nonostante che la dichiarazione della redazione sia apparsa con un grande ritardo. Ma voi fate, nella vostra dichiarazione, un nuovo errore, dichiarando che "la redazione ritiene politicamente estremamente attuale e necessaria una ulteriore elaborazione, sulle pagine di `Proletarskaja Revoljucija', di tutta una cerchia di problemi legati al reciproco rapporto dei bolscevichi con la II Internazionale prebellica". Il che significa che voi intendete coinvolgere nuovamente la gente in una discussione su questioni che sono degli assiomi del bolscevismo. Questo significa che la questione del bolscevismo di Lenin voi pensate nuovamente di trasformarla da assioma in un problema che necessiti di "ulteriore elaborazione". Perché, e su quale fondamento?
è a tutti noto che il leninismo è nato, cresciuto e si è rafforzato in una inesorabile lotta contro l'opportunismo d'ogni risma, nel cui novero anche il centrismo in Occidente (Kautsky), e il centrismo qui da noi (Trotzki e altri). Questo non possono negarlo nemmeno i più diretti nemici del bolscevismo. è un assioma. Ma voi ci trascinate indietro, cercando di trasformare un assioma in un problema che esige una "ulteriore elaborazione". Perché, su quale fondamento? Forse per ignoranza della storia del bolscevismo? Forse per un putrido liberalismo, affinché gli Sluckij e gli altri allievi di Trotzki non possano dire che gli tappano la bocca? è abbastanza strano il liberalismo predicato a spese dei vitali interessi del bolscevismo...
Che cosa propriamente la redazione ritiene degno di disamina e discussione nell'articolo di Sluckij?
1) Sluckij afferma che Lenin (i bolscevichi) non ha condotto una linea di rottura, di scissione con gli opportunisti della socialdemocrazia tedesca, con gli opportunisti della II Internazionale del periodo prebellico. Voi volete discutere a proposito di questa tesi trotzkista di Sluckij. Ma che cosa c'è qui da discutere? Davvero non è chiaro che Sluckij semplicemente calunnia Lenin e i bolscevichi? La calunnia è necessario stigmatizzarla, e non trasformarla in un oggetto di discussione.
Ogni bolscevico sa, se egli è realmente un bolscevico, che Lenin ancora molto prima della guerra, all'incirca dagli anni 1903-1904, quando si formò in Russia il gruppo dei bolscevichi e quando per la prima volta diedero a far sapere di sé i sinistri nella socialdemocrazia tedesca, - condusse una linea di rottura, di scissione con gli opportunisti sia da noi, nel Partito socialdemocratico russo, sia laggiù, nella II Internazionale, e in particolare nella socialdemocrazia tedesca.
Ogni bolscevico sa che proprio per questo i bolscevichi già allora (1903-1905) si acquistarono, tra le fila degli opportunisti della II Internazionale, l'onorevole gloria di "scissionisti" e di "disorganizzatori". Ma che cosa poteva fare Lenin, che cosa potevano fare i bolscevichi, se i socialdemocratici di sinistra nella II Internazionale e, innanzitutto, nella socialdemocrazia tedesca costituivano un debole e impotente gruppo, non strutturato organizzativamente, ideologicamente non ferrato, e che temeva perfino di pronunciare la parola "rottura", "scissione"? Non si può esigere da Lenin che i bolscevichi promuovessero dalla Russia, per i sinistri, una scissione nei partiti occidentali.
Non voglio dire cha la debolezza organizzativa e ideologica era un tratto caratteristico dei socialdemocratici di sinistra non soltanto nel periodo prebellico. Esso, questo tratto negativo, come è noto, si conservò, per i sinistri, anche nel periodo che seguì alla guerra. è a tutti nota la valutazione dei socialdemocratici tedeschi di sinistra presente nel noto articolo di Lenin "Sull'opuscolo di Junius", pubblicato nell'ottobre 1916, cioè più di due anni dopo l'inizio della guerra, e dove Lenin, criticando tutta una serie di serissimi errori politici dei socialdemocratici di sinistra in Germania, parla di "debolezza di tutti i sinistri tedeschi, avviluppati da tutti i lati dall'infame rete dell'ipocrisia kautskiana, dal pedantismo: dall'`amichevolezza' verso gli opportunisti", dove egli dice che "Junius non si è pienamente emancipato dall'`ambiente' dei socialdemocratici tedeschi, sia pure di sinistra, che temono la scissione, che temono di pronunciare fino in fondo le parole d'ordine rivoluzionarie".
Di tutti i raggruppamenti della II Internazionale i bolscevichi russi furono allora l'unico raggruppamento ad essere in grado, per la sua esperienza organizzativa e preparazione ideologica, di intraprendere qualcosa di serio nel senso di una diretta rottura e scissione con i propri opportunisti nella propria socialdemocrazia russa.
Ecco, se gli Sluckij avessero cercato perfino di non dimostrare, ma semplicemente di ammettere che Lenin e i bolscevichi russi non utilizzarono tutta la loro forza per organizzare una scissione con gli opportunisti (Plechanov, Martov, Dan) ed espellere i centristi (Trotzki e altri sostenitori del Blocco di agosto) - allora sarebbe stato possibile discutere del bolscevismo di Lenin o del bolscevismo dei bolscevichi. Ma fatto è che gli Sluckij non osano nemmeno far parola a favore di una tale assurda ipotesi. Non osano, poiché sanno che i fatti a tutti noti della risoluta politica di rottura con gli opportunisti d'ogni risma perseguita dai bolscevichi russi (1904-1912) stridono decisamente contro una tale ipotesi. Non osano, poiché sanno che il giorno seguente essi saranno inchiodati alla colonna infame.
Ma ecco la questione: potevano i bolscevichi russi attuare la scissione con i propri opportunisti e i centristi-conciliatori molto prima della guerra imperialista (1904-1912) senza condurre nel contempo una linea di rottura, una linea di scissione con gli opportunisti e con i centristi della II Internazionale? Chi può dubitare che i bolscevichi russi ritenevano la propria politica nei riguardi degli opportunisti e dei centristi come un modello di politica per i sinistri in Occidente? Chi può dubitare che i bolscevichi russi incitarono in tutti i modi i socialdemocratici di sinistra in Occidente, in particolare i sinistri nella socialdemocrazia tedesca, alla rottura, alla scissione con i loro opportunisti e centristi? Non è colpa di Lenin e nemmeno dei bolscevichi russi se i socialdemocratici di sinistra in Occidente si rivelarono immaturi per seguire le orme dei bolscevichi russi.
2) Sluckij rimprovera a Lenin e ai bolscevichi di non aver sostenuto i sinistri nella socialdemocrazia tedesca in modo deciso e irrevocabile, di averli sostenuti soltanto con serie riserve e che considerazioni frazionistiche impedirono loro di sostenere i sinistri fino in fondo. Voi volete discutere di questo ciarlatanesco e del tutto falso rimprovero. Ma cosa c'è qui, propriamente, da discutere? Davvero non è chiaro che Sluckij qui manovra e cerca di mascherare con un falso rimprovero contro Lenin e i bolscevichi le reali lacune presenti nella posizione dei sinistri in Germania? Davvero non è chiaro che i bolscevichi non potevano sostenere i sinistri in Germania, che ogni tanto oscillavano tra il bolscevismo e il menscevismo, senza serie riserve, senza una seria critica dei loro errori, senza tradire la classe operaia e la sua rivoluzione? Le birbantesche manovre si devono stigmatizzare e non trasformare in un oggetto di discussione.
Sì, i bolscevichi sostennero i socialdemocratici di sinistra in Germania soltanto con alcune serie riserve, criticando i loro errori semimenscevichi. Ma per aver fatto questo li si deve plaudire e non rimproverare.
Ci sono persone che dubitano di questo?
Rivolgiamoci a fatti più noti della storia.
a) Nel 1903 apparvero serie divergenze tra i bolscevichi e i menscevichi in Russia sulla questione dell'appartenenza al partito. Con la loro formulazione circa l'appartenenza al partito i bolscevichi volevano creare una briglia organizzativa contro l'afflusso degli elementi non proletari nel partito. Il pericolo di un tale afflusso era allora più che reale, dato il carattere democratico-borghese della rivoluzione russa. I menscevichi russi difendevano la posizione opposta, che apriva largamente le porte del partito agli elementi non proletari. Data l'importanza delle questioni della rivoluzione russa per il movimento rivoluzionario mondiale i socialdemocratici europei occidentali decisero di intromettersi. E vi si intromisero anche i socialdemocratici di sinistra in Germania, Parvus e Rosa Luxemburg, gli allora leader di sinistra. E cosa ne fu? Entrambi essi si espressero a favore dei menscevichi, e contro i bolscevichi. Inoltre all'indirizzo dei bolscevichi venne lanciata l'accusa di ultracentralismo e di avere tendenze blanquiste. In seguito questi volgari e meschini epiteti vennero raccolti dai menscevichi e diffusi per il mondo intero.
b) Nel 1905 si dispiegarono delle divergenze tra bolscevichi e menscevichi in Russia circa il carattere della rivoluzione russa. I bolscevichi difendevano l'idea di una alleanza della classe operaia con i contadini sotto l'egemonia del proletariato. I bolscevichi affermavano che il problema era che si doveva arrivare a una dittatura democratico-rivoluzionaria del proletariato e dei contadini al fine di passare immediatamente dalla rivoluzione democratico-borghese alla rivoluzione socialista con la garanzia di un sostegno da parte dei contadini poveri delle campagne. I menscevichi in Russia respinsero l'idea di una egemonia del proletariato nella rivoluzione democratico-borghese, e alla politica di alleanza della classe operaia con i contadini essi preferirono una politica di intesa con la borghesia liberale, dichiarando la dittatura democratico-rivoluzionaria del proletariato e dei contadini come un reazionario schema blanquista che contraddice lo sviluppo della rivoluzione borghese. Come accolsero queste dispute i sinistri della socialdemocrazia tedesca Parvus e Rosa Luxemburg? Essi escogitarono uno schema utopico e semimenscevico di rivoluzione permanente (snaturata rappresentazione dello schema marxista della rivoluzione) interamente permeato della negazione menscevica della politica di alleanza della classe operaia e dei contadini, e lo contrapposero allo schema bolscevico della dittatura democratico-rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. In seguito questo schema semimenscevico della rivoluzione permanente venne raccolto da Trotzki (e in parte da Martov) e trasformato in un'arma di lotta contro il leninismo.
c) Nel periodo precedente la guerra nei partiti della II Internazionale entrò sulla scena, come una delle questioni più attuali, la questione nazionale e coloniale, la questione delle nazioni oppresse e delle colonie, la questione dei metodi di lotta contro l'imperialismo, la questione dei metodi di abbattimento dell'imperialismo. Nell'interesse dello svolgimento della rivoluzione proletaria e dell'accerchiamento dell'imperialismo i bolscevichi proposero una politica di sostegno del movimento di emancipazione delle nazioni oppresse e delle colonie sulla base dell'autodeterminazione delle nazioni e svilupparono lo schema di un fronte unico tra la rivoluzione proletaria dei paesi avanzati e il movimento rivoluzionario di emancipazione delle colonie e dei paesi oppressi. Gli opportunisti di tutti i paesi, i socialsciovinisti e i social-imperialisti di tutti i paesi non tardarono a scagliarsi contro i bolscevichi a tale riguardo. I bolscevichi vennero trattati con mordente, come se fossero stati dei cani di poco conto. Quale posizione occuparono allora i socialdemocratici di sinistra in Occidente? Essi svolsero una teoria semimenscevica dell'imperialismo, rigettarono il principio dell'autodeterminazione delle nazioni nella sua concezione marxista (fino alla separazione e alla formazione di Stati indipendenti), rifiutarono la tesi del serio valore rivoluzionario del movimento di emancipazione delle colonie e dei paesi oppressi, rifiutarono la tesi della possibilità di un fronte unico tra la rivoluzione proletaria e il movimento di liberazione nazionale, e a tutto questo contrapposero tutta una brodaglia semimenscevica che rappresenta una integrale sottovalutazione della questione nazionale e coloniale nello schema marxista dei bolscevichi. è noto che poi questa brodaglia semimenscevica la raccolse Trotzki e la utilizzò come arma di lotta contro il leninismo.
Tali sono gli errori, a tutti noti, dei socialdemocratici di sinistra in Germania.
E già non parlerò degli altri errori dei sinistri tedeschi, criticati nei corrispondenti articoli di Lenin.
Come pure, non parlerò degli errori da essi compiuti nel valutare la politica dei bolscevichi nel periodo del rivolgimento d'Ottobre.
Che cosa ci dicono questi errori dei sinistri tedeschi presi dalla storia del periodo prebellico se non che i socialdemocratici di sinistra, nonostante il loro estremismo, non si erano ancora liberati del bagaglio menscevico?
Certo, nei sinistri in Germania non ci furono soltanto seri errori. Essi avevano sul proprio conto anche grandi e serie azioni rivoluzionarie. Ho presente tutta una serie di loro meriti e di interventi rivoluzionari sulle questioni di politica interna e, in particolare, della lotta elettorale, sulle questioni della lotta parlamentare ed extraparlamentare, sullo sciopero generale, sulla guerra, sulla rivoluzione del 1905 in Russia, ecc. Proprio per questa ragione i bolscevichi si consideravano con loro, e li sostennero e li spinsero avanti. Ma questo non elimina e non può eliminare il fatto che i socialdemocratici di sinistra in Germania, nel contempo, avevano su di sé una intera serie di serissimi errori politici e teorici, che essi non si erano ancora liberati del fardello menscevico e che, dato ciò, necessitavano della più seria critica da parte dei bolscevichi.
Giudicate ora voi stessi, - potevano Lenin e i bolscevichi sostenere i socialdemocratici di sinistra in Occidente senza serie riserve, senza una seria critica dei loro errori, senza tradire gli interessi della classe operaia, senza tradire gli interessi della rivoluzione, senza tradire il comunismo?
Non è forse chiaro che Sluckij, rimproverando Lenin e i bolscevichi del fatto che egli avrebbe dovuto plaudirli se fosse stato un bolscevico, si rivela fino in fondo come un semimenscevico e come un trotzkista mascherato?
Sluckij fa l'ipotesi che Lenin e i bolscevichi, nella loro valutazione dei sinistri in Occidente, partivano da loro considerazioni frazionistiche e che, quindi, i bolscevichi russi sacrificarono agli interessi della propria frazione la grande causa della rivoluzione internazionale. è difficile che si renda necessario dimostrare che non può esserci niente di più vol gare e di più infame di una tale ipotesi. Non può esserci niente di più volgare poiché perfino i più sfrenati e volgari dei menscevichi cominciano ora a comprendere che la rivoluzione russa non è un fatto privato dei russi, ma che essa, al contrario, è un fatto della classe operaia del mondo intero, un fatto della rivoluzione proletaria mondiale. Non può esserci niente di più infame poiché perfino i calunniatori di professione della II Internazionale cominciano ora a comprendere che l'internazionalismo conseguente e fino in fondo rivoluzionario dei bolscevichi è un modello di internazionalismo proletario per gli operai di tutti i paesi.
Sì, i bolscevichi russi avanzarono in primo piano le radicali questioni della rivoluzione russa del tipo delle questioni del partito, del rapporto dei marxisti verso la rivoluzione democratico-borghese, dell'alleanza della classe operaia e dei contadini, dell'egemonia del proletariato, della lotta parlamentare ed extraparlamentare, dello sciopero generale, della trasformazione della rivoluzione democratico-borghese in socialista, della dittatura del proletariato, dell'imperialismo, dell'autodeterminazione delle nazioni, del movimento di liberazione delle nazioni oppresse e delle colonie, della politica di sostegno di questo movimento, ecc. Essi avanzarono queste questioni come pietra angolare su cui verificare la fermezza rivoluzionaria dei socialdemocratici di sinistra in Occidente. Ne avevano essi il diritto? Sì, l'avevano. E non soltanto l'avevano, ma furono costretti ad agire in tal modo, dato che tutte queste questioni erano nel contempo questioni fondamentali della rivoluzione mondiale, ai compiti della quale i bolscevichi subordinavano la propria politica e la propria tattica. Essi furono costretti ad agire in tal modo poiché soltanto su tali questioni era possibile verificare veramente lo spirito rivoluzionario di questi o quei raggruppamenti della II Internazionale. Ci si chiede, in che cosa è qui il "frazionismo" dei bolscevichi russi e, oltre a ciò, dove sono qui le considerazioni "frazionistiche"?
Ancora nel 1902 Lenin scrisse, nel suo libro "Che fare?", che "la storia ha oggi posto davanti a noi un compito immediato che è il più rivoluzionario di tutti i compiti immediati del proletariato di qualsivoglia, altro paese", e che "la realizzazione di questo compito, la distruzione del più potente baluardo della reazione non soltanto europea, ma anche (ora lo possiamo dire) asiatica, farebbe del proletariato russo l'avanguardia del proletariato rivoluzionario internazionale". Dal tempo della pubblicazione del libro "Che fare?" sono trascorsi 30 anni. Nessuno osa negare che gli avvenimenti di questo periodo hanno brillantemente confermato le parole di Lenin. Ma da questo non segue forse che la rivoluzione russa è stata (e rimane) un punto nodale della rivoluzione mondiale e che le radicali questioni della rivoluzione russa sono state nel contempo (e lo sono anche oggi) radicali questioni della rivoluzione mondiale?
Non è forse chiaro che soltanto su così radicali questioni era possibile verificare veramente lo spirito rivoluzionario dei socialdemocratici di sinistra in Occidente?
Non è forse chiaro che le persone che considerano queste questioni come questioni "frazionistiche" si rivelano fino in fondo come dei volgari e dei rinnegati?
3) Sluckij afferma che non è stata ancora trovata una sufficiente quantità di documenti ufficiali che comprovino una risoluta e intransigente lotta di Lenin (dei bolscevichi) contro il centrismo. Di questa tesi burocratica egli si avvale come di un inoppugnabile argomento in favore del principio secondo cui Lenin (i bolscevichi) aveva allora sottovalutato i pericoli del centrismo nella II Internazionale. E voi pretendete di discutere su questo sproposito, su questa truffaldina cavillosità. Ma qui cosa c'è propriamente da discutere? Davvero non è chiaro che con dei discorsi sui documenti Sluckij cerca di mascherare lo squallore e la falsità della sua cosiddetta impostazione?
Sluckij ritiene gli esistenti documenti di partito come insufficienti. Perché, e su quale fondamento? Davvero dei documenti a tutti noti secondo la linea della II Internazionale, così come secondo la linea della lotta interna di partito nella socialdemocrazia russa, sono insufficienti per dimostrare con tutta chiarezza l'intransigenza rivoluzionaria di Lenin e dei bolscevichi nella loro lotta contro gli opportunisti e i centristi? E Sluckij è a conoscenza, in generale, di questi documenti? Quali documenti gli sono ancora necessari?
Ammettiamo che oltre ai documenti già noti sia rinvenuta una gran quantità di altri documenti nella forma, diciamo, di risoluzioni dei bolscevichi che trattano una volta di più della necessità di eliminare il centrismo. Questo significa forse che la presenza di documenti soltanto cartacei è sufficiente a dimostrare l'effettivo spirito rivoluzionario e l'effettiva intransigenza dei bolscevichi nei riguardi del centrismo? Chi, oltre che degli irrimediabili burocrati, può affidarsi ai soli documenti cartacei? Chi altri, oltre ai topi d'archivio, non intende che i partiti e i leader si devono verificare in base alle loro azioni, innanzitutto, e non soltanto sulla scorta delle loro dichiarazioni? La storia conosce non pochi socialisti che con prontezza hanno sottoscritto qualsivoglia risoluzioni rivoluzionarie per rispondere formalmente a dei critici importuni. Ma questo ancora non significa che essi misero in pratica quelle risoluzioni. La storia conosce, inoltre, non pochi socialisti che, con la bava alla bocca, esigevano dai partiti operai degli altri paesi una qualsiasi azione rivoluzionaria. Ma questo non significa ancora che essi, nel loro proprio partito o nel loro proprio paese, non cedessero di fronte ai propri opportunisti, davanti alla propria borghesia. Non è che Lenin ci ha insegnato a verificare i partiti, le tendenze e i leaders rivoluzionari non in base alle loro dichiarazioni e risoluzioni, ma sulla base delle loro azioni?
Non è forse chiaro che se Sluckij in realtà voleva verificare l'intransigenza di Lenin e dei bolscevichi nei loro riguardi verso il centrismo, egli doveva porre a base del suo articolo non già dei singoli documenti e due o tre lettere personali, ma la verifica dei bolscevichi in base ai loro fatti, in base alla loro storia, in base alle loro azioni? Davvero da noi, nella socialdemocrazia russa, non c'erano opportunisti e centristi? Davvero i bolscevichi non condussero una risoluta e intransigente lotta contro tutte queste tendenze? Davvero queste tendenze non erano legate ideologicamente e organizzativamente con gli opportunisti e i centristi dell'Occidente? Davvero i bolscevichi non sconfissero gli opportunisti e i centristi così come non li sconfisse nessun gruppo di sinistra al mondo? Dopo tutto questo, come è possibile dire che Lenin e i bolscevichi sottovalutarono i pericoli del centrismo? Perché Sluckij ha trascurato questi fatti che hanno un valore decisivo per una caratteristica dei bolscevichi? Perché egli non ha utilizzato il più sicuro metodo di una verifica di Lenin e dei bolscevichi in base ai loro fatti, in base alle loro azioni? Perché egli ha preferito il meno sicuro metodo del frugare tra le carte raccolte a caso?
Perché il volgersi al più sicuro metodo di una verifica dei bolscevichi in base ai loro fatti avrebbe ribaltato in un batter d'occhio l'intera impostazione di Slutzkij.
Perché una verifica dei bolscevichi in base ai loro fatti avrebbe mostrato che i bolscevichi sono l'unica organizzazione rivoluzionaria al mondo che ha combattuto fino in fondo gli opportunisti e i centristi e che li ha banditi dal partito.
Perché il volgersi ai fatti reali e alla storia reale dei bolscevichi avrebbe mostrato che i maestri di Slutzkij, i trotzkisti, erano il principale e fondamentale gruppo che introdusse in Russia il centrismo e che, per questo, creò una speciale organizzazione, quale focolaio del centrismo, nella forma del Blocco d'agosto.
Perché una verifica dei bolscevichi in base ai loro fatti avrebbe definitivamente smentito Slutzkij quale falsificatore della storia del nostro partito che cerca di mascherare il centrismo del trotzkismo del periodo prebellico con insultanti accuse a Lenin e ai bolscevichi di sottovalutazione del pericolo del centrismo.
Ecco come stanno le cose, compagni redattori, con Slutzkij e il suo articolo.
Voi vedete che la redazione ha fatto un errore nell'ammettere la discussione con un falsificatore della storia del nostro partito.
Che cosa ha potuto spingere la redazione su questo sbagliato cammino?
Io credo che su questa via l'abbia spinta il putrido liberalismo che oggi ha una certa diffusione tra una parte dei bolscevichi. Alcuni bolscevichi credono che il trotzkismo sia una frazione del comunismo che invece si sbaglia e che fa non poche stupidaggini, talvolta perfino antisovietica, ma tuttavia una frazione del comunismo. Da qui un certo liberalismo nei riguardi dei trotzkisti e di chi la pensa in modo trotzkista. è poco probabile che sia necessario dimostrare che una tale idea del trotzkismo è profondamente errata e dannosa. In realtà il trotzkismo già da tempo ha cessato di essere una frazione del comunismo. In realtà il trotzkismo è il reparto d'avanguardia della borghesia controrivoluzionaria, che conduce la lotta contro il comunismo, contro il Potere sovietico, contro l'edificazione del socialismo nell'URSS.
Chi ha dato alla borghesia controrivoluzionaria l'arma spirituale e ideologica contro il bolscevismo nella forma della tesi circa l'impossibilità di costruire il socialismo nel nostro paese, nella forma della tesi circa l'inevitabilità di una degenerazione dei bolscevichi, ecc.? Quest'arma l'ha data il trotzkismo. Non si può ritenere un caso il fatto che tutti i raggruppamenti antisovietici nell'URSS, nei loro tentativi di motivare l'inevitabilità di una lotta contro il Potere sovietico, si siano riferiti alla nota tesi del trotzkismo circa l'impossibilità di costruire il socialismo nel nostro paese, circa l'inevitabilità di una degenerazione del Potere sovietico, circa la probabilità di un ritorno al capitalismo.
Chi ha dato alla borghesia controrivoluzionaria nell'URSS l'arma tattica nella forma di tentativi di aperti interventi contro il Potere sovietico? Quest'arma gliel'hanno data i trotzkisti, che hanno cercato di inscenare dimostrazioni antisovietiche a Mosca e a Leningrado il 7 novembre 1927. è un fatto che gli interventi antisovietici dei trotzkisti abbiano risollevato lo spirito della borghesia e abbiano dato il via libera al dannoso lavoro degli specialisti borghesi.
Chi ha dato alla borghesia controrivoluzionaria l'arma organizzativa nella forma di tentativi di creare delle organizzazioni antisovietiche clandestine? Quest'arma gliel'hanno data i trotzkisti, che hanno organizzato un proprio gruppo illegale antibolscevismo. è un fatto che il lavoro antisovietico clandestino dei trotzkisti abbia facilitato la formazione organizzata di raggruppamenti antisovietici nell'URSS.
Il trotzkismo è il reparto d'avanguardia della borghesia controrivoluzionaria.
Ecco perché il liberalismo nei riguardi del trotzkismo, sia pure diviso e mascherato, è una scempiaggine che confina col delitto, un tradimento della classe operaia.
Ecco perché i tentativi di alcuni "letterati" e "storici" di far passare di contrabbando nella nostra letteratura il mascherato ciarpame trotzkista devono incontrare, da parte dei bolscevichi, una decisa resistenza.
Ecco perché non si può ammettere una discussione letteraria con i contrabbandieri trotzkisti.
Mi sembra che gli "storici" e i "letterati" del rango dei contrabbandieri trotzkisti cerchino di perseguire il proprio lavoro di contrabbando seguendo due linee.
In primo luogo, essi cercano di dimostrare che Lenin, nel periodo precedente la guerra, abbia sottovalutato i pericoli del centrismo, e inoltre si concede all'inesperto lettore di accorgersi che Lenin, quindi, non fu allora un autentico rivoluzionario, che egli divenne tale soltanto dopo la guerra, dopo che si era "riarmato" con l'aiuto di Trotzki. Tipico rappresentante di un tal genere di contrabbandieri si può considerare lo Sluckij.
Si è visto più sopra che Sluckij e compagni non esitano a indugiare a lungo con loro.
In secondo luogo, essi cercano di dimostrare che Lenin, nel periodo precedente la guerra, non comprese la necessità di trasformare la rivoluzione democratico-borghese in una rivoluzione socialista, e per di più si concede all'inesperto lettore di accorgersi che Lenin, quindi, non era ancora allora un autentico bolscevico, che egli comprese la necessità di una tale trasformazione soltanto dopo la guerra, dopo che egli si era "riarmato" con l'aiuto di Trotzki. Tipico rappresentante di tal genere di contrabbandieri si può considerare il Volosevic, autore di un "Corso di storia del PC(b) dell'URSS".
In verità Lenin ancora nel 1905 scrisse che "dalla rivoluzione democratica cominceremo subito, nella misura delle nostre forze, delle forze del proletariato cosciente e organizzato, a passare alla rivoluzione socialista", che "noi siamo per la rivoluzione ininterrotta", che "non ci fermeremo a mezza strada". è vero che fatti e documenti analoghi si potrebbe trovarne una gran quantità nelle opere di Lenin. Ma i Volosevic scrivono per riuscire, dopo essersi mascherati da bolscevichi, a introdurre con frode il loro contrabbando antileninista, a calunniare i bolscevichi e a falsificare la storia del partito bolscevico.
Vedete anche voi che i Volosevic sono degni degli Sluckij.
Questi sono i "giri e rigiri" dei contrabbandieri trotzkisti.
Potete comprendere voi stessi che non spetta alla redazione facilitare l'attività di contrabbando di simili "storici", mettendo loro a disposizione una tribuna di discussione.
Il compito della redazione consiste, a mio avviso, nell'innalzare alla dovuta altezza le questioni di storia del bolscevismo, nel porre lo studio della storia del nostro partito su binari scientifici e bolscevichi, e nell'accentuare l'attenzione contro i falsificatori trotzkisti e d'ogni altra risma della storia del nostro partito, strappando loro sistematicamente la maschera.
Ciò è tanto più necessario in quanto perfino alcuni dei nostri storici - parlo degli storici senza virgolette, degli storici bolscevichi del nostro partito, - non sono immuni da errori che portano acqua al mulino degli Sluckij e dei Volosevic. Purtroppo non fa eccezione nemmeno il compagno Jaroslavskij, i cui libri sulla storia del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, nonostante i loro pregi, contengono parecchi errori storici e di principio.
Con saluti comunisti
I. Stalin
Rivista "Proletarskaja Revoljucija" N° 6 (113), 1931.

 

Stalin: Risposta a Olechnovic e Aristov
A proposito della lettera alla redazione della rivista "Proletarskaja Revoljucija" "Su alcune questioni di storia del bolscevismo"

Al comp. Olechnovic
Ho ricevuto la Vostra lettera. Rispondo con ritardo per il sovraccarico di lavoro.
Non posso in alcun modo convenire con Voi, compagno Olechnovic. Ed ecco il perché.
1. Non è vero che "il trotzkismo non è mai stato una frazione del comunismo". Dato che i trotzkisti ruppero organizzativamente - sia pure temporaneamente - col menscevismo, ridussero - sia pure temporaneamente - le proprie concezioni antibolsceviche, vennero accolti nel PC(b) e nel Komintern e si sottomisero alle decisioni di questi ultimi, - il trotzkismo era così indubbiamente una parte, una frazione del comunismo.
Il trotzkismo è stato una frazione del comunismo anche nel senso ampio della parola, cioè come parte del movimento comunista mondiale che mantiene una propria particolarità di gruppo, e nel senso ristretto della parola, cioè come una più o meno organizzata frazione all'interno del PC(b) che lottò per influire nel partito. Sarebbe ridicolo negare dei fatti a tutti noti sui trotzkisti, quale frazione presente nel PC(b), fissate nelle risoluzioni dei congressi e delle conferenze del PC(b) stesso.
Il PC(b) non tollera frazioni e non può avviarsi verso una loro legalizzazione? Sì, non le tollera e non può avviarsi verso una loro legalizzazione. Ma questo ancora non significa che i trotzkisti non abbiano costituito in realtà una frazione. è proprio perché i trotzkisti hanno avuto in realtà una propria frazione, per la cui legalizzazione essi hanno lottato, - proprio per questo - tra l'altro per questo - essi si sono poi trovati espulsi dal partito.
Voi provate a rivalervi del fatto che cercate di separare il trotzkismo dai trotzkisti, ritenendo che ciò che riguarda il trotzkismo non può riferirsi ai trotzkisti. In altre parole, Voi volete dire che il trotzkismo non è mai stato una frazione del comunismo, mentre Trotzki e i trotzkisti sono stati una frazione del comunismo. Questa non è altro che scolastica e autoinganno, compagno Olechnovic! Non può esistere trotzkismo senza i portatori del trotzkismo, cioè senza i trotzkisti, così come non possono esistere i trotzkisti senza trotzkismo - sia pure velato e ridimensionato, ma tuttavia trotzkismo, - perché, in caso contrario, essi avrebbero cessato di essere trotzkisti.
In cosa consisteva il tratto caratteristico dei trotzkisti quando essi costituivano una frazione del comunismo? Esso consisteva nel fatto che i trotzkisti oscillavano "permanentemente" tra il bolscevismo e il menscevismo, e, oltre a ciò, queste oscillazioni raggiungevano il loro punto estremo ad ogni svolta del partito e del Komintern, scatenandosi in una lotta frazionistica contro il partito. Che cosa significa questo? Questo significa che i trotzkisti non erano degli effettivi bolscevichi, anche se stavano nel partito e si sottoponevano alle sue decisioni, e che non si poteva nemmeno definirli come degli autentici menscevichi, anche se essi oscillavano sovente dalla parte del menscevismo. Queste oscillazioni stavano alla base della lotta interna di partito tra leninisti e trotzkisti nel periodo di permanenza dei trotzkisti nel nostro partito (1917-1927). Una base delle stesse oscillazioni dei trotzkisti consisteva nel fatto che, pur riducendo le proprie concezioni antibolsceviche ed entrando così nel partito, i trotzkisti non rinunciarono tuttavia a queste concezioni, dato che esse, queste stesse concezioni, riaffioravano con particolare forza ad ogni svolta del partito e del Komintern.
Voi, evidentemente, non siete d'accordo con una tale interpretazione della questione del trotzkismo. Ma allora dovrete giungere a una di queste due errate conclusioni. 0 Voi dovrete giungere a che, entrando nel partito, Trotzki e i trotzkisti rinunciarono del tutto alle proprie concezioni e si trasformarono in effettivi bolscevichi, il che è sbagliato, dato che, stante tale ipotesi, diventa incomprensibile e inesplicabile la continua lotta interna di partito dei trotzkisti contro il partito, e che riempie di sé l'intero periodo di permanenza dei trotzkisti nel nostro partito. Oppure, Voi dovrete giungere alla conclusione che il trotzkismo (i trotzkisti) "tutto il tempo è stato una frazione del menscevismo", il che nuovamente è sbagliato, dato che Lenin e il partito leninista avrebbero compiuto un errore di principio nell'accogliere i menscevichi nel corpo del partito comunista sia pure per un solo momento.
2. Non è giusto dire che il trotzkismo "tutto il tempo è stato una frazione del menscevismo e una delle varietà degli agenti borghesi nel movimento operaio", così come è sbagliato il Vostro tentativo di separare "l'atteggiamento del partito verso il trotzkismo quale teoria e pratica degli agenti borghesi nel movimento operaio" dall'"atteggia-mento del partito, per un determinato lasso di tempo storico, nei riguardi di Trotzki e dei trotzkisti".
In primo luogo, come ho già detto più sopra, Voi fate un errore, un errore scolastico, staccando il trotzkismo dai trotzkisti e viceversa, - i trotzkisti dal trotzkismo. La storia del nostro partito dice che un tale distacco, in quanto esso sia stato tollerato da questa o quella parte del nostro partito, è sempre e interamente andato a vantaggio del trotzkismo, facilitando quest'ultimo a far sparire le tracce nell'acqua nelle sue sortite contro il partito. Posso dirvi in un orecchio che Voi rendete a Trotzki e ai contrabbandieri trotzkisti un grandissimo favore, inserendo nell'uso della nostra pratica politica il metodo dell'artificioso distacco della questione del trotzkismo dalla questione dei trotzkisti?
In secondo luogo, facendo questo errore Voi siete costretto a fare un altro errore, da esso derivante, presumendo che "in un determinato lasso di tempo storico" il partito considerò Trotzki e i trotzkisti come effettivi bolscevichi. Il fatto è che una tale ipotesi è del tutto sbagliata e radicalmente incompatibile con i fatti della storia della lotta interna di partito tra i trotzkisti e i leninisti. Con che cosa spiegare, in tal caso, la continua lotta tra il partito e i trotzkisti per tutto il periodo della permanenza dei trotzkisti nel partito? Non crederete forse che questa sia stato un intrigo, e non una lotta di principio?
Vedete anche Voi che la Vostra "rettifica" alla mia "lettera alla redazione di 'Proletarskaja Revoljuzija"' porta all'assurdo.
In realtà il trotzkismo è stato una frazione del menscevismo fino all'entrata dei trotzkisti nel nostro partito; esso è poi diventato temporaneamente una frazione del comunismo dopo l'entrata dei trotzkisti nel nostro partito, ed esso è poi diventato nuovamente una frazione del menscevismo dopo l'espulsione dei trotzkisti dal nostro partito., "Il cane ritornò alla sua vomitona".
Dunque:
a) non si può affermare che "in un determinato lasso di tempo storico" il partito ritenne Trotzki e i trotzkisti come degli effettivi bolscevichi, dato che una tale ipotesi contraddice radicalmente i fatti della storia del nostro partito nel periodo 1917-1927;
b) non si può ritenere che il trotzkismo (i trotzkisti) "tutto il tempo è stato una frazione del menscevismo", dato che tale ipotesi porterebbe a che, nel periodo 1917-1927, il nostro partito si sarebbe rivelato come un partito del blocco tra bolscevichi e menscevichi, e non un partito bolscevicamente monolitico, il che è del tutto sbagliato e incompatibile con i fondamenti del bolscevismo;
c) non si può artificiosamente distaccare la questione del trotzkismo dalla questione dei trotzkisti senza rischiare di trasformarsi in un involontario strumento delle macchinazioni trotzkiste.
Quale via d'uscita rimane? Ne rimane una sola: convenire col fatto che "in un determinato lasso di tempo storico" il trotzkismo ha rappresentato una frazione del comunismo, - una frazione che oscillava tra il bolscevismo e il menscevismo.
15 gennaio 1932
I. Stalin

Al comp. Aristov

C'è in Voi un malinteso, comp. Aristov.
Di contraddizioni tra l'articolo "La rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi" (1924) e la "lettera alla redazione di 'Proletarskaja Revoljutzija"' (1931) non ce n'é. Questi due documenti rilevano differenti aspetti della questione, e questo è apparso a Voi come una "contraddizione". Ma di "contraddizioni" qui non ce n'é.
Nell'articolo "La rivoluzione d'Ottobre" si dice che nel 1905 non Rosa Luxemburg, ma Parvus e Trotzki avanzarono la teoria della rivoluzione "permanente" contro Lenin. Il che corrisponde pienamente alla realtà storica. Proprio Parvus, che nel 1905 giunse in Russia e redasse uno speciale giornale in cui egli attivamente interveniva per la rivoluzione "permanente" contro la "concezione" leninista, proprio Parvus - e poi, di seguito a Parvus e insieme con lui Trotzki, - proprio questi due bombardarono allora lo schema leninista della rivoluzione contrapponendole la teoria della rivoluzione "permanente". Per ciò che riguarda Rosa Luxemburg, essa si trovava allora dietro le quinte, si astenne da una lotta attiva contro Lenin su questo terreno, preferendo evidentemente non immischiarsi per il momento in questa lotta.
Nella polemica contro Radek, nell'articolo "La rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi", io ho evidenziato la questione su Parvus perché Radek, parlando del 1905 e della rivoluzione "permanente", ha intenzionalmente taciuto di Parvus. Ed egli ha taciuto di Parvus perché dopo il 1905 Parvus divenne una figura odiosa, si fece milionario e si trasformò in un diretto agente degli imperialisti germanici, e Radek non volle legare la teoria della rivoluzione "permanente" all'odioso nome di Parvus, volle cioè eludere la storia. Ma io mi sono messo di traverso e ho mandato a monte le manovre di Radek, ristabilendo la verità storica e rendendo il dovuto a Parvus.
Così stanno le cose con l'articolo "La rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi".
Per ciò che riguarda la "lettera alla redazione di 'Proletarskaja Revoljutzija"', vi si parla già di un altro aspetto della questione, e propriamente del fatto che la teoria della rivoluzione "permanente" la escogitarono Rosa Luxemburg e Parvus. E questo altresì corrisponde alla realtà storica. Non Trotzki, ma Rosa Luxemburg e Parvus escogitarono la teoria della rivoluzione "permanente". Non Rosa Luxemburg, ma Parvus e Trotzki avanzarono nel 1905 la teoria della rivoluzione "permanente" e lottarono attivamente per essa contro Lenin.
In seguito Rosa Luxemburg prese altresì a lottare attivamente contro lo schema leninista della rivoluzione. Ma questo fu già dopo il 1905.
25 gennaio 1932

I. Stalin

"Bol'sevik" n. 16, 30 agosto 19
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