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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 6
La Rivoluzione d'Ottobre


 
Il VI Congresso del POSDR

È nel violento clima di repressione antibolscevico, che si svolge tra la fine di luglio e gli inizi d'agosto, in una situazione nuovamente di clandestinità, il VI Congresso del POSDR(b). Il partito, infatti, diede pubblico annuncio dello svolgimento del Congresso senza renderne invece note, né la data, né il luogo in cui esso si teneva. Le sedi del partito devastate da junker e cosacchi, la stampa borghese che reclamava a gran voce l'arresto dei congressisti, l'Assise di partito si aprì il 26 luglio nel quartiere operaio Vyborg, roccaforte bolscevica nella capitale, dove si tennero le prime sedute, per chiudersi il 3 agosto in una scuola nei pressi della porta di Narva.
Al VI Congresso parteciparono 285 delegati, 157 con voto deliberativo, in rappresentanza di circa 240 mila iscritti. Il Congresso ammise nelle file bolsceviche Trotzki e il suo gruppo centrista, gli interrionali, nato a Pietrogrado nel 1913 e composto essenzialmente da menscevichi trotzkisti e da alcuni ex bolscevichi che avevano lasciato il partito. Essi, ora in contrasto con i menscevichi e dichiarandosi d'accordo con la politica bolscevica, chiesero e ottennero di entrare nel POSDR (b). Molti dirigenti erano assenti perché incarcerati. Lenin, pure assente causa la persecuzione cui era sottoposto dal governo provvisorio, ebbe lo stesso un ruolo fondamentale d'elaborazione politica e l'appoggio di: Stalin, Sverdlov e Orgionikidze.
Il VI Congresso diretto da Stalin e Sverdlov deliberò sulla nuova tattica del partito in previsione dello scontro decisivo per il potere con le forze della controrivoluzione; approvò il nuovo Statuto ed elesse il Comitato centrale.
Stalin presentò i Rapporti sull'attività del Comitato centrale e sulla situazione politica.; rispose ai quesiti e ai chiarimenti richiesti dai delegati sulle principali questioni; pronunciò i discorsi di chiusura al termine del dibattito sui Rapporti e presiedette i lavori della Commissione eletta per la stesura della Risoluzione politica che Stalin stesso presentò il 3 agosto a conclusione del Congresso.
Il partito, pur in quella situazione difficile, vedeva crescere attorno a sé il consenso degli operai, dei contadini e dei soldati. I più coscienti fra loro chiedevano l'ammissione nelle sue file e molti, tra essi, erano quelli che avevano abbandonato le organizzazioni dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari. Nel proletariato e nelle masse popolari russe era ormai sempre più cosciente e diffuso il convincimento che solo i bolscevichi, soltanto la politica bolscevica, miravano al raggiungimento degli obiettivi che avevano portato all'abbattimento dello zarismo e, quindi, alla conquista del socialismo. Tanto la borghesia, che le forze conciliatrici russe avevano gettato la maschera.
Nel suo Rapporto sulla situazione politica, Stalin, in perfetta simbiosi con il pensiero di Lenin, fece un'analisi dettagliata, attenta ed esatta del momento, dando corpo alla nuova tattica bolscevica. "Due vie - precisò Stalin nel suo Rapporto - si sono aperte davanti alla Russia: o si cessa la guerra, si rompono tutti i legami finanziari con l'imperialismo, la rivoluzione va avanti, crollano le fondamenta del mondo borghese e incomincia l'era della rivoluzione operaia; oppure la seconda via, la via della continuazione della guerra e dell'offensiva al fronte, della sottomissione ai voleri del capitale alleato e dei cadetti e, per conseguenza, la soggezione completa al capitale alleato... e il trionfo della controrivoluzione. Una terza via non esiste. ...Il quadro che ci si presenta è quello della dittatura della borghesia imperialistica e dei generali controrivoluzionari. Il governo, che esteriormente lotta contro questa dittatura, di fatto esegue i suoi voleri e costituisce soltanto lo schermo che la protegge dal furore del popolo. I Soviet, resi impotenti e disonorati dalla loro politica di interminabili concessioni, non fanno che completare il quadro e se non vengono eliminati è soltanto perché sono ancora 'necessari' come paravento molto 'utile', 'indispensabile'. Pertanto la situazione è radicalmente cambiata. Anche la nostra tattica deve cambiare. Prima noi eravamo per il passaggio pacifico del potere ai soviet; si supponeva allora che bastasse che il Comitato esecutivo centrale dei soviet approvasse la decisione di prendere il potere, perché la borghesia sgombrasse pacificamente il cammino. ... Adesso non si tiene conto delle decisioni dei soviet. Adesso per prendere il potere è necessario prima abbattere la dittatura esistente. Abbattere la dittatura della borghesia imperialistica: ecco quale deve essere la parola d'ordine immediata del partito. È finito il periodo pacifico della rivoluzione. È subentrato un periodo di scontri e di esplosioni. La parola d'ordine dell'abbattimento dell'attuale dittatura può essere realizzata solo a condizione di un nuovo potente sviluppo politico in tutta la Russia. Tutto il processo di sviluppo del paese e la circostanza che nessuna delle questioni essenziali della rivoluzione è stata risolta - poiché le questioni della terra, del controllo operaio, della pace e del potere non sono state risolte - rendono inevitabile questo sviluppo. Le repressioni non fanno che rendere più tesa la situazione, poiché non risolvono nessuna delle questioni poste dalla rivoluzione. Le forze fondamentali del nuovo movimento saranno il proletariato delle città e gli strati dei contadini poveri. In caso di vittoria saranno essi a prendere il potere nelle mani...".39
La questione del potere politico in Russia era diventata centrale, così come la natura e il carattere socialista della fase rivoluzionaria che si stava sviluppando. Le problematiche che essa poneva e a cui occorreva dare risposta, erano fondamentalmente quattro: l'assunzione del potere politico da parte della classe operaia e dei contadini poveri; l'applicazione del controllo operaio sulla produzione e sulla ripartizione dei prodotti; la terra ai contadini e la fine della guerra. Il dibattito congressuale fu ampio e approfondito, in particolare attorno a due questioni di fondo: la nuova parola d'ordine del partito sull'abbattimento della dittatura della borghesia imperialistica in sostituzione della parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet", frutto della fine del periodo del "dualismo di potere"; e sul ruolo dei contadini poveri nello sviluppo della lotta rivoluzionaria e la loro alleanza con la classe operaia. Su questi aspetti furono formulate, da parte dei congressisti, anche delle domande.
Stalin rispose ai quesiti posti, nella seduta del 31 luglio: "Sul primo punto: 'Quali forme di organizzazione di lotta propone il relatore al posto dei soviet dei deputati operai?', rispondo che questo modo d'impostare la questione è errato. Io non mi sono espresso contro i soviet come forma di organizzazione della classe operaia; non è la forma organizzativa di un'istituzione rivoluzionaria che porta a lanciare una parola d'ordine, ma il contenuto che costituisce la carne e il sangue di questa istituzione... Adesso noi lanciamo la parola d'ordine del passaggio del potere nelle mani del proletariato e dei contadini poveri. Quindi non è della forma che si tratta, ma della classe che deve prendere il potere, si tratta della composizione dei soviet. ...Sui punti secondo e terzo - come comportarsi praticamente verso gli attuali soviet - la risposta è del tutto chiara. Per quanto riguarda il passaggio di tutto il potere al Comitato esecutivo centrale dei soviet, questa parola d'ordine è superata. E non si tratta d'altro. La questione dell'abbattimento dei soviet è una pura invenzione. Nessuno l'ha posta qui. Se noi proponiamo di abolire la parola d'ordine 'Tutto il potere ai soviet!', non ne deriva affatto che si debba dire: 'Abbasso i soviet!'. E noi, pur abbandonando questa parola d'ordine, non usciremo tuttavia dal Comitato centrale esecutivo dei soviet, malgrado tutta la miserabile funzione da esso assolta in questi ultimi tempi. I soviet locali hanno ancora una funzione da compiere, poiché dovranno opporsi alle pretese del governo provvisorio, e in questa lotta noi li appoggeremo. Ripeto dunque: l'abbandono della parola d'ordine del passaggio del potere nelle mani dei soviet non significa affatto 'Abbasso i soviet!'. Il nostro atteggiamento verso i soviet nei quali siamo in maggioranza è quello della massima simpatia. Vivano e si rafforzino questi soviet. Ma la forza non è più nei soviet. Prima il governo provvisorio emanava un decreto e il Comitato esecutivo dei soviet emanava un controdecreto, e soltanto quest'ultimo acquistava forza di legge... Adesso il governo provvisorio non tiene alcun conto del Comitato esecutivo centrale. Non per volontà propria il Comitato esecutivo centrale dei soviet decise, in un secondo tempo, di non partecipare alla commissione d'inchiesta sugli avvenimenti del 3-5 luglio, ma ne fu impedito per ordine di Kerenski. Non si tratta adesso di conquistare la maggioranza nei soviet, il che di per sé è molto importante, ma di abbattere la dittatura controrivoluzionaria. Sul quarto punto - definizione più concreta del concetto di 'contadini poveri' e indicazione delle loro forme di organizzazione - rispondo che il termine 'contadini poveri' non è un termine nuovo. Esso è stato introdotto nella letteratura marxista dal compagno Lenin fin dal 1905; ...Gli strati dei contadini poveri sono quegli strati che si trovano in disaccordo con i contadini ricchi. Il soviet dei deputati contadini 'che rappresenta' circa 80 milioni di contadini (calcolando anche le donne) è un'organizzazione di contadini ricchi. I contadini poveri conducono una lotta accanita contro la politica di questo soviet. Mentre il capo del partito socialista-rivoluzionario, Cernov, e poi Avxentiev e altri propongono ai contadini di non prendere subito la terra, ma di attendere che l'Assemblea costituente risolva in generale la questione agraria, i contadini per tutta risposta prendono la terra, la coltivano, s'impadroniscono delle scorte, ecc. ...Questo solo fatto dimostra chiaramente che la campagna è divisa in strati superiori e inferiori e che i contadini non costituiscono più un tutto unico. Gli strati superiori seguono prevalentemente i socialisti-rivoluzionari, gli inferiori non possono vivere senza la terra e nei confronti del governo provvisorio stanno all'opposizione. A questi strati appartengono i contadini con poca terra, che posseggono un solo cavallo o neppure quello, ecc. Vicino ad essi stanno gli strati che sono quasi privi di terra, i semiproletari. Sarebbe illogico, in un periodo rivoluzionario, non cercare di raggiungere una certa intesa con questi strati contadini. Ma allo stesso tempo è necessario organizzare separatamente i braccianti e raggrupparli attorno al proletariato. È difficile prevedere quale sarà la forma di organizzazione di questi strati... In generale i soviet sono la forma più adeguata di organizzazione delle masse; ma non sono le istituzioni che ci interessano, bensì il loro contenuto di classe. Dobbiamo sforzarci di ottenere che anche le masse distinguano la forma dal contenuto...".40
Il 3 agosto 1917 il VI Congresso del POSDR (b) si chiuse con l'approvazione del progetto di risoluzione politica presentato da Stalin, respingendo due emendamenti frutto di posizioni trotzkiste presentate da Preobragenski, che voleva subordinare l'attuazione della rivoluzione socialista in Russia allo scoppio della rivoluzione proletaria nell'Europa occidentale e da Bucharin, che tendeva a negare le differenziazioni di classe tra i contadini, sostenendo che essi erano uniti in un blocco con la borghesia e non avrebbero dato appoggio alcuno alla classe operaia.
Venne quindi approvato il nuovo Statuto del partito con l'adozione dei principi del centralismo democratico ed eletto il nuovo Comitato centrale. In esso vennero nominati o riconfermati tra gli altri: Lenin, Stalin, Sverdlov, Zinoviev Kamenev, Bucharin, ed eletto tra i nuovi componenti anche Trotzki.
Nel paese si era prossimi allo scontro decisivo. La borghesia scatenò l'attacco che nei suoi piani doveva risultare definitivo contro le forze rivoluzionarie: i soviet, nei quali la direzione e il controllo di menscevichi e socialisti-rivoluzionari era in un inarrestabile declino; la classe operaia; le masse dei contadini poveri e i soldati che in misura sempre maggiore aderivano al movimento rivoluzionario. Kerenski e il governo provvisorio decisero il rinvio dell'Assemblea costituente, convocando in alternativa ad essa, la Conferenza di Mosca. Stalin, sul n. 14 del "Raboci i soldat", ne smaschera prontamente lo scopo: "... Indire una conferenza - scrive - di commercianti e di industriali, di grandi proprietari fondiari e di banchieri, di membri della Duma zarista e di menscevichi e socialisti-rivoluzionari già addomesticati, proclamando 'Assemblea nazionale' questa conferenza, per ottenere che essa approvi la politica dell'imperialismo e della controrivoluzione e faccia ricadere gli oneri della guerra sulle spalle degli operai e dei contadini: ecco qual è la 'via d'uscita' della controrivoluzione. La controrivoluzione ha bisogno di un proprio parlamento, di un proprio centro, ed essa se lo crea. La controrivoluzione ha bisogno della fiducia dell''opinione pubblica', ed essa se la crea. Qui è tutta l'essenza della questione...". 41


Leale discepolo di Lenin

Dopo questa conferenza, a fine agosto, si ebbe il tentativo delle forze più reazionarie della controrivoluzione di attuare un colpo di Stato che estromettesse dal potere il governo provvisorio, per instaurare una dittatura militare, la rivolta del generale Kornilov, destinata a un totale fallimento.
Per contro, l'attività dei bolscevichi dopo il VI Congresso del partito, è tutta volta a creare le condizioni per il completo trionfo della rivoluzione proletaria. Il ruolo di Stalin in essa, contrariamente a quanto i tentativi mistificatori di controrivoluzionari e revisionisti abbiano voluto far credere, è stato fondamentale e determinante.
La riunione plenaria del Comitato centrale del POSDR (b) del 5 agosto delibera la formazione di un organismo ristretto dello stesso CC. Stalin, ne viene eletto membro. Egli, inoltre, per il periodo che va dall'agosto fino a fine ottobre, dirige l'organo centrale del partito che verrà pubblicato con le testate: "Proletari", "Raboci" e "Raboci put", partecipando anche alla redazione del "Raboci i soldat".
Su questi giornali scriverà una serie di articoli e di editoriali di rilevante importanza per l'attività del partito e l'indirizzo politico delle masse rivoluzionarie. Suo, ad esempio, è l'editoriale del n. 4 del "Raboci" dal titolo "Noi esigiamo", in cui denuncia il tentativo golpista di Kornilov, dando altresì, le indicazioni necessarie alla sua sconfitta: "Gli avvenimenti incalzano - scrive Stalin -. Dopo la Conferenza di Mosca, la resa di Riga (caduta il 21 agosto a seguito dell'offensiva tedesca sul fronte lettone, iniziata due giorni prima - NdA) e la richiesta di repressioni. Dopo il fallimento delle repressioni contro i soldati al fronte, voci provocatorie circa un 'complotto dei bolscevichi' e nuove richieste di repressioni. Dopo che le voci provocatorie sono state smascherate, l'azione aperta di Kornilov che chiede che il governo provvisorio sia rovesciato e si proclami la dittatura militare. Inoltre il partito di Miliukov, il partito della libertà del popolo, esce dal governo, come durante le giornate di luglio, appoggiando con ciò apertamente il complotto controrivoluzionario di Kornilov. Le conseguenze sono state la marcia dei reggimenti di Kornilov su Pietrogrado allo scopo di instaurare la dittatura militare, la destituzione di Kornilov da parte del governo provvisorio, la dichiarazione di Kerenski sulla crisi, l'uscita di Kisckin dal partito cadetto, implicato nel complotto, la formazione del cosiddetto Direttorio rivoluzionario. Ne consegue: È un fatto che la controrivoluzione aveva bisogno del 'complotto bolscevico' per sgombrare il cammino a Kornilov, che marcerebbe su Pietrogrado per 'domare i bolscevichi'. È un fatto che tutta la stampa borghese, ... ha appoggiato Kornilov, spargendo insistentemente, in questi giorni, voci sul 'complotto dei bolscevichi'. È un fatto che l'azione attuale di Kornilov è soltanto la continuazione dei noti intrighi dell'alto comando controrivoluzionario, che nel mese di luglio ha ceduto Tarnopol e nel mese di agosto Riga, per sfruttare i 'rovesci' al fronte onde ottenere il trionfo 'definitivo' della controrivoluzione. È un fatto che il partito cadetto si è trovato adesso, come nel mese di luglio, nello stesso campo dei traditori al fronte e dei peggiori controrivoluzionari all'interno. Il nostro partito aveva ragione di denunciare i cadetti quali ispiratori della controrivoluzione borghese. Il nostro partito aveva ragione di esigere che si combattesse risolutamente la controrivoluzione e si arrestassero le persone 'compromesse' (Kaledin, ecc.) fin dai primi di giugno... Gli operai e i soldati prenderanno tutte le misure per respingere risolutamente le bande controrivoluzionarie di Kornilov, se queste faranno la loro comparsa a Pietrogrado rivoluzionaria. Gli operai e i soldati non permetteranno che le luride mani dei nemici della rivoluzione insozzino la capitale della Russia. Essi difenderanno col proprio petto la bandiera di lotta della rivoluzione. Ma essi difenderanno la bandiera della rivoluzione non per sostituire ad una dittatura, il cui spirito è loro estraneo, un'altra dittatura ugualmente estranea, ma per aprire la strada al trionfo completo della rivoluzione russa... A tale scopo il partito bolscevico rivendica: 1) L'allontanamento immediato, all'interno e al fronte, dei generali controrivoluzionari, la loro sostituzione con generali eletti dai soldati e dagli ufficiali e, in generale, l'attuazione di una completa democratizzazione dell'esercito. 2) La ricostituzione delle organizzazioni rivoluzionarie dei soldati, le uniche capaci di stabilire la disciplina democratica nell'esercito. 3) L'annullamento dei decreti repressivi di ogni genere e in primo luogo della pena di morte. 4) Il passaggio immediato, a disposizione dei comitati contadini, di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari, assicurando scorte ai contadini poveri. 5) L'introduzione, per legge, della giornata lavorativa di otto ore e l'organizzazione del controllo democratico sulle fabbriche, sulle officine, sulle banche, assicurando la maggioranza ai rappresentanti operai. 6) La completa democratizzazione delle finanze e in primo luogo la tassazione spietata dei capitali e delle proprietà capitalistiche e la confisca degli scandalosi profitti di guerra. 7) L'organizzazione di un giusto sistema di scambi fra città e campagna, perché la città riceva i rifornimenti necessari e la campagna le merci indispensabili. 8) La proclamazione immediata del diritto dei popoli della Russia all'autodecisione. 9) La restaurazione delle libertà, la proclamazione della repubblica democratica e la convocazione immediate dell'Assemblea costituente. 10) L'annullamento dei trattati segreti con gli alleati e l'offerta di condizioni per una pace generale democratica.
Il partito dichiara che senza l'attuazione di queste rivendicazioni è impossibile salvare la rivoluzione che da sei mesi è soffocata nella morsa della guerra e nello sfacelo generale. Il partito dichiara che l'unico mezzo per attuare queste rivendicazioni è la rottura coi capitalisti, la completa liquidazione della controrivoluzione borghese e il passaggio del potere nelle mani degli operai, dei contadini e dei soldati rivoluzionari. Questa è l'unica via d'uscita che può salvare il paese e la rivoluzione dalla catastrofe"
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Instancabile e preziosa è anche l'azione e la direzione politica esercitate da Stalin nei Soviet, che era indispensabile conquistare alla politica bolscevica e che proprio a partire dal mese di agosto ad essa aderiranno sempre più massicciamente e diffusamente, e nel partito. Il 27 agosto Stalin prepara, per conto della frazione bolscevica, la risoluzione sulla situazione politica che poi presenta la riunione del Comitato esecutivo centrale dei Soviet. Negli ultimi due giorni d'agosto partecipa alle riunioni del Comitato centrale del partito che esaminavano: la prima, i mezzi per combattere la rivolta controrivoluzionaria di Kornilov e, la seconda, la questione del potere. Qui, viene incaricato di svolgere la relazione sulla situazione politica alla sessione plenaria del Comitato centrale.
Sempre in stretto contatto con Lenin, che dal suo rifugio in Finlandia seguiva passo passo l'evolversi della situazione, Stalin è attento a dirigere il partito in perfetta sintonia politica con il pensiero e le indicazioni del leader bolscevico in esilio; rintuzzando sul nascere il tentativo di quanti, all'interno del partito, cercavano di minarne la linea e le decisioni scaturite dal Congresso. È quanto succede, e non sarà l'ultima volta, nella riunione del Comitato centrale del 15 settembre. In essa Stalin propone di sottoporre alla discussione delle organizzazioni del partito due lettere di Lenin, "I bolscevichi devono prendere il potere" e "Il marxismo e l'insurrezione", che Kamenev, contrario alle tesi leniniste, voleva venissero nascoste ai militanti e addirittura bruciate. In quegli stessi giorni, Stalin si impegnò, anche qui in pieno accordo con Lenin e in opposizione a Kamenev, Rykov e Zinoviev, per il boicottaggio da parte del POSDR(b) alle decisioni della Conferenza democratica, che si riunì il 14 settembre e che portò alla formazione del Consiglio della repubblica, il cosiddetto "preparlamento", un organismo rappresentativo di tutte le forze politiche, ma dominato dalle forze borghesi e conciliatrici, che permise a Kerenski di varare il suo ultimo governo di coalizione (menscevichi, socialisti-rivoluzionari, cadetti) per sostituire il "direttorio" da lui stesso costituito a seguito del tentato colpo di Stato di Kornilov. Il Comitato centrale bolscevico decise per il boicottaggio del Consiglio della repubblica, imponendo ai riottosi Kamenev e Teodorovic, di lasciare i seggi del "preparlamento". Stalin stesso sostenne la direttiva del boicottaggio del preparlamento nella riunione del 21 settembre della frazione bolscevica, che partecipava alla Conferenza democratica. E, sempre Stalin, fa il punto, sull'organo centrale del partito, di quanto emerso dalla Conferenza. "... A questa conferenza - scrive nell'editoriale del n.12 del "Raboci put" - sono emerse due linee sulla questione del potere. La prima linea è quella della coalizione aperta col partito cadetto. Viene predicata dai difensisti menscevichi e socialisti-rivoluzionari. È stata sostenuta alla conferenza dall'accanito conciliatore Tsereteli. La seconda linea è quella della rottura radicale col partito cadetto. Essa è propugnata dal nostro partito, dai socialisti-rivoluzionari e dai menscevichi internazionalisti. È stata sostenuta alla conferenza da Kamenev. La prima linea conduce all'instaurazione del potere della borghesia imperialistica sul popolo, poiché l'esperienza del governo di coalizione ha mostrato che la coalizione coi cadetti è il dominio del grande proprietario fondiario sul contadino, al quale non viene data la terra, il dominio del capitalista sull'operaio, che viene condannato alla disoccupazione, il dominio della minoranza sulla maggioranza, che viene gettata in preda alla guerra e allo sfacelo, alla fame e alla rovina. La seconda linea conduce all'instaurazione del potere del popolo sui grandi proprietari fondiari e sui capitalisti, poiché rompere col partito cadetto significa appunto assicurare la terra ai contadini, il controllo sulla produzione agli operai, una pace giusta alla maggioranza lavoratrice. La prima linea esprime la fiducia nel governo esistente, lasciandogli i pieni poteri. La seconda linea esprime la sfiducia nel governo e si batte per il passaggio del potere ai rappresentanti diretti dei soviet degli operai, dei contadini e dei soldati... Ma la conferenza non è l'ultima istanza. Le due linee che abbiamo sopra esposto non fanno che esprimere ciò che esiste nella realtà. Ma nella realtà non abbiamo un solo potere, ne abbiamo due: il potere ufficiale, che è il direttorio, e il potere non ufficiale, che sono i soviet e i comitati. Il tratto caratteristico del momento è la lotta fra questi due poteri, sebbene essa sia condotta ancora sordamente e inconsapevolmente. La conferenza è evidentemente destinata ad aggiungere sulla bilancia un peso decisivo affinché il potere sia conferito al direttorio. Ma sappiano i signori conciliatori, aperti e mascherati, che chi si schiera col direttorio instaura il potere della borghesia, entra inevitabilmente in conflitto con le masse degli operai e dei soldati e deve agire contro i soviet e i comitati. I signori conciliatori non possono ignorare che l'ultima parola spetta ai comitati e ai soviet rivoluzionari".43
Il 23 settembre in un'apposita riunione, il Comitato centrale approva la lista dei candidati bolscevichi all'Assemblea costituente. Tra essi vi sono Lenin e Stalin, che partecipa a quest'elezione nelle circoscrizioni elettorali di Pietrogrado, della Transcaucasia, di Iekaterinoslav e Stavropol.
Il 7 ottobre Lenin rientra clandestinamente dal suo esilio in Finlandia, trovando rifugio sicuro in una casa del quartiere operaio Vyborg, a Pietrogrado. Il giorno successivo, s'incontra con Stalin per definire le questioni inerenti l'insurrezione. Nella riunione del Comitato centrale del 10 ottobre, Lenin presenta la risoluzione sulla necessità dell'insurrezione armata. Il Comitato centrale l'approva e decide di costituire un apposito ufficio politico, composto da sette membri. Lenin è a capo dell'ufficio, e Stalin ne entra a far parte. Contro la risoluzione sull'insurrezione si schierano Kamenev e Zinoviev, mentre Trotzki presentò un emendamento, respinto dal CC, che di fatto avrebbe compromesso il buon esito della rivoluzione. Trotzki, infatti, voleva rinviare l'insurrezione a dopo l'apertura del II Congresso dei Soviet. Ciò equivaleva a temporeggiare e svelare anticipatamente la data dell'insurrezione, permettendo al governo provvisorio di potersi organizzare nel migliore dei modi per fronteggiare l'insurrezione popolare. Lo scontro con Kamenev e Zinoviev si rinnova nella sessione del Comitato centrale del 16 ottobre. È una sessione allargata ai militanti del partito con responsabilità dirigenti nei Soviet, nei sindacati, negli organismi di base delle fabbriche e dei reparti militari. Anche in questa occasione Kamenev e Zinoviev si schierano contro l'insurrezione. Zinoviev propose una seconda risoluzione in contrapposizione a quella presentata da Lenin.
Lenin invitava tutti gli operai e i soldati a mobilitare le forze e preparare in tutti gli aspetti l'insurrezione, appoggiando il "Centro del partito" nominato per l'organizzazione e la direzione concreta dell'insurrezione ed esprimendo fiducia piena nel CC e nel Soviet che indicheranno tempestivamente il momento favorevole per lanciare l'offensiva rivoluzionaria. È Stalin che in sede di CC, critica duramente Kamenev e Zinoviev. Nel suo intervento egli afferma tra l'altro: "... Si dice che bisogna attendere che il governo sferri l'attacco, ma bisogna intendere che cos'è un attacco. L'aumento del prezzo del pane, l'invio dei cosacchi nella regione del Donez, ecc., tutte queste cose sono già un attacco. Fino a quando aspettare, se non ci sarà un attacco armato? Ciò che propongono Kamenev e Zinoviev dà, oggettivamente, alla controrivoluzione la possibilità di prepararsi e di organizzarsi. Noi ci ritireremmo senza fine e porteremmo la rivoluzione alla disfatta. Perché non assicurarsi la possibilità di scegliere la data e le condizioni dell'insurrezione, in modo da non permettere alla controrivoluzione di organizzarsi? ... Due vie si presentano: o orientarsi verso la vittoria della rivoluzione e volgere lo sguardo all'Europa, o non credere nella rivoluzione e voler essere solo all'opposizione... Noi dobbiamo prendere fermamente e irrevocabilmente il cammino dell'insurrezione".44
Il Comitato centrale, al termine dei suoi lavori, approvò la risoluzione di Lenin con 20 voti a favore, 2 contrari e 3 astenuti, respinse la mozione Zinoviev e elesse il "Centro del partito" per la direzione dell'insurrezione, organismo composto da Sverdlov, Dzerzinski, Bubnov, Uritskij, con a capo Stalin. Decise il CC, anche di inviare alcuni tra i dirigenti nelle varie città e regioni del paese per coordinare l'organizzazione dell'azione insurrezionale. A tale scopo vennero nominati Dzerzinski, Frunze, Iaroslavskij, Kaganovic, Kirov, Kuibyscev, Molotov, Orgionikidze, Voroscilov e Zdanov.
Ecco come Stalin racconta le sedute del CC del partito del 10 (23) e del 16 (29) ottobre 1917 nel discorso dal titolo "Trotzkismo o leninismo?": "Prendo i verbali della seduta del CC del nostro partito del 10 (23) ottobre 1917. Sono presenti: Lenin, Zinoviev, Kamenev, Stalin, Trotzki, Sverdlov, Uritski, Dzerzinski, Kollontai, Bubnov, Sokolnikov, Lomov. Viene discussa la situazione politica e l'insurrezione. Dopo la discussione è messa ai voti la risoluzione del compagno Lenin sull'insurrezione. La risoluzione viene approvata con una maggioranza di dieci contro due. Pare che la cosa sia chiara: il CC con una maggioranza di dieci contro due ha preso la decisione di passare al lavoro pratico immediato per organizzare l'insurrezione. Il Comitato centrale elegge alla stessa seduta il centro politico per dirigere l'insurrezione, col nome di Ufficio politico e composto da Lenin, Zinoviev, Stalin, Kamenev, Trotzki, Sokolnikov e Bubnov ... Passiamo ora alla leggenda sulla funzione particolare di Trotzki nell'insurrezione d'Ottobre. I trotzkisti propalano insistentemente la voce secondo cui l'animatore e l'unico dirigente dell'insurrezione d'Ottobre sarebbe stato Trotzki. Queste voci vengono messe in giro, con particolare insistenza, da Lenzner, il cosiddetto redattore delle opere di Trotzki. Lo stesso Trotzki, ignorando sistematicamente il partito, il CC del partito e il comitato di Pietrogrado, passando sotto silenzio la funzione dirigente di questi organismi nell'insurrezione e spingendosi insistentemente avanti come figura centrale dell'insurrezione, contribuisce volontariamente o involontariamente a diffondere le dicerie su una funzione particolare da lui avuta nell'insurrezione. Sono ben lontano dal negare la parte senza dubbio importante avuta da Trotzki nell'insurrezione. Ma devo dire che Trotzki non ha avuto e non poteva avere nessuna funzione particolare nell'insurrezione d'Ottobre, e che, essendo presidente del Soviet di Pietrogrado, egli non ha fatto che eseguire la volontà delle istanze competenti di partito, che guidavano ogni suo passo...
Prendiamo i verbali della seduta successiva del CC del 16 (29) ottobre 1917. Sono presenti i membri del CC, più i rappresentanti del Comitato di Pietrogrado, più i rappresentanti dell'organizzazione militare, dei comitati delle fabbriche e officine, dei sindacati, dei ferrovieri. Oltre ai membri del CC vi sono anche Krylenko, Sciotman, Kalinin, Volodarski, Scliapnikov, Latsis e altri. In tutto 25 persone. Viene discussa l'insurrezione sotto l'aspetto puramente pratico e organizzativo. Viene approvata la risoluzione di Lenin sull'insurrezione con una maggioranza di venti contro due e tre astenuti. Viene eletto il centro pratico per la direzione organizzativa dell'insurrezione. Chi entra a far parte di questo centro? Vengono eletti cinque compagni: Sverdlov, Stalin, Dzerzinski, Bubnov, Uritski. Compiti del centro pratico: dirigere tutti gli organi pratici dell'insurrezione, conformemente alle direttive del Comitato centrale. In tal modo, a questa seduta del CC è accaduto, come vedete, qualcosa di 'orrendo', cioè nel centro pratico, chiamato a dirigere l'insurrezione, non è entrato, 'strano a dirsi', l''animatore', la 'figura principale', l''unico dirigente' dell'insurrezione, Trotzki. Come conciliare questo con l'opinione corrente sulla funzione particolare di Trotzki? Non è vero che tutto ciò è alquanto 'strano', come direbbe Sukhanov, oppure come direbbero i trotzkisti? Tuttavia in questo non vi è, in fondo, nulla di strano, poiché Trotzki, persona relativamente nuova per il nostro partito nel periodo dell'Ottobre, non ha avuto e non poteva avere nessuna funzione particolare né nel partito né nell'insurrezione dell'Ottobre. Egli, come tutti i dirigenti responsabili, non era che un esecutore della volontà del CC e dei suoi organi. Chi conosce il meccanismo di direzione del partito bolscevico, capirà senza grandi difficoltà che la cosa non avrebbe neppure potuto essere diversa: sarebbe bastato che Trotzki trasgredisse la volontà del CC perché egli perdesse ogni influenza sul corso degli avvenimenti. Le chiacchiere sulla funzione particolare di Trotzki sono una leggenda, propalata dalle servizievoli comari 'del partito'"
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La reazione, nel frattempo, rinserra le file. Si forma l'"Unione degli ufficiali" che raccoglie le forze militari controrivoluzionarie a disposizione del governo provvisorio, composte essenzialmente da reparti di cosacchi e dagli junker. Kerenski tenta anche, in un ultimo estremo tentativo di salvare il suo potere, di trasferire il governo a Mosca, consegnando Pietrogrado ai tedeschi pur di impedire l'insurrezione. Il suo progetto fallì grazie alla decisa protesta degli operai e dei soldati della guarnigione di Pietrogrado, che costrinsero il governo provvisorio a rimanere nella capitale.
Il partito bolscevico era impegnato appieno nei preparativi politici e militari dell'insurrezione. Proprio a questo scopo Stalin partecipa il 20 ottobre alla prima seduta del Comitato militare rivoluzionario del Soviet di Pietrogrado e, successivamente, a Palazzo Smolny - che sarà sede del centro operativo dell'insurrezione - intervenendo all'Assemblea dei delegati sindacali di Pietrogrado. Ancora una volta Kamenev e Zinoviev agirono contro il partito operando, questa volta, una vera e propria opera di tradimento. Il 18 ottobre, infatti, rilasciarono una dichiarazione al giornale menscevico "Novaia Gizn" dichiarando che il partito bolscevico stava preparando un'insurrezione che essi definivano un'operazione avventurista, rivelando, in tal modo, ai nemici del proletariato russo l'imminenza dell'offensiva rivoluzionaria. Lenin al Comitato centrale bolscevico, attaccò Kamenev e Zinoviev accusandoli di aver "denunciato a Rodzianko e Kerenski la decisione del CC del loro partito per l'insurrezione armata", proponendo per loro, l'espulsione dal partito.
A seguito delle dichiarazioni di Kamenev e Zinoviev ed anche della vanagloria di Trotzki, che in una seduta del Soviet di Pietrogrado rivelò la data dell'insurrezione, il governo provvisorio prese delle misure per prevenire e soffocare la rivoluzione. Alcuni reparti militari vennero ritirati dal fronte e fatti affluire nella capitale, unendosi alle truppe cosacche e agli allievi ufficiali. In una seduta segreta Kerenski, che con il governo provvisorio si era trincerato nel Palazzo d'Inverno, decide di attaccare e occupare militarmente alla vigilia dell'apertura del II Congresso dei Soviet, lo Smolny, per schiacciare il centro dirigente dell'insurrezione. Operazione resa tuttavia vana dalla decisione del Comitato centrale bolscevico di anticipare la data dell'insurrezione.
La mattina del 24 ottobre un reparto di junker attaccava la sede dell'organo centrale del partito bolscevico, il "Raboci put", sequestrando le copie del giornale e ponendo i sigilli all'ingresso piantonato dai mezzi blindati. Ma già alle dieci del mattino, su indicazione di Stalin, reparti di soldati rivoluzionari e della "Guardia rossa" (gli operai in armi), avevano ricacciato indietro gli assalitori e riaperto la redazione e la tipografia del "Raboci put", che uscì con l'editoriale di Stalin "Che cosa ci occorre?", con l'esortazione ad abbattere il governo provvisorio. "Dopo la vittoria della rivoluzione di febbraio - scrisse Stalin - il potere è rimasto nelle mani dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, dei banchieri e degli speculatori, degli accaparratori e degli incettatori: ecco in che consiste il fatale errore degli operai e dei soldati, ecco dov'è la causa delle attuali sciagure all'interno e al fronte. Bisogna immediatamente correggere questo errore; è giunto il momento in cui un ulteriore ritardo minaccerebbe di rovina tutta la causa della rivoluzione. All'attuale governo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti bisogna sostituire un nuovo governo di operai e contadini. Bisogna sostituire l'attuale governo, che si è nominato da sé, che non è stato eletto dal popolo e non è responsabile davanti al popolo, con un governo riconosciuto dal popolo, eletto dai rappresentanti degli operai, dei soldati e dei contadini e responsabile davanti a questi rappresentanti. Bisogna sostituire il governo di Kisckin-Konovalov con il governo dei soviet dei deputati operai, soldati e contadini. Ciò che non è stato fatto a febbraio, deve esser fatto oggi. Così, e solo così, si può conquistare la pace, il pane, la terra e la libertà. Operai, contadini, soldati, cosacchi, lavoratori tutti! Volete che invece dell'attuale governo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti sia al potere un nuovo governo di operai e contadini? Volete che il nuovo governo della Russia dichiari, secondo le rivendicazioni dei contadini, l'abolizione dei diritti dei grandi proprietari fondiari sulla terra e trasferisca tutte le terre dei grandi proprietari fondiari senza riscatto ai comitati contadini? Volete che il nuovo governo della Russia renda pubblici i trattati segreti dello zar, li consideri non impegnativi ed offra a tutti i popoli in guerra una pace giusta? Volete che il nuovo governo della Russia reprima completamente coloro che ricorrono alle serrate e gli speculatori che aggravano deliberatamente la fame e la disoccupazione, lo sfacelo e il carovita? Se volete questo, raccogliete tutte le vostre forze, sollevatevi tutti insieme, come un sol uomo, e organizzate assemblee, eleggete delegazioni, esponete le vostre rivendicazioni per il loro tramite al Congresso dei Soviet, che si aprirà domani a Palazzo Smolny. Se agirete tutti unanimi e con decisione, nessuno oserà opporsi alla volontà del popolo. Il vecchio governo cederà il posto al nuovo, tanto più pacificamente quanto più fortemente, in modo organizzato e poderoso, voi agirete. E tutto il paese marcerà allora arditamente e decisamente alla conquista della pace per i popoli, della terra per i contadini, del pane e del lavoro per coloro che hanno fame. Il potere deve passare nelle mani dei soviet dei deputati operai, soldati e contadini. Al potere ci deve essere un nuovo governo, eletto dai soviet, revocabile dai soviet, responsabile davanti ai soviet".46
Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre Lenin lascia il suo rifugio al quartiere Vyborg e raggiunge lo Smolny, dove subito si incontra con Stalin. Fianco a fianco i due dirigenti bolscevichi dirigono l'insurrezione. Il proletariato russo si accinge ormai a conquistare il potere: è il trionfo della Rivoluzione Socialista d'Ottobre, il cui sviluppo possente si estenderà tra l'ottobre 1917 e il febbraio 1918 a tutto il paese.
Alle 22 e 45 del 25 ottobre 1917 a Palazzo Smolny si aprì il II Congresso dei Soviet di tutta la Russia, che emanò il seguente proclama: "Forte della volontà dell'immensa maggioranza degli operai, dei soldati e dei contadini, forte dell'insurrezione vittoriosa degli operai e della guarnigione di Pietrogrado, il Congresso prende il potere nelle proprie mani".47
Nella notte del 26 ottobre, il II Congresso dei Soviet promulgò i suoi due primi decreti: il decreto sulla pace e il decreto sulla terra; dando vita anche al primo governo sovietico. Di esso vennero chiamati a far parte Lenin, in qualità di Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo e Stalin, in qualità di Commissario del popolo per le nazionalità.