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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 9
L'aggressione imperialista e la controrivoluzione interna

 

L'uscita dalla guerra e il breve periodo di tregua conquistato dalla Repubblica sovietica al duro prezzo di una "pace disgraziata", come Lenin definì il trattato firmato a Brest-Litovsk, fu decisivo per il governo, la classe operaia e i contadini rivoluzionari della Russia per avviare e sviluppare tutte le iniziative e le attività necessarie a consolidare la dittatura del proletariato, il grande processo di trasformazione socialista del paese, la sua capacità di difesa sia politica sia militare dall'aggressione controrivoluzionaria che di lì a poco la borghesia russa e l'imperialismo mondiale avrebbero scatenato per annientare il primo Stato socialista.
Possiamo brevemente sintetizzare queste iniziative e queste attività che hanno permesso il consolidamento del potere sovietico in Russia e la riorganizzazione del sistema sociale ed economico su base socialista e che hanno avuto il loro massimo impulso proprio nel periodo successivo alla conclusione della pace con la Germania. Il controllo e la nazionalizzazione della Banca di Stato e delle banche private introdotti dai decreti del Consiglio dei Commissari del popolo sull'annullamento dei prestiti interni ed esteri contratti dal governo zarista e dal governo provvisorio, sulla trasformazione dell'organizzazione bancaria in monopolio di Stato con la confluenza delle banche private in quella statale e la creazione della Banca popolare unificata della Repubblica russa.
L'avvio del programma di nazionalizzazione dell'industria, a partire dalle grandi fabbriche e dagli stabilimenti minerari, metallurgici, tessili, ecc., fino a coprire la totalità dei settori produttivi.
Il complesso e difficile avvio del lavoro nelle aziende nazionalizzate e l'incremento della produttività sulla base dell'organizzazione del lavoro socialista, del rafforzamento della nuova disciplina, della preparazione di quadri operai in grado di dirigere le fabbriche, i settori produttivi e l'economia.
Tutto ciò assieme alla definizione del programma di sviluppo dell'industria pesante, per garantire la vittoria del settore socialista su tutti gli altri settori dell'economia del paese. Il controllo sulle principali branche del commercio. La creazione presso il Consiglio superiore dell'economia nazionale di una speciale commissione per lo studio delle fonti d'energia della Russia e l'avvio del processo d'elettrificazione con la costruzione delle prime grandi centrali elettriche del paese.
L'impegno deciso a risolvere tra i compiti principali la questione agricola e delle campagne sia sotto il profilo economico e della produzione - aspetto indissolubilmente legato alla lotta per il pane -, che dal punto di vista politico con il rafforzamento della dittatura del proletariato nelle campagne da realizzarsi mediante l'unione dei contadini poveri e del loro legame rivoluzionario e di classe con gli operai; l'appoggio dei contadini medi alla politica sovietica; l'isolamento dei kulak e la repressione dell'attività controrivoluzionaria da loro avviata contro il potere sovietico.
Sul piano della sicurezza interna lo smantellamento del vecchio apparato e la formazione dei nuovi organismi della "dittatura del proletariato" portò alla creazione della "milizia operaia", la nuova polizia, alle dirette dipendenze dei Soviet. Il 7 dicembre 1917 il governo istituì la "Commissione straordinaria" (Cekà) in funzione della prevenzione e della lotta contro il sabotaggio e i tentativi controrivoluzionari e dell'arresto e della consegna dei responsabili di questi atti ai "tribunali rivoluzionari".
Infine il nuovo sistema giudiziario, introdotto con il "Decreto n. 1 sui tribunali" del 22 novembre 1917. Il nuovo ordinamento, i cui organi emanati e controllati dai Soviet, erano elettivi, istituì i "Tribunali del Popolo" per il giudizio sui reati comuni e i "Tribunali Rivoluzionari" per quello riguardante la lotta alla controrivoluzione.


Vincere la battaglia per l'approvvigionamento

Pur tra mille difficoltà, il nuovo Stato sovietico si sviluppava e si stabilizzava forte dell'appoggio della classe operaia e dei contadini poveri, molto deciso e sempre più preparato a respingere e schiacciare ogni tentativo teso a cancellarne l'esistenza.
A partire dalla seconda metà del dicembre 1917 i governi degli Stati imperialisti dell'Intesa, avviarono segretamente i loro piani per rovesciare il governo sovietico e riportare la borghesia al potere.
Stati Uniti, Francia e Inghilterra inviarono osservatori, istruttori militari e delegazioni di vario genere ai confini meridionali, orientali e settentrionali della Russia. Il loro compito era: coordinare, unificare e finanziare, attraverso la creazione di conti bancari di parecchi milioni, i gruppi e le attività controrivoluzionarie dei generali del vecchio regime, i vari Kaledin, Krasnov, Kornilov, Denikin, Judenic, ecc., oltre ai movimenti nazionalisti dell'Ucraina e delle regioni del Caucaso.
Il 9 marzo 1918 un primo contingente di truppe inglesi sbarcò a Murmansk, rafforzato in seguito da altri reparti militari britannici, americani e francesi. Ai primi d'aprile fu Vladivostok, in estremo oriente, ad essere occupata dai giapponesi e dagli inglesi; e, a fine maggio, vi fu la rivolta del "corpo di spedizione cecoslovacco". Si trattava di militari cechi e slovacchi (circa duecentomila uomini) ex soldati dell'esercito austroungarico fatti prigionieri durante la guerra, a cui il governo sovietico aveva permesso, attraverso la Transiberiana, di giungere a Vladivostok, per trasferirsi poi in Europa. I paesi dell'Intesa, si servirono di parte di questi soldati, circa cinquantamila uomini, a cui si aggregarono contingenti di "guardie bianche", per organizzare un'azione militare controrivoluzionaria. Queste truppe furono schierate lungo la linea che va da Penza a Vladivostok, occupando alcune città in cui fu restaurato il controllo borghese e i vecchi ordinamenti istituzionali.
Era l'inizio dell'aggressione imperialistica e della controrivoluzione interna.
Una guerra civile e d'aggressione efferata e cruenta che impegnò il governo e il popolo sovietici in un'eroica lotta in difesa della patria socialista per tre lunghi e difficili anni, fino al 1920.
Gli aggressori imperialisti e la controrivoluzione interna si scatenarono in un'escalation d'efferatezze e crimini contro il popolo e i comunisti sovietici. Villaggi interi furono bruciati e rasi al suolo, la popolazione civile massacrata. Gli interventisti e le "guardie bianche" allestirono campi di concentramento in ogni zona da essi controllata. Tristemente famosi quello nell'isola di Muding e il campo Ikanga nella penisola di Kola, dove alle umiliazioni e alle torture a cui erano sottoposti i prigionieri sovietici, faceva seguito la morte per fame e freddo. O quelli della Siberia dove furono internati più di ottantamila tra operai, contadini e intellettuali sovietici, la metà dei quali non riconquistò più la libertà, ma morì in quei campi barbaramente trucidata tra sevizie e torture, o assassinata a freddo. E ancora l'efferato massacro perpetrato dagli inglesi dei ventisei "Commissari di Bakù", la cittadella rossa del Caucaso, e i numerosi attentati terroristici compiuti dai socialisti-rivoluzionari contro gli esponenti bolscevichi in cui furono uccisi Volodarskij, Uritzkij e gravemente ferito il 30 agosto 1918 a Mosca, Lenin, colpito da due proiettili sparati dalla sua attentatrice, la terrorista Fanny Kaplan.
La Rivoluzione d'Ottobre si compì senza larghi spargimenti di sangue, così come all'indomani di essa non ci fu nessun accanimento da parte del potere sovietico contro i suoi nemici. Chi credette che questo atteggiamento fosse non il segno di una precisa scelta e volontà politica, ma il frutto di una sostanziale debolezza del potere sovietico, fu costretto a ricredersi. Attaccata nel più ignobile dei modi, la rivoluzione sovietica seppe rispondere con estrema decisione e durezza. Ripristinata il 21 giugno 1918 la pena di morte, abolita all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, il potere sovietico scatenò la sua risposta mostrandosi in grado di rintuzzare con decisione ogni tentativo di attacco ad esso, alle istituzioni del suo Stato e al suo popolo.
Fu definito il periodo del "terrore rosso". Grida di sdegno si levarono da chi aveva le mani grondanti sangue: i controrivoluzionari russi e gli imperialisti. Note di protesta furono inviate dai governi dei paesi aggressori, al governo di Mosca. "Davanti al proletariato di tutto il mondo - affermò in una delle sue note diplomatiche il nuovo Commissario del popolo agli esteri, Cicerin - dichiariamo che nessuna protesta o richiesta farisaica tratterrà la mano decisa a punire coloro che levano le armi contro gli operai e i contadini poveri della Russia, che vogliono farli morire di fame o trascinarli in una nuova guerra nel nome del capitale".
Fu una lotta durissima e una resistenza vinta grazie alla tenacia, all'abnegazione, allo spirito di sacrificio e all'eroismo con cui la classe operaia e i contadini poveri si sollevarono esortati e diretti dal PC(b)R e, con esso, combatterono e vinsero la guerra contro l'invasione straniera e la reazione delle "guardie bianche", della borghesia e dei proprietari fondiari.
Anche in questo frangente Stalin dedicò tutto se stesso alla causa del popolo e della rivoluzione, dimostrando oltre alle sue straordinarie doti politiche, anche quelle strategiche e militari. Con la sua radicata e inflessibile coscienza proletaria, con il suo esempio personale e con la sua ferrea volontà, seppe riorganizzare, rincuorare, unire i lavoratori e le masse popolari, facendo rinascere in essi, nei momenti più duri e difficili, la fiducia e l'entusiasmo. Così come fu inflessibile e determinato nella lotta contro i nemici interni ed esterni, gli speculatori, i sabotatori e quanti avessero commesso crimini contro il popolo e lo Stato sovietici, fu instancabile e scrupoloso nel suo lavoro e nelle sue inchieste, pronto ad ascoltare tutti i suggerimenti e le proposte attorno ai più svariati problemi, attento nel vagliare errori e responsabilità.
Alcune tra le più eroiche pagine di lotta del popolo e le più gloriose vittorie della Armata Rossa nella guerra contro l'intervento imperialistico e la controrivoluzione interna sono legate al nome di Stalin.
Il 29 maggio 1918 il Consiglio dei Commissari del popolo incaricò Stalin di dirigere tutto il settore dell'approvvigionamento nella Russia meridionale, conferendogli poteri straordinari per ottemperare al meglio a questo compito. Quello dell'approvvigionamento era ormai diventato uno dei problemi principali per il governo sovietico, dalla cui soluzione dipendeva la vita stessa della popolazione delle città. La recente uscita del paese dal conflitto imperialista e l'avvio dei nuovi piani di sviluppo economici e sociali, non potevano certo avere risolto la drammatica crisi in cui il regime zarista prima e il governo provvisorio poi, avevano precipitato la Russia. L'adesione alla guerra mondiale aveva provocato la quasi totale distruzione del tessuto economico e produttivo. La guerra civile aveva isolato molte città dai villaggi e dai centri periferici, mentre i kulak si organizzavano nella loro attività antisovietica rifiutandosi di commerciare il grano che doveva servire all'approvvigionamento delle zone urbane. Il governo sovietico per far fronte a questa situazione e alle necessità del popolo e dell'esercito, adottò la politica detta del "comunismo di guerra" imperniata sulla prestazione obbligatoria del lavoro, sull'abolizione del commercio e sul prelevamento delle eccedenze di grano.
La Repubblica sovietica era stretta d'assedio. I territori occupati dai nemici costituivano le fonti primarie della ricchezza del paese: fornivano il 90% del carbone e grossa parte delle materie prime per l'industria. La fame colpiva il paese privato delle produzioni di grano della Siberia e dell'Ucraina. Le razioni di pane per gli operai di Pietrogrado e di Mosca, ad esempio, erano ormai ridotte a 50 grammi al giorno. L'unica fonte di produzione di grano rimaneva la regione di sud-est che si estendeva tra il Caucaso e il bacino del Volga, e la strada principale per accedervi passava per Zarizyn, divenuta Stalingrado nel 1925 e Volgograd nel 1962.
Questa regione del paese era seriamente minacciata dall'azione congiunta delle "guardie bianche volontarie" di Denikin nel Caucaso del nord e dei cosacchi di Krasnov che premevano su Zarizyn e Voronez. Zarizyn andava difesa ad ogni costo. La sua caduta avrebbe significato la perdita per la Repubblica russa delle sue ultime risorse di grano e del petrolio di Bakù e, sul piano militare, la saldatura delle armate controrivoluzionarie dei "volontari" di Denikin e dei cosacchi bianchi di Krasnov con i cosacchi del Don guidati da Kolciac e con il corpo di spedizione cecoslovacco attestato a nord, che avrebbero così potuto costituire un unico fronte d'attacco con obiettivo Mosca.
Stalin giunse a Zarizyn il 6 giugno 1918, a capo di un distaccamento di operai, con i pieni poteri conferitigli dal governo per l'approvvigionamento. La situazione che vi trovò era allarmante e caotica. La disorganizzazione, il palleggiamento di responsabilità, la sovrapposizione di competenze, la mancanza di disciplina e una diffusa corruzione è il quadro che emerse dall'immediata e approfondita inchiesta che svolse per capire quali erano i problemi e quali le misure da adottare per poterli affrontare e risolvere. Con mano ferma ed estrema decisione prese in pugno la situazione. Introdusse il monopolio del pane e i prezzi fissi per arginare la speculazione. Nominò commissari speciali per riorganizzare il settore dei trasporti ferroviari e fluviali. Rimise sotto controllo tutto il ciclo dell'approvvigionamento: dalla mietitura del grano, alla consegna delle eccedenze; dallo stoccaggio dei generi alimentari da inviare nelle città, al loro trasporto nei luoghi di destinazione. Emise gli ordini d'arresto per i funzionari corrotti colpevoli di appropriazione indebita e per quanti avevano fatto incetta di merci appartenenti allo Stato. Chiese al Consiglio dei Commissari del popolo e al Comitato Esecutivo Centrale di richiamare i Soviet locali al rispetto dei compiti e dei programmi economici approvati.
Quando, nel luglio 1918, i socialisti-rivoluzionari gettarono la maschera mostrando la loro natura controrivoluzionaria di fautori e difensori degli interessi della borghesia e dei kulak, si impegnò a fondo per impedire, nella regione, il dispiegarsi della loro azione terroristica. A Lenin che il 7 luglio lo informò della ribellione che questi incalliti mistificatori e falsi rivoluzionari avevano messo in atto a Mosca, dicendogli: "È necessario soffocare ovunque e inesorabilmente questi miserabili e isterici avventurieri che sono divenuti uno strumento nelle mani dei controrivoluzionari... Siate dunque implacabili contro i socialisti-rivoluzionari di sinistra e teneteci costantemente informati". Stalin rispose lo stesso giorno in questi termini: "... si farà di tutto per prevenire le possibili sorprese. Siate certo che la mano non ci tremerà".64
Il V Congresso dei Soviet che proprio in quei giorni (4-10 luglio) si svolgeva a Mosca, decretò l'esclusione dei socialisti-rivoluzionari dai Soviet stessi per la loro partecipazione alle sommosse antisovietiche.


Stratega militare

Il problema dell'approvvigionamento era intrinsecamente connesso con quello militare. La liberazione dei territori occupati e delle vie di collegamento tra le varie regioni erano, ovviamente, vitali tanto alla produzione che allo smistamento e alla consegna delle merci. La situazione militare sul fronte meridionale della Russia era, come già accennato, per niente buona. In quel momento la formazione dell'Armata Rossa era stata appena avviata. Il primo decreto sull'arruolamento obbligatorio degli operai e dei contadini poveri era stato emanato dal Consiglio dei Commissari del popolo il 29 maggio.
Trotzki, comandante dell'Armata Rossa, aveva integrato nell'esercito in qualità di "specialisti" ed affidato il comando dei reparti a molti ufficiali del vecchio esercito zarista senza valutarne appieno non solo le loro attitudini e capacità, ma, soprattutto, la loro convinzione nell'appoggio al nuovo potere sovietico e la loro lealtà verso di esso.
Ben presto Stalin dovette rendersi conto che la difficile situazione militare presente sul fronte meridionale aveva una delle sue maggiori cause proprio nella inaffidabilità, quando non nell'aperto tradimento, di molti di questi elementi. Il 7 luglio in una lettera a Lenin, Stalin così si esprimeva: "Mi affretto verso il fronte. Scrivo solo di ciò che riguarda il lavoro... Se i nostri 'specialisti' militari (ciabattini!) non dormissero e non fossero dei fannulloni, la linea del fronte non sarebbe stata spezzata, e se la linea sarà ristabilita lo sarà non grazie ai militari, ma loro malgrado... Nel Turkestan le cose vanno male; l'Inghilterra agisce attraverso l'Afganistan. Date a qualcuno (o a me) uno speciale mandato (di carattere militare) per la zona della Russia meridionale perché si possano prendere urgenti misure finché si è ancora in tempo...".65
E ancora il 10 luglio: "Poche parole. 1) Se Trotzki continuerà a distribuire deleghe a destra e a sinistra, senza pensarci, a Trifonov (regione del Don), ad Avtonomov (regione del Kuban), a Koppe (Stavropol), ai membri della missione francese (che meritano di essere arrestati), ecc., si può dire con certezza che tra un mese nel Caucaso settentrionale tutto crollerà e perderemo definitivamente questa regione... Ficcategli bene in testa che se non si conoscono le persone del posto non si debbono dare incarichi, perché altrimenti ne verrà fuori uno scandalo per il potere sovietico. 2) Se non ci darete aeroplani con aviatori, autoblinde, pezzi da sei pollici, il fronte di Tsaritsyn non reggerà, e perderemo per lungo tempo la ferrovia. 3) Nel sud c'è molto grano, ma per poterlo prendere bisogna avere un apparato bene organizzato,... È inoltre necessario che i militari aiutino coloro che sono incaricati di raccogliere viveri. La questione degli approvvigionamenti alimentari è naturalmente connessa con quella militare. Per condurre favorevolmente a termine la faccenda, mi occorrono i pieni poteri militari. Ho già scritto a questo proposito, ma non ho avuto risposta. Molto bene. In tal caso destituirò da solo, senza formalità, quei commissari e comandanti d'armata che compromettono il nostro lavoro. Così mi suggerisce di fare l'interesse della causa, e, naturalmente, non sarà la mancanza di carte firmate da Trotzki a trattenermi".66
Tutto il lavoro di riorganizzazione impostato e diretto da Stalin, cominciò a mostrare i suoi effetti concreti. Tra il 12 e il 16 luglio cinque convogli ferroviari carichi di generi alimentari, partirono per Mosca.
Il 19 luglio, il Consiglio rivoluzionario della Repubblica dispose la costituzione di un Consiglio militare del Caucaso settentrionale con alla testa Stalin. L'incarico era di ristabilire l'ordine, trasformare i distaccamenti isolati in unità regolari e creare un comando proprio, far rispettare la disciplina socialista ed esautorare chi non fosse all'altezza dei compiti affidati e quanti non rispettassero gli ordini. Era, in pratica, ciò che Stalin aveva chiesto. Il decreto non portava la firma di Trotzki, ma nel telegramma di nomina a capo del Consiglio militare del Caucaso settentrionale era testualmente precisato: "Il presente telegramma è inviato con l'approvazione di Lenin".
La riorganizzazione dell'apparato militare e di un fronte lungo 600 km; il completamento della formazione della X armata al comando di Voroscilov con l'arruolamento degli operai di Zarizyn, dei minatori del Donets e dei contadini ucraini; il rafforzamento delle difese; l'adozione di un piano militare unico che prevedeva l'utilizzo e il coordinamento di tutti i reparti dell'Armata Rossa presenti nella regione permise dapprima di respingere per due volte gli assalti dei "bianchi" a Zarizyn e quindi di sviluppare un'offensiva che ricacciò le truppe nemiche oltre il Don. Il 6 settembre Stalin inviò al Consiglio dei Commissari del popolo, questo telegramma: "L'offensiva delle truppe sovietiche della regione di Tsaritsyn è stata coronata da successo: a nord è stata presa la stazione di Ilovlia; a occidente sono stati presi Kalac, Liapicev, il ponte sul Don; a sud, Lascki, Nemkovski, Demkin. Il nemico è stato sbaragliato e ricacciato oltre il Don. A Tsaritsyn abbiamo in pugno la situazione. L'offensiva continua".67
Rientrato a Mosca dalla missione a Zarizyn, Stalin fu nominato da Lenin membro del Consiglio rivoluzionario della guerra e il 30 novembre del 1918 entrò a far parte anche del Consiglio della difesa operaia e contadina di cui divenne vicepresidente.
Tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919 la situazione internazionale visse un sostanziale mutamento e, con essa, anche la posizione della RSFSR. Sul fronte della guerra imperialistica ad un rafforzamento del blocco dell'Intesa, corrispose un costante esaurimento delle risorse di Austria e Germania, paesi ormai spossati e a un passo dalla sconfitta. Per sostenere la guerra questi Stati avevano imposto ai rispettivi popoli condizioni di vita ormai insostenibili, provocando un crescente malcontento e un diffuso sentimento di ribellione.
Questo stato d'animo riceveva un impulso straordinario anche dall'esempio della Russia sovietica, dalla sua strenua lotta per la pace e per strappare il suo popolo alla guerra; mentre, al fronte, la fraternizzazione dei soldati sovietici aveva lasciato un segno indelebile, così come un segno altrettanto indelebile aveva lasciato la firma della pace e la fine della guerra con la Russia sovietica.
Nel novembre 1918, in Germania scoppiò una rivoluzione che rovesciò il Kaiser Guglielmo e instaurò la Repubblica. L'Impero Centrale era sgretolato e ormai vinto. Chiese l'armistizio e la pace all'Intesa. Anche in Austria si sviluppava il movimento rivoluzionario, mentre in Ungheria fu instaurata, seppure per un breve periodo, una repubblica sovietica.
La rivoluzione in Germania rimase una rivoluzione democratico borghese e non socialista. Purtuttavia il movimento operaio tedesco si era messo in movimento, aveva anch'esso creato i suoi soviet, si era cioè posto la questione della conquista del potere politico; anche se, egemonizzato da socialdemocratici in tutto simili ai menscevichi russi, imbelli e inerti perfino dinanzi al criminale assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, fu relegato e impastoiato nel parlamentarismo borghese. Sulla spinta di questa ondata rivoluzionaria si formarono in Europa i partiti comunisti e, su iniziativa di Lenin e dei bolscevichi, nel marzo 1919 fu fondata l'Internazionale Comunista, la Terza Internazionale.
Tutti questi avvenimenti ebbero un valore positivo per la Russia sovietica. Il governo di Mosca fu in condizione di annullare "la pace disgraziata" di Brest-Litovsk, interrompere il pagamento delle indennità di guerra e sviluppare in modo aperto e diretto la sua azione politica e militare per liberare dal dominio e dall'occupazione tedesca l'Ucraina, la Bielorussia, gli Stati baltici e la Transcaucasia che, in effetti, iniziarono di lì il loro cammino di liberazione e di unità militare, economica e politica con la Russia sovietica.
Ma accanto a questi aspetti positivi, la nuova situazione presentava, per la RSFSR, anche fattori negativi alla sua stabilizzazione e al suo consolidamento interno e internazionale. Gli Stati dell'Intesa, infatti, usciti vincitori dal conflitto imperialista, acquisirono un ruolo dominante in Europa come in Asia e si impegnarono con rinnovata forza nell'aggressione armata contro la Repubblica sovietica. Il loro primo intento fu quello di dare una maggiore organizzazione e una più efficace coordinazione all'azione della controrivoluzione.
Stati Uniti, Francia e Inghilterra spinsero al massimo per unificare le forze d'opposizione antisovietiche, nominando l'ex ammiraglio della marina militare zarista, Kolciak, "reggente supremo della Russia". Kolciak nel novembre 1918 aveva effettuato, con l'aiuto dei rappresentanti dell'Intesa, un colpo di stato a Omsk, spodestando il regime controrivoluzionario di menscevichi e socialisti-rivoluzionari ritenuto ormai inefficace, e instaurato in Siberia e nel territorio degli Urali e dell'Estremo oriente una feroce dittatura militare e costruito un esercito forte di duecentocinquantamila uomini.
Anche nelle zone del Caucaso settentrionale e del Don l'Intesa riunì le forze controrivoluzionarie ancora attive sotto il comando di Denikin, mentre ad Arcangelo, sul Mar Bianco, fu il generale "bianco" Miller ad assumere i poteri dittatoriali. Era il preludio alla campagna di primavera che secondo gli imperialisti americani e anglo-francesi, doveva annientare lo Stato sovietico.
Nel quadro dei preparativi di questa campagna, parte delle divisioni di Kolciak sferrarono un attacco nella zona settentrionale del fronte orientale conquistando, nella notte del 25 dicembre, dopo aver sopraffatto la resistenza della III armata sovietica, la città di Perm. Il fronte orientale, diventava il fronte principale della guerra. Il 30 dicembre il CC del P.C.(b)R. decise, su proposta di Lenin, di mandare Stalin sul fronte orientale e il 1° gennaio 1919 lo stesso CC unitamente al Consiglio di difesa nominarono una Commissione d'inchiesta, composta da Stalin e dal responsabile della Cekà Dzerzinski, per appurare i motivi della capitolazione di Perm e riorganizzare l'attività del partito, del soviet e delle forze militari costituite dalla II e III armate dell'Esercito rosso.
Stalin e Dzerzinski svolsero la loro missione ispettiva tra Viatka e Glazov, dove risiedeva lo stato maggiore della III armata, compiendo un'approfondita indagine e avviando una profonda riorganizzazione dei settori civili e militari. In particolare furono presi provvedimenti per il rafforzamento e il buon funzionamento delle retrovie; per migliorare le reti delle comunicazioni della III armata e per decongestionare il nodo ferroviario di Viatka; per la mobilitazione dei comunisti della regione per il fronte; per il miglioramento dell'organizzazione militare, del coordinamento fra i reparti, della capacità di comando e del rafforzamento della disciplina.
Stalin, intervenendo il 19 gennaio alla seduta comune delle organizzazioni di partito e sovietiche degli Urali e di Viatka, sottolineò la necessità inderogabile di costituire il Comitato militare rivoluzionario, un organismo ristretto e agile, organo supremo del potere sovietico nel governatorato. Questo, allo scopo di rafforzare e di rendere sicure le retrovie e di dirigere l'attività di coordinamento di tutte le organizzazioni sovietiche e di partito del governatorato di Viatka, chiamate ad intensificare e migliorare il loro lavoro.
Il 20 gennaio Stalin comunicava a Lenin che la situazione sul fronte orientale era migliorata. Infatti, l'avanzata nemica era stata arrestata e Viatka liberata dalla minaccia di una caduta che sembrava imminente. La III armata decimata e allo sbando dopo la caduta di Perm, fu riorganizzata e messa in grado di costituire, con la II armata, un solido baluardo difensivo del settore settentrionale del fronte orientale e seppe capovolgere la situazione e passare alla controffensiva quando, in aprile, il P.C.(b)R. chiamò alla mobilitazione per fermare l'avanzata di Kolciak. Avanzata che era iniziata ai primi di marzo contro tutto il fronte orientale, lungo quasi 2.000 km.
La controffensiva sovietica sbaragliò completamente le truppe di Kolciak ricacciandole oltre gli Urali, dopo che il CC del P.C.(b)R. bloccò un tentativo di Trotzki di fermare l'inseguimento prima degli Urali, al fiume Belaja. Se ciò fosse avvenuto, Kolciak sarebbe stato in grado in breve tempo di riunire le sue truppe e tornare ad essere una pericolosa minaccia. Tra giugno e luglio l'Armata Rossa riconquistò i principali centri degli Urali, liberando Perm, Ekaterinburg e Slatoust.
Stalin rientrò a Mosca dalla missione sul fronte orientale il 31 gennaio 1919. In marzo partecipò all'VIII Congresso del P.C.(b)R. che svolse i suoi lavori dal 18 al 23 di quel mese. Il Congresso fu segnato da un grave lutto. Due giorni prima della sua apertura, il 16 marzo 1919, causa una malattia era scomparso, a soli 34 anni, Jakov Michajlovic Sverdlov eminente figura di dirigente bolscevico, responsabile organizzativo del P.C.(b)R. e presidente del Comitato Esecutivo Centrale dei Soviet di tutta la Russia. Alla sua memoria Lenin rese un commosso omaggio in apertura dell'Assise.
Nel Congresso Stalin fu eletto membro della Commissione incaricata della redazione definitiva del Programma del Partito, dando il suo pieno appoggio a Lenin nella critica alle posizioni espresse da Bucharin e Pjatakov contro il diritto delle nazioni all'autodecisione e il non riconoscimento della funzione del contadino medio nel processo di costruzione del nuovo ordine economico e politico. Intervenne poi, sulla questione inerente l'organizzazione dell'Esercito Rosso. Era una questione assai delicata che poneva una serie di problemi all'interno del partito e la cui soluzione era assolutamente necessaria per reggere l'urto e sconfiggere l'aggressione degli imperialisti e dei controrivoluzionari.
Sulla "questione militare" vi erano nel partito opinioni diverse e un diffuso malcontento nei confronti della direzione dell'esercito da parte di Trotzki, soprattutto per quanto riguardava il ruolo primario che egli aveva affidato agli "specialisti militari", ufficiali del vecchio esercito zarista, molto spesso dimostratisi non all'altezza dei compiti, inaffidabili e, in casi non rari, addirittura dei traditori; e, per contro, l'atteggiamento ostile e quasi di disprezzo verso i militanti bolscevichi nell'esercito.
All'VIII Congresso si presentò l'"opposizione militare" di cui facevano parte un certo numero di ex "comunisti di sinistra" che erano apertamente contrari alla creazione di un esercito regolare, all'utilizzo degli "specialisti militari" e contro la necessità di una ferrea disciplina nei reparti. Lenin e Stalin si batterono contro questa visione, evitando che le divergenze e i malumori di molti militanti, sopra accennate, potessero confluire a rafforzare l'"opposizione militare".
Stalin, anche in considerazione delle esperienze vissute sui fronti meridionale e orientale, mostrò l'essenza della questione nel suo solito modo: diretto, efficace, semplice e chiaro. "Tutte le questioni che qui si sono toccate - disse nel suo intervento al Congresso - si riducono ad una sola: deve o non deve esserci in Russia un esercito regolare con una rigida disciplina? Sei mesi fa, dopo la rovina del vecchio esercito zarista, ne avevamo uno nuovo, un esercito di volontari, male organizzato, con un comando collettivo, un esercito che non sempre obbediva agli ordini. Era il periodo in cui si delineava l'offensiva dell'Intesa... A causa della mancanza di disciplina in questo esercito di volontari, a causa del fatto che gli ordini non sempre venivano eseguiti, a causa della disorganizzazione nel comando dell'esercito, noi subimmo delle sconfitte... I fatti mostrano che un esercito di volontari non risponde allo scopo, che non sapremo difendere la nostra Repubblica se non costituiremo un altro esercito, un esercito regolare, che abbia vivo lo spirito di disciplina, con una sezione politica ben organizzata, un esercito che sappia e possa al primo ordine balzare in piedi e marciare contro il nemico... Così sta la questione... O creeremo un vero esercito regolare operaio e contadino con una rigida disciplina, e difenderemo la Repubblica, oppure non lo faremo, e allora la nostra causa sarà perduta...".68
Il Congresso elesse Stalin nella Commissione incaricata di redigere la risoluzione su problemi militari e, al termine dei suoi lavori, lo riconfermò membro del Comitato Centrale. Il 25 marzo la seduta plenaria del CC del P.C.(b)R. riconfermò Stalin membro dell'Ufficio Politico e dell'Ufficio Organizzativo del CC. Il 30 marzo una disposizione del Comitato Esecutivo Centrale dei Soviet di tutta la Russia confermò Stalin Commissario del popolo per il controllo statale.
Nel maggio 1919 le "armate bianche" del generale Judenic sfondarono il fronte difeso dalla VII armata sovietica. Su ordine del governo di Londra la flotta inglese nel Baltico si mosse a sostegno di Judenic. 12 incrociatori, 12 sommergibili, 20 torpediniere e alcune navi appoggio agli ordini dell'ammiraglio Cohen, violarono le acque territoriali russe. L'attacco aveva come obiettivo Pietrogrado. Spie straniere e sabotatori si erano infiltrati svolgendo la loro attività cospirativa nei reparti della VII armata, nella flotta rossa del Baltico, a Kronstadt e nella stessa Pietrogrado dove, nei quartieri borghesi, capitalisti , ex latifondisti e ufficiali bianchi attendevano armati l'ordine di insorgere. L'azione degli agenti imperialisti aveva provocato la ribellione nei forti di "Krasnaja Gorka" e "Seraja Losciad" che difendevano l'accesso a Pietrogrado. L'attacco di Judenic nella regione di nordovest, effettuato per costringere l'Armata Rossa a bloccare la controffensiva sul fronte orientale contro Kolciak, era ormai ad un passo dalla conquista di Pietrogrado. Per far fronte a questo incombente pericolo il 17 maggio il CC del partito e il Consiglio di difesa decisero di inviare Stalin a Pietrogrado. Stalin giunse nell'ex capitale il 19 maggio. La sua missione si protrasse fino alla fine di giugno.
Stalin operò come era solito fare, partendo da un'approfondita inchiesta per avere un quadro veritiero e completo in tutti i suoi aspetti della situazione, per agire con efficacia e stabilire le decisioni giuste da prendere e gli strumenti utili alla loro realizzazione. È un'inchiesta che non si limita alla sola Pietrogrado, ma a tutto il fronte interessato, tenendo anche presente la situazione generale inerente la difesa del paese. A questo proposito relazionando a Lenin, Stalin affermò: "... Kolciak è il nemico più serio... Perciò non bisogna in nessun caso prendere dal fronte orientale, per trasferirle sul fronte di Pietrogrado, una quantità tale di truppe da imporci di arrestare l'offensiva sul fronte orientale...".69
Dopo l'inchiesta Stalin adottò le sue misure. Mobilitazione di tutti i comunisti, i membri dei sindacati e degli operai del governatorato di Pietrogrado e di quelli limitrofi nella difesa della città e nell'intensificazione della produzione. Riorganizzazione dei reparti militari, nuove disposizioni operative e centralizzazione del comando. Il 25 maggio informò Lenin che: "... né il Comandante generale né il suo Capo di stato maggiore conoscono le unità inviate a Pietrogrado... Mi hanno oggi fatto vedere la proposta del Comandante generale per la riduzione della flotta a causa della crisi dei combustibili. Ho avuto su questo argomento una riunione con tutti i nostri esperti navali e mi sono convinto che la proposta del Comandante generale è completamente errata. I motivi: in primo luogo, le grosse unità, se saranno ridotte a zattere galleggianti, perderanno la possibilità di far azionare i cannoni...; in secondo luogo, non è vero che noi non abbiamo grosse granate...; in terzo luogo, la crisi dei combustibili finirà perché già siamo riusciti ad accumulare quattrocentoventimila pud di carbone, senza contare la nafta pesante, e riceviamo quotidianamente del carbone per ferrovia; in quarto luogo, mi sono convinto che la nostra flotta si trasformerà in una vera flotta, con marinai disciplinati, pronti a difendere Pietrogrado con tutte le loro forze... io e tutti i compagni di Pietrogrado insistiamo perché venga respinta la proposta del Comandante generale...".70
Stalin, inoltre, condusse un'approfondita indagine sulle attività dei gruppi controrivoluzionari che portò all'arresto dei responsabili di complotti e azioni antisovietiche. A Pietrogrado nella notte del 14 giugno, reparti di operai e marinai eseguirono una serie di perquisizioni in tutte le case della borghesia, di ex militari zaristi e esponenti di partiti antisovietici, sequestrando centinaia di pistole, bombe e mitragliatrici, migliaia di fucili e centinaia di migliaia di munizioni. Nello stesso periodo venne sventato un complotto a Kronstadt.
Stalin ne dette notizia a Lenin alle tre del mattino del 18 giugno: "...Nella zona di Kronstadt è stato scoperto un esteso complotto. Vi sono implicati i comandanti di batteria di tutti i forti della zona fortificata di Kronstadt. Scopo del complotto è di impadronirsi della fortezza, di sottomettere la flotta, di aprire il fuoco alle spalle delle nostre truppe e sgombrare a Rodzianko la strada per Pietrogrado. I documenti che comprovano tutto ciò sono in nostra mano... Evidentemente tutto il giuoco di Rodzianko e di Iudenic (nelle cui mani convergono tutte le fila del complotto, finanziato dall'Inghilterra attraverso l'ambasciata italo-svizzero-danese) si basava sulla favorevole riuscita del complotto che, come spero, è stato da noi soffocato sul nascere (tutti coloro che vi erano implicati sono stati arrestati, le indagini proseguono). Vi rivolgo una preghiera: nessuna indulgenza per gli arrestati che appartengono al personale delle ambasciate, severo regime fino al momento in cui terminerà l'istruttoria che ha scoperto nuove importanti fila...".71
Il 13 giugno Stalin ordinò l'attacco, con l'utilizzo di due unità della flotta rossa del Baltico in appoggio alle forze di terra, per la riconquista delle fortificazioni a difesa di Pietrogrado cadute in mano ai ribelli controrivoluzionari. Questo attacco fu condotto sulla base dei nuovi piani preparati e ordinati contro il parere degli "specialisti militari". "Dopo Krasnaia Gorka - telegrafa Stalin a Lenin il 16 giugno - è stato liquidato Seraia Losciad. I cannoni che vi si trovavano sono in perfetto stato. Si procede rapidamente al controllo di tutti i forti e di tutte le fortezze. Gli specialisti della flotta assicurano che la presa di Krasnaia Gorka dal mare capovolge tutti i principi della scienza navale. Non mi resta che piangere sulla cosiddetta scienza. La rapida occupazione di Gorka si spiega con il fatto che io, e i civili in generale, siamo intervenuti nel modo più brutale nelle operazioni, giungendo sino ad annullare gli ordini per le operazioni di terra e di mare e ad imporre i nostri. Mi sento in dovere di dichiarare che anche in avvenire agirò in questo modo, nonostante tutta la venerazione che nutro per la scienza".72
Infine il contrattacco generale per mare, dove la flotta sovietica inferse duri colpi alle unità navali della marina inglese e, per terra, con l'avanzata nella seconda metà di giugno, dell'Armata Rossa che sconfisse i reparti di Judenic ricacciandoli in Estonia.
Liberata Pietrogrado da ogni possibile minaccia, Stalin il 3 luglio rientra a Mosca, da dove parte immediatamente per il fronte occidentale di cui era stato nominato membro del Consiglio militare rivoluzionario. Fino alla fine di settembre, spostandosi da Smolensk a Minsk, coordinò e diresse tutta l'azione di riorganizzazione della XVI armata che porterà alla liberazione di Pskov e alla controffensiva sovietica nella zona di Dvinsk.
Il 27 settembre Stalin venne nominato membro del Consiglio militare rivoluzionario del fronte meridionale, che dall'estate 1919 era diventato il principale e più pericoloso fronte di guerra. Un fronte controllato dalle armate di Denikin, quelle che Churchill chiamava "il mio esercito". Denikin il 3 luglio aveva lanciato la "direttiva Mosca", l'attacco alla capitale attraverso la direttrice di marcia Karkov, Orel, Tula, Mosca; alla quale il CC del P.C.(b)R. aveva risposto con un appello scritto da Lenin rivolto a tutte le organizzazioni del partito "Tutti contro Denikin".
Il 3 ottobre Stalin è sul fronte meridionale. L'11 ottobre giunse a Serpukhov sede dello Stato maggiore del fronte meridionale. Qui, entrò in contrasto con il comando generale rispetto ai piani di azione militare contro Denikin, chiedendo l'approvazione, che ottenne, di un nuovo piano che impose con estrema fermezza. Eccone il dettaglio attraverso la lettera che scrisse il 15 ottobre a Lenin. "Compagno Lenin! Circa due mesi fa il Comando supremo non si opponeva in linea di principio a che l'attacco principale fosse sferrato da occidente verso oriente, attraverso il bacino del Donez... Ma ora la situazione e, di conseguenza, la disposizione delle forze sono sostanzialmente cambiate... Che cosa obbliga dunque il Comando supremo (il quartier generale) a difendere il vecchio piano? Evidentemente solo la testardaggine, o, se volete, la faziosità, la faziosità più ottusa e più pericolosa per la Repubblica, alimentata al Comando supremo dallo 'stratega' fanfarone Gusev. Giorni fa il Comando supremo dette a Sciorin l'ordine di spostarsi dalla regione di Tsaritsyn verso Novorossisk attraverso le steppe del Don... Non occorre dimostrare che questa marcia pazzesca (che ci si propone) attraverso un paese a noi ostile, assolutamente sprovvisto di strade, fa pesare su di noi la minaccia di una disfatta... Appunto per questo è necessario immediatamente, senza perdere tempo, cambiare il vecchio piano già distrutto dalla pratica, sostituendolo con il piano di un attacco principale su Rostov dalla regione di Voronez, attraverso Kharkov e il bacino del Donez. Innanzitutto avremo qui un ambiente che non ci è ostile, ma che anzi simpatizza con noi, il che faciliterà la nostra avanzata. In secondo luogo, avremo nelle nostre mani un'importantissima rete ferroviaria (quella del Donez) e l'arteria principale che alimenta l'armata di Denikin, la linea Voronez-Rostov... In terzo luogo, questa avanzata taglierà l'armata di Denikin in due parti... In quarto luogo, avremo la possibilità di gettar la discordia fra i cosacchi e Denikin, che, nel caso di una nostra avanzata vittoriosa, cercherà di spostare verso ovest le unità cosacche, cosa che la maggior parte dei cosacchi non accetterà, se, naturalmente, nel frattempo noi porremo ai cosacchi il problema della pace, delle trattative di pace, ecc. In quinto luogo, noi otterremo il carbone mentre Denikin ne rimarrà privo. Non si può rimandare l'accettazione di questo piano, dato che il piano del Comando supremo per il trasporto e il dislocamento dei reggimenti minaccia di annullare i nostri ultimi successi sul fronte meridionale. Non parlo poi del fatto che l'ultima decisione del CC e del governo, 'tutto per il fronte meridionale', viene ignorata dal quartier generale e in pratica è stata da esso già annullata. In breve: il vecchio piano, già distrutto dalla vita stessa, non deve in nessun caso essere risuscitato, ciò sarebbe pericoloso per la Repubblica, e senza dubbio migliorerebbe la situazione di Denikin. Bisogna sostituirlo con un altro piano. Le circostanze e le condizioni non solo sono mature per farlo, ma ci dettano imperiosamente questa sostituzione. Allora anche la distribuzione dei reggimenti procederà in modo nuovo. Senza di ciò, il mio lavoro sul fronte meridionale diviene privo di senso, criminoso, inutile, il che mi dà diritto o, meglio, mi obbliga ad andermene in un qualsiasi posto, anche al diavolo, pur di non rimanere sul fronte meridionale. Vostro Stalin".73
L'attuazione del piano ideato e diretto da Stalin permise all'Armata Rossa, splendidamente aiutata dalla lotta degli operai, dei contadini e dei lavoratori guidati dai comunisti, di sbaragliare l'esercito di Denikin riconquistando, tra l'ottobre 1919 e l'aprile 1920, tutte le zone occupate e, inseguendo il nemico in ritirata, liberare il Donbass, Rostov e il Caucaso settentrionale. Nell'aprile 1920 insorsero, con la direzione dei comunisti, gli operai di Bakù e, con essi, il popolo dell'Azerbaijan che abbatté il governo dei nazionalisti borghesi ristabilendo nel paese il potere sovietico. Denikin riuscì a fuggire su una torpediniera inglese.
Nella prima metà del 1920 Stalin sarà incaricato dal partito di far fronte all'attacco, organizzato dagli imperialisti, della Polonia, retta da un regime agrario-borghese, e, sul fronte sud-occidentale al colpo di coda di quanto restava dell'esercito di Denikin, riorganizzati in Crimea dal generale Wranghel che porterà anche alla liberazione di Kiev e dell'intera Ucraina.
Stalin, come si è visto, dette un contributo enorme alla lotta contro l'intervento imperialista e la controrivoluzione interna evidenziando doti e qualità strategiche e militari dimostratesi decisive sia per la costruzione dell'Armata Rossa che per la vittoria nella guerra civile. Tutto questo avendo come punto di riferimento, e Stalin lo ha dimostrato nella pratica, il marxismo, la fedeltà ad esso, l'applicazione dialettica dei suoi principi alla realtà esistente; appoggiandosi risolutamente e con fiducia alla classe operaia e ai suoi alleati nella costruzione e nella difesa del socialismo; mantenendo il partito un corpo unico con esse e, per questo, vera avanguardia dirigente riconosciuta e appoggiata dal popolo lavoratore. Per Lenin, Stalin fu il compagno insostituibile a sostegno della sua opera di organizzazione e di direzione nella difesa della Patria sovietica. Per il Partito, fu il compagno fidato su cui poter contare nei momenti più duri, pericolosi e decisivi della lotta politica e della guerra.
La costruzione dell'Armata Rossa e alcune tra le sue più gloriose vittorie, sono legate al nome di Stalin. Per i servizi resi da Stalin sui diversi fronti della guerra civile, per i meriti acquisiti e per lo spirito di abnegazione dimostrato, il presidium del Comitato Esecutivo Centrale dei Soviet di tutta la Russia decretò, il 27 novembre 1919, che Stalin venisse decorato con l'Ordine della Bandiera Rossa.