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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 15
Avanti verso il socialismo

 

Industrializzare l'URSS

I risultati che nel 1925 si ebbero nei diversi settori economici confermarono che, grazie all'encomiabile lavoro di milioni di operai e contadini diretti dal partito bolscevico, l'obiettivo della ricostituzione dell'economia era stato centrato. Era la premessa indispensabile per avanzare, con slancio rinnovato, verso nuovi traguardi sulla strada dell'edificazione socialista. Primo fra tutti, quello della trasformazione dell'URSS da paese agricolo a paese industriale. Ciò significava dare il giusto impulso all'industrializzazione e, in particolare, alla grande industria socialista. E per raggiungere quest'obiettivo, più che nel passato si sarebbe dovuta cementare l'alleanza di classe tra gli operai e i contadini medio-poveri, che era alla base della saldezza del potere della dittatura del proletariato in URSS.
Quest'ordine di problemi fu al centro dell'attività della XIV Conferenza di partito e del XIV Congresso del PCR(b), svoltisi rispettivamente nell'aprile e nel dicembre del 1925. Tracciando il bilancio dei lavori della XIV Conferenza all'attivo dell'organizzazione del partito di Mosca, Stalin, parlando delle sorti del socialismo in URSS, evidenziò che: "Il nostro paese presenta due gruppi di contraddizioni. Il primo gruppo comprende le contraddizioni interne, esistenti fra il proletariato e i contadini. Il secondo gruppo, le contraddizioni esterne, esistenti fra il nostro paese, in quanto paese del socialismo, e tutti gli altri paesi, in quanto paesi del capitalismo. Esaminiamo separatamente questi due gruppi di contraddizioni. Naturalmente non si può negare che fra il proletariato e i contadini esistano alcune contraddizioni. Basta ricordare tutto quello che è accaduto e accade da noi per quanto riguarda la politica dei prezzi dei prodotti agricoli, il calmiere, la campagna per la riduzione dei prezzi dei prodotti industriali, ecc. per capire tutta la concretezza di queste contraddizioni. Abbiamo dinanzi a noi due classi principali: la classe dei proletari e la classe dei proprietari privati, cioè dei contadini. È quindi inevitabile che fra loro sorgano delle contraddizioni. Possiamo noi, con le nostre proprie forze, superare queste contraddizioni esistenti fra il proletariato e i contadini? La questione è tutta qui. Quando si chiede se si può edificare il socialismo con le nostre forze, si vuol dire: sono sormontabili o no le contraddizioni che esistono nel nostro paese fra il proletariato e i contadini? A questa domanda il leninismo risponde affermativamente: sì, noi possiamo edificare il socialismo e lo edificheremo insieme ai contadini, sotto la direzione della classe operaia. Quali sono i motivi, le ragioni che autorizzano una simile risposta? I motivi di questa risposta sono che, oltre alle contraddizioni esistenti fra il proletariato e i contadini, esistono anche interessi comuni di fronte alle questioni vitali dello sviluppo, che compensano o comunque possono compensare queste contraddizioni e sono la base, il fondamento dell'alleanza degli operai e dei contadini. In che consistono questi interessi comuni? Il fatto è che esistono due vie di sviluppo dell'agricoltura: la via capitalistica e la via socialista. La via capitalistica significa sviluppo attraverso l'impoverimento della maggioranza dei contadini, per l'arricchimento degli strati superiori della borghesia urbana e rurale. La via socialista viceversa significa sviluppo attraverso l'aumento ininterrotto del benessere della maggioranza dei contadini. Come il proletariato, e anzi ancor più, i contadini sono interessati a che lo sviluppo segua la seconda via, la via socialista, poiché questa via è l'unico mezzo per salvare i contadini dall'impoverimento e da una vita di stenti. È superfluo dire che la dittatura del proletariato, che tiene nelle proprie mani le leve principali dell'economia, deve prendere tutte le misure perché trionfi la seconda via, la via socialista. È ovvio, d'altra parte, che i contadini sono profondamente interessati a che lo sviluppo segua questa seconda via. Di qui scaturisce la comunanza d'interessi fra il proletariato e i contadini, che compensa le contraddizioni esistenti fra loro. Ecco perché il leninismo dice che noi possiamo e dobbiamo edificare una società socialista integrale insieme ai contadini, sulla base dell'alleanza degli operai e dei contadini. Ecco perché il leninismo dice, fondandosi sugli interessi comuni dei proletari e dei contadini, che noi possiamo e dobbiamo superare con le nostre proprie forze le contraddizioni esistenti fra il proletariato e i contadini. Così considera la questione il leninismo... Così - prosegue Stalin - si presentano le contraddizioni del primo tipo, le contraddizioni di carattere interno, così si presenta la questione della possibilità di edificare il socialismo nelle condizioni dell'accerchiamento capitalistico. Passiamo ora alle contraddizioni del secondo tipo, alle contraddizioni esterne, esistenti fra il nostro paese, quale paese del socialismo, e tutti gli altri paesi, quali paesi del capitalismo. In che consistono queste contraddizioni? Esse consistono nel fatto che finché esiste l'accerchiamento capitalistico deve esistere anche il pericolo dell'intervento da parte dei paesi capitalistici, e finché esiste questo pericolo deve esistere anche il pericolo della restaurazione, il pericolo della restaurazione degli ordinamenti capitalistici nel nostro paese. Si può pensare che un solo paese possa superare pienamente queste contraddizioni? No, di certo. Perché gli sforzi di un solo paese, anche se è il paese della dittatura proletaria, sono insufficienti per mettersi completamente al riparo dal pericolo dell'intervento. La garanzia completa contro l'intervento, e quindi la vittoria definitiva del socialismo, è possibile perciò soltanto su scala internazionale, soltanto come risultato degli sforzi congiunti dei proletari di parecchi paesi o, meglio ancora, soltanto come risultato della vittoria dei proletari di alcuni paesi. Che cos'è la vittoria definitiva del socialismo? La vittoria definitiva del socialismo è la garanzia completa contro i tentativi di intervento e, per conseguenza, di restaurazione, perché ogni tentativo di restaurazione, che abbia una benché minima serietà, può aver luogo soltanto con un serio appoggio dall'esterno, soltanto con l'appoggio del capitalismo internazionale. Perciò l'appoggio alla nostra rivoluzione da parte degli operai di tutti i paesi e, a più forte ragione, la vittoria di questi operai, sia pur soltanto in alcuni paesi, è condizione indispensabile perché il primo paese che ha vinto sia pienamente garantito contro i tentativi di intervento e di restaurazione, è condizione indispensabile per la vittoria definitiva del socialismo... Così si presentano le contraddizioni del secondo tipo. Chi confonde il primo gruppo di contraddizioni, che sono perfettamente superabili mediante gli sforzi di un solo paese, con il secondo gruppo di contraddizioni, che esigono, per la loro soluzione, gli sforzi dei proletari di parecchi paesi, commette un errore grossolano contro il leninismo ed è o un confusionario o un opportunista incorreggibile".113


Sviluppare la lotta di classe nelle campagne. Contro le deviazioni di destra e di "sinistra"

Il XIV Congresso del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, questa fu la nuova denominazione data al partito, tracciò poi le linee guida di questa nuova fase politica ed economica. Essa fu delineata nei suoi tratti fondamentali da Stalin: "Noi lavoriamo e edifichiamo - si legge nel rapporto politico presentato da Stalin al XIV Congresso - nelle condizioni dell'accerchiamento capitalistico. Ciò significa che la nostra economia e la nostra edificazione si svilupperanno attraverso contraddizioni, attraverso conflitti tra il nostro sistema economico e il sistema economico capitalistico. Noi non possiamo sfuggire in nessun modo a questa contraddizione... Di qui la conclusione: noi dobbiamo edificare la nostra economia in modo che il nostro paese non si trasformi in un'appendice del sistema capitalistico mondiale ... ma come un'unità economica indipendente che si appoggia, principalmente, sul mercato interno, sulla collaborazione tra la nostra industria e l'economia contadina del nostro paese. Esistono due linee generali: l'una parte dal principio che il nostro paese deve rimanere ancora a lungo un paese agricolo, deve esportare prodotti agricoli e importare attrezzature industriali, e che bisogna rimanere su questo terreno e seguire questa via di sviluppo anche in futuro. Questa linea esige in sostanza la contrazione della nostra industria... Questa linea porterebbe a una situazione in cui il nostro paese non potrebbe mai, o quasi, diventare un paese veramente industriale, e dovrebbe obiettivamente trasformarsi da unità economica indipendente, poggiante sul mercato interno, in un'appendice del sistema generale del capitalismo. Tale linea significa l'abbandono dei compiti della nostra edificazione. Questa non è la nostra linea. C'è un'altra linea generale, la quale parte dal principio che noi dobbiamo impegnare tutte le nostre forze per fare del nostro paese un paese economicamente autonomo, indipendente, un paese il quale si basa sul mercato interno e serve da centro di attrazione per tutti gli altri paesi, che a poco a poco si staccheranno dal capitalismo e si uniranno al campo dell'economia socialista. Questa linea richiede il massimo sviluppo della nostra industria, ma nella misura e sulla base delle risorse che abbiamo. Questa linea respinge risolutamente la politica che vuol trasformare il nostro paese in un'appendice del sistema capitalistico mondiale. Questa è la nostra linea di edificazione, alla quale si attiene e continuerà ad attenersi anche in futuro il partito. A questa linea ci si deve assolutamente attenere finché esisterà l'accerchiamento capitalistico... Il secondo principio che, come il primo, ci deve guidare nella nostra edificazione, è che dobbiamo tener sempre conto del fatto che la nostra economia nazionale deve essere diretta in modo particolare, differente dal modo in cui è diretta l'economia dei paesi capitalistici. Là, nei paesi capitalistici, regna il capitale privato; gli errori commessi dai singoli trust e cartelli capitalistici, da questi o quei gruppi di capitalisti, sono corretti dalla forza naturale del mercato. Si produce troppo: sopravviene una crisi, ma poi, dopo la crisi, la vita economica riprende il suo corso normale. Si importa troppo e si ha per conseguenza una bilancia commerciale passiva: il corso dei cambi subisce delle oscillazioni, si verifica l'inflazione, si riducono le importazioni e si aumentano le esportazioni. Tutto ciò avviene sottoforma di crisi. Nessun errore di una certa importanza, nessuna superproduzione di un certo rilievo o un grave scarto fra la produzione e la domanda complessiva si verificano nei paesi capitalistici senza che questi difetti, questi errori e questi scarti siano corretti da una crisi in questo o quel campo. Così si vive nei paesi capitalistici. Ma noi non possiamo vivere così. Là noi vediamo crisi economiche, commerciali, finanziarie che colpiscono singoli gruppi capitalistici. Da noi le cose vanno diversamente. Ogni seria difficoltà nel commercio, nella produzione, ogni serio errore di calcolo nella nostra economia non si risolve con una singola crisi in questo o quel campo, ma colpisce tutta l'economia nazionale. Ogni crisi, sia essa commerciale, finanziaria o industriale, può trasformarsi da noi in una crisi generale che colpisce tutto lo stato. Perciò si esige da noi una particolare prudenza e perspicacia nell'edificazione. Perciò noi, qui, dobbiamo dirigere l'economia in forma pianificata, in modo che si verifichino meno errori di calcolo e che la nostra direzione economica sia arciperspicace, arciprevidente, arcinfallibile. Ma siccome, compagni, noi non ci distinguiamo purtroppo né per particolare perspicacia, né per particolare previdenza, né per particolari capacità di dirigere l'economia senza commettere errori, siccome siamo ancora alle prime armi nell'arte dell'edificazione, commettiamo degli errori e ne commetteremo ancora in futuro. Dobbiamo perciò edificare procurandoci delle riserve, ci occorrono riserve che possano colmare le nostre lacune. Tutto il nostro lavoro negli ultimi due anni mostra che noi non siamo al riparo né dagli imprevisti né dagli errori. Da noi, nel campo dell'agricoltura, moltissimo dipenderà non solo dalla nostra direzione economica, ma anche dalle forze naturali (cattivi raccolti, ecc.). Nel campo dell'industria moltissimo dipenderà non solo dalla nostra direzione economica, ma anche dal mercato interno, del quale non siamo ancora padroni. Nel campo del commercio estero moltissimo dipenderà non solo da noi, ma anche dall'atteggiamento dei capitalisti dell'Europa occidentale; quanto più aumenteranno le nostre esportazioni e le nostre importazioni, tanto più dipenderemo dall'Occidente capitalistico e tanto più diventeremo vulnerabili ai colpi dei nemici. Per garantirci contro tutte queste eventualità e contro gli inevitabili errori, dobbiamo essere profondamente convinti della necessità di accumulare riserve... Nel nostro sistema economico si ha una certa varietà di forme: vi sono nientemeno che cinque forme di economia. Esiste una forma di economia quasi naturale: si tratta delle aziende contadine, le quali producono per il mercato in misura molto limitata. Esiste una seconda forma di economia, quella della produzione mercantile delle aziende contadine la cui produzione per il mercato ha una parte decisiva. La terza forma di economia è il capitalismo privato, che non è stato liquidato, si è ripreso e continuerà a riprendersi fino a un certo limite finché da noi esisterà la Nep. La quarta forma di economia è il capitalismo di stato, cioè il capitalismo che noi ammettiamo e che abbiamo la possibilità di controllare e di limitare secondo la volontà dello stato proletario. Infine la quinta forma di economia è l'industria socialista, vale a dire la nostra industria statale; qui, nella produzione, non sono rappresentate due classi ostili, il proletariato e la borghesia, ma una sola classe: il proletariato... Vorrei dire due parole sul capitalismo di stato e sull'industria di stato, la quale è di tipo socialista, allo scopo di dissipare i malintesi e la confusione che si sono creati nel partito attorno a questa questione. Può la nostra industria di stato essere definita capitalismo di stato? No. Perché? Perché il capitalismo di stato, nelle condizioni della dittatura del proletariato, è un'organizzazione della produzione nella quale sono rappresentate due classi: la classe sfruttatrice, che detiene i mezzi di produzione, e la classe sfruttata, che non detiene i mezzi di produzione. Il capitalismo di stato, qualsiasi forma particolare esso rivesta, dev'essere sempre capitalistico per la sua essenza. Quando Ilic analizzava il capitalismo di stato, si riferiva innanzi tutto alle concessioni. Prendiamo le concessioni e vediamo se in esse sono rappresentate due classi. Sì, sono rappresentate due classi. Abbiamo quella dei capitalisti, cioè dei concessionari che sfruttano e detengono temporaneamente i mezzi di produzione, e quella dei proletari che è sfruttata dai concessionari. Che qui non esistano elementi di socialismo risulta chiaro anche solo dal fatto che in un'impresa concessionaria nessuno oserebbe andare a lanciare una campagna per l'aumento della produttività del lavoro, perché tutti sanno che l'impresa concessionaria non è socialista, è estranea al socialismo. Prendiamo un altro tipo d'impresa, l'impresa statale. È un'impresa del capitalismo di stato? No. Perché? Perché non vi sono rappresentate due classi, ma una sola, la classe degli operai che mediante il suo stato detiene gli strumenti e i mezzi di produzione e che non è sfruttata, poiché il massimo possibile di ciò che si ottiene nell'azienda oltre la somma destinata ai salari, è impiegato per sviluppare ulteriormente l'industria, cioè per migliorare la situazione di tutta la classe operaia nel suo insieme. Si potrebbe dire che questo non è ancora socialismo integrale, se si tengono presenti le sopravvivenze di burocratismo che sussistono negli organismi che amministrano le nostre imprese. Questa osservazione è giusta. Ma essa non infirma il fatto che l'industria di stato è un tipo di produzione socialista. Esistono due tipi di produzione: quello capitalistico - compreso il capitalismo di stato - in cui vi sono due classi e nel quale la produzione si svolge per il profitto del capitalista; e un altro tipo, il tipo socialista di produzione, nel quale non esiste sfruttamento, i mezzi di produzione appartengono alla classe operaia e le aziende non lavorano per il profitto di un'altra classe, ma per estendere l'industria nell'interesse degli operai nel loro insieme... Il nostro regime, nel suo insieme, non si può più chiamare capitalista, ma non si può ancora chiamare socialista. Nel suo insieme il nostro regime è un regime di transizione dal capitalismo al socialismo, nel quale predomina ancora, dal punto di vista del volume della produzione, la produzione contadina basata sulla proprietà privata, ma in cui la parte dell'industria socialista aumenta incessantemente. Il settore dell'industria socialista si sviluppa in guisa tale che questa industria, grazie alla sua concentrazione e alla sua organizzazione, grazie al fatto che da noi esiste la dittatura del proletariato, che i trasporti sono nelle mani dello stato e il sistema del credito, come anche le banche, sono in mano nostra, grazie a tutto ciò la nostra industria socialista - la cui parte nel volume complessivo della produzione nazionale aumenta gradualmente - sviluppandosi, incomincia a subordinare a sé l'industria privata, ad adattare a sé e a trascinarsi dietro tutte le altre forme di economia. Questa è ormai la sorte della campagna. Essa deve seguire la città, la grande industria... Abbiamo innanzi tutto il compito di sviluppare a qualsiasi costo la nostra grande industria di stato, sormontando le difficoltà che ci si presentano. E dobbiamo poi risollevare l'industria sovietica di tipo locale. Compagni, non possiamo concentrare la nostra attenzione solo sullo sviluppo dell'industria nazionale, poiché l'industria nazionale, i nostri trust e i nostri sindacati centralizzati non possono soddisfare tutta la varia gamma dei gusti e dei bisogni di una popolazione di 140 milioni di persone. Per poter soddisfare queste esigenze è indispensabile ottenere che la vita, la vita industriale, pulsi a pieno ritmo in ogni distretto, in ogni circondario, in ogni provincia, in ogni regione, in ogni repubblica nazionale. Se non si liberano ovunque le forze latenti nel campo dell'edificazione economica, se non si appoggia con tutti i mezzi l'industria locale, incominciando dai distretti e dai circondari, se non si liberano tutte queste forze, non potremo ottenere quell'ascesa generale dell'edificazione economica del nostro paese di cui parlava Lenin. Se non faremo questo, se non sapremo legare gli interessi e i vantaggi del centro con quelli della periferia, non riusciremo a risolvere il problema del libero sviluppo dell'iniziativa costruttiva, il problema dell'ascesa economica generale, il problema della rapidissima industrializzazione del paese... Lo sviluppo dell'economia nazionale ha avuto nel paese l'effetto di migliorare la situazione materiale innanzitutto della classe operaia... La ricostituzione e l'aumento numerico della classe operaia procedono a ritmo rapido... Il salario medio mensile degli operai industriali, in rubli cervoniez, era nell'aprile 1925 di 35 rubli a testa, cioè il 62% del salario anteguerra. Nel settembre 1925 era di 50 rubli, vale a dire l'88,5% del salario anteguerra. Vi sono singole branche nell'industria in cui il livello d'anteguerra è stato superato... Il valore medio della produzione giornaliera di un operaio industriale, calcolato in rubli anteguerra, ammontava nell'aprile 1924 a 4,18, mentre nel 1925 è di 6,14, vale a dire l'85% del valore anteguerra. Se si considera il rapporto fra il salario e la produttività del lavoro, mese per mese, si vede che essi seguono due linee parallele: aumenta il salario e del pari aumenta la produttività del lavoro. Tuttavia in giugno e luglio il salario aumenta, mentre la produttività del lavoro cresce in misura minore del salario. Ciò si spiega con le ferie e col fatto che nelle fabbriche e nelle officine sono affluiti nuovi strati operai, costituiti da semicontadini. Consideriamo ora il fondo salari. Il fondo salari, secondo i dati del Commissariato del popolo per il lavoro (mi riferisco all'industria senza toccare le altre branche), nel 1923-1924 ammontava a 808 milioni, nel 1924-1925 superava un miliardo e 200 milioni, nel 1925-1926 si prevede che raggiungerà un miliardo e 700 milioni di rubli... Forse non sarà superfluo comunicare che, del fondo fissato per l'anno scorso, una somma pari a 71 milioni di rubli è rimasta disponibile nelle casse delle assicurazioni sociali. Nel campo contadino l'aumento della produzione agricola non ha potuto naturalmente non avere una ripercussione sul miglioramento della situazione materiale della popolazione delle campagne... il consumo individuale della popolazione contadina, la percentuale di aumento di questo consumo sono superiori a quelli della popolazione urbana. Il contadino ha incominciato a nutrirsi meglio e della sua produzione conserva per sé, per il consumo personale, una parte molto più rilevante di quanto non facesse l'anno scorso... Il miglioramento della situazione materiale della classe operaia e dei contadini costituisce il presupposto fondamentale senza il quale è impossibile avanzare nel campo della nostra edificazione... gli operai e i contadini, grazie al miglioramento della loro situazione materiale, sono diventati più attivi politicamente, hanno incominciato ad avere un atteggiamento più critico verso le nostre deficienze, a parlare più francamente dei difetti del nostro lavoro pratico. Siamo entrati in un periodo in cui tutte le classi e tutti i gruppi sociali si riattivizzano. S'è riattivizzata la classe operaia, si sono riattivizzati i contadini con tutti i loro gruppi, si è riattivizzata anche la nuova borghesia, i suoi agenti nelle campagne (i kulak), i suoi rappresentanti fra gli intellettuali. Questo è stato il fattore che ha determinato quella svolta nella nostra politica la quale ha avuto la sua formulazione nelle decisioni della XIV Conferenza del partito. La politica di riattivizzazione dei Soviet, la politica di riattivizzazione delle cooperative, dei sindacati, le concessioni fatte ai contadini definendo le questioni relative all'affitto della terra e al lavoro salariato, l'aiuto materiale ai contadini poveri, la politica della solida alleanza con il contadino medio, la liquidazione dei residui del comunismo di guerra: ecco in che cosa, soprattutto, è consistito il nuovo corso del partito nelle campagne...Puntare dunque sul contadino medio nell'agricoltura; il contadino diligente come figura centrale della nostra ascesa economica: così scriveva il compagno Lenin nel 1921. È appunto questa l'idea, compagni, che è stata alla base delle decisioni e delle concessioni ai contadini, che noi abbiamo approvato alla XIV Conferenza del nostro partito tenutasi in aprile. Che rapporto c'è fra le risoluzioni della XIV Conferenza d'aprile del partito e la risoluzione sul lavoro fra i contadini poveri che il Comitato Centrale ha approvato all'unanimità in ottobre, così come ha approvato all'unanimità le risoluzioni della XIV Conferenza? Il compito principale che ci si poneva alla sessione plenaria d'ottobre del Comitato Centrale consisteva nel non permettere che si facesse fallire la politica che avevamo elaborato alla Conferenza d'aprile, la politica della salda alleanza con il contadino medio, di non permettere che si facesse fallire questa politica, poiché nel nostro partito erano affiorate tendenze secondo le quali la politica della salda alleanza col contadino medio era sbagliata o inaccettabile. Erano affiorate anche delle tendenze le quali sostenevano che la politica della salda alleanza col contadino medio avrebbe significato dimenticare i contadini poveri e che qualcuno avrebbe cercato di stabilire una salda alleanza col contadino medio scavalcando il contadino povero. È sciocco, compagni, ma è un fatto, poiché tali tendenze sono esistite... Appunto perché siamo marxisti, appunto perché siamo comunisti, dobbiamo appoggiarci sugli elementi poveri della campagna. E su chi altri potremmo appoggiarci? Questa questione non è nuova, essa non costituiva e non poteva costituire niente di nuovo per noi né in aprile, né in ottobre, né alla Conferenza, né alla sessione plenaria del Comitato Centrale. Se ciò nonostante è sorta la questione dei contadini poveri, questo è accaduto in seguito all'esperienza che abbiamo accumulato durante le ultime elezioni dei Soviet. Che cos'è accaduto? Si sono riattivizzati i Soviet: Si è incominciato ad instaurare la democrazia sovietica. Ma a quale scopo? La democrazia sovietica significa direzione della classe operaia. Nessuna democrazia sovietica può esser chiamata veramente sovietica e veramente proletaria, se in essa manca la direzione del proletariato e del suo partito. Ma che cosa significa democrazia sovietica quando la direzione è nelle mani del proletariato? Significa che il proletariato deve avere i suoi uomini di fiducia nelle campagne. Chi devono essere questi uomini di fiducia? I rappresentanti dei contadini poveri. E in quale situazione si trovavano i contadini poveri quando noi abbiamo riattivizzato i Soviet? In uno stato di estremo frazionamento, di estrema dispersione. Non solo a certi elementi fra i contadini poveri, ma anche a certi comunisti sembrò che rinunciare all'eliminazione del kulak e alla pressione amministrativa significasse trascurare i contadini poveri, dimenticare i loro interessi. E invece di condurre una lotta organizzata contro i kulak, incominciarono a piagnucolare in modo indegno. Che cosa bisognava fare per superare questi stati d'animo? Bisognava innanzitutto adempiere il compito che la XIV Conferenza aveva posto al partito, bisognava cioè precisare le condizioni, i mezzi e le misure necessari per dare un aiuto materiale ai contadini poveri. In secondo luogo bisognava lanciare la parola d'ordine di organizzare frazioni o gruppi speciali di contadini poveri, che dovevano condurre, durante le elezioni dei Soviet, delle cooperative, ecc. una lotta politica aperta per attirare il contadino medio e isolare i kulak. Precisamente questo ha fatto il compagno Molotov nelle sue tesi sul lavoro da svolgere fra i contadini poveri, tesi che erano il risultato dei tre mesi di lavoro da lui compiuto nella commissione agraria del Comitato Centrale, e che furono approvate all'unanimità dalla sessione plenaria di ottobre del Comitato Centrale. Come vedete, la risoluzione della sessione plenaria di ottobre del Comitato Centrale è la diretta continuazione delle decisioni della XIV Conferenza. Bisognava, in primo luogo, porre concretamente la questione dell'aiuto materiale da dare ai contadini poveri al fine di migliorarne le condizioni materiali e, in secondo luogo, bisognava lanciare la parola d'ordine dell'organizzazione dei contadini poveri. Questo è l'elemento nuovo, che è dovuto interamente al compagno Molotov, questa è la sua idea: la parola d'ordine dell'organizzazione dei gruppi di contadini poveri. A che cosa doveva servire la parola d'ordine dell'organizzazione dei gruppi di contadini poveri? Doveva servire a por fine alla dispersione dei contadini poveri e a dar loro la possibilità di organizzarsi, con l'aiuto dei comunisti, in forza politica autonoma, che potesse servire di appoggio organizzato al proletariato nella lotta che si conduceva nelle campagne contro i kulak, nella lotta per la conquista del contadino medio. I contadini poveri sono ancora permeati della mentalità di chi attende l'aiuto dall'esterno: essi fanno affidamento sulla Direzione politica di stato (GPU), sulle autorità, su tutto quel che volete, meno che su se stessi, sulle proprie forze. Questa passività e questa mentalità di chi aspetta un aiuto dall'esterno debbono essere estirpate dalla coscienza dei contadini poveri. Bisogna dare ai contadini poveri una parola d'ordine che permetta loro finalmente di reggersi sulle proprie gambe, di organizzarsi in gruppi con l'aiuto del partito comunista e dello stato, di imparare a lottare contro i kulak in quelle arene che sono i Soviet, le cooperative, i comitati contadini e in tutti i campi della vita pubblica delle campagne; essi però devono lottare non sollecitando l'intervento della Direzione politica di stato, ma ricorrendo alla lotta politica, a una lotta organizzata. Solo così si possono temprare i contadini poveri, solo così si possono organizzare i contadini poveri, solo così i contadini poveri possono diventare, da gruppo che attende l'aiuto dall'esterno, il sostegno del proletariato nelle campagne... Sulla questione contadina si sono manifestate nel partito due deviazioni: l'una che tende a minimizzare il pericolo dei kulak, l'altra che tende ad esagerarlo e a minimizzare e a sottovalutare la funzione del contadino medio... Una deviazione è qualcosa che non ha ancora assunto una forma. La deviazione è l'inizio di un errore. O lasceremo che quest'errore si sviluppi, e allora le cose andranno male, oppure sradicheremo completamente questo errore, e allora il pericolo sarà scongiurato. La deviazione è qualcosa di errato, che avrà conseguenze più tardi, se non è arginata a tempo. Due parole sulla sottovalutazione del pericolo dei kulak... Da noi si sviluppa l'industria socialista e si svolge una lotta fra questa industria e il capitale privato. Chi avrà il sopravvento? Attualmente prevalgono gli elementi socialisti. Noi sottometteremo sia il kulak che il capitalista privato della città. Ma per ora è un fatto che il kulak si sviluppa e siamo ancora lontani dall'averlo battuto sul terreno economico. È incontestabile che il kulak raccoglie le sue forze, e chi non si accorge di questo, chi dice che queste sono sciocchezze, che il kulak è uno spauracchio, mette il partito di fronte al pericolo di venir meno alla vigilanza e di restare disarmato nella lotta contro il kulak, nella lotta contro il capitalismo, poiché il kulak è l'agente del capitalismo nelle campagne... Questa deviazione è una deviazione che impedisce di tenere il partito permanentemente pronto alla lotta, che disarma il partito nella sua lotta contro gli elementi capitalistici; questa deviazione, com'è noto, è stata condannata da una decisione del Comitato Centrale del partito. Ma esiste un'altra deviazione, che consiste nel sopravvalutare il pericolo dei kulak, nel perdersi d'animo davanti a questo pericolo, nel cadere in preda al panico: 'Arriva il kulak, aiuto!'. Strana cosa! Si è instaurata la Nep sapendo che la Nep è ripresa del capitalismo, ripresa del kulak, che il kulak necessariamente avrebbe rialzato la testa. Ed ecco, è bastato che il kulak si facesse vedere perché si cominciasse a gridare 'Aiuto!' e si perdesse la testa. Lo smarrimento è arrivato al punto che ci si è dimenticati del contadino medio. E invece il compito principale nelle campagne è ora di lottare per la conquista del contadino medio, di lottare per staccare il contadino medio dal kulak, per isolare il kulak stabilendo una salda alleanza col contadino medio. Questo dimenticano i compagni che sono presi dal panico davanti al pericolo dei kulak. Penso che queste due deviazioni, se si risalisse alla loro origine, si potrebbero ricondurre ai seguenti punti di partenza. La prima deviazione consiste nel minimizzare la funzione del kulak e in generale degli elementi capitalistici nelle campagne... Questa deviazione parte dalla premessa errata che lo sviluppo della Nep non porta a una ripresa degli elementi capitalistici nelle campagne... che non vi è un processo di differenziazione nelle campagne... A che cosa porta questa deviazione? Questa deviazione porta di fatto a negare la lotta di classe nelle campagne. La seconda deviazione consiste nell'esagerare la funzione del kulak e in generale degli elementi capitalistici nelle campagne, nel cader in preda al panico davanti a questi elementi, nel negare che l'alleanza del proletariato e dei contadini poveri con i contadini medi è possibile e conforme ai nostri interessi. Questa deviazione parte dal presupposto che nelle nostre campagne sia in corso semplicemente la restaurazione del capitalismo; che questo processo di restaurazione del capitalismo inghiotta tutto il resto, afferri completamente, o in grandissima parte, anche le nostre cooperative... Praticamente questa deviazione porta a rinfocolare la lotta di classe nelle campagne, porta ad un ritorno alla politica dei comitati dei contadini poveri, cioè all'eliminazione dei kulak, e per conseguenza alla proclamazione della guerra civile nel nostro paese, al fallimento quindi di tutto il nostro lavoro di edificazione e con ciò stesso al ripudio del piano cooperativo di Lenin, che prevede l'inserimento di milioni di aziende contadine nel sistema dell'edificazione socialista. Voi chiederete: qual è la deviazione peggiore? Non si può porre la questione in questo modo. Entrambe sono 'peggiori': sia la prima che la seconda... Sebbene entrambe le deviazioni siano 'peggiori' e sia sciocco chiedersi quale delle due è la più pericolosa, si può però affrontarle partendo da un altro punto di vista. Quale di queste due deviazioni il partito è meglio preparato a combattere: la prima o la seconda? Ecco come bisogna impostare praticamente la questione... Qualora si chiedesse ai comunisti se il partito è più preparato a spogliare i kulak o a non farlo, stringendo invece alleanza col contadino medio, io penso che 99 comunisti su 100 direbbero che il partito è soprattutto preparato a realizzare la parola d'ordine: dagli al kulak. Basterebbe un cenno e in un attimo si spoglierebbero i kulak. Ma quanto a non eliminare i kulak e a svolgere la politica più complessa del loro isolamento attraverso l'alleanza con il contadino medio, questa è una cosa non tanto facile da digerire. Ecco perché io penso che nella nostra lotta contro le due deviazioni il partito deve tuttavia concentrare il fuoco principalmente sulla seconda".114


La sconfitta del blocco d'opposizione

Ebbe così inizio una nuova e decisiva fase della realizzazione del socialismo in URSS. Il vittorioso coronamento del glorioso Ottobre sovietico non fu né facile né indolore. Il suo successo si deve alla volontà cosciente, al lavoro tenace e alla salda unità della classe operaia e dei ceti sociali rivoluzionari ad essa alleati; alla guida saggia e alla direzione ferma espresse, sul piano politico, sociale ed economico dall'avanguardia organizzata del proletariato sovietico, il PC(b) dell'URSS, stretto politicamente ed ideologicamente attorno al CC e al suo Segretario generale, Stalin, nell'affrontare ogni sorta di difficoltà e nel fronteggiare e sconfiggere ogni sorta di attacco controrivoluzionario. I fondamenti della linea marxista-leninista che portarono alla piena realizzazione del socialismo in URSS, furono, come s'è visto, concepiti ed espressi sul piano teorico e pratico da Stalin. Essi costituiscono il corretto sviluppo del leninismo, base ispiratrice e fondamento della Rivoluzione d'Ottobre, ed anche un importante e imprescindibile arricchimento del marxismo-leninismo.
Un'importanza centrale nella nuova fase della politica sovietica assunsero dunque l'organizzazione socio-economica delle campagne, il ruolo e le funzioni dei diversi strati contadini. Il XIV Congresso del partito bolscevico, lanciando l'obiettivo dell'industrializzazione del paese, approvò l'orientamento e le decisioni della XIV Conferenza sulla politica del partito nelle campagne. A questo riguardo il XIV Congresso evidenziò, altresì, l'emergere di due pericolose deviazioni. L'una, sostenuta da Bucharin, tendente a "sottovalutare" il pericolo costituito dal kulak nella campagna; l'altra, sostenuta da Zinoviev e Kamenev, a "sopravvalutarlo". Entrambe queste deviazioni, se non combattute, potevano danneggiare e compromettere seriamente la politica del partito che puntava all'indebolimento della forza economica del kulak, al ridimensionamento del suo ruolo nella società e, di conseguenza, al suo isolamento politico.
Si è visto nei precedenti capitoli come il trotzkismo si manifestò come ideologia avversa e antitetica al leninismo. Si è visto come Trotzki, dopo la morte di Lenin, con le sue "Lezioni dell'Ottobre" tentò invano di scindere il leninismo per dare un'impossibile valenza di efficacia e di validità alla sua teoria della "rivoluzione permanente", che del trotzkismo costituisce l'architrave teorico. Il trotzkismo fu, al tempo stesso, l'ideologia ispiratrice e il punto di attrazione dell'opposizione nelle diverse forme in cui essa si manifestò, fuori e dentro il partito bolscevico. Sempre il partito, il CC, Lenin e Stalin combatterono il trotzkismo sul piano politico e ideologico, attraverso discussioni aperte e di massa nel pieno e scrupoloso rispetto del centralismo democratico che, per un partito autenticamente marxista-leninista, rappresenta il principio guida attraverso cui si svolge e si regola l'intera vita del partito. Questo fu possibile farlo, e si fece, fino a che l'opposizione agì senza travalicare i limiti della legalità socialista dettati dalla Costituzione dell'URSS. Non fu più possibile farlo, e non fu fatto, quando essa travalicò questi limiti, avventurandosi in una lotta sordida, diretta a rovesciare la direzione del partito e la dittatura del proletariato. Essa stessa fu la principale artefice della sua disfatta, perché questa sua azione la portò ad essere sconfitta ed isolata nella classe operaia e nelle masse popolari rivoluzionarie della società sovietica.
Nella prima metà del 1926 Trotzki iniziò a tessere la sua trama per unificare l'opposizione, lavorando alacremente ad un'alleanza con quegli stessi Zinoviev e Kamenev che solo qualche mese prima pretendevano a gran voce la sua espulsione non solo dagli organismi dirigenti del partito, ma perfino dal partito stesso. Un'alleanza frazionistica che per preparare la sua lotta scissionista antipartito non disdegnò, ma praticò, un metodo cospirativo fatto di incontri segreti, documenti segreti contro la linea e la direzione del partito, riunioni clandestine. Trotzki sviluppò come base del programma dell'opposizione, la tesi secondo cui la degenerazione burocratica del partito minacciava la rivoluzione di un incombente "termidoro". Il blocco dell'opposizione riunito attorno a Trotzki e Zinoviev, raccolse anche quanto rimaneva dei vecchi gruppi antipartito del "centralismo democratico" e dell'"opposizione operaia" e si palesò attraverso la cosiddetta "dichiarazione dei tredici". La sua attività frazionista si manifestò già alla sessione plenaria del CC e della CCC del luglio 1926. Lì, nel tentativo fallito di assicurarsi un qualche appoggio e aprirsi una breccia nel partito, richiese l'aumento dei salari operai e l'innalzamento dell'imposta agricola. Fu Dzerginski a rispondere agli oppositori, respingendo le loro proposte demagogiche, smascherando la strumentalità di simili iniziative e denunciando la gravità di queste tesi, che se accettate e messe in pratica, avrebbero compromesso l'alleanza tra gli operai e i contadini e seppellito la rivoluzione. Fu quello di Dzerginski un intervento forte e deciso, svolto con molto ardore. Ed alla fine di questo intervento, Dzerginski venne colpito da un infarto che ne provocò la morte. Stalin, rendendo onore a questa indomita figura di rivoluzionario bolscevico, disse di lui: "La vecchia guardia leninista ha perduto un altro dei suoi migliori capi e combattenti. Il partito ha subito un'altra perdita irreparabile. Quando, presso il suo feretro ancora aperto, si ricorda tutto il cammino percorso da Dzerginski, il carcere, il bagno penale, la deportazione, la Commissione straordinaria per combattere la controrivoluzione, la ricostruzione dei trasporti distrutti, l'edificazione della giovane industria socialista, soltanto così si può caratterizzare questa vita così piena: fervido entusiasmo. La Rivoluzione d'Ottobre gli affidò un incarico difficile: quello di dirigere la Commissione straordinaria per combattere la controrivoluzione. La borghesia non conobbe nome più odiato di quello di Dzerginski, che parava con mano ferrea i colpi dei nemici della rivoluzione proletaria. 'Terrore della borghesia': così era chiamato allora il compagno Felix Dzerginski. Con il subentrare del 'periodo pacifico', il compagno Dzerginski continua la sua fervida attività. Egli si accinge con ardore a mettere in ordine i trasporti disorganizzati e poi, in qualità di presidente del Consiglio superiore dell'economia nazionale, si dedica con eguale ardore al lavoro di edificazione della nostra industria. Senza conoscere riposo, senza disdegnare nessun lavoro umile, lottando valorosamente contro le difficoltà e superandole, dedicando tutte le sue forze, tutta la sua energia al compito che gli aveva affidato il partito, egli si consunse nel lavoro in nome degli interessi del proletariato, in nome della vittoria del comunismo. Addio, eroe dell'Ottobre! Addio, figlio fedele del partito! Addio, edificatore dell'unità e della potenza del nostro partito!".115
Nelle deliberazioni approvate a conclusione della sessione plenaria del CC e della CCC, la "nuova opposizione" ricevette un primo monito. Essa venne esplicitamente accusata di svolgere un'attività frazionistica. Zinoviev venne espulso dall'Ufficio politico e il suo adepto Lasevic, venne espulso dal CC e rimosso dal suo incarico nel Consiglio militare rivoluzionario. Nell'Ufficio politico venne eletto Rudzutak, mentre vennero nominati membri supplenti Andreev, Kaganovic, Kirov, Mikojan e Orgionikidze. Il partito fece quanto era nelle sue possibilità, per fare rientrare l'opposizione nell'ambito del comune lavoro e della normale vita dell'organizzazione bolscevica. Rimase tuttavia inascoltato. L'attività frazionistica continuò soprattutto nelle organizzazioni del partito di Mosca e Leningrado. In queste città, l'indignazione dei militanti verso quest'azione, che rischiava di paralizzare l'attività nel partito costretto a ridiscutere solite diatribe già rifiutate e sempre riproposte, esplose anche in manifestazioni di esasperato risentimento, con la cacciata fisica degli oppositori dalle riunioni, pur di mettere fine a questa situazione. Era anche questa, una dimostrazione dell'isolamento dell'opposizione. Il 16 ottobre i capi dell'opposizione firmarono una dichiarazione nella quale riconoscevano di aver effettivamente svolto un'attività frazionistica, in spregio alla disciplina di partito. Ma lo fecero con la solita doppiezza. Accanto all'ammissione di responsabilità in merito al frazionismo, infatti, essi ribadirono altresì di ritenere valido quanto affermato nella "dichiarazione dei tredici", confermando, nella sostanza, di non voler recedere dalla loro attività tanto nel partito che nell'Internazionale Comunista. Un secondo monito venne allora dato all'opposizione sia dal partito, nella XV Conferenza svoltasi nel novembre 1926, sia dal Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista. Trotzki venne espulso dall'Ufficio politico, Kamenev non ne fu più membro candidato, mentre l'Internazionale Comunista rimosse Zinoviev dalla carica di presidente del Comitato Esecutivo. La XV Conferenza sottolineò come l'attuale opposizione nel partito fosse ormai totalmente riconducibile al trotzkismo, avendo fatti propri tutti i punti cardine di tale ideologia, ed indicò pertanto le tesi espresse dalla "nuova opposizione" come l'espressione di una deviazione socialdemocratica nel partito.
Nelle Tesi presentate alla XV Conferenza, Stalin evidenziò il passaggio della "nuova opposizione" al trotzkismo. "Il partito - affermò Stalin - muove dalla premessa che la nostra rivoluzione è una rivoluzione socialista, che la Rivoluzione d'Ottobre non rappresenta solo il segnale, la spinta e il punto di partenza della rivoluzione socialista in Occidente, ma è nel medesimo tempo, in primo luogo, la base dello sviluppo ulteriore del movimento rivoluzionario mondiale e, in secondo luogo, apre il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo nell'URSS (dittatura del proletariato), periodo in cui il proletariato, attuando una politica giusta verso i contadini, può edificare e edificherà con successo la società socialista integrale, naturalmente se la forza del movimento rivoluzionario internazionale, da un lato, e la forza del proletariato dell'URSS, dall'altro, saranno abbastanza grandi per proteggere l'URSS dall'intervento militare dell'imperialismo. Il trotzkismo si attiene a concezioni del tutto diverse sul carattere e sulle prospettive della nostra rivoluzione. Il trotzkismo, sebbene abbia marciato con il partito nell'ottobre del 1917, muoveva e continua a muovere dalla premessa che la nostra rivoluzione di per sé non è, in sostanza, socialista, che la Rivoluzione d'Ottobre è soltanto il segnale, la spinta e il punto di partenza della rivoluzione in Occidente, che se si avrà un ritardo nella rivoluzione mondiale e non si verificherà al più presto la rivoluzione socialista vittoriosa in Occidente, il potere proletario in Russia dovrà cadere o degenerare (il che è lo stesso) sotto la pressione dei conflitti inevitabili fra il proletariato e i contadini... La conferenza constata che queste concezioni di Trotzki e dei suoi fautori circa la questione fondamentale del carattere e delle prospettive della nostra rivoluzione non hanno niente a che vedere con le concezioni del nostro partito, con il leninismo. La conferenza ritiene che queste concezioni, sminuendo la funzione storica e l'importanza della nostra rivoluzione come base dell'ulteriore sviluppo del movimento rivoluzionario mondiale, indebolendo la volontà del proletariato sovietico di proseguire l'edificazione del socialismo, e ostacolando quindi il libero dispiegamento delle forze della rivoluzione internazionale, sono in contraddizione con i principi del vero internazionalismo e la linea fondamentale dell'Internazionale Comunista. La conferenza ritiene che queste concezioni di Trotzki e dei suoi fautori costituiscono un diretto avvicinamento alle concezioni della socialdemocrazia, rappresentata dal suo attuale capo, Otto Bauer, il quale afferma che 'in Russia il proletariato, che costituisce solo una piccola minoranza della nazione, può instaurare il suo dominio' solo temporaneamente, che 'esso deve inevitabilmente perdere di nuovo questo dominio non appena la massa contadina della nazione sarà divenuta abbastanza matura dal punto di vista culturale per prendere essa stessa il potere nelle sue mani' che, 'la supremazia momentanea del socialismo industriale nella Russia agraria è solo una fiammata che chiama alla lotta il proletariato dell'Occidente industriale', che 'solo la conquista del potere politico da parte del proletariato dell'Occidente industriale può assicurare la supremazia duratura del socialismo industriale' in Russia (vedi O. Bauer, Bolscevismo o socialdemocrazia?, in lingua tedesca). La conferenza qualifica perciò simili concezioni di Trotzki e dei suoi seguaci come una deviazione socialdemocratica nel nostro partito nella questione fondamentale del carattere e delle prospettive della nostra rivoluzione.
Il fatto fondamentale nello sviluppo dei rapporti interni di partito nel PC(b) dell'URSS dopo il XIV Congresso (che ha condannato le posizioni di principio della 'nuova opposizione') è la circostanza che la 'nuova opposizione' (Zinoviev, Kamenev), la quale ha lottato in un primo tempo contro il trotzkismo, contro la deviazione socialdemocratica del nostro partito, è passata sulle posizioni ideologiche del trotzkismo, ha ceduto interamente e pienamente al trotzkismo le sue precedenti posizioni, che erano le posizioni di tutto il partito, agendo oggi a favore del trotzkismo con lo stesso ardore con il quale aveva agito prima contro il trotzkismo. Il passaggio della 'nuova opposizione' dalla parte del trotzkismo è stato determinato da due circostanze principali: a) la stanchezza, le esitazioni, lo scoraggiamento, estraneo al proletariato, e il disfattismo tra i fautori della 'nuova opposizione' dinanzi alle nuove difficoltà nel periodo di svolta che si sta attraversando; inoltre le attuali esitazioni e il disfattismo di Kamenev e Zinoviev non sono sorti fortuitamente, ma sono una ripetizione, una recidiva delle esitazioni e dello scoraggiamento che essi già avevano manifestato nove anni or sono, nell'ottobre del 1917, di fronte alle difficoltà di quel periodo di svolta; b) la piena sconfitta della 'nuova opposizione' al XIV Congresso e, come conseguenza di questa sconfitta, l'aspirazione a raggiungere a qualsiasi costo l'unificazione con i trotzkisti per compensare, con l'unione dei due gruppi, trotzkisti e 'nuova opposizione', la debolezza e il distacco di questi gruppi dalle masse proletarie, tanto più che le posizioni ideologiche del trotzkismo rispondono pienamente all'attuale scoraggiamento della 'nuova opposizione'. Così si deve spiegare il fatto che il blocco d'opposizione si è trasformato in un centro di raccolta di tutte quante le tendenze condannate dal partito e dall'Internazionale Comunista, che hanno fatto fallimento all'interno e fuori del PC(b) dell'URSS, dai 'centralisti democratici' e dalla 'opposizione operaia' nel PC(b) dell'URSS fino agli opportunisti di 'ultrasinistra' in Germania e ai liquidatori che formano la corrente di Souvarine in Francia"
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Ed ecco come Stalin trattò la questione della deviazione socialdemocratica nel Rapporto alla XV Conferenza del PC(b) dell'URSS. "Già al XIV Congresso del partito Zinoviev aveva dato il segnale per chiamare a raccolta tutte le tendenze d'opposizione e unirle in una forza unica. I compagni delegati alla conferenza probabilmente ricordano questo discorso di Zinoviev. Non vi può essere alcun dubbio che questo appello non ha potuto non trovare un'eco nelle file dei trotzkisti, i quali, sin dall'inizio, sostenevano l'idea che dovesse esistere in maggiore o minore misura la libertà di costituire dei gruppi e che questi dovessero unirsi in maggiore o minore misura per condurre la lotta contro la linea fondamentale del partito che ormai da tempo non soddisfa più Trotzki. Questo è stato, per così dire, il lavoro preparatorio per la formazione del blocco. Il primo passo serio per la formazione del blocco è stato intrapreso dall'opposizione durante la sessione plenaria di aprile del Comitato Centrale, quando Rykov enunciò le sue tesi sulla situazione economica. Allora non esisteva ancora un accordo completo fra la 'nuova opposizione' e i trotzkisti, ma ormai non vi era alcun dubbio che sostanzialmente il blocco fosse già pronto... Sostanzialmente i due gruppi erano già riusciti ad accordarsi, ma, poiché avevano avanzato delle riserve, dovevano apportare alla tesi di Rykov non emendamenti comuni per tutta l'opposizione, ma due serie parallele di emendamenti... Alla 'nuova opposizione' non piaceva che Trotzki criticasse la politica economica diretta nel periodo precedente da Kamenev. E a Trotzki d'altro canto non piaceva che la 'nuova opposizione' separasse le questioni della differenziazione dei contadini dalla questione dell'industrializzazione. La seconda tappa è costituita dalla sessione plenaria di luglio del Comitato Centrale. A questa sessione plenaria abbiamo già un blocco formalmente organizzato, un blocco senza riserve. Trotzki ha lasciato cadere le sue riserve e le ha archiviate e così pure Kamenev ha lasciato cadere e archiviato le sue. Ora essi hanno già una 'dichiarazione' comune, ben conosciuta da tutti voi, compagni, come documento antipartito. Questi sono i tratti caratteristici della seconda tappa nello sviluppo del blocco d'opposizione. Il blocco è stato organizzato e ha preso forma in questo periodo non solo sul terreno della rinuncia reciproca agli emendamenti, ma anche sul terreno dell''amnistia' reciproca... Mercato diretto e aperto, senza principi... La terza tappa nello sviluppo del blocco è costituita dall'azione aperta svolta dall'opposizione contro il partito alla fine di settembre e all'inizio di ottobre di quest'anno a Mosca e a Leningrado; ... essi incominciarono a peregrinare da una cellula all'altra. Ma i risultati di quest'attività, come voi sapete, furono disastrosi per l'opposizione. Voi sapete che essi subirono una disfatta. È noto dalla stampa che sia a Leningrado che a Mosca, sia nelle regioni industriali che nelle regioni non industriali dell'Unione Sovietica, il blocco d'opposizione trovò la decisa resistenza delle masse del partito... i calcoli del blocco d'opposizione non s'avverarono. Da quel momento ha inizio la svolta dell'opposizione a favore della pace nel partito. La sconfitta dell'opposizione, evidentemente, non era stata vana. Era il 4 ottobre, quando l'opposizione propose al Comitato Centrale la dichiarazione sulla pace e quando per la prima volta, dopo ingiurie e attacchi, udimmo dall'opposizione parole quali ci si può attendere da un membro del partito: è tempo di porre fine alle 'contese interne del partito' e di organizzare 'l'attività comune'. In questo modo l'opposizione, dopo aver subito la sconfitta, fu costretta ad arrivare là dove il Comitato Centrale l'aveva ripetutamente sollecitata a giungere: a porre la questione della pace nel partito. Naturalmente il Comitato Centrale, fedele alle direttive del XIV Congresso circa la necessità dell'unità, accolse volentieri la proposta dell'opposizione sebbene sapesse che questa proposta non era del tutto sincera... Come si può caratterizzare oggi la situazione del blocco d'opposizione? Potrebbe essere caratterizzata come una situazione di graduale erosione del blocco, di graduale distacco dal blocco degli elementi che ne fanno parte, come una situazione di disgregazione del blocco d'opposizione... Quali sono le prospettive dell'opposizione? Su che cosa gli oppositori fanno assegnamento? Io penso che contano sul peggioramento della situazione nel paese e nel partito. Oggi riducono la loro attività frazionistica, perché oggi i tempi sono 'difficili' per loro. Ma se non rinunciano alle loro concezioni fondamentali, se hanno deciso di rimanere sulle loro vecchie posizioni, ne consegue che si metteranno ad aspettare, attenderanno 'tempi migliori', quando sarà loro possibile, dopo aver accumulato le forze, agire nuovamente contro il partito. Su questo non vi può essere alcun dubbio... Ma, dal momento che gli oppositori si preparano alla lotta e attendono 'tempi migliori' per riprendere la lotta aperta contro il partito, anche il partito non deve stare con le mani in mano. Di qui i compiti del partito: condurre una lotta ideologica risoluta contro le concezioni sbagliate dell'opposizione, sulle quali essa insiste, mettere a nudo l'essenza opportunistica di queste idee, quali che siano le frasi 'rivoluzionarie' di cui si ammantano, e operare in modo che l'opposizione sia costretta a ritrattare i suoi errori per timore di una disfatta definitiva... Ciò che soprattutto divide il partito dal blocco d'opposizione è la questione che concerne la possibilità della vittoria del socialismo nel nostro paese, ovvero, il che è lo stesso, il carattere e le prospettive della nostra rivoluzione. La questione non è nuova... Oggi, nella nuova situazione, essa è riemersa e dobbiamo occuparcene fino in fondo... Abbiamo (...) due linee nella questione fondamentale della possibilità di edificare vittoriosamente il socialismo nel nostro paese, della possibilità della vittoria degli elementi socialisti della nostra economia sugli elementi capitalistici - perché, compagni, la possibilità della vittoria del socialismo nel nostro paese non significa altro che la possibilità della vittoria degli elementi socialisti della nostra economia sugli elementi capitalistici - la linea di Lenin e del leninismo, in primo luogo, e la linea di Trotzki e del trotzkismo, in secondo luogo. Il leninismo risolve questa questione in senso positivo. Il trotzkismo, viceversa, nega la possibilità della vittoria del socialismo nel nostro paese sulla base delle forze interne della nostra rivoluzione. Mentre la prima linea è la linea del nostro partito, la seconda si accosta alle concezioni della socialdemocrazia. Proprio per questo si dice nel progetto delle tesi sul blocco d'opposizione che il trotzkismo è una deviazione socialdemocratica nel nostro partito. Da questo deriva indubbiamente il fatto che la nostra rivoluzione è una rivoluzione socialista, che essa non rappresenta solo il segnale, l'impulso e il punto di partenza della rivoluzione mondiale, ma anche la base, la base necessaria e sufficiente per condurre a termine la costruzione di una società socialista integrale nel nostro paese. Noi possiamo e dobbiamo dunque vincere gli elementi capitalistici della nostra economia, noi possiamo e dobbiamo condurre a termine la costruzione della società socialista nel nostro paese. Ma questa vittoria si può forse chiamare completa, definitiva? No, non si può. Noi possiamo vincere i nostri capitalisti, siamo in grado di iniziare e condurre a termine la costruzione del socialismo, ma questo non significa ancora che siamo perciò in grado di garantire il paese della dittatura del proletariato dai pericoli esterni, dai pericoli dell'intervento e della conseguente restaurazione, ricostituzione dei vecchi ordinamenti. Noi non viviamo su un'isola. Noi viviamo nell'accerchiamento capitalistico. Il fatto che noi stiamo costruendo il socialismo e in questo modo spingiamo sul terreno rivoluzionario gli operai dei paesi capitalistici, non può non suscitare l'odio e l'ostilità di tutto il mondo capitalistico. Pensare che il mondo capitalistico possa contemplare con indifferenza i nostri successi sul fronte economico, successi che spingono sul terreno rivoluzionario la classe operaia di tutto il mondo, significa lasciarsi illudere. Perciò, finché restiamo nell'accerchiamento capitalistico, finché il proletariato non ha vinto almeno in alcuni paesi, noi non possiamo considerare la nostra vittoria come definitiva, e, di conseguenza, qualsiasi successo noi otteniamo nella nostra edificazione, non possiamo pensare che il paese della dittatura del proletariato sia garantito contro i pericoli esterni. Perciò, per vincere definitivamente, è necessario ottenere che l'attuale accerchiamento capitalistico sia sostituito dall'accerchiamento socialista, è necessario ottenere che il proletariato vinca ancora almeno in alcuni paesi. Solo allora si potrà considerare definitiva la nostra vittoria. Ecco perché noi consideriamo la vittoria del socialismo nel nostro paese non come fine a se stessa, non come qualcosa a sé stante, ma come un contributo, come un mezzo, come una via per la vittoria della rivoluzione proletaria negli altri paesi. Questa linea del nostro partito ha avuto per la prima volta la sua espressione ufficiale nella nota risoluzione della XIV Conferenza sulla situazione internazionale, sulla stabilizzazione del capitalismo e sulla edificazione del socialismo in un solo paese. Penso che questa risoluzione costituisce uno dei più importanti documenti nella storia del nostro partito, non solo perché rappresenta la più grande dimostrazione a favore della linea leninista nella questione dell'edificazione del socialismo nel nostro paese, ma anche perché al tempo stesso costituisce una condanna diretta del trotzkismo... Alla stessa XIV Conferenza Kamenev e Zinoviev avevano formalmente riconosciuto la giustezza della linea del partito nella questione dell'edificazione del socialismo nel nostro paese... Anzi, ... Zinoviev difese persino in un apposito rapporto alla XIV Conferenza la nota risoluzione della stessa conferenza che, come avete potuto convincervene, esprime la linea del nostro partito... La pubblicazione del libro di Zinoviev 'Il leninismo' nel settembre 1925 rappresenta sotto questo aspetto un 'avvenimento' che traccia una linea di separazione fra lo Zinoviev che alla XIV Conferenza aveva difeso la linea del partito e lo Zinoviev che ha abbandonato la linea del partito, il leninismo, passando sulla posizione ideologica del trotzkismo... Le prospettive politiche del blocco d'opposizione derivano dall'errore fondamentale che questo blocco commette nel valutare il carattere e le prospettive della nostra rivoluzione. Siccome la rivoluzione internazionale ritarda e l'opposizione non ha fiducia nelle forze interne della nostra rivoluzione, due prospettive si pongono all'opposizione: o la degenerazione del partito e dell'apparato statale, il ritiro effettivo dei 'migliori elementi' (vale a dire dell'opposizione) del comunismo dal potere e la formazione, con questi elementi, di un nuovo partito, 'schiettamente proletario', che stia all'opposizione nei confronti del partito ufficiale non 'schiettamente proletario' (prospettiva di Ossovski); oppure i tentativi di spacciare per realtà la propria impazienza, la negazione della stabilizzazione parziale del capitalismo, i salti e le irruzioni 'sovrumane', 'eroiche' sia nel campo della politica interna (superindustrializzazione), che nel campo della politica estera (frasi e gesti 'ultrasinistri'). Penso che Ossovski sia il più audace e il più coraggioso di tutti gli oppositori. Se il blocco di opposizione avesse coraggio e coerenza sufficienti dovrebbe mettersi sulla strada di Ossovski. Ma il blocco d'opposizione, poiché manca sia di coerenza che di coraggio, scivola sulla strada della seconda prospettiva, sulla strada dei salti 'sovrumani' e delle irruzioni 'eroiche' all'interno del corso oggettivo delle cose".
Analizzando poi gli errori politici e organizzativi del blocco d'opposizione, Stalin, così continua: "Quando parlo degli errori politici e organizzativi del blocco dell'opposizione, mi riferisco a questioni come quella dell'egemonia del proletariato nell'opera di edificazione economica, dell'industrializzazione, dell'apparato del partito e del 'regime' nel partito, ecc. Il partito muove dalla premessa che, nella sua politica in generale e in quella economica in particolare, non si può staccare l'industria dall'agricoltura, che lo sviluppo di queste due branche fondamentali dell'economia deve seguire la linea che porta al loro coordinamento, alla loro unione nel quadro dell'economia socialista. Di qui il nostro metodo socialista di industrializzare il paese attraverso il miglioramento costante della situazione materiale delle masse lavoratrici, compresa anche la massa fondamentale dei contadini, come base essenziale dello sviluppo dell'industrializzazione. Parlo del metodo socialista di industrializzazione, distinguendolo dal metodo capitalistico, attuato mediante l'impoverimento di masse di milioni di appartenenti agli strati lavoratori... In che cosa consiste il vantaggio fondamentale del metodo socialista di industrializzazione? Nel fatto che esso conduce all'unità fra gli interessi dell'industrializzazione e gli interessi delle masse fondamentali degli strati lavoratori della popolazione; nel fatto che esso conduce non all'impoverimento di milioni di uomini, ma al miglioramento della situazione materiale di queste masse, non all'inasprimento delle contraddizioni interne, ma alla loro attenuazione e al loro superamento; nel fatto che esso estende incessantemente il mercato interno ed eleva la capacità di questo mercato, creando, in questo modo, una solida base interna per sviluppare l'industrializzazione. Di qui il fatto che le masse fondamentali dei contadini sono direttamente interessate alle vie socialiste dell'industrializzazione. Di qui la possibilità e la necessità di attuare l'egemonia del proletariato nei confronti dei contadini nell'opera di edificazione socialista, in generale, e di industrializzazione del paese, in particolare. Di qui l'idea dell'alleanza dell'industria socialista con l'economia contadina, prima di tutto attraverso lo sviluppo su vasta scala della cooperazione fra i contadini, l'idea della funzione dirigente dell'industria nei confronti dell'agricoltura. Di qui la nostra politica tributaria, la politica della riduzione dei prezzi dei prodotti industriali, ecc., tenendo conto dell'interesse di conservare la collaborazione economica tra il proletariato e i contadini, dell'interesse di rinsaldare l'alleanza degli operai e dei contadini.
Il blocco d'opposizione, viceversa, muove dalla contrapposizione dell'industria all'agricoltura e imbocca la falsa strada della rottura fra industria e agricoltura. Esso non capisce e non riconosce che non si può far progredire l'industria trascurando gli interessi dell'agricoltura, calpestandoli. Non capisce che se l'industria è l'elemento dirigente dell'economia nazionale, l'agricoltura, dal canto suo, rappresenta la base, sulla quale, da noi, si può sviluppare l'industria. Di qui la tendenza a considerare l'economia contadina come una 'colonia', che lo stato proletario deve 'sfruttare' (Preobragenski). Di qui il timore di un buon raccolto (Trotzki), che costituirebbe una forza capace di disorganizzare la nostra economia. Di qui la politica specifica del blocco d'opposizione che imbocca la strada dell'inasprimento delle contraddizioni interne fra l'industria e l'agricoltura, la strada dei metodi capitalistici di industrializzazione del paese... Di qui le proposte pratiche del blocco d'opposizione di aumentare i prezzi di vendita, di aggravare la pressione tributaria sui contadini, ecc., proposte che non condurrebbero al rafforzamento della collaborazione economica fra il proletariato e i contadini, ma alla sua disgregazione, non alla preparazione delle premesse necessarie per l'egemonia del proletariato nel campo dell'edificazione economica, ma all'eliminazione di queste condizioni, non all'alleanza dell'industria con l'economia contadina, ma alla rottura di questa alleanza. Alcune parole sulla differenziazione dei contadini. Tutti sanno che l'opposizione schiamazza e cade in preda al panico a causa della crescente differenziazione. Tutti sanno che nessuno ha gettato, come l'opposizione, tanto panico a proposito dello sviluppo del piccolo capitale privato nelle campagne. Ma come stanno in realtà le cose? Ecco. In primo luogo, la differenziazione fra i contadini, come dimostrano i fatti, si verifica da noi in forme assolutamente originali, e, precisamente, non attraverso l''erosione' del contadino medio, ma, al contrario, mediante il suo rafforzamento, con una considerevole riduzione dei poli estremi; inoltre, fattori come la nazionalizzazione della terra, l'introduzione su vasta scala della cooperazione fra i contadini, la nostra politica tributaria, ecc., non possono non creare determinate barriere e limitazioni alla differenziazione stessa. In secondo luogo - e questo è l'elemento principale - lo sviluppo del piccolo capitale privato nelle campagne è compensato, e più che compensato, da un fatto decisivo come lo sviluppo della nostra industria, che rafforza le posizioni del proletariato e delle forme socialiste dell'economia e rappresenta l'antidoto principale contro tutte le possibili forme del capitale privato. Tutte queste circostanze evidentemente sono rimaste fuori dal raggio visuale della 'nuova opposizione' che continua, per forza d'inerzia, a strillare e a seminare il panico a proposito del capitale privato nelle campagne... Alcune parole sulla lotta dell'opposizione contro l'apparato del partito e il 'regime' nel partito. A che cosa si riduce in pratica la lotta dell'opposizione contro l'apparato del partito, che costituisce il nucleo dirigente del nostro partito? Non è necessario dimostrare che la lotta dell'opposizione in questo campo si riduce, in ultima analisi, ai tentativi di disorganizzare la direzione del partito e di disarmare il partito nella sua lotta per migliorare l'apparato statale, per estirpare il burocratismo da questo apparato, per dirigere l'apparato statale. A che cosa conduce la lotta dell'opposizione contro il 'regime' nel partito? A disgregare la disciplina ferrea nel partito, senza la quale è inconcepibile la dittatura del proletariato, a scuotere, in ultima analisi, le basi della dittatura del proletariato. Perciò il partito ha ragione quando afferma che gli errori politici e organizzativi dell'opposizione sono il riflesso della pressione che gli elementi non proletari esercitano sul nostro partito, sulla dittatura del proletariato. Questi, compagni, sono gli errori politici e organizzativi del blocco d'opposizione. Recentemente , alla sessione plenaria del Comitato Centrale e della Commissione Centrale di Controllo, Trotzki ha dichiarato che l'approvazione da parte della conferenza delle tesi sul blocco d'opposizione deve inevitabilmente condurre all'espulsione dal partito dei capi dell'opposizione. Devo dichiarare, compagni, che questa dichiarazione di Trotzki è priva di qualsiasi fondamento ed è falsa. Devo dichiarare che l'approvazione delle tesi sul blocco d'opposizione può avere un solo scopo: la lotta risoluta contro gli errori di principio dell'opposizione, al fine di superarli completamente... La sessione plenaria del Comitato Centrale e della Commissione Centrale di Controllo ha agito così muovendo dalla premessa che la lotta contro gli errori di principio dell'opposizione è l'unico mezzo per superarli, e il superamento di questi errori è l'unica via dell'unità effettiva del nostro partito. Sgominato il blocco d'opposizione e costrettolo a rinunciare all'attività frazionistica, il partito ha ottenuto in questo modo il minimo indispensabile senza il quale è impossibile l'unità nel partito. Questo, certamente, non è poco. Ma non basta. Per raggiungere l'unità completa è necessario fare ancora un passo avanti, ottenere che il blocco d'opposizione condanni i suoi errori di principio, e salvaguardare in questo modo il partito e il leninismo dagli attacchi e dai tentativi di revisione. Questa è la prima conclusione. Dopo avere respinto la posizione di principio del blocco d'opposizione e frustrato i tentativi dell'opposizione di accendere una nuova discussione, la massa dei membri del partito ha detto: ora non è il momento di far chiacchiere, è tempo di dedicarsi completamente all'edificazione socialista. Di qui la conclusione: meno chiacchiere, più lavoro positivo e costruttivo, avanti per l'edificazione socialista! Questa è la seconda conclusione. E la terza conclusione consiste nella necessità che, nel corso della lotta interna del partito e mentre si respingono gli attacchi dell'opposizione, il partito si unisca compatto come non mai, sulla base delle prospettive socialiste della nostra edificazione. Questa è la terza conclusione. Il partito, una volta unito sulla base delle prospettive socialiste della nostra edificazione, è precisamente la leva ora tanto necessaria per portare avanti l'edificazione socialista nel nostro paese. Noi abbiamo forgiato questa leva nella lotta contro il blocco d'opposizione. La lotta ha unito il nostro partito attorno al suo Comitato Centrale sulla base delle prospettive socialiste della nostra edificazione. La conferenza deve sanzionare formalmente questa unione, approvando, come spero, all'unanimità le tesi proposte dal Comitato Centrale"
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L'espulsione dei controrivoluzionari dal partito

Nonostante la severa sconfitta politica inflitta al blocco d'opposizione dalla XV Conferenza di partito che portò, tra l'altro, molti dei suoi aderenti ad abbandonare convintamente il frazionismo, Trotzki, Zinoviev e Kamenev proseguirono ostinatamente su questa strada. Ripresero gli incontri e le riunioni segrete, la divulgazione, anche all'estero, di documenti e atti riservati del partito e di organi dello Stato sovietico, la produzione di materiale di propaganda antipartito per la cui stampa venne attivata una tipografia clandestina.
In previsione del XV Congresso del partito, il blocco d'opposizione preparò una sua "piattaforma" con la puntuale riproposizione delle solite, note argomentazioni, oltre a false illazioni su inesistenti provvedimenti che il partito si sarebbe accinto a varare. Questo con l'unico scopo di arrecare dei seri danni all'immagine internazionale dello Stato sovietico e mettere in difficoltà il paese. L'8 settembre, il blocco d'opposizione chiese all'Ufficio politico e alla Commissione centrale di controllo di poter pubblicare la piattaforma. La richiesta fu respinta in quanto avrebbe significato l'inammissibile legalizzazione di una frazione. All'opposizione fu comunque ribadito che, in conformità allo Statuto, essa avrebbe avuto modo nella fase precongressuale di presentare le sue tesi in opposizione a quelle del Comitato centrale. I nuovi, gravi e comprovati atti di frazionismo messi in essere dal blocco d'opposizione, furono affrontati dal CC e dalla CCC nella sessione plenaria di ottobre che deliberò l'espulsione di Trotzki e Zinoviev dal Comitato centrale. Ecco quanto affermato da Stalin nel suo intervento alla seduta del CC e della CCC.
"Perché il CC non ha pubblicato la 'piattaforma' dell'opposizione? Zinoviev e Trotzki lo spiegano affermando che il CC e il partito 'temono' la verità. È vero? Naturalmente no. Per di più, è assurdo dire che il partito e il CC temono la verità. Abbiamo gli atti delle sessioni plenarie del CC e della CCC. Questi atti, che si pubblicano in parecchie migliaia di esemplari e si distribuiscono ai membri del partito, contengono i discorsi degli oppositori nonché i discorsi dei sostenitori della linea del partito. Decine e centinaia di migliaia di membri del partito li leggono. Se temessimo la verità non diffonderemmo questi documenti. Essi hanno in realtà proprio il pregio di dare ai membri del partito la possibilità di confrontare la posizione del CC con i punti di vista dell'opposizione e di prendere una decisione. Dov'è qui il timore della verità? Nell'ottobre 1926 i capi dell'opposizione facevano i gradassi affermando, anche allora come oggi, che il CC teme la verità, nasconde la loro 'piattaforma', la tiene nascosta al partito, ecc. Proprio per questo essi allora si infilarono nelle cellule di Mosca (ricordate la fabbrica 'Aviapribor'), a Leningrado (ricordate la 'Putilov') ecc. Ebbene che accadde? Gli operai comunisti diedero ai nostri oppositori una lezione coi fiocchi, una lezione tale che i capi dell'opposizione furono costretti a darsela a gambe. Perché essi allora non decisero di continuare la loro opera in tutte le cellule per provare così chi fra noi ha paura della verità, se gli oppositori o il CC? Ma furono presi dalla fifa perché temevano la verità autentica (e non quella inventata). E ora? ... Indicatemi una sola cellula nella quale non vi sia almeno un oppositore, che non si sia riunita almeno una volta negli ultimi tre o quattro mesi senza che l'opposizione non sia intervenuta, senza che non ci sia stata una discussione. Non è forse vero che negli ultimi tre o quattro mesi l'opposizione è intervenuta nelle cellule con le sue controrisoluzioni dovunque ha potuto? ...Sì, compagni, qualcuno fra noi effettivamente teme la verità, non però il CC e tanto meno il partito, ma i capi della nostra opposizione. Perché allora, in questo caso, il CC non ha pubblicato la 'piattaforma' dell'opposizione? Innanzitutto perché il CC non voleva, né aveva il diritto di legalizzare la frazione di Trotzki, di legalizzare in genere i gruppi frazionistici. Nella risoluzione del X Congresso Sull'unità, Lenin dice che l'esistenza di una 'piattaforma' è uno dei principali indizi di frazionismo. Nonostante questo l'opposizione ha stilato una 'piattaforma' ed ha chiesto che fosse pubblicata, violando in tal modo una decisione del X Congresso... È evidente che nessun CC che si rispetti avrebbe fatto un simile passo frazionista... Infine la 'piattaforma' dell'opposizione contiene calunnie tali contro il partito che se fossero pubblicate arrecherebbero sia al partito che al nostro stato un danno irreparabile. Infatti nella 'piattaforma' dell'opposizione si dice che il nostro partito sarebbe pronto a liquidare il monopolio del commercio estero e a pagare tutti i debiti, e, di conseguenza, anche i debiti di guerra. Tutti sanno che questa è una bassa calunnia contro il nostro partito, contro la nostra classe operaia, contro il nostro stato. Ammettiamo che noi avessimo pubblicato una 'piattaforma' con una simile calunnia contro il partito e contro lo stato. Che cosa ne sarebbe venuto fuori? Si sarebbe ottenuto soltanto che la borghesia internazionale avrebbe cominciato a esercitare su di noi pressioni ancora maggiori, esigendo concessioni alle quali noi non avremmo potuto acconsentire in nessun modo (per esempio, abolizione del monopolio sul commercio estero, pagamento dei debiti di guerra, ecc.) e avrebbe minacciato di farci guerra. Se membri del CC come Trotzki e Zinoviev danno false informazioni sul nostro partito agli imperialisti di tutti i paesi, assicurandoli che noi siamo pronti a fare le massime concessioni, ad arrivare fino all'abolizione del monopolio sul commercio estero, ciò non può significare che una sola cosa: premete ancora, signori borghesi, sul partito dei bolscevichi, minacciate di farci guerra; se continuate a premere, loro, i bolscevichi, sono pronti a fare qualsiasi concessione. False informazioni di Zinoviev e Trotzki sul nostro partito ai signori imperialisti per accrescere le nostre difficoltà in politica estera: a questo si riduce la 'piattaforma' dell'opposizione. A danno di chi? È chiaro che ciò va a danno del proletariato dell'URSS, del Partito comunista dell'URSS, di tutto il nostro stato. A vantaggio di chi? A vantaggio degli imperialisti di tutti i paesi. Ora io vi chiedo: poteva il CC consentire a pubblicare un'infamia di questo genere nella nostra stampa? Evidentemente no. Ecco le considerazioni che hanno costretto il CC a rifiutarsi di pubblicare la 'piattaforma' dell'opposizione... Passiamo alla questione seguente. Perché c'è stato bisogno della comunicazione del compagno Menginski sulle guardie bianche con le quali sono in contatto parecchi 'lavoratori' della tipografia illegale antipartito dei trotzkisti? In primo luogo per dissipare le menzogne e le calunnie che l'opposizione diffonde nei suoi fogli antipartito su questa questione. L'opposizione assicura a destra e a manca che l'affare delle guardie bianche, legate in un modo o nell'altro agli alleati dell'opposizione tipo Stcerbakov, Tverskoi, ecc, è un'invenzione, una fandonia messa in giro per denigrare l'opposizione. La comunicazione del compagno Menginski con le deposizioni fatte dagli arrestati non lascia alcun dubbio sul fatto che una parte dei 'lavoratori' della tipografia illegale antipartito dei trotzkisti è legata, legata senza ombra di dubbio, a elementi controrivoluzionari appartenenti alle guardie bianche. Si provi l'opposizione a smentire questi fatti e questi documenti. In secondo luogo, per smascherare le menzogne che diffonde l'organo di Maslov a Berlino (Fahne des kommunismus, cioè Bandiera del comunismo). Abbiamo appena ricevuto l'ultimo numero di questo lurido foglio del rinnegato Maslov, il cui mestiere è quello di calunniare l'URSS e consegnare alla borghesia i segreti di stato dell'URSS. In questo giornale sono state stampate, per pubblica informazione, e naturalmente in forma falsata, le deposizioni delle guardie bianche arrestate e dei loro alleati della tipografia illegale antipartito. Da dove Maslov ha potuto avere queste informazioni? Sono informazioni segrete, perché non sono ancora stati rintracciati e arrestati tutti i componenti della banda di guardie bianche immischiate nell'affare dell'organizzazione di un complotto del tipo di quello di Pilsudski. Di queste deposizioni hanno preso visione alla CCC Trotzki, Zinoviev, Smilga e altri oppositori. A costoro era stato proibito, per il momento, di fare una copia delle deposizioni. Ma essi evidentemente l'hanno ugualmente fatta e si sono affrettati a mandarla a Maslov. Ma che cosa significa mandare queste notizie a Maslov perché le pubblichi? Significa mettere sull'avviso le guardie bianche che non sono ancora state rintracciate e arrestate, avvertendole che i bolscevichi hanno intenzione di arrestarle. È lecito, è ammissibile tutto ciò per dei comunisti? Evidentemente, no. L'articolo dell'organo di Maslov ha un titolo piccante: Stalin scinde il PC(b) dell'URSS. Congiura della guardie bianche. Lettera dall'URSS. Potevamo noi dopo questo, dopo che Maslov con l'aiuto di Trotzki e di Zinoviev aveva pubblicato, per farle conoscere a tutti, le deposizioni falsate degli arrestati, potevamo noi dopo tutto questo non rendere conto all'assemblea plenaria del CC e della CCC, opponendo alle calunnie i fatti concreti, le prove concrete? Ecco perché il CC e la CCC hanno ritenuto necessario chiedere al compagno Menginski di fare una comunicazione su quanto è accaduto. Che cosa scaturisce da queste prove, dalla comunicazione del compagno Menginski? Abbiamo noi mai accusato o accusiamo ora l'opposizione di organizzare un complotto militare? Naturalmente, no. Abbiamo noi mai accusato o accusiamo ora l'opposizione di partecipare a questo complotto? Naturalmente, no... Allora di che cosa abbiamo accusato e continuiamo ad accusare l'opposizione? In primo luogo, di aver organizzato, perseguendo una politica scissionistica, una tipografia illegale antipartito. In secondo luogo, di aver fatto blocco, per organizzare questa tipografia, con intellettuali borghesi, una parte dei quali è risultata in diretto contatto con congiurati controrivoluzionari. In terzo luogo, di avere attirato a sé intellettuali borghesi, di aver cospirato con essi contro il partito, e di essersi quindi venuta a trovare, indipendentemente dalla sua volontà o desiderio, accerchiata dalla cosiddetta 'terza forza'. L'opposizione ha dimostrato di aver molto più fiducia in quegli intellettuali borghesi che nel proprio partito. Altrimenti essa non avrebbe chiesto la liberazione di 'tutti gli arrestati' implicati nell'affare della tipografia illegale compresi Stcerbakov, Tverskoi, Bolsciakov ecc., i cui legami con elementi controrivoluzionari sono stati provati. L'opposizione voleva avere una tipografia illegale antipartito; per questo è ricorsa all'aiuto di intellettuali borghesi; ma di una parte di questi ultimi è risultato che era in contatto con veri e propri controrivoluzionari; ecco la catena che si era formata, compagni. Indipendentemente dalla sua volontà e dal suo desiderio l'opposizione è stata sommersa da elementi antisovietici, che cercano di sfruttarne ai loro fini l'attività scissionistica. Si è dunque avverata la predizione di Lenin, il quale già al X Congresso del nostro partito (vedi risoluzione del X Congresso Sull'unità del partito) diceva che nella lotta in seno al nostro partito avrebbe sicuramente cercato di insinuarsi una 'terza forza', cioè la borghesia, per sfruttare il lavoro dell'opposizione ai propri fini di classe... Si parla di un ex ufficiale di Wrangel che presta servizio nell'OGPU con l'incarico di scoprire le organizzazioni controrivoluzionarie. L'opposizione getta fuoco e fiamme, fa gran chiasso perché un ex ufficiale di Wrangel, al quale si erano rivolti gli alleati dell'opposizione, tutti questi Stcerbakov e Tverskoi, è risultato essere un agente dell'OGPU. Ma che c'è di male se questo ex ufficiale di Wrangel aiuta il potere sovietico a scoprire i complotti controrivoluzionari? Chi può negare al potere sovietico il diritto di attirare dalla propria parte ex ufficiali per servirsene allo scopo di scoprire organizzazioni controrivoluzionarie? Stcerbakov e Tverskoi si sono rivolti a questo ex ufficiale di Wrangel non perché egli fosse un agente dell'OGPU, ma perché era un ex ufficiale di Wrangel, per servirsi di lui contro il partito e contro il potere sovietico. Ecco di che cosa si tratta ed ecco qual è il guaio della nostra opposizione. E quando l'OGPU, seguendo queste tracce, si è imbattuta del tutto inaspettatamente nella tipografia illegale antipartito dei trotzkisti, è risultato che i signori Stcerbakov, Tverskoi e Bolsciakov, mentre stavano facendo blocco con l'opposizione, avevano già fatto blocco con i controrivoluzionari, con ex ufficiali di Kolciak, tipo Kostrov e Novikov, come ci ha informato oggi il compagno Menginski. Ecco di che cosa si tratta, compagni, ed ecco qual è il guaio della nostra opposizione. L'attività scissionistica porta l'opposizione ad allearsi con gli intellettuali borghesi, e l'alleanza con gli intellettuali borghesi fa sì che attorno all'opposizione si raggruppino elementi controrivoluzionari di ogni genere: questa è l'amara verità. Passiamo alla questione seguente: la preparazione del congresso. Qui Zinoviev e Trotzki sono usciti dai gangheri affermando che noi prepariamo il congresso ricorrendo a mezzi repressivi. È strano che essi non vedano altro che 'repressione'. E la decisione di aprire un dibattito presa dalla sessione plenaria del CC e della CCC più di un mese prima del congresso, che cos'è, secondo voi, preparazione del congresso o no? E la discussione che prosegue senza interruzione già da tre o quattro mesi nelle cellule e nelle organizzazioni di partito? E la discussione degli atti e delle decisioni della sessione plenaria che si sono svolte negli ultimi sei mesi, e particolarmente negli ultimi tre o quattro, su tutte le questioni di politica interna ed estera? Come si può chiamare tutto questo se non imprimere slancio all'attività della masse del partito per farle partecipare alla discussione dei più importanti problemi della nostra politica e prepararle al congresso? Di chi la colpa se le organizzazioni di partito in tutto questo non appoggiano l'opposizione? Evidentemente la colpa è dell'opposizione, la cui linea è una linea di completo fallimento, la cui politica è la politica del blocco con tutti gli elementi antipartito, compresi i rinnegati Maslov e Souvarine, contro il partito e l'Internazionale Comunista. Zinoviev e Trotzki evidentemente pensano che occorre preparare il congresso mediante l'organizzazione di tipografie illegali antipartito, mediante l'organizzazione di riunioni illegali antipartito, mediante l'invio di rapporti falsi sul nostro partito agli imperialisti di tutti i paesi, mediante la disorganizzazione e la scissione del nostro partito. Sarete d'accordo che questo è un modo piuttosto strano di concepire la preparazione di un congresso del partito. E quando il partito prende misure drastiche, compresa l'espulsione, contro i disorganizzatori e gli scissionisti, l'opposizione grida che si fa ricorso a mezzi repressivi... All'ultima sessione plenaria del CC e della CCC, nell'agosto di quest'anno, c'è chi mi ha rimproverato di essere stato troppo debole nei riguardi di Trotzki e Zinoviev, perché avevo sconsigliato alla sessione plenaria di espellerli immediatamente dal CC. Può darsi che allora io sia stato troppo indulgente e abbia commesso un errore proponendo una linea più moderata nei riguardi di Trotzki e Zinoviev. Ma ora, compagni, dopo tutto quello che abbiamo passato in questi tre mesi, dopo che l'opposizione è venuta meno alla promessa fatta nella sua 'dichiarazione' dell'8 agosto di liquidare la sua frazione, ingannando così ancora una volta il partito, dopo tutto questo non c'è più posto per l'indulgenza. Adesso dobbiamo essere nelle prime file a fianco di quei compagni che esigono l'espulsione di Trotzki e Zinoviev dal CC. Espellendo Trotzki e Zinoviev dal CC, dobbiamo sottoporre all'esame del XV Congresso tutti i documenti da noi accumulati sull'attività scissionistica dell'opposizione in base ai quali il Congresso avrà la possibilità di prendere una decisone appropriata".118
Trotzki e Zinoviev e altri oppositori, ormai in aperta contrapposizione antagonistica con il partito, tentarono il 7 Novembre, in occasione della ricorrenza del X anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, di dare vita a manifestazioni antipartito. Il Comitato di partito di Mosca ed altre organizzazioni locali, chiesero, nei giorni successivi, l'espulsione degli oppositori dal partito. Il 12 novembre si riunì la Commissione centrale di controllo. In essa intervennero Trotzki e Zinoviev. Poi, quando agli oppositori fu chiesto di mettere definitivamente fine alla attività illegale antipartito, essi abbandonarono la riunione. Il 14 novembre il CC e la CCC decisero l'espulsione di Kamenev, Smilga, Rakovski e altri due oppositori dal CC e di altri sei membri dell'opposizione dalla CCC. Per Trotzki e Zinoviev venne sanzionata l'espulsione dal partito.
Con l'approssimarsi del XV Congresso in tutto il partito si sviluppò, una approfondita e capillare discussione su tutte le questioni sul tappeto sviluppate nelle tesi del CC, e quelle sostenute dall'opposizione. Fu essenzialmente questa discussione che evidenziò l'inconsistenza e l'isolamento politico dell'opposizione, oltre che la sua ormai radicata natura antipartito.
Stalin nel Rapporto politico del CC presentato al Congresso, prestò particolare attenzione a questo aspetto, dando ad esso il giusto risalto.
"Ha qualche senso, qualche valore la discussione di partito? - disse - La discussione è talvolta assolutamente necessaria e indubbiamente utile. Tutto il problema sta nel vedere di che genere è questa discussione. Se è contenuta entro limiti amichevoli, entro i limiti del partito, se si propone come scopo un'onesta autocritica, la critica dei difetti del partito, se, di conseguenza, migliora il nostro lavoro e arma la classe operaia, questa discussione è necessaria e utile. Ma c'è un altro genere di discussione, che non si propone lo scopo di migliorare il nostro lavoro comune, ma di peggiorarlo, non di rafforzare il partito, ma di disgregarlo e di esautorarlo. Questa discussione di solito porta non ad armare il proletariato, ma a disarmarlo. Di questa discussione non ne abbiamo bisogno. Quando l'opposizione esigeva che si aprisse la discussione in tutta l'Unione tre mesi prima del congresso, prima dell'elaborazione delle tesi del CC, prima della pubblicazione di queste tesi, essa cercava di imporci una discussione di questo genere, che avrebbe inevitabilmente agevolato l'opera dei nostri nemici, l'opera dei nemici della classe operaia, l'opera dei nemici del nostro partito. Proprio per questo il CC si è opposto ai piani dell'opposizione. E proprio perché si è opposto ai piani dell'opposizione, siamo riusciti ad avviare la discussione su giusti binari, dandole come base le tesi del CC per il congresso. Oggi possiamo dire senza esitare che la discussione nel suo complesso ci ha dato qualcosa... La forza del bolscevismo consiste proprio nel fatto che esso non teme la critica, e che dalla critica dei suoi difetti attinge energia per fare ulteriori progressi. L'attuale discussione è così un segno della forza del nostro partito, un segno della sua potenza. Non bisogna dimenticare che in ogni grande partito, e in particolare in un partito come il nostro, che è al potere e nel quale vi è una determinata parte di contadini e di elementi impiegatizi, si accumulano in un certo periodo di tempo elementi apatici, indifferenti verso le questioni della pratica di partito, che votano a occhi chiusi e seguono la corrente. La presenza di un largo numero di siffatti elementi è un male contro il quale occorre lottare. Questi elementi sono la palude del nostro partito. La discussione è un appello a questa palude. Si appellano ad essa gli oppositori per conquistarne alla loro causa una certa parte. Ed effettivamente ne conquistano la parte peggiore. Si appella ad essa il partito per conquistarne la parte migliore e farla entrare nella vita attiva del partito. Di conseguenza la palude è costretta ad autodefinirsi nonostante tutta la sua inerzia. Ed effettivamente si autodefinisce in seguito a questi appelli, dando una parte di sé all'opposizione e un'altra al partito, cessando così di esistere come palude. Nel bilancio generale dello sviluppo del nostro partito questo è un bene. In conseguenza dell'attuale discussione la palude è diventata più piccola, ha cessato o cesserà del tutto di esistere. Qui sta il lato positivo della discussione. Risultati della discussione? I risultati sono noti. Ieri, come si è visto, hanno votato per il partito 724 mila compagni, per l'opposizione poco più di 4 mila. Eccovi i risultati... Come è potuto accadere che tutto il partito compatto, e dietro il partito anche la classe operaia abbiano isolato così nettamente l'opposizione? Eppure là, alla testa dell'opposizione, c'è della gente nota, che ha un nome, che sa farsi della pubblicità, gente che non soffre di modestia, che sa elogiarsi e far valere la propria merce. Ciò è accaduto perché si è visto che il gruppo dirigente dell'opposizione è un gruppo di intellettuali piccolo-borghesi staccati dalla vita, staccati dalla rivoluzione, staccati dal partito, dalla classe operaia... Voi chiederete in che cosa, in fin dei conti, consistono i dissensi tra il partito e l'opposizione, su quali questioni sorgono questi dissensi. Su tutte le questioni, compagni... Proprio perché l'opposizione dissente dal partito in tutti i problemi, proprio per questo l'opposizione è un gruppo con una sua ideologia, un suo programma, una sua tattica, con suoi principi organizzativi. L'opposizione possiede quel che è necessario per formare un nuovo partito. Le manca solo un''inezia': le forze per farlo... Primo. La possibilità dell'edificazione vittoriosa del socialismo nel nostro paese. ...Trotzki andò verso l'insurrezione con una riserva che lo avvicinava a Kamenev e a Zinoviev, affermando che di per sé il potere proletario non conta molto se non sopraggiunge tempestivamente un aiuto dall'esterno. Lenin, al contrario, andò verso l'insurrezione senza riserve, affermando che il potere proletario nel nostro paese deve essere la base per aiutare i proletari degli altri paesi a liberarsi dal giogo della borghesia. Ecco come andarono i bolscevichi verso l'insurrezione d'ottobre, ed ecco perché Trotzki, Kamenev e Zinoviev, a dieci anni dalla Rivoluzione d'Ottobre, hanno trovato un linguaggio comune... Secondo. La dittatura del proletariato. C'è da noi la dittatura del proletariato o non c'è? La domanda è alquanto strana. Tuttavia l'opposizione la pone in ogni sua dichiarazione. L'opposizione dice che da noi c'è una degenerazione termidoriana. Ma che cosa significa ciò? Significa che da noi non c'è la dittatura del proletariato, che da noi economia e politica hanno fatto bancarotta e vanno a ritroso, che noi andiamo non verso il socialismo, ma verso il capitalismo... Terzo. Il blocco della classe operaia con il contadino medio. L'opposizione ha sempre nascosto la sua ostilità all'idea di un simile blocco. La sua piattaforma, le sue controtesi sono interessanti non tanto per quello che vi si dice, quanto per quello che l'opposizione cerca di nascondere alla classe operaia. Ma s'è trovato un uomo, Smirnov, anch'egli un capo dell'opposizione, che ha avuto il coraggio di dire la verità sull'opposizione, di tirarla fuori alla luce del sole. E che cosa troviamo? Troviamo che noi 'andiamo verso la rovina' e che se vogliamo 'salvarci' dobbiamo giungere a una rottura col contadino medio. Trovata non molto brillante, ma per contro chiara. E qui finalmente le orecchie mensceviche dell'opposizione sono apparse agli occhi di tutti. Quarto. Il carattere della nostra rivoluzione. Se si nega la possibilità dell'edificazione vittoriosa del socialismo nel nostro paese, se si nega l'esistenza della dittatura del proletariato, se si nega la necessità di un blocco tra la classe operaia e i contadini, che resta allora della nostra rivoluzione, del suo carattere socialista? Nulla, è chiaro, assolutamente nulla. Il proletariato è andato al potere, ha portato a compimento la rivoluzione borghese, i contadini ora non hanno nulla a che fare con la rivoluzione, poiché hanno già avuto la terra; vuol dire allora che il proletariato può andarsene lasciando il posto ad altre classi. Questa è la tesi dell'opposizione, se si risale alla radice delle idee dell'opposizione... Quinto. La tesi di Lenin sulla direzione delle rivoluzioni coloniali. Lenin partiva dalla differenza tra i paesi imperialistici e i paesi oppressi, tra la politica del comunismo nei paesi dell'imperialismo e la politica del comunismo nei paesi coloniali. Partendo da questa differenza, già durante la guerra egli diceva che l'idea della difesa della patria, inammissibile e controrivoluzionaria per il comunismo nei paesi imperialistici, è pienamente ammissibile e giusta nei paesi oppressi che combattono una guerra di liberazione contro l'imperialismo. Proprio per questo Lenin ammetteva, in un certo stadio e per un certo periodo di tempo, la possibilità di un blocco e perfino di un'alleanza con la borghesia nazionale dei paesi coloniali, se questa borghesia sta combattendo una guerra contro l'imperialismo e non impedisce ai comunisti di educare gli operai e i contadini poveri nello spirito del comunismo. Qui l'errore dell'opposizione consiste nel fatto che essa rompe definitivamente con questa tesi di Lenin scivolando sulle posizioni della II Internazionale, che nega l'opportunità di appoggiare le guerre rivoluzionarie dei paesi coloniali contro l'imperialismo. E proprio questo spiega tutte le disavventure in cui è incappata la nostra opposizione circa il problema della rivoluzione cinese... Settimo. Lo spirito di partito leninista, l'unità leninista nel PC(b) dell'URSS e nell'Internazionale Comunista. L'opposizione qui abbandona completamente la linea organizzativa leninista, mettendosi sulla via dell'organizzazione di un secondo partito, sulla via dell'organizzazione di una nuova Internazionale".
Approssimandosi alla conclusione del suo Rapporto, Stalin così prosegue: "Si dice che l'opposizione intenderebbe presentare al congresso una dichiarazione nella quale affermerebbe che essa, l'opposizione, si sottomette e si sottometterà a tutte le decisioni del partito, scioglierà la sua frazione e sosterrà i suoi punti di vista, ai quali non rinuncia, entro i limiti dello statuto del partito. Ritengo, compagni, che da questo non verrà fuori nulla. Anche noi, compagni, abbiamo una certa esperienza in materia di dichiarazioni, quella del 16 ottobre 1926 e quella dell'8 agosto 1927. A che cosa ha portato questa esperienza? Sebbene non abbia l'intenzione di scrivere un opuscolo intitolato Due partiti, tuttavia oso dichiarare che questa esperienza ha portato ai risultati più negativi, che il partito è stato ingannato due volte e la disciplina di partito è stata indebolita. Quali ragioni ha ora l'opposizione di esigere che noi, congresso di un grande partito, congresso del partito di Lenin, dopo una simile esperienza possiamo crederle sulla parola? Si dice che essi sollevino anche la questione della riammissione nel partito degli espulsi. Penso, compagni, che anche di questo non se ne farà nulla. Perché il partito ha espulso Trotzki e Zinoviev? Perché sono gli organizzatori di tutto il lavoro antipartito dell'opposizione, perché si sono posti lo scopo di infrangere le leggi del partito, perché hanno creduto che nessuno avrebbe osato toccarli, perché hanno voluto crearsi nel partito una posizione da aristocratici. Ma vogliamo noi avere nel partito degli aristocratici che godano di privilegi e dei contadini privi di questi privilegi? È possibile che noi bolscevichi, che abbiamo sradicato la nobiltà, ci accingiamo a restaurarla nel nostro partito? Voi chiedete perché abbiamo espulso Trotzki e Zinoviev dal partito? Perché non vogliamo avere dei nobili nel partito. Perché nel nostro partito la legge è una sola, e tutti i membri del partito hanno gli stessi diritti. Se l'opposizione vuol vivere nel partito, si sottometta alla volontà del partito, alle sue leggi, alle sue direttive, senza riserve, senza equivoci. Se non lo vuol fare, se ne vada dove godrà di maggior libertà. Non vogliamo fare né faremo nuove leggi che diano dei privilegi all'opposizione. Ci chiedono quali sono le condizioni. Poniamo una sola condizione: l'opposizione deve disarmare in tutto e per tutto, sia dal punto di vista ideologico che da quello organizzativo. Deve rinunciare, francamente e onestamente, davanti a tutti, ai suoi punti di vista antibolscevichi. Deve stigmatizzare, francamente e onestamente, davanti a tutti, gli errori commessi, errori che si sono trasformati in un crimine contro il partito. Deve consegnarci le sue cellule perché il partito abbia la possibilità di scioglierle senza che ne resti traccia. O accettano questo, o se ne vanno dal partito. E se non se ne vanno, li cacceremo. Così stanno le cose, compagni, con l'opposizione".119
Il congresso assunse decisioni della massima importanza sul piano politico ed economico. Ribadita la necessità di proseguire nella linea dell'industrializzazione socialista del paese, diede corpo e sostanza allo sviluppo pianificato dell'economia con il varo del primo piano quinquennale. Per quanto riguarda l'agricoltura, il congresso sottolineò il suo insoddisfacente ritmo di sviluppo, individuandone le cause nell'arretratezza culturale che persisteva nelle campagne, nell'arretratezza delle tecniche agricole e nel frazionamento della produzione. Decise pertanto di intervenire su questi aspetti senza salti avventuristici, ma tenendo ben presente la concreta realtà delle campagne nell'ambito della situazione generale del paese. La via d'uscita per la nostra agricoltura, disse Stalin nel Rapporto politico al XV Congresso, è il "passaggio dalle aziende contadine piccole e frazionate alle grandi aziende unite sulla base della coltivazione collettiva della terra; passaggio alla coltivazione collettiva della terra sulla base di una tecnica nuova, più elevata. Unione graduale, ma continua, non mediante pressioni, ma mediante l'esempio e la convinzione, delle aziende contadine piccole e piccolissime in aziende grandi, sulla base della lavorazione comune, cooperativistica, collettiva della terra, con l'impiego di macchine agricole e di trattori, e dei metodi scientifici di una agricoltura intensiva. Altre vie d'uscita non ce ne sono".120
In merito all'opposizione, la risoluzione del XV Congresso ratificò l'espulsione dal partito di Trotzki e Zinoviev e applicò la stessa misura anche verso altri oppositori, tra i quali Kamenev e Rakovski.
Il XV Congresso rappresentò sicuramente una sconfitta pesante e decisiva per l'opposizione e per la sua ideologia, il trotzkismo, smascherato nella sua natura ostile e antagonistica al marxismo-leninismo e alla Rivoluzione d'Ottobre. L'adesione a tale ideologia e a tale opposizione, era, quindi, del tutto incompatibile sia con l'appartenenza al partito bolscevico, sia con l'appartenenza all'organizzazione comunista mondiale del proletariato, la III Internazionale.
Il trotzkismo era definitivamente passato nel campo avverso, nel campo dei nemici di classe del proletariato. Valido alleato e docile strumento nelle mani della borghesia, sia in URSS che a livello internazionale. Esso divenne il centro ispiratore e di raccolta delle discussioni, delle tensioni e delle lotte che inevitabilmente la difficile strada della costruzione socialista doveva creare ed affrontare; del duro scontro di classe che era alla base del processo di edificazione del socialismo in URSS. Un esempio di ciò sarà la nuova battaglia che il partito dovrà ingaggiare di lì a poco con i fautori della "deviazione di destra", Bucharin in testa, latente nel partito, ma pronta a manifestarsi allorché si ingaggerà la lotta decisiva con la borghesia agraria, i kulak. Più il socialismo pianta le sue solide radici in URSS, più nel paese diventa saldo il potere della dittatura del proletariato; più i colpi di coda di questi rappresentanti della borghesia si faranno violenti, sfociando, anche con l'appoggio e la sovversione internazionale, in atti di aperto e criminale terrorismo, come dimostrerà l'assassinio di Kirov.