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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 21
Stalin grande artefice della vittoria sul nazifascismo

 

La disgregazione del blocco aggressivo nazifascista

L'impegno e la tenacia con cui negli anni del conflitto il governo e la diplomazia dell'URSS lavorarono alla creazione dell'alleanza antihitleriana, rispondevano essenzialmente a due, fondamentali, esigenze. In primo luogo, concludere nel tempo più breve possibile la sanguinosa e tragica guerra che infiammava il mondo sradicando alle radici il nazifascismo e liberando tutti i popoli schiacciati dallo spietato tallone di ferro degli aggressori. In secondo luogo, creare le condizioni per assicurare al mondo una pace durevole basata sull'effettiva uguaglianza fra i popoli, sul loro diritto ad essere liberi artefici del proprio destino, sulla cooperazione fra tutti gli Stati anche a diverso regime economico e sociale.
Nella realizzazione di questi obiettivi l'Unione Sovietica ottenne alcuni indubitabili successi. Ma la difficile costruzione dell'alleanza antifascista anglo-sovietico-americana, evidenziò anche come le potenze capitalistiche alleate fossero all'inizio convinte dell'incapacità sovietica a resistere vittoriosamente all'aggressione nazista e puntassero quindi, rispolverando i loro propositi d'anteguerra, a protrarre quanto più possibile nel tempo un aspro conflitto di logoramento tra Germania e URSS a tutto vantaggio del consolidamento delle proprie difese, delle difese, cioè, anglo-americane. Poi gli sviluppi del conflitto fecero emergere il completo fallimento del "piano Barbarossa" e, con esso, la prospettiva di una capitolazione dell'URSS.
Immediatamente dopo l'entrata in guerra dell'America si svolse a Washington, tra la fine di dicembre 1941 e il gennaio 1942, un importante vertice tra USA e Gran Bretagna. In esso si decisero e si prepararono i piani delle operazioni militari anglo-americane per il 1942-1943. I dirigenti di Londra e Washington decisero di concentrare il loro sforzo bellico soprattutto nella guerra aerea e marittima, limitando l'azione delle loro truppe di terra al nord-Africa, alla zona fra la Tunisia e l'Egitto. Era l'applicazione della cosiddetta "strategia delle azioni indirette" proposta dall'Inghilterra e accettata dagli USA, che puntava essenzialmente ad "assediare" la Germania, favorire attraverso la fornitura di armi e materiale bellico la lotta dei movimenti di resistenza operanti negli Stati europei da essa occupati e, dopo il suo logoramento, assestarle il colpo finale. Questa strategia era anche la concreta attuazione della volontà politica anglo-americana di lasciare sulle spalle dell'URSS il peso maggiore della guerra nel "vecchio continente". Da questa volontà politica scaturiva l'ostinato rifiuto di Stati Uniti e Gran Bretagna di aderire alle proposte sovietiche che sollecitavano gli alleati ad aprire un secondo fronte di guerra in Europa per accelerare la disfatta nazifascista, e non certo dalle pretestuose argomentazioni di Churchill circa l'impraticabilità di una tale scelta.
Nel 1943 la situazione sul campo di battaglia aveva subito decisivi cambiamenti rispetto all'anno precedente. In particolare la forza militare dell'esercito hitleriano, a seguito dei successi dell'Armata Rossa, si era notevolmente indebolita. Sul fronte nordafricano poi, le truppe italo-tedesche si arresero, il 13 maggio 1943, alle forze anglo-americane che conclusero così con pieno successo la campagna d'Africa. Inoltre il blocco aggressivo nazifascista mostrava già chiari i segni della sua disgregazione e, per contro, nei diversi paesi cresceva l'influenza, l'organizzazione e la capacità di lotta dei movimenti antifascisti e dei comunisti in particolare.
In Finlandia dopo le elezioni presidenziali del febbraio 1943 s'insediò un nuovo governo privo di ministri appartenenti al partito fascista che iniziò, seppur timidamente, a sviluppare una politica tesa a far uscire il paese dal conflitto, mentre i partiti contrari alla guerra - socialdemocratici, progressisti e unione agraria - costituirono nel luglio un comitato unitario d'azione.
In Romania nell'estate del 1943 i comunisti riuscirono a unificare tutta l'opposizione al regime fascista di Antonescu nel "Fronte patriottico antihitleriano".
In Ungheria, nello stesso periodo, si svolsero forti manifestazioni antifasciste e scioperi operai diretti unitariamente da comunisti e sinistra socialdemocratica. La cricca del fantoccio hitleriano Horty fu abbandonata anche dalla borghesia e dagli agrari che cominciarono a cercare e sviluppare contatti con gli anglo-americani. Per evitare l'uscita dell'Ungheria dal blocco nazifascista, la Germania, nel marzo 1944, occupò il paese.
In Bulgaria nel 1942 si formò il "Fronte patriottico" al quale parteciparono tutti i partiti antifascisti aderendo all'iniziativa lanciata da Dimitrov. Nel 1943 il partito comunista bulgaro creò anche un forte movimento partigiano che iniziò la lotta armata di liberazione del paese.
Il 1943 vide anche una forte riorganizzazione della opposizione antinazista in Germania. Riorganizzazione che portò alla formazione di un centro operativo unificato che cominciò a dirigere e coordinare la lotta tesa all'abbattimento del regime hitleriano. Particolarmente attiva ed efficace fu l'azione dei comunisti soprattutto fra la classe operaia. Cellule comuniste cominciarono ad operare in molte fabbriche, alcune delle quali di produzione bellica.
Anche in Italia divampava la lotta contro il putrido regime di Mussolini ormai in disfacimento. Nella notte del 10 luglio 1943 le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia. Il 25 luglio vi fu il crollo istituzionale del regime fascista. Mussolini venne arrestato e Badoglio fu nominato nuovo presidente del consiglio. Il 3 settembre a Cassibile, comune del siracusano, venne firmato l'armistizio, ufficializzato l'8 settembre. Le truppe hitleriane di stanza in Italia comandate da Rommel proclamarono lo stato d'emergenza e misero il paese sotto un feroce regime d'occupazione, mentre la V armata americana sbarcava a Salerno. Mussolini liberato dai nazisti il 12 settembre, si insediò a Salò dove, il 23 dello stesso mese, proclamò la nascita della cosiddetta "repubblica sociale italiana". Il glorioso movimento partigiano italiano, unificato e organizzato nei Comitati di Liberazione Nazionali, condusse e sviluppò l'eroica lotta di liberazione nazionale contro il regime d'occupazione nazifascista.


La questione del "secondo fronte" di guerra in Europa

All'interno dell'alleanza anglo-sovietico-americana il governo di Mosca continuava a lavorare con leale spirito unitario, ma anche con estrema decisione e fermezza per la piena realizzazione di una politica in grado di ridurre i tempi della guerra e le sue nefaste conseguenze sui popoli e di cominciare ad affrontare le varie e complesse questioni che la fine del conflitto avrebbe portato con sé, prima fra tutte la questione tedesca. Il 24 giugno a seguito dell'ennesimo rifiuto anglo-americano alla proposta sovietica di apertura di un secondo fronte in Europa, il governo di Mosca fece loro sapere che tale ostinato atteggiamento metteva a dura prova la fiducia dei sovietici nei confronti degli alleati. L'evoluzione della situazione bellica, i successi nell'avanzata liberatrice dell'Armata Rossa, la crescita dell'influenza e del prestigio internazionale dell'URSS e lo sviluppo dei movimenti comunisti nei paesi occupati dell'Europa, fecero emergere non poca tensione nei circoli dirigenti imperialisti di USA e Gran Bretagna che vedevano come fumo negli occhi la possibile affermazione del socialismo nei paesi d'Europa. Ciò li spinse a decidersi per un loro più deciso intervento in Europa, anche se le soluzioni prospettate da Washington e da Londra furono, almeno inizialmente, diverse tra loro.
Mentre gli inglesi dopo lo sbarco in Italia erano propensi a sviluppare un'offensiva nei Balcani e nell'Europa sud-orientale per evitare che quei territori e quei popoli fossero liberati dall'Armata Rossa, gli americani ritenevano più sicuro dal punto di vista del successo operativo e più importante sul piano politico uno sbarco sulle coste francesi, la conseguente liberazione di Francia, Belgio e Olanda da parte delle truppe anglo-americane e la successiva loro entrata in Germania.


Teheran e Jalta

A definire una strategia unitaria della coalizione alleata fu la Conferenza di Teheran svoltasi dal 28 novembre al 1 dicembre 1943, nella quale, per la prima volta, si incontrarono Stalin, Roosevelt e Churchill. Nel corso della conferenza, i tre capi di governo delle potenze alleate decisero i piani delle operazioni militari da attuare per porre fine al conflitto. In particolare fu definita la questione dell'apertura del secondo fronte in Europa, da attuarsi attraverso lo sbarco anglo-americano in Francia nel maggio del 1944. L'URSS in concomitanza con lo sbarco avrebbe iniziato una forte offensiva per impedire che la Wermacht potesse rafforzare il suo fronte occidentale, spostandovi truppe dislocate sul fronte orientale. A Teheran Stalin, Roosevelt e Churchill discussero anche la questione tedesca, in particolare il futuro assetto della Germania. Su questo aspetto si registrarono opinioni diverse. Stati Uniti e Gran Bretagna volevano uno smembramento della Germania. Roosevelt propose la formazione di cinque Stati indipendenti e l'amministrazione sotto controllo internazionale della Ruhr, della Saar, del canale di Kiel e di Amburgo. Stalin respinse questa ipotesi perché contraria ai diritti e agli interessi legittimi del popolo e della nazione tedesca, che non potevano essere assolutamente identificati con il criminale regime hitleriano. Su questa questione la conferenza decise di approfondire la discussione in sede di "commissione consultiva interalleata per l'Europa".
Questa commissione era stata costituita nel corso della conferenza dei ministri degli esteri alleati svoltasi a Mosca nell'ottobre 1943 ed aveva come scopo quello di stabilire le condizioni di resa da imporre ai nemici e l'analisi di tutte le problematiche derivanti dalla fine della guerra in Europa.
La Conferenza di Teheran ebbe una notevole importanza anche sul piano politico. Rinsaldò infatti la coesione della coalizione alleata, dando un duro colpo alle manovre della diplomazia e della propaganda del nemico nazista che, in seria difficoltà sul piano militare, provava ora a minare l'unità del campo alleato nel tentativo di creare le condizioni per giungere a una pace separata con gli anglo-americani.
All'inizio del 1944 gli eserciti della Germania e dei suoi alleati occupavano ancora il suolo sovietico. 236 divisioni e 18 brigate nemiche (di cui 198 divisioni e 6 brigate della Wermacht) erano dislocate su un territorio di 906 mila kmq. Le forze nazifasciste - 5 milioni di soldati, oltre 54.500 cannoni e mortai, circa 5.400 carri armati e più di 3 mila aerei - stringevano ancora in una ferrea morsa distruttrice Leningrado, che resisteva assediata praticamente dall'inizio del conflitto, la repubblica Carelo-Finnica, le repubbliche del Baltico, la Bielorussia, gran parte dell'Ucraina, la Moldavia e la Crimea.
Stalin alla testa del Quartier Generale del Comando Supremo, predispose i piani generali dell'offensiva decisiva che doveva portare alla liberazione totale e definitiva della Patria sovietica. Su tutti i fronti di guerra l'Armata Rossa dislocò ingenti forze per sostenere vittoriosamente lo scontro con il nemico. Un totale di 6 milioni 165 mila soldati rossi suddivisi in 461 divisioni di fanteria, reparti motorizzati, cavalleria e paracadutisti, 23 corpi corazzati, 124 divisioni aeree ed altre unità ancora.
Primo obiettivo dell'offensiva sovietica fu la liberazione di Leningrado. L'attacco sul fronte nord fu sferrato il 14 gennaio e già il 27 di quello stesso mese, la città simbolo della Rivoluzione d'Ottobre fu liberata. Dopo 900 giorni d'assedio segnati da distruzioni, lutti e sofferenze, gli abitanti di Leningrado iniziarono immediatamente l'opera di ricostruzione sostenuti dall'aiuto fraterno di tutta la nazione. Nel primo anniversario della sua liberazione, alla città di Leningrado venne conferita la massima onorificenza dello Stato sovietico, l'Ordine di Lenin.
Via via, nel 1944, tutto il territorio dell'URSS fu liberato. Il 23 marzo nel corso delle operazioni per la liberazione dell'Ucraina, le truppe sovietiche raggiunsero lungo una linea di 85 km il confine di stato con la Romania. I reparti dell'Armata Rossa continuarono l'inseguimento delle truppe nemiche in ritirata nel territorio romeno, mentre il governo sovietico dichiarava che tale azione non aveva nessuno scopo di conquista e che solo al popolo di Romania spettava il diritto di decidere del suo futuro. Il 10 aprile venne riconquistata Odessa e in maggio fu completata la liberazione di tutta la Crimea. Il 20 luglio le truppe sovietiche giunsero ai confini della Polonia iniziando a liberare anche quel paese con il sostegno attivo della I armata polacca, costituitasi in URSS, e dei partigiani polacchi. Nell'autunno 1944 tutto il territorio dell'Unione sovietica era stato definitivamente liberato dagli invasori nazifascisti e l'Armata Rossa costringeva alla resa uno dopo l'altro i regimi fantoccio asserviti a Hitler.
Per i suoi meriti eccezionali nell'organizzazione e nell'esecuzione delle operazioni offensive dell'Esercito rosso, il Presidium del Soviet Supremo dell'URSS il 29 luglio 1944 decorò Stalin con l'Ordine della Vittoria.
Stalin il 6 novembre in occasione del 27° anniversario della Rivoluzione, esortò l'Armata Rossa ad assolvere completamente la sua missione storica liberatrice annientando la belva nazista.
Dal 4 all'11 febbraio 1945 si svolse in Crimea la Conferenza di Jalta dove, per la seconda volta, s'incontrarono Stalin, Roosevelt e Churchill. In questa Conferenza i massimi dirigenti della coalizione alleata decisero che dopo la totale disfatta del regime nazista il controllo e l'amministrazione del territorio tedesco fosse temporaneamente affidato ad URSS, USA, Gran Bretagna e Francia. Questo in attesa del consolidamento della pace, della sicurezza, del definitivo futuro assetto del paese e della definizione della questione inerente le riparazioni di guerra. La Conferenza decise inoltre l'istituzione di una commissione composta dai tre ministri degli esteri per l'avvio di un'inchiesta sui grandi criminali di guerra. Fu anche avviata la discussione relativa a specifiche questioni inerenti l'assetto territoriale e istituzionale di alcuni paesi tra i quali Jugoslavia e Polonia. L'URSS si impegnò entro tre mesi dalla resa della Germania ad entrare in guerra a fianco degli alleati contro il Giappone.
A Jalta si decise inoltre la convocazione, per il 25 aprile 1945 negli USA, della Conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite alla quale saranno invitati tutti gli Stati membri dell'Alleanza alla data dell'8 febbraio 1945 e quelli che entro il 1° marzo 1945 avranno dichiarato guerra al comune nemico.
Infine la Conferenza di Jalta approvò una "dichiarazione sull'Europa liberata" nella quale, fra l'altro, si affermava: "Il Primo Ministro delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il Primo Ministro del Regno Unito e il Presidente degli Stati Uniti d'America si sono consultati nell'interesse comune dei popoli dei loro rispettivi paesi e di quelli dell'Europa liberata. Essi affermano congiuntamente il loro accordo in vista di promuovere una politica comune dei loro tre governi durante il periodo temporaneo di instabilità dell'Europa liberata, e ciò al fine di aiutare i popoli d'Europa liberi dalla dominazione della Germania nazista, e i popoli degli stati satelliti dell'Asse, a risolvere con mezzi democratici i loro problemi politici ed economici più importanti. Lo stabilimento dell'ordine in Europa e la ricostruzione delle economie nazionali devono essere realizzati con procedimenti che permettano ai popoli liberati di distruggere le ultime vestigia del nazismo e del fascismo, e di stabilire delle istituzioni democratiche da loro stessi scelte".


La bandiera rossa sul Reichstag

Come previsto da Stalin la Germania nazista stretta nella morsa degli attacchi ad est dell'Armata Rossa e ad ovest delle truppe anglo-americane sbarcate sulle coste della Normandia il 6 giugno 1944, andava incontro alla sua inevitabile sconfitta.
Nell'offensiva lanciata agli inizi del 1945 l'Esercito rosso liberò definitivamente tutta la Polonia e gran parte della Cecoslovacchia - Praga sarà liberata dall'Armata Rossa il 9 maggio - costringendo anche l'Ungheria, ultimo alleato europeo del III Reich, ad uscire dal conflitto. Continuando nella sua inarrestabile avanzata l'Armata Rossa liberò Vienna e penetrò in territorio tedesco puntando con decisione su Berlino.
Il 1° maggio 1945 la bandiera rossa issata sul Reichstag sventolava su Berlino: testimonianza e simbolo incancellabile del valore, della forza e dell'unità che hanno legato in un saldo vincolo sotto la guida riconosciuta di Stalin, l'Esercito rosso, il Popolo sovietico, lo Stato sovietico e il Partito bolscevico.
Fu la radio sovietica, il 2 maggio, ad annunciare al mondo il crollo della Germania nazista, diffondendo l'ordine del giorno del maresciallo Stalin, Comandante supremo delle Forze armate sovietiche, ordine del giorno che annunciava che le truppe dell'Armata Rossa "hanno condotto a termine l'annientamento delle truppe tedesche accentrate a Berlino ed oggi, 2 maggio, si sono completamente impadronite della capitale della Germania, Berlino, centro dell'imperialismo tedesco e focolaio dell'aggressione tedesca".146
L'8 maggio 1945 nella capitale tedesca i capi militari nazisti firmarono l'atto di resa incondizionata della Germania alle Forze armate Alleate.
Per festeggiare la conquistata vittoria il 24 giugno a Mosca fu organizzata la "parata della vittoria". Sulla Piazza Rossa sfilarono i gloriosi reparti dell'Armata Rossa che gettarono ai piedi del popolo russo le bandiere e le insegne strappate al nemico nei duri anni di guerra.
Per gli eccezionali meriti nell'organizzazione di tutte le forze armate e per il coraggio e la risolutezza dimostrati nella direzione della guerra di liberazione, il Presidium del Soviet Supremo insignì il compagno Stalin del titolo di Eroe dell'URSS, gli conferì l'Ordine di Lenin e lo promosse al supremo grado militare di Generalissimo dell'Unione Sovietica.