I PRIMI PASSI DI STALIN E I SUOI PRIMI ANNI DI SCUOLA
A QUINDICI ANNI ENTRA IN UN GRUPPO MARXISTA DELLA GEORGIA


Stalin (Giugasvili), Giuseppe Vissarionovic è nato il 21 dicembre 1879 nella città di Gori, governatorato di Tiflis. Suo padre Vissarion Ivanovic, di nazionalità georgiana, originario di una famiglia di contadini del villaggio di Didi-Lilo, nel governatorato di Tiflis, fu di mestiere calzolaio e, in seguito, operaio delle fabbriche di calzature Adelkhanov a Tiflis. Sua madre Iekaterina Gheorghievna era figlia di un contadino servo della gleba, Gheladze, del villaggio di Gambareuli.
Nell'autunno del 1888 Stalin entrò nella scuola ecclesiastica di Gori. Nel 1894 la terminò e fu ammesso nel seminario ortodosso di Tiflis.
In Russia in quegli anni, grazie allo sviluppo del capitalismo industriale e all'estendersi del movimento operaio, incominciava a diffondersi largamente il marxismo. L'"Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia'', fondata e diretta da Lenin a Pietroburgo, aveva dato un potente impulso allo sviluppo del movimento socialdemocratico in tutto il paese. L'ondata del movimento operaio arrivò fino alla Transcaucasia, dove già era penetrato il capitalismo, e duro era il giogo dell'oppressione nazionale e coloniale. La Transcaucasia era una colonia tipica dello zarismo russo, un paese agrario, economicamente arretrato, con forti residui feudali, un paese popolato da numerose nazionalità che vivevano frammiste, mescolate l'una con l'altra.
Nell'ultimo quarto del secolo XIX aveva incominciato a svilupparsi rapidamente nella Transcaucasia il capitalismo, sottoponendo gli operai e i contadini a uno sfruttamento feroce, aggravando l'oppressione nazionale e coloniale. Particolarmente rapido fu lo sviluppo dell'industria mineraria, dell'estrazione e della lavorazione del petrolio, e in questa industria le posizioni essenziali erano state occupate dal capitale straniero. "Il capitalismo russo - scrisse Lenin, - trascinava in questo modo il Caucaso nella circolazione mondiale delle merci, livellava le sue particolarità locali (i resti dell'antico isolamento patriarcale), si creava un mercato per le sue fabbriche. Il paese, poco popolato subito dopo la riforma1, o popolato di montanari che si tenevano appartati dall'economia mondiale e appartati persino dalla storia, si andava trasformando in un paese di industriali del petrolio, di negozianti di vino, di produttori di grano e di tabacco...''2 Coll'apparizione delle ferrovie e delle fabbriche e officine apparve nel Caucaso anche una classe operaia. Particolarmente rapido fu lo sviluppo di Bacu, la città del petrolio, il grande centro industriale e operaio del Caucaso.
Lo sviluppo del capitalismo industriale era accompagnato dallo sviluppo del movimento operaio. Nel decennio 1890-1900, svolgevano un'attività rivoluzionaria nella Transcaucasia i marxisti russi che vi erano stati deportati. Si inizia nella Transcaucasia la propaganda del marxismo. Il seminario ortodosso di Tiflis era allora un focolaio dal quale si irradiavano fra i giovani ogni sorta di idee liberatrici, tanto nazionaliste-populiste quanto internazionaliste-marxiste; vi abbondavano circoli clandestini diversi. Il regime gesuitico che regnava nel seminario provocò in Stalin una violenta ribellione, alimentò e stimulò in lui lo stato d'animo rivoluzionario. A quindici anni, Stalin diventa un rivoluzionario.
"Entrai nel movimento rivoluzionario all'età di 15 anni, - dice Stalin, - quando presi contatto con gruppi clandestini di marxisti russi che abitavano allora nella Transcaucasia. Questi gruppi esercitarono su di me una forte influenza e mi dettero il gusto degli scritti marxisti clandestini''3.
Nel 1896-1897, Stalin è alla testa dei circoli marxisti del seminario. Nell'agosto del 1898 entra a far parte dell'organizzazione di Tiflis del Partito operaio socialdemocratico di Russia; diviene membro del gruppo "Messame-dassi'', la prima organizzazione socialdemocratica georgiana, che nel periodo 1893-1898 ebbe una certa funzione positiva nella diffusione delle idee del marxismo. Il "Messame-dassi'' non era politicamente omogeneo. La sua maggioranza si atteneva alle posizioni del "marxismo legale'' e inclinava verso il nazionalismo borghese. Stalin, Ketskhoveli, Tsulukidze formavano il nucleo dirigente della minoranza marxista rivoluzionaria del "Messame-dassi'', embrione della futura socialdemocrazia rivoluzionaria della Georgia.
Stalin lavora con assiduità e tenacia ad elevare la propria istruzione. Studia il "Capitale'' di Marx, il "Manifesto del Partito Comunista'' e le altre opere di Marx e di Engels; viene a conoscenza degli scritti di Lenin contro il populismo, il "marxismo legale'' e l'"economismo''. Fin d'allora gli scritti di Lenin produssero su di lui una profonda impressione. "Bisogna ch'io lo veda a tutti i costi'', disse Stalin dopo aver letto un libro di Tulin (Lenin), - racconta nelle sue memorie uno dei compagni che in quel periodo di tempo conosceva Stalin da vicino4. Il campo dei problemi teorici che lo interessano è molto vasto: studia la filosofia, l'economia politica, la storia, le scienze naturali; legge i classici della letteratura; Stalin diventa un marxista colto.
In questo periodo Stalin svolge una propaganda intensa nei circoli operai, prende parte a riunioni operaie clandestine, redige manifestini, organizza scioperi. Questa fu la prima scuola pratica d'azione rivoluzionaria fatta da Stalin tra i proletari d'avanguardia di Tiflis.
"Ricordo - diceva Stalin, - l'anno 1898, quando mi fu affidato per la prima volta un circolo di operai delle officine ferroviarie... Qui, in mezzo a questi compagni, ricevetti il mio primo battesimo rivoluzionario... I miei primi maestri furono gli operai di Tiflis"5.
Gli studi dei circoli operai marxisti a Tiflis si svolgevano secondo un programma steso da Stalin.
Nel seminario, dove era stata organizzata una stretta sorveglianza sui "sospetti'', si comincia a sospettare l'attività rivoluzionaria clandestina di Stalin. Il 29 maggio 1899 egli viene espulso dal seminario per propaganda del marxismo. Per un certo tempo si guadagna la vita dando lezioni; quindi (nel dicembre 1899) viene assunto all'Osservatorio fisico di Tiflis come osservatore calcolatore, e non cessa neanche un momento di svolgere la sua attività rivoluzionaria.
Già in questo periodo Stalin è uno dei militanti più energici e più in vista dell'organizzazione socialdemocratica di Tiflis. "Nel periodo 1898-1900 sorgeva e si organizzava regolarmente il gruppo socialdemocratico dirigente centrale della organizzazione di Tiflis... Il gruppo socialdemocratico centrale di Tiflis compì un immenso lavoro di propaganda rivoluzionaria e di organizzazione per creare una organizzazione socialdemocratica illegale del partito''. Stalin è alla testa di questo gruppo. L'"Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia'', formata da Lenin, fu il modello seguito costantemente dai socialdemocratici rivoluzionari di Tiflis nel loro lavoro. Il movimento operaio di Tiflis, diretto dalla minoranza rivoluzionaria del "Messame-dassi'' (Stalin, Ketskhoveli, Tsulukidze), incomincia in questo momento a uscire dalla cerchia del vecchio lavoro di pura propaganda verso gli "elementi più distinti'' tra gli operai. La vita stessa mette al primo piano l'agitazione tra le masse con la diffusione di manifestini sui problemi di attualità, con riunioni improvvisate e manifestazioni politiche contro lo zarismo.
Questa nuova tattica è accolta con una levata di scudi dalla maggioranza opportunista del "Messame-Dassi'', che tendeva all'"economismo'', temeva i metodi rivoluzionari, era avversa alla lotta politica "di strada'' contro l'autocrazia. Stalin, la minoranza rivoluzionaria del "Messame-dasi'', conducono una lotta accanita e intransigente contro gli opportunisti per l'applicazione di una tattica nuova, quella dell'agitazione politica di massa. Essi trovano un appoggio entusiastico negli operai d'avanguardia di Tiflis.
Una funzione di primo piano nel passaggio dei socialdemocratici di Tiflis a nuovi metodi di lavoro ebbe Vittorio Kurnatovski, colto marxista, seguace fermo e prossimo compagno di lotta di Lenin, propugnatore delle idee di Lenin nella Transcaucasia. Arrivato a Tiflis nell'estate del 1900, Kurnatovski annodò relazioni con Stalin e la minoranza rivoluzionaria del "Messame-dassi'', divenne il più intimo amico e compagno di lotta di Stalin.
Quando nel dicembre del 1900 apparve l'"Iskra'' ("La scintilla'') di Lenin, Stalin fece sue, completamente, le posizioni del giornale. Egli riconobbe immediatamente in Lenin il creatore di un vero partito marxista, un capo e un educatore.
"La conoscenza dell'attività rivoluzionaria di Lenin negli ultimi anni del secolo scorso, e particolarmente dopo il 1901, dopo la fondazione dell'''Iskra", - dice Stalin, - mi convinse che avevamo in Lenin un uomo straordinario. Egli non era allora ai miei occhi un semplice dirigente del partito, ne era il vero creatore, perché egli solo ne capiva l'intima natura e gli immediati bisogni. Quando lo paragonavo agli altri dirigenti del nostro partito, avevo sempre l'impressione che i suoi compagni di lotta, - Plekhanov, Martov, Akselrod e gli altri, - fossero inferiori a Lenin di una intiera testa, che Lenin in loro confronto non fosse soltanto uno dei dirigenti, ma un dirigente di tipo superiore, un'aquila di monte che non conosceva paura nella lotta e conduceva arditamente in avanti il partito, sulle vie inesplorate del movimento rivoluzionario russo"6.
Stalin si accese d'una fede senza limiti nel genio rivoluzionario di Lenin e ne seguì la via. Egli non si staccò mai da questo cammino e dopo la morte di Lenin ne continuò l'opera con ardimento e sicurezza.
Nelle condizioni della crisi economica che era incominciata, sotto l'influenza del movimento operaio in Russia e in seguito all'attività dei socialdemocratici, nel 1900-1901 si sviluppa a Tiflis una ondata di scioperi economici, che abbracciano una fabbrica dopo l'altra. Nell'agosto del 1900 scoppia uno sciopero grandioso tra gli operai delle officine e dei depositi ferroviari. Vi partecipa attivamente M.I. Kalinin, deportato da Pietroburgo nel Caucaso. Il 22 aprile del 1901, nel centro di Tiflis viene organizzata una manifestazione di Primo Maggio. Organizzatore e dirigente di questa manifestazione è Stalin. Essa fu giudicata dall'"Iskra'' di Lenin come un avvenimento di grande importanza storica per tutto il Caucaso; essa ebbe una influenza eccezionale su tutto il successivo sviluppo del movimento operaio del Caucaso.
Così in quegli anni, sotto la direzione della minoranza rivoluzionaria del "Messame-dassi'', con Stalin alla testa, il movimento operaio della Georgia passava dalla propaganda ristretta fatta nei circoli, all'agitazione politica tra le masse. In questo modo anche nel Caucaso si realizzava la fusione del socialismo col movimento operaio, come era stata realizzata brillantemente alcuni anni prima, per opera della "Unione di lotta'' di Pietroburgo, sotto la direzione di Lenin.
Allarmato dallo sviluppo della lotta rivoluzionaria del proletariato della Transcaucasia, il governo zarista intensifica le repressioni, contando di arrestare in tal modo il movimento. Il 21 marzo del 1901 la polizia fa una perquisizione nell'Osservatorio fisico dove viveva e lavorava Stalin. La perquisizione e il mandato di cattura dell'Okhrana, di cui egli viene a conoscenza in seguito, obbligano Stalin a passare alla vita illegale. Da allora fino alla Rivoluzione di Febbraio del 1917 egli vive nell'illegalità la vita intensa, eroica del rivoluzionario professionale della scuola di Lenin.
I satrapi zaristi erano impotenti davanti allo sviluppo del movimento rivoluzionario. Dal settembre del 1901, per iniziativa di Stalin e di Ketskhoveli, incominciò a pubblicarsi il giornale "Brdzola'' ("La lotta''), il primo giornale socialdemocratico georgiano illegale che applicò in modo coerente le idee dell'"Iskra'' di Lenin. Il giornale "Brdzola'' fu, dopo l'"Iskra'', il migliore giornale marxista di Russia.
L'articolo di fondo del primo numero della "Brdzola'' (settembre 1901) sotto il nome "Dalla redazione'' fu scritto da Stalin. Definendo i compiti del giornale, Stalin scriveva: "Il giornale socialdemocratico georgiano deve dare una netta risposta a tutte le questioni collegate con il movimento operaio, spiegare i problemi di principio, spiegare teoricamente la funzione della classe operaia nella lotta e illuminare alla luce del socialismo scientifico ogni fenomeno con cui abbia da fare l'operaio7.
Stalin indicava nell'articolo di fondo che il giornale deve dirigere il movimento operaio, avvicinarsi il più possibile alle masse operaie, aver la possibilità di influenzarle continuamente e di esserne il centro cosciente e dirigente.
Nel numero seguente della "Brdzola'' (novembre-dicembre) fu pubblicato l'importante articolo di Stalin - "Il partito operaio socialdemocratico di Russia e i suoi compiti immediati''. In questo articolo Stalin sottolineava la necessità di fondere il socialismo scientifico con il movimento operaio spontaneo, indicava la funzione dirigente della classe operaia nel movimento democratico di liberazione e poneva il compito di organizzare un partito politico indipendente del proletariato.
La diffusione di manifestini nelle varie lingue della Transcaucasia plurinazionale prese vaste proporzioni. "Dei manifestini molto ben redatti sono apparsi in lingua russa, georgiana e armena; essi hanno inondato tutti i quartieri di Tiflis'', - così scriveva l'"Iskra'' di Lenin sull'attività dei socialdemocratici di questa città8. Uno dei più prossimi compagni di lotta di Stalin, Lado Ketskhoveli, crea a Bacu un comitato che segue l'orientazione dell'"Iskra'' di Lenin e vi organizza una tipografia illegale. L'11 novembre del 1901 si tiene una conferenza dell'organizzazione socialdemocratica di Tiflis che elegge un comitato di Tiflis del Partito operaio socialdemocratico di Russia. Nel comitato entra Stalin. Ma, egli resta a Tiflis ben poco. Alla fine del novembre incaricato dal Comitato di Tiflis, Stalin si reca a Batum, per importanza terzo centro proletario del Caucaso (dopo Bacu e Tiflis), per crearvi un'organizzazione socialdemocratica.
A Batum, Stalin sviluppa una fervida attività rivoluzionaria: egli stringe relazioni cogli operai d'avanguardia, crea dei circoli socialdemocratici, di molti dirige personalmente il lavoro, organizza una tipografia illegale, redige manifestini infiammanti, li stampa e li diffonde, dirige la lotta degli operai delle officine Rothschild e Mantascev, organizza la propaganda rivoluzionaria nelle campagne. Stalin crea a Batum un'organizzazione socialdemocratica, fonda il Comitato di Batum del Partito operaio socialdemocratico di Russia, dirige gli scioperi nelle officine. Il 9 marzo 1902 egli organizzò la famosa manifestazione politica degli operai di Batum della quale fu il dirigente e nella quale marciò alla testa. In questa occasione venne praticamente realizzata da Stalin l'unione dello sciopero con la manifestazione politica.
In questo modo veniva formandosi e si sviluppava in questo periodo, in una lotta decisa e intransigente contro l'opportunismo, l'organizzazione leninista e iskrista della Transcaucasia. Il suo organizzatore e dirigente più in vista fu Stalin, che gli operai di Batum, già in quel tempo, chiamavano l'educatore degli operai. L'organizzazione leninista e iskrista della Transcaucasia era fondata sui saldi principi dell'internazionalismo proletario, poiché riuniva nelle sue file i proletari d'avanguardia di varie nazionalità, - georgiani, armeni, azerbaigiani, russi. Lenin più tardi, citò più volte ad esempio l'organizzazione transcaucasiana del partito, come modello di internazionalismo proletario.
Lo slancio preso dalla lotta degli operai di Batum inquietò fortemente il governo. Gli agenti della polizia ricercavano attivamente i "sobillatori''. Il 5 aprile 1902 Stalin fu arrestato. Ma anche nella prigione (prima in quella di Batum, poi, dal 19 aprile del 1903, in quella di Kutais, nota per il suo rigore, e quindi di nuovo in quella di Batum), Stalin non rompe i legami col lavoro rivoluzionario.
All'inizio del marzo del 1903 ha luogo il Primo congresso delle organizzazioni socialdemocratiche caucasiche in cui si costituisce l'Unione del Caucaso del POSDR. Stalin, assente perché in prigione, viene eletto a far parte del Comitato dell'Unione del Caucaso del POSDR. Mentre è in prigione viene a conoscere dai compagni tornati dal II Congresso del partito le gravi divergenze scoppiate tra bolscevichi e menscevichi. Stalin prende decisamente le parti di Lenin, dei bolscevichi.
Nell'autunno del 1903 Stalin viene deportato per tre anni nella Siberia orientale, nel villaggio di Novaia Uda, distretto di Balagansk, governatorato di Irkutsk. Il 27 novembre 1903 Stalin giunge nel luogo di deportazione. Mentre è in deportazione riceve una lettera da Lenin.
"Conobbi Lenin per la prima volta nel 1903, - dice Stalin. Senza vederlo, è vero, ma solo per corrispondenza. Tuttavia essa lasciò in me un'impressione incancellabile, che durante tutto il tempo del mio lavoro per il partito non mi ha mai lasciato. Ero allora deportato in Siberia... La lettera di Lenin era relativamente breve, ma conteneva una critica ardita e implacabile della attività pratica del nostro partito e un'esposizione molto chiara e concisa di tutto il piano di lavoro del nostro partito per il prossimo avvenire"9.
Stalin non rimase molto tempo deportato. Aveva fretta di recuperare la libertà per poter lavorare alla realizzazione del piano di Lenin per la creazione di un partito bolscevico. Il 5 gennaio 1904 Stalin evade. Nel febbraio del 1904 è di nuovo nel Caucaso, prima a Batum e poi a Tiflis.

Iosif trascorse l'infanzia nel quartiere povero di Gori chiamato "Pavliant ubani''.
Gli anni dell'infanzia trascorsero rapidi. Arrivò l'epoca dello studio.
Vissarion Giugascvili dovette trasferirsi a Tiflis per ragioni di lavoro. La madre di Iosif - Iekaterina Gheorghievna - era una donna di grandi capacità. Era molto abile nel taglio e nel cucito, era maestra nella cottura del pane, sapeva scardassare bene la lana e lavorare di maglia. Tutti i conoscenti avevano per lei un grande rispetto. I suoi guadagni non erano alti e la vita di Soso era molto modesta, ma essa sognava di dare al figlio una buona istruzione.
A quel tempo, non lontano dal fiume sorgeva a Gori un bell'edificio a due piani, di recente costruzione. Era la scuola ecclesiastica che contava quattro classi.
(S. Goglicidze, Ricordi sulla vita di scuola di Stalin).

Ed ecco il piccolo Soso allievo della scuola ecclesiastica di Gori.
Egli frequentava la scuola vestito modestamente ma con proprietà. Aveva un paltò azzurro, gli stivali, un berretto di feltro e guanti grigi di maglia. Al collo portava una grande sciarpa rossa di maglia fatta dalla madre. A tracolla la cartella di cotone rosso.
Soso studiava con grande profitto e le sue doti eccezionali si sviluppavano sempre più brillantemente.
Di ingegno acutissimo, Soso era un bravo compagno, molto modesto. Egli non faceva mai sentire la sua superiorità, ma, al contrario, aiutava gli altri ragazzi a preparare le lezioni, a risolvere i problemi, a disegnare le carte geografiche.
Sebbene nella scuola ecclesiastica non si insegnasse disegno Soso imparò da solo a disegnare abbastanza bene. Egli disegnò i ritratti di Sciota Rustaveli e di altri scrittori georgiani.
Soso era un ragazzo sensibile e premuroso verso i compagni di scuola.
A scuola il compagno di banco di Soso era Dormidont Gogokhia. Nativo della Mingrelia, Dormidont parlava male il russo e il georgiano. Gli scolari si burlavano di Gogokhia per il suo accento mingrelico e questo lo angustiava molto.
Soso osservò a lungo il compagno e una volta gli chiese:
Perché sopporti queste burle?
Dormidont rispose:
- Ma, veramente, non hanno torto: io pronuncio le parole georgiane con accento mingrelico. Che cosa devo fare?
La risposta era sincera. E Soso disse:
- Hai ragione. Ma ecco faremo così: tu mi insegnerai il mingrelico e io ti insegnerò il georgiano.
(P. Kapanadze, Racconti di vecchi operai sul grande Stalin, "Zaria Vostoka'', 1939).

La passione di Soso erano i libri. Egli leggeva moltissimo. La scuola possedeva una biblioteca. La direzione distribuiva agli scolari i libri di contenuto "etico-religioso''. Questi libri non erano di suo gusto. Ed egli si procurava i libri di lettura presso una biblioteca cittadina o dal libraio di Gori, Arsen Kalandadze.
Durante gli anni della scuola Soso lesse le opere di Eghnate Ninoscvili, Akaki Tsereteli, Ilia Ciavciavadze e di altri scrittori georgiani.
Soso leggeva anche le opere migliori dei classici della letteratura russa.
Soso trovò in biblioteca il libro di Eghnate Ninoscvili, nel quale lesse il racconto Goghia Uiscvili. In questo racconto l'autore con linguaggio semplice e chiaro descrive la situazione di schiavitù e di oppressione in cui vivevano i contadini georgiani. Questo racconto produsse su Soso una profonda impressione.
Anche Soso, quando frequentò le ultime classi, ebbe spesso l'occasione di osservare direttamente la vita difficile del contadino georgiano.
La maggior parte degli insegnanti della scuola ecclesiastica di Gori con il suo atteggiamento verso gli allievi li convinceva che la scuola non era per essi una madre, ma una matrigna. Quanto più gli scolari si inoltravano nello studio tanto più chiaramente incominciavano a capire che la scuola cercava di fare di essi degli schiavi e non degli uomini liberi.
Nella scuola ecclesiastica crescevano i futuri sacerdoti e perciò si cercava di inculcare negli allievi l'amore per la divinità, la sottomissione servile e la paura.
La devozione, la rassegnazione e l'amore per il prossimo predicati nella scuola erano in netto irriducibile contrasto con la vita.

Un'esecuzione sulla piazza di Gori
Una volta gli allievi della scuola ecclesiastica di Gori ne ebbero una chiara dimostrazione.
Un giorno di febbraio del 1892 la vita tranquilla della cittadina distrettuale di Gori fu messa in subbuglio. Fin dalle prime ore del mattino i tetti a terrazza delle case della periferia, la fortezza e il versante settentrionale della collina sul quale sorgono le antiche rovine erano piene di folla.
Dinanzi alla fortezza, sulla piazza, a quattrocento passi dal carcere era stato innalzato un patibolo con tre forche. Il vento faceva oscillare i lugubri capestri.
Quel giorno, il 13 febbraio 1892, doveva avere luogo l'esecuzione capitale di tre "criminali'' condannati dal tribunale provvisorio di Gori all'impiccagione "alla presenza delle truppe della guarnigione locale''.
Fra la folla si trovavano anche gli allievi del seminario di Gori.
In quella stessa folla spiccava l'alta figura del giovane Aleksei Maksimovic Gorki, allora in viaggio attraverso la Georgia.
Ai soldati era stato ordinato di circondare la piazza con un fitto cordone. L'atteggiamento dei soldati verso l'esecuzione è descritta magistralmente da A. M. Gorki: "Gli abbronzati soldati russi, tenendo il fucile sulla spalla, con il volto annoiato, come fossero di legno o inchiodati al terreno guardavano dinanzi a loro con occhi assolutamente privi d'espressione''.
E al di là di questo cordone di uomini abbrutiti da una disciplina militare insensata, rumoreggiava eccitata una folla di molte migliaia di persone. "Vicino al patibolo - scrive Gorki, - stavano le autorità in divisa, con fisionomie asciutte e severe e fra la folla animata e rumorosa le loro figure ufficiali erano incomprensibili e come estranee a tutto ciò che le circondava''.
P. Kapanadze, uno degli ex allievi della scuola ecclesiastica di Gori, racconta:
"Tutti gli allievi si diressero verso il luogo della esecuzione. Gli insegnanti ritenevano che lo spettacolo avrebbe sviluppato nei giovani il sentimento della paura e della sottomissione. Ma lo spettacolo dell'esecuzione rafforzò ancora maggiormente in noi il malcontento per il regime che dominava nella scuola. Noi fummo terribilmente colpiti dalla scena dell'esecuzione, i nostri occhi si riempirono di lacrime. Insieme con noi era il giovane Soso Giugascvili. Discutemmo animatamente gli avvenimenti di quel giorno. I comandamenti che ci venivano inclucati dagli insegnanti della scuola ecclesiastica, il comandamento "non ammazzare'' e tutte le altre cose di questo genere non si collegavano in nessun modo nella nostra immaginazione con l'esecuzione pubblica di contadini che venivano chiamati briganti, con la figura del sacerdote che accompagnava i condannati".
- La giornata era solatia e si sentiva nell'aria il tepore primaverile, - ricorda D. Gogokhia. - Tutti gli scolari si raccolsero nella fortezza. Dato che si era in carnevale, a scuola si faceva vacanza. Prima di quel giorno noi non avevamo la minima idea di un'esecuzione capitale. E per noi, allievi della scuola ecclesiastica, fu una grande sorpresa veder comparire sul patibolo il sacerdote con la croce in mano. Uno dei condannati, ricordo, rifiutò la sua "benedizione''. Tra la folla si parlava con simpatia dei "briganti'', come di uomini che avevano lottato contro i nobili e contro i grandi proprietari fondiari. Dopo l'esecuzione, la folla incominciò lentamente a diradarsi.
Così, da quegli anni lontani giunge fino a noi un episodi che impressionò vivamente l'adolescente Stalin e il giovane Gorki...

Discussioni, letture e i primi contatti rivoluzionari
Nell'anno in cui Soso aveva fatto il suo ingresso nella scuola conobbe Lado Ketskhoveli, allievo di una classe superiore. A Lado piacque il carattere riflessivo di Soso e la sua serietà di adulto. Lado prestava spesso a Soso dei libri. Essi divennero ben presto amici e discussero su questioni alle quali la scuola non dava alcuna risposta.
Una volta Soso rivolse a Lado la seguente domanda:
- Dì, Lado, esiste dio?
Lado rispose:
- Che dirti? Anch'io ho molto pensato alla questione. Sono riuscito a trovare un libro da Arsen Kalandadze. Te lo darò. Leggilo e vi troverai una risposta miglore di quella che ti posso dare io.
Questo libro fu una rivelazione per Soso.
- Una volta - racconta G. Glurgidze, uno dei compagni di scuola di Soso - durante le vacanze estive, di ritorno a Gori dal mio villaggio natio, mi recai a visitare Iosif e andammo a fare una passeggiata.
Attraversato il ponte sul Kura e la linea ferroviaria, sedemmo su un prato verdeggiante.
Giovani, ancora inesperti della vita, amavamo discutere su temi astratti. Io incominciai a parlare di dio. Iosif mi ascoltava e dopo un minuto di silenzio rispose:
- Sai, ci ingannano, dio non esiste...
Queste parole mi colpirono. Non avevo ancora sentito nessuno fare una simile affermazione.
- Soso, che dici?
Soso aggiunse:
- Ti darò da leggere un libro nel quale vedrai che il mondo e tutta la vita sono organizzati diversamente e tutti i discorsi su dio sono chiacchiere insensate.
- Che libro è?
- Darwin. Devi assolutamente leggerlo - insistette Soso.
(Scritti vari di G. Giurgidze, P. Kapanadze, G. Glebov, A. Arenste'n).
Vi era un profondo abisso tra la sete di sapere scientifico che animava i giovani e l'oscurantismo clericale. Gli allievi del seminario di Tiflis si dedicarono allo studio delle opere scientifiche, desiderando confutare le assurde invenzioni sull'esistenza di dio e sulla creazione del mondo dal nulla. Ma allora questa non era una cosa facile. Agli allievi era proibito leggere le letterature laica e scientifica.
Sin dal primo anno del suo ingresso nel seminario, Soso capeggiò la lotta che i giovani conducevano contro il clero.
Per confutare fra gli allievi del seminario, per esempio, il mito della creazione del mondo in sei giorni, i seminaristi più progrediti dovevano conoscere e saper dimostrare l'origine geologica e l'età della terra, apprendere la dottrina di Darwin. Li aiutarono i libri su Galileo e Copernico, gli interessanti lavori di Flammarion. Soso Giugascvili lesse con enorme interesse il libro di Charles Loyal "L'antichità dell'uomo'' e l'opera in due volumi di Charles Darwin "L'origine dell'uomo'' nella traduzione diretta da Secenov.
In quegli anni la lettura e la diffusione degli scritti marxisti erano perseguite come propaganda rivoluzionaria. In particolare questo si verificava tra le mura del seminario, dove persino un nome come Darwin subiva furiosi attacchi.
I giovani, leggendo la letteratura sociale ed economica, continuarono ad interessarsi di astronomia, fisica e chimica. Un grande aiuto diede loro il libro di Ludwig Feuerbach "L'essenza del cristianesimo''.
Soso disse ai suoi compagni che dovevano prima di tutto diventare atei.
Molti incominciarono a orientarsi verso la concezione materialistica del mondo e a trascurare le materie teologiche.
I libri venivano presi in prestito presso la biblioteca pubblica di Via Kirocnaia. Questa biblioteca era frequentata da insegnanti e intellettuali. A. M. Gorki la frequentò nei primi anni del decennio 1890-1900.
Come risulta dai materiali di archivio, il monaco Hermoghen, ispettore del seminario, riferì che Giugascvili era abbonato alla "Biblioteca economica''.
Soso nutriva un particolare interesse per la letteratura storica. Erano libri di storia della rivoluzione borghese in Francia, della rivoluzione del 1848, della Comune di Parigi e di storia della Russia.
Soso e i suoi compagni studiarono su un testo manoscritto il primo volume del "Capitale'' di Carlo Marx, dopo aver copiato l'unico esemplare stampato della prima edizione russa del 1872, di cui disponeva la biblioteca.
Nonostante il regime draconiano e probabilmente appunto per l'esistenza di questo regime, il seminario era un "vivaio di idee''. Contro la volontà dei dirigenti, questa scuola dava ricetto a varie manifestazioni embrionali di malcontento e di protesta, dirette contro gli ordinamenti vigenti e anche contro molte altre cose. Nel seminario si formarono circoli eretici; naturalmente le discussioni si svolgevano negli angoli, sottovoce. Esisteva un circolo nazionalistico (quando, finalmente, la Georgia sarà indipendente!), un circolo populista (abbasso i tiranni!), e anche un circolo di internazionalisti marxisti, organizzato da Soso Giugascvili, subito dopo il suo ingresso in seminario.
Il compagno Stalin aveva diciassette anni quando nel 1896 organizzò nel seminario il primo circolo illegale marxista e divenne un propagandista del marxismo.
Più tardi si formò anche un secondo circolo.
Nell'autunno del 1897 giunse illegalmente a Tiflis, sfuggendo alla sorveglianza della polizia, Lado Ketskhoveli. Gli allievi del seminario ricordavano Lado nel 1893 quando, sotto la sua direzione, era stato attuato uno sciopero.
In casa sua si svolgevano lunghe discussioni sui problemi del movimento operaio, si parlava di Lenin e di Plekhanov.
Per il tramite di Lado Ketskhoveli e dei marxisti russi, che vivevano in quegli anni nella Transcaucasia, Soso si procurò la letteratura illegale marxista. Egli seppe abilmente svolgere l'attività clandestina e solo nel 1899 gli ecclesiastici si convinsero che Soso svolgeva propaganda rivoluzionaria fra i seminaristi e gli operai di Tiflis.
Ecco i libri che Soso e i suoi compagni lessero in quegli anni: K. Marx "Il Manifesto del Partito comunista''; Engels "La situazione della classe operaia in Inghilterra''; V. I. Lenin "Che cosa sono gli `amici del popolo' e come combattono contro i socialisti democratici?''; Beltov (Plekhanov) "Contributo alla questione dello sviluppo della concezione monistica della storia''; le opere di economia politica di Adamo Smith e Ricardo; Tugan-Baranovski "Le crisi periodiche in Inghilterra''; Spinoza "L'etica'' edizione del 1892; G. Buckle "Storia della civilizzazione in Inghilterra''; Ch. Letourneau "Evoluzione della proprietà''; N. Sieber "David Ricardo e Karl Marx nelle loro indagini sociali ed economiche''.
Con l'aiuto di Soso, i suoi compagni lessero anche un gran numero di opere letterarie proibite nel seminario. Lessero "Guerra e Pace'', "Padrone e servitore'', "Sonata a Kreutzer'' di Leone Tolstoi, le opere di Dostoievski, Cernyscevski, Gogol, Saltykov-Stcedrin. Fra i critici e i pubblicisti russi lessero Cernyscevski, Pisarev, Bielinski, Dobroliubov. Fra gli scrittori stranieri godevano una grande popolarità Erkman-Chatrian con la "Storia di un contadino'' e Thackeray con il romanzo in due volumi "La fiera della vanità''. Furono anche lette le migliori opere di Shakespeare, Schiller e di altri scrittori stranieri.
Soso conosceva perfettamente gli scrittori georgiani. Egli amava particolarmente Sciota Rustaveli e Vagia Psciavela.
(G. Kapanadze, Dai ricordi sui circoli staliniani clandestini, 1939).

Le poesie di Stalin
Nel 1895, subito dopo il suo ingresso nel seminario di Tiflis, il compagno Stalin scrisse alcune poesie che furono pubblicate sul giornale georgiano "Iveria'', diretto da Ilia Ciavciavadze. I versi del sedicenne Stalin riscossero la approvazione di questo esigente scrittore georgiano e furono pubblicati in rilievo, sulla prima pagina del giornale.
Nel periodo giugno-dicembre 1895, l'"Iveria'' pubblicò cinque poesie del compagno Stalin firmate I. G.-scvili (I. Giugascvili) e in seguito Soselo (diminutivo di Iosif). Una di queste poesie è dedicata a Rafiel Eristavi, l'altra è intitolata "Alla luna'' e le rimanenti sono senza titolo.
La sesta poesia "Starets Ninika'' ("Il vecchio Ninika'') fu pubblicata sul giornale "Kvali'' nel luglio del 1896.
Tutte queste poesie sono scritte con grande gusto letterario, in lingua popolare e sono mirabilmente musicali ed espressive. Esse esprimevano i sentimenti ottimistici del popolo georgiano asservito, la sua fede nella libertà imminente:
... E, tormentato da questa speranza,
gioisco nell'anima e il cuore batte con forza.
Sì, è già avverabile questa speranza,
che mi comparve in quell'istante, bellissima.
In un'altra poesia il giovane Stalin scriveva:
E sappi: chi è caduto come polvere sulla terra,
chi è stato un giorno oppresso
si leverà più alto delle grandi montagne,
sulle ali di una luminosa speranza.
Le poesie del giovane Stalin attirarono l'attenzione dei lettori. Nel 1901 il noto critico georgiano M. Kelengeridze, autore di un manuale di teoria della letteratura, incluse nel suo libro, fra i migliori esempi di letteratura classica georgiana, una poesia firmata Soselo.
Nel 1907 lo stesso M. Kelengeridze raccolse e pubblicò una antologia, la "Crestomazia georgiana o raccolta delle migliori opere della letteratura georgiana'' vol. I. Nella prefazione l'autore scrive: "Nel comporre l'antologia ci siamo proposti di dare agli insegnanti di lingua georgiana, e anche alla gioventù studiosa, una raccolta possibilmente completa delle più insigni opere della poesia georgiana, che vengono considerate le migliori della letteratura georgiana e costituiscono un tesoro immortale e glorioso del popolo georgiano, sia per la forma che per il contenuto... Abbiamo scelto dalla letteratura georgiana quello che, secondo il nostro gusto e soprattutto secondo l'opinione della critica, si ispira alla verità, è profondamente umano e immortale''.
M. Kelengeridze attribuiva dunque una grande importanza a questa antologia della letteratura georgiana, che recava a pagina 43 la poesia di Iosif Stalin dedicata a R. Eristavi.
La prima poesia del compagno Stalin, pubblicata il 14 giugno 1895 sull'"Iveria'', fu inclusa nel 1916 nella XXXVIII edizione del manuale per le scuole elementari "Deda ena'' ("La lingua materna''), di cui era autore il maestro Ia. Goghebascvili, nota personalità georgiana. La poesia era pubblicata con il titolo "Utro'' ("Il mattino''), che corrispondeva pienamente al suo contenuto.
(N. Nikolaiscvili, Versi del giovane Stalin, "Zaria Vostoka'', 1939).

Fra gli operai
Ma Soso non si limitava a svolgere la sua attività nel circolo dei seminaristi. Alla fine del 1896, il secondo anno dal suo ingresso al seminario, egli aveva già preso contatto con il circolo clandestino degli operai della Manifattura tabacchi. In quel periodo un sordo fermento serpeggiava fra gli operai della Manifattura.
Nella Manifattura tabacchi le condizioni di lavoro erano straordinariamente cattive. La giornata lavorativa incominciava alle sei del mattino e si prolungava sino alle 10-11 della notte, ma anche dopo l'orario gli operai lavoravano a domicilio e, con l'aiuto delle donne di casa, confezionavano tubetti per le sigarette, ricevendo dieci copeki ogni mille tubetti.
Nel 1896 scoppiò uno sciopero spontaneo nella fabbrica. Il padrone fu costretto a cedere di fronte agli operai.
Nel 1898 la Manifattura introdusse una macchina che confezionava automaticamente il tabacco. In seguito all'introduzione di questa macchina numerosi operai furono licenziati. Gli operai raccolsero una somma di danaro e poi trovarono un "avvocato sicuro'', che per cinquanta rubli scrisse una petizione al governatore Golitsyn. Golitsyn trascorreva l'estate a Kogiori, località di villeggiatura nei dintorni di Tiflis. Gli operai attesero a lungo la risposta alla loro petizione, ma questa risposta non vnne mai. Allora gli operai decisero di recarsi dal governatore per avere con lui un colloquio. Nelle prime ore del mattino si incamminarono verso Kogiori.
La popolazione di Kogiori guardò con meraviglia questa folla immensa di uomini in camiciotto nero. I gendarmi informarono Golitsyn nell'arrivo degli operai. Golitsyn comparve al balcone e gridò da lontano agli operai:
- Sciocchi, perché siete venuti in tanti, tornate indietro, riceverete la risposta a casa, - con queste parole il governatore fece sgombrare gli operai.
Essi, naturalmente non ricevettero alcuna risposta.
Infine, dovettero cessare lo sciopero.
(A. Megrabian, Soso tra gli operai della manifattura di Tabacchi, "Kommunist''. 1935).

Il compagno Soso conosceva perfettamente la storia del movimento operaio dell'Occidente, la dottrina della social-democrazia e perciò le sue conversazioni interessavano profondamente gli operai.
Quando egli parlava teneva sott'occhio un libretto di appunti o semplicemente alcuni fogli coperti da una scrittura minuta. Egli preparava accuratamente ogni relazione. Si riunivano di sera al sopraggiungere dell'oscurità e di domenica camminavano per la città a piccoli gruppi di cinque-dieci e studiavano.
Le conferenze del compagno Soso erano delle vere e proprie conversazioni. Egli non passava a un nuvo argomento prima di convincersi che tutti lo avevano capito e avevano assimilato le sue parole.
(G. Ninua, Le prime lezioni di teoria rivoluzionaria, Tbilissi, 1939)

 

Note
1 Abolizione della servitù della gleba, 1861 (N.d.T.)
2 V. I. Lenin, "Opere complete'', vol. III, pag. 464, 3a ed. russa
3 G. Stalin, "Intervista con lo scrittore tedesco Emilio Ludwig'', pag. 9, ed. russa, 1938
4 "Racconti di vecchi operai della Transcaucasia sul grande Stalin; ricordi del compagno P. Kapanadze'', pag. 26 ed. russa "La giovane guardia'', 1937
5 "Pravda'' N. 136, 16 giugno 1926
6 G. Stalin, "Lenin'', p. 36 ed. italiana, Mosca 1946
7 G. Stalin, "Opere'', Vol. I, p. 9 ed. russa
8 "Iskra'' N. 25, 15 settembre 1902
9 G. Stalin, "Lenin'', p. 35-36 ed. italiana, Mosca 1946