Stalin: Un anno di grande svolta
Nel XII Anniversario dell'Ottobre

L'anno appena trascorso è stato un anno di grande svolta su tutti i fronti dell'edificazione socialista. Questa svolta ha proceduto e continua a procedere sotto il segno di una risoluta offensiva del socialismo contro gli elementi capitalistici della città e della campagna. Una caratteristica particolarità di questa offensiva consiste nel fatto che essa ci ha già dato una serie di decisivi successi nei principali settori della ristrutturazione (ricostruzione) socialista della nostra economia nazionale.
Da ciò ne segue che il partito ha saputo utilizzare in modo opportuno la nostra offensiva nelle prime fasi della nuova politica economica per poi, nelle successive sue fasi, organizzare una svolta e condurre una riuscita offensiva contro gli elementi capitalistici.
Lenin disse circa la conduzione della NEP:
"Noi ora arretriamo, e arretriamo come se andassimo indietro, ma lo facciamo per prima retrocedere e poi prendere la rincorsa e fare un salto in avanti con maggiore forza. Soltanto a questa condizione noi abbiamo indietreggiato nella conduzione della nostra nuova politica economica... per poi, dopo la ritirata, iniziare una offensiva in avanti delle più ostinate".
I risultati dell'anno appena trascorso dicono con assoluta certezza che il partito adempie con successo nel suo lavoro questa decisiva indicazione di Lenin.
Se si considerano i risultati dell'anno appena trascorso nel campo dell'edificazione economica, che hanno per noi un valore decisivo, i successi della nostra offensiva su questo fronte, i nostri conseguimenti per l'anno trascorso si potrebbero ridurre a tre momenti fondamentali.

I - Nel campo della produttività del lavoro
È poco probabile che si possa dubitare che uno dei più rilevanti fatti della nostra edificazione nell'ultimo anno è stato che a noi è riuscito di raggiungere una decisiva svolta nel campo della produttività del lavoro. Questa svolta si è espressa nel dispiegamento della iniziativa creativa e del possente slancio produttivo di masse di milioni di operai sul fronte dell'edificazione socialista. In questo è il nostro primo e fondamentale successo per l'anno appena trascorso.
Il dispiegamento dell'iniziativa creativa e dello slancio produttivo delle masse è stato stimolato su tre linee principali:
a) sulla linea della lotta contro il burocratismo, che paralizza l'iniziativa e l'attivismo lavorativo delle masse, attraverso l'autocritica;
b) sulla linea della lotta contro gli assenteisti e i violatori della disciplina lavorativa proletaria attraverso l'emulazione socialista;
c) sulla linea della lotta contro la routine e l'inerzia nella produzione attraverso l'organizzazione di una produzione ininterrotta.
Quale risultato di ciò noi abbiamo un grandissimo conseguimento sul fronte del lavoro nella forma di un entusiasmo lavorativo e di un appello produttivo di masse di milioni di operai in tutti gli angoli del nostro immenso paese. Il significato di questo conseguimento in verità è inapprezzabile, poiché soltanto lo slancio produttivo e l'entusiasmo lavorativo di masse di milioni può assicurare quella progressiva crescita della produttività del lavoro senza la quale è impensabile una definitiva vittoria del socialismo nel nostro paese sul capitalismo.
"La produttività del lavoro - dice Lenin, - rappresenta in ultima analisi la cosa più importante e principale per la vittoria del nuovo sistema sociale. Il capitalismo ha creato una produttività del lavoro mai vista prima sotto il feudalesimo. Il capitalismo può essere definitivamente vinto e sarà definitivamente vinto solo se il socialismo saprà creare una nuova e assai più elevata produttività del lavoro".
E partendo da questo, Lenin ritiene che:
"Noi dobbiamo compenetrarci di quell'entusiasmo lavorativo e di quella volontà per il lavoro, di quella perseveranza da cui ora dipende la più immediata salvezza degli operai e dei contadini, la salvezza dell'economia nazionale".
Tale è il compito posto da Lenin dinanzi al partito.
L'anno trascorso ha dimostrato che il partito realizza con successo questo compito, superando con decisione le difficoltà che stanno su questo cammino.
Così stanno le cose con il primo conseguimento importante per l'anno appena trascorso.

II - Nel campo della costruzione dell'industria

In indissolubile rapporto con questo primo conseguimento del partito sta anche il suo secondo conseguimento. Esso, questo secondo conseguimento del partito, consiste nel fatto che nell'anno trascorso si è raggiunta in sostanza una favorevole soluzione del problema dell'accumulazione per l'edilizia industriale necessaria all'industria pesante, si è assunto un ritmo accelerato di sviluppo della produzione dei mezzi di produzione e si sono create le premesse per una trasformazione del nostro paese in un paese metallico.
In ciò è il nostro secondo e fondamentale conseguimento nell'anno appena trascorso. Il problema dell'industria leggera non presenta particolari difficoltà. Esso da noi si è già risolto qualche anno fa. Più difficile e importante è invece il problema dell'industria pesante.
Più difficile perché esso richiede colossali investimenti per cui - come dimostra la storia dei paesi arretrati sul piano industriale, - l'industria pesante non può cavarsela senza colossali prestiti a lungo termine.
Più importante perché senza uno sviluppo dell'industria pesante noi non possiamo costruire nessuna industria, non possiamo condurre avanti nessuna industrializzazione.
E poiché noi non abbiamo avuto e non abbiamo né prestiti a lungo termine né un qualche lungo credito, l'acutezza del problema diventa per noi più che evidente.
Da ciò propriamente prendono le mosse i capitalisti di tutti i paesi quand'essi ci rifiutano prestiti e crediti supponendo che noi non ne verremo a capo con le sole nostre forze del problema dell'accumulazione, che falliremo sulla questione della ricostruzione dell'industria pesante e che saremo quindi costretti a metterci in ginocchio dinanzi a loro come asserviti.
Ma che cosa ci dicono, a questo proposito, i risultati dell'anno appena trascorso? L'importanza dei risultati dell'anno trascorso consiste nel fatto che essi frantumano in mille pezzi i calcoli dei signori capitalisti.
L'anno trascorso ha mostrato che, nonostante il palese ed occulto blocco finanziario dell'URSS, noi in ginocchio dai capitalisti non ci siamo andati e che con le nostre proprie forze abbiamo risolto con successo il problema dell'accumulazione ponendo così le basi di una industria pesante. E questo, oggigiorno, non possono negarlo nemmeno i più accaniti nemici della classe operaia.
In realtà, se in primo luogo gli investimenti di capitale nella grande industria nell'anno passato erano di più di 1.600 milioni di rubli, dei quali circa 1.300 milioni sono andati all'industria pesante, mentre gli investimenti di capitale nella grande industria quest'anno sono di più di 3.400 milioni di rubli, di cui più di 2.500 milioni va all'industria pesante; se, in secondo luogo, la produzione complessiva della grande industria nell'anno passato ha dato il 23% di crescita mentre l'industria pesante, lo stesso anno, ha dato una crescita pari al 30%, e la produzione complessiva della grande industria nel corrente anno deve dare una crescita del 32% mentre l'industria pesante lo stesso anno in corso deve dare una crescita pari al 46%, - non è davvero chiaro che il problema dell'accumulazione per la costruzione di una industria pesante non presenta ormai più per noi insormontabili difficoltà?
Come è possibile dubitare che noi si procede a passo accelerato sulla linea di uno sviluppo della nostra industria pesante, oltrepassando i vecchi ritmi e lasciandoci alle spalle la nostra "secolare" arretratezza?
Dopo tutto quanto detto ci si può forse meravigliare che i presupposti del Piano quinquennale nell'anno passato si siano rivelati sorpassati, mentre la variante ottimale dello stesso Piano quinquennale, che gli scrivani borghesi ritenevano come una "irraggiungibile fantasia" e che gettava nel terrore i nostri opportunisti di destra (gruppo di Bucharin), si è trasformata in realtà in una variante minima del Piano quinquennale?
"La salvezza per la Russia - dice Lenin, - è non soltanto un buon raccolto nell'azienda contadina - questo è ancora poco, - e non soltanto una buona situazione dell'industria leggera che rifornisce ai contadini gli oggetti di consumo, - questo pure è ancora poco, - a noi è necessaria altresì una industria pesante... Senza la salvezza dell'industria pesante, senza un suo ristabilimento noi non possiamo costruire nessuna industria, e senza di essa noi in generale soccombiamo come paese autonomo... L'industria pesante necessita di sussidi statali. Se non li troviamo, allora noi come Stato civilizzato - e non dico socialista, - soccomberemo".
Ecco quanto duramente Lenin formula il problema dell'accumulazione e il compito del partito di costruire una industria pesante.
L'anno trascorso ha dimostrato che il partito ne viene a capo con successo di questo compito, superando con determinazione tutte le difficoltà di sorta insorte su questo cammino. Questo però non significa certamente che l'industria non avrà più serie difficoltà. Il compito della costruzione di una industria pesante fa leva non soltanto sul problema dell'accumulazione. Esso fa ancora leva sul problema dei quadri, cioè sul problema:
a) della iniziazione di decine di migliaia di tecnici e di specialisti di sentimento sovietico alla edificazione socialista e
b) della preparazione di nuovi tecnici rossi e di specialisti rossi venuti dalla classe operaia.
Se il problema dell'accumulazione si può ritenere in sostanza risolto, il problema dei quadri attende ancora una sua soluzione. E il problema dei quadri è oggi, nella situazione di ricostruzione tecnica dell'industria, il problema decisivo dell'edificazione socialista.
"La cosa principale - dice Lenin, - che ci occorre è la cultura, il saper dirigere... Economicamente e politicamente la NEP ci assicura pienamente la possibilità di costruire il fondamento dell'economia socialista. Il problema sta 'soltanto' nelle forze culturali del proletariato e della sua avanguardia".
È evidente che il discorso qui verte innanzitutto sul problema delle "forze culturali", sul problema dei quadri necessari all'edificazione economica in generale e alla costruzione e direzione dell'industria in particolare.
Da questo ne segue che, nonostante i più seri successi nel campo dell'accumulazione che hanno un valore sostanziale per l'industria pesante, il problema della costruzione di una industria pesante non si potrà ritenere del tutto risolto fino a quando non sarà risolto il problema dei quadri.
Di qui il compito del partito - assumersi con tutto l'impegno il problema dei quadri e impadronirsi di questa fortezza a qualunque costo.
Così stanno le cose con il secondo conseguimento del partito per l'anno in corso.

III - Nel campo della edificazione agricola
Infine sul terzo conseguimento del partito per l'anno in corso, che è organicamente legato ai due primi conseguimenti. Il discorso riguarda la radicale svolta nello sviluppo della nostra agricoltura dalla piccola e arretrata azienda individuale alla grande e avanzata agricoltura collettiva, ad una comune lavorazione della terra, alle stazioni di macchine e trattori, alle cooperative, ai colcos che si appoggiano sulla nuova tecnica e, infine, ai sovcos giganti armati di centinaia di trattori e di macchine combinate.
Il conseguimento del partito consiste qui nel fatto che a noi è riuscito di rivolgere le masse fondamentali dei contadini in tutta una serie di regioni dalla vecchia via capitalistica di sviluppo - da cui ne guadagna soltanto un pugno di ricconi capitalisti mentre l'enorme maggioranza dei contadini era costretta a rovinarsi e a vegetare nella miseria, - verso la nuova via socialista di sviluppo che elimina i ricconi capitalisti mentre i contadini medi e poveri li riarma in modo nuovo, li arma di nuovi strumenti, li arma di trattori e di macchinari agricoli al fine di permettere loro di affrancarsi dalla miseria e dal giogo Kulako sull'ampia via di una amichevole e collettiva lavorazione della terra.
Il conseguimento del partito consiste anche nel fatto che a noi è riuscito di organizzare questa radicale svolta nelle viscere degli stessi contadini e di condurre a sé le vaste masse dei contadini poveri e medi nonostante incredibili difficoltà, nonostante la disperata opposizione di tutte le possibili forze oscure, dai kulaki e dai preti fino ai filistei e agli opportunisti di destra.
Ecco alcune cifre.
Nel 1928 l'area a semina dei sovcos era di 1.425 migliaia di ettari con una produzione commerciale di cereali di più di 6 milioni di quintali (più di 36 milioni di pudy), mentre l'area a semina dei colcos era di 1.390 migliaia di ettari con una produzione commerciale di cereali di circa 3 milioni di quintali (più di 20 milioni di pudy).
Nel 1929 l'area a semina dei sovcos era di 1.816 migliaia di ettari con una produzione commerciale di cereali di circa 8 milioni di quintali (circa 47 milioni di pudy), mentre l'area a semina dei colcos era di 4.262 migliaia di ettari con una produzione commerciale di cereali di circa 13 milioni di quintali (circa 78 milioni di pudy).
Nell'entrante anno 1930 l'area a semina dei sovcos sarà probabilmente costituita, in base alle cifre di controllo, di 3.280 migliaia di ettari con 18 milioni di quintali di produzione commerciale di cereali (circa 110 milioni di pudy), mentre l'area a semina dei colcos sarà costituita da 15 milioni di ettari con una produzione commerciale di cereali di circa 49 milioni di quintali (circa 300 milioni di pudy).
In altre parole, nell'entrante 1930 la produzione commerciale di cereali nei sovcos e nei colcos sarà di più di 400 milioni di pudy, cioè più del 50% della produzione commerciale di cereali della intera economia agricola (circolazione esterna ai villaggi).
Occorre riconoscere che simili tempestosi ritmi di sviluppo non li conosce nemmeno la nostra grande industria socializzata, i cui ritmi di sviluppo si distinguono in genere per la loro grande entità.
È chiaro che la nostra giovane e grande agricoltura socialista (colcosiana e sovcosiana) avrà un grande avvenire e che essa produrrà veri miracoli di crescita.
Questo straordinario successo nel campo dell'edificazione colcosiana si spiega con tutta una serie di ragioni delle quali si dovrebbero rilevare quantomeno le seguenti.
Esso si spiega innanzitutto col fatto che il partito ha condotto una politica leninista di educazione delle masse avvicinando successivamente le masse contadine ai colcos attraverso l'introduzione dell'associazionismo cooperativo. Esso poi si spiega col fatto che il partito ha condotto una riuscita lotta sia contro chi cercava di oltrepassare il movimento e decretare lo sviluppo dei colcos (i parolai "di sinistra"), sia contro coloro che cercavano di trascinare indietro il partito e di restare alla coda del movimento (i balordi di destra). Senza una tale politica il partito non avrebbe potuto trasformare il movimento colcosiano in un movimento realmente di massa dei contadini stessi.
"Quando il proletariato di Pietrogrado e i soldati della guarnigione di Pietrogrado presero il potere - dice Lenin, - essi sapevano benissimo che per l'edificazione nelle campagne si sarebbero incontrate grandi difficoltà, che qui occorreva procedere più lentamente, che qui il cercare di introdurre con decreti e legittimazioni la lavorazione sociale della terra sarebbe stata una grandissima assurdità, che a questo potevano arrivare solo un infimo numero di contadini coscienti, mentre la loro enorme maggioranza non si sarebbe posta questo compito. Per cui noi ci si è limitati a ciò che è assolutamente necessario nell'interesse di uno sviluppo della rivoluzione: non oltrepassare in nessun caso lo sviluppo delle masse, ma attendere il momento in cui dalla propria esperienza di queste masse, dalla loro propria lotta cresca il movimento in avanti".
Se il partito ha ottenuto una grandissima vittoria sul fronte dell'edificazione colcosiana, questo è perché esso ha adempiuto con precisione questa indicazione tattica di Lenin.
In secondo luogo, esso si spiega, questo straordinario successo nell'opera di edificazione agricola, con il fatto che il Potere sovietico ha giustamente tenuto conto del crescente bisogno dei contadini di un nuovo inventario, di una nuova tecnica; esso ha giustamente tenuto conto della situazione disperata dei contadini con le vecchie forme di lavorazione della terra e, tenendo conto di tutto ciò, ha organizzato a tempo un aiuto nella forma di punti di noleggio, di colonne di trattori, di stazioni di macchine e trattori, nella forma di una organizzazione della lavorazione sociale della terra, nella forma di una introduzione dei colcos e, infine, nella forma di un molteplice aiuto all'azienda contadina con le forze dei sovcos.
Nella storia dell'umanità è apparso per la prima volta al mondo un potere, il Potere sovietico, che ha dimostrato nella realtà la propria disponibilità e la propria capacità di recare alle masse lavoratrici dei contadini un sistematico e lungo aiuto produttivo.
Davvero non è chiaro che le masse lavoratrici dei contadini, che soffrono di un antico bisogno di inventario, non potevano non apprezzare questo aiuto ponendosi sulla via del movimento colcosiano?
E davvero è ancora possibile meravigliarsi del fatto che oggi la vecchia parola d'ordine degli operai "verso le campagne" verrà probabilmente a completarsi con la nuova parola d'ordine dei contadini colcosiani "verso la città"?
Esso infine si spiega, questo straordinario successo nell'opera di edificazione colcosiana, col fatto che questa opera l'hanno presa nelle loro mani gli operai d'avanguardia del nostro paese. Ho presenti le brigate operaie, le decine e le centinaia che sono sparse nelle principali regioni del nostro paese. Occorre riconoscere che di tutti i possibili propagandisti del movimento colcosiano gli operai-propagandisti sono i migliori propagandisti tra le masse contadine. Che cosa può esserci di straordinario nel fatto che agli operai sia riuscito di convincere i contadini del vantaggio di una grande azienda collettiva dinanzi alla piccola azienda individuale, tanto più che i colcos e i sovcos esistenti sono un lampante esempio che dimostra questo vantaggio?
Ecco su quale terreno è cresciuto il nostro conseguimento nel campo dell'edificazione colcosiana, conseguimento che a mio avviso rappresenta il più importante e decisivo conseguimento di tutti quelli degli ultimi anni.
Crollate e dissipate nella polvere sono quelle obiezioni della "scienza" contro la possibilità e la opportunità della organizzazione di grandi fabbriche cerealicole di 40-50 mila ettari. La pratica ha smentito le obiezioni della "scienza" mostrando una volta di più che non soltanto la pratica deve imparare dalla "scienza", ma che anche alla "scienza" non sarebbe impedito di imparare dalla pratica.
Nei paesi capitalistici non sono in uso grandi fabbriche-giganti di cereali. Ma il nostro paese è un paese socialista. Non è possibile dimenticare questa "piccola" differenza. Laggiù, dai capitalisti, non è possibile organizzare una grande fabbrica cerealicola senza acquistare una intera serie di appezzamenti di terreno o senza pagare una rendita fondiaria assoluta che non può non sovraccaricare la produzione di colossali spese, dato che là esiste la proprietà privata sulla terra. Da noi, al contrario, non esiste né una rendita fondiaria assoluta, né la compravendita degli appezzamenti di terreno, il che non può non creare favorevoli condizioni per uno sviluppo della grande azienda cerealicola dato che da noi non c'è la proprietà privata sulla terra.
Laggiù, dai capitalisti, le grandi aziende cerealicole hanno quale proprio scopo l'acquisizione del massimo di profitto o, in ogni caso, il ricavo di un tale profitto che corrisponda al saggio medio di profitto senza di cui, per dirla in generale, il capitale non ha interesse ad avventurarsi in un'opera di organizzazione di una azienda cerealicola. Da noi, al contrario, le grandi aziende cerealicole, che sono delle aziende statali, non necessitano per il loro sviluppo né di un massimo di profitto né di un saggio medio di profitto, come pure talvolta senza nemmeno un qualsiasi profitto, creando così nuovamente favorevoli condizioni per uno sviluppo della grande azienda cerealicola.
Infine, nel capitalismo non esistono per le grandi aziende cerealicole né particolari crediti di favore, né particolari imposte di favore allorché negli ordinamenti sovietici destinati a un sostegno del settore socialista tali favori esistono ed esisteranno.
Di tutto questo, però, la rispettabilissima "scienza" si è dimenticata.
Crollate e dissolte nella polvere sono anche le affermazioni degli opportunisti di destra (gruppo di Bucharin) riguardo a che:
a) i contadini non entrano nel colcos,
b) l'accelerato ritmo di sviluppo dei colcos può suscitare soltanto una insoddisfazione di massa e una rottura dei contadini con la classe operaia,
c) la "via maestra" dello sviluppo socialista nelle campagne sono non i colcos, ma la cooperazione,
d) lo sviluppo dei colcos e l'offensiva contro gli elementi capitalistici della campagna può lasciare il paese senza pane.
Tutto questo è crollato e si è dissipato nella polvere come un vecchio ciarpame liberal-borghese.
In primo luogo i contadini sono entrati nei colcos, e ne sono entrati interi villaggi, provincie e regioni.
In secondo luogo, il movimento colcosiano di massa non indebolisce ma rafforza l'alleanza dandole una nuova base produttiva. Ora persino i ciechi vedono che se esiste una qualsiasi seria insoddisfazione nelle masse fondamentali dei contadini, essa riguarda non la politica colcosiana del Potere sovietico ma il fatto che il Potere sovietico non può ancora tener fronte alla crescita del movimento colcosiano nell'opera di approvvigionamento dei contadini con macchine e trattori.
Terzo, la disputa circa la "via maestra" dello sviluppo socialista delle campagne è una disputa scolastica degna di giovani liberali piccolo-borghesi del tipo di Ajchenval'd e Slepkov. È chiaro che fintanto non esisteva un movimento colcosiano di massa la "via maestra" erano le forme inferiori della cooperazione, cioè la cooperazione degli approvvigionamenti e quella della vendita; ma quando è entrata in scena la forma superiore della cooperazione, la sua forma colcosiana, quest'ultima è diventata la "via maestra" dello sviluppo.
Per dirla senza virgolette, la via maestra dello sviluppo socialista delle campagne consiste nel Piano cooperativo di Lenin, che abbraccia tutte le forme della cooperazione agricola da quelle inferiori (di approvvigionamento e vendita) fino alle superiori (produttiva e colcosiana). Opporre i colcos alla cooperazione significa quindi prendersi beffe del leninismo e riconoscere la propria ignoranza.
Quarto, ora persino i ciechi vedono che senza l'offensiva contro gli elementi capitalistici delle campagne e senza lo sviluppo del movimento colcosiano e sovcosiano noi ora non avremmo avuto né i decisivi successi negli ammassi di grano riportati nell'anno trascorso, né quelle decine di milioni di pudy delle intangibili riserve di grano che già si sono accumulate nelle mani dello Stato.
Inoltre, si può dire con certezza che grazie alla crescita del movimento colcosiano e sovcosiano noi usciamo definitivamente o siamo già usciti dalla crisi del grano. E se lo sviluppo dei colcos e dei sovcos procederà a ritmo sostenuto non ci saranno ragioni per dubitare che il nostro paese tra circa tre anni verrà a porsi come uno dei paesi più riforniti di grano, se non il paese che al mondo è più rifornito.
In che cosa consiste il nuovo nell'odierno movimento colcosiano? Il nuovo e il decisivo nell'odierno movimento colcosiano consiste nel fatto che nei colcos entrano i contadini non più a singoli gruppi come aveva luogo prima, ma ad interi villaggi, provincie, regioni e persino distretti.
Questo cosa significa? Questo significa che nei colcos è entrato il contadino medio. In ciò è la base di quella svolta radicale nello sviluppo dell'agricoltura che costituisce un rilevantissimo successo del Potere sovietico nell'anno trascorso.
Si rovina e si infrange così in mille pezzi la "concezione" menscevica del trotzkismo riguardo all'incapacità della classe operaia di condurre a sé le masse fondamentali dei contadini nell'opera di edificazione socialista. Ora persino i ciechi vedono che il contadino medio ha voltato dalla parte dei colcos. Ora è chiaro per tutti che il Piano quinquennale della industria e dell'agricoltura è un Piano quinquennale di costruzione della società socialista, che le persone che non credono alla possibilità di costruire il socialismo nel nostro paese non hanno il diritto di plaudire al nostro Piano quinquennale.
Si rovina e si trasforma in polvere poi anche l'ultima speranza dei capitalisti di tutti i paesi che sognano una restaurazione del capitalismo nell'URSS, vale a dire il "sacro principio della proprietà privata". I contadini, da essi considerati quale materiale che prepara il terreno al capitalismo, a masse ripongono la tanto vantata bandiera della "proprietà privata" e passano sui binari del collettivismo, sui binari del socialismo. Si rovina così anche l'ultima speranza di una restaurazione del capitalismo.
Con questo, tra l'altro, si spiegano anche i disperati tentativi degli elementi capitalistici del nostro paese di sollevare contro l'avanzante socialismo tutte le forze del vecchio mondo, tentativi che portano a un inasprimento della lotta di classe. Il capitale non vuole affatto "integrarsi" nel socialismo.
Con questo occorre pure spiegare quel rabbioso urlo contro il bolscevismo che hanno levato negli ultimi tempi i cani da guardia del capitale quali i Struve e gli Hessen, i Miljukov e i Kerenskij, i Dan e gli Abramovic. Non è mica uno scherzo dire che scompare anche l'ultima speranza in una restaurazione del capitalismo.
Di cosa ancora possono dar prova questa furiosa rabbia dei nemici di classe e questo sfrenato urlo dei lacché del capitale se non che il partito ha realmente ottenuto una decisiva vittoria sul più difficile fronte dell'edificazione socialista?
"Soltanto nel caso che si riuscirà - dice Lenin, - a dimostrare ai contadini i vantaggi della lavorazione sociale, collettiva, amichevole e cooperativa della terra, se si riuscirà ad aiutare il contadino con il concorso di una azienda in comune e cooperativa, solo allora la classe operaia che tiene nelle sue mani il potere statale dimostrerà realmente al contadino la propria giustezza e saprà attirare dalla propria parte, saldamente e in modo autentico, la massa di molti milioni di contadini".
Così Lenin pone la questione delle vie di attrazione dei milioni di contadini dalla parte della classe operaia, delle vie di trasferimento dei contadini sulle rotaie dell'edificazione colcosiana.
L'anno trascorso ha dimostrato che il partito viene a capo di questo compito con successo, superando con determinazione tutte le possibili difficoltà insorte su questo cammino.
"I contadini medi - dice Lenin, - saranno dalla nostra parte soltanto nella società comunista, quando noi allevieremo e miglioreremo le condizioni economiche della loro vita. Se noi domani potessimo dare 100 mila trattori di prim'ordine, rifornirli di benzina, rifornirli di macchinisti (e sapete benissimo che per il momento questa è una fantasia), il contadino medio direbbe: "sono per la comune" (cioè per il comunismo). Ma per fare questo occorre prima vincere la borghesia internazionale, occorre costringerla a dare a noi questi trattori, oppure occorre innalzare la nostra produttività del lavoro al punto da poter noi stessi ottenerli. Soltanto così sarà giustamente posta questa questione".
Così Lenin pone la questione del riarmo tecnico del contadino medio, delle vie della sua attrazione dalla parte del comunismo.
L'anno trascorso ha dimostrato che il partito viene a capo con successo anche di questo compito. È noto che verso la primavera dell'entrante 1930 noi avremo sui campi più di 60 mila trattori, l'anno dopo più di 100 mila trattori e dopo ancora due anni più di 250 mila trattori. Ciò che qualche anno fa si considerava come una "fantasia" noi ora abbiamo la possibilità di tradurlo in realtà.
Ecco dov'è la ragione del fatto che il contadino medio ha svoltato dalla parte della "comune".
Così stanno le cose con il terzo conseguimento del partito.
Tali sono i principali conseguimenti del partito nell'anno trascorso.
Conclusioni:
Noi procediamo a tutto vapore sulla via dell'industrializzazione, verso il socialismo, lasciandoci alle spalle la nostra secolare arretratezza "russica".
Noi diventiamo un paese metallico, il paese dell'automobilizzazione, il paese della trattorizzazione.
E quando faremo sedere l'URSS su una automobile e il contadino su di un trattore, che provino pure a raggiungerci i rispettabili capitalisti, che si vantano della loro "civiltà". Allora vedremo quali paesi potranno "definirsi" arretrati e quali avanzati.

"Pravda" N° 259

7 novembre 1929