Con la Finanziaria medicine più care e affari d'oro per le grandi aziende farmaceutiche
 STANGATA AI MALATI
Il governo Amato dà un altro colpo mortale alla sanità pubblica
NAZIONALIZZARE LE IMPRESE FARMACEUTICHE. I FARMACI DEVONO ESSERE GRATUITI
La Finanziaria di Amato e Rutelli contiene alcuni provvedimenti nel settore farmaceutico finalizzati a "ridurre la spesa farmaceutica a carico del SSN''. Eccoli:

  • abolizione della fascia B, cioè la fascia in cui erano inclusi i farmaci che i malati erano costretti a pagare per metà del loro costo. Rimarranno in vigore la fascia A (gratuita) e la fascia C (a totale carico degli assistiti).
  • rimborso ai cittadini dal 1° marzo 2001 dei soli farmaci "generici'' presenti in fascia A, ossia di quei farmaci per i quali il brevetto di esclusività della impresa farmaceutica che per prima li ha lanciati sul mercato è scaduto e che quindi possono essere prodotti anche da altre aziende a costi inferiori. Per tutti gli altri farmaci, i pazienti dovranno pagare la differenza di prezzo con l'equivalente generico che fungerà da prezzo di riferimento.
  • abbassamento del numero massimo di pezzi prescrivibili dai medici in un'unica ricetta da 6 a 2 e l'introduzione di miniconfezioni per la cura iniziale delle malattie croniche.
  • introduzione del cosiddetto Budget di distretto secondo cui ogni regione sceglierà un distretto al quale assegnare, d'accordo con la Asl di riferimento, un budget di spesa calcolato sulla base del numero di abitanti. Quei medici di base e di distretto che manterranno il costo delle prestazioni e delle ricette prescritte ai loro assistiti nell'ambito dei limiti prefissati, riceveranno servizi gratuiti per l'esercizio della loro attività libero-professionale.

Come nascono i medicinali

Per comprendere le conseguenze di questi provvedimenti sulle condizioni economiche e di salute delle masse popolari bisogna chiarire brevemente come nasce un medicinale.
Quando nei laboratori delle aziende farmaceutiche si scopre una nuova molecola che sembra avere gli effetti sperati, essa viene sperimentata per alcuni anni, prima sugli animali e poi sull'uomo e dopo ulteriori verifiche e controlli essa viene registrata da parte del ministero della Sanità che concede anche l'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic). In questa sede tralasciamo le mille collusioni e pressioni da parte dei capitalisti delle imprese farmaceutiche sull'andamento delle varie fasi di ricerca, sperimentazione e controllo sui farmaci poiché ci interessa chiarire piuttosto che per consentire alle multinazionali di avere il monopolio sul farmaco nonché per ammortizzare le spese di ricerca, sperimentazione e marketing ai nuovi principi immessi in commercio viene garantito dal governo un brevetto di monopolio che dura dai 10 ai 15 anni. Non a caso quando al Dipartimento farmaci del ministero sedeva il plurinquisito re Mida della sanità Duilio Poggiolini erano addirittura state concesse alle aziende farmaceutiche discusse "certificazioni di protezione complementare'' che prolungavano la validità del brevetto delle multinazionali del farmaco fino a 25 anni. Dunque brevetto uguale monopolio o al massimo oligopolio, dato che esiste per i prodotti di grande successo il "comarketing'' ossia la vendita del medicinale sotto altro nome da parte di un'altra azienda che però versa un'alta percentuale alla ditta farmaceutica titolare dell'esclusiva. I grandi capitalisti del farmaco detentori del monopolio sul mercato possono poi, attraverso i loro uomini nella Cuf (Commissione unica governativa per il farmaco) e nelle autorità di regolamentazione dei prezzi aumentare, com'è avvenuto costantemente in Italia, indiscriminatamente il prezzo dei farmaci per aumentare i loro profitti ai danni della collettività. Ma la storia non finisce qui: dopo che il farmaco viene immesso in commercio le imprese farmaceutiche non si fermano e tramite i cosiddetti "informatori scientifici'' tallonano medici e farmacisti foraggiandoli con regali di ogni tipo per indurli a prescrivere i loro prodotti spesso costosissimi. Si va dai telefonini, ai computer, ai viaggi all'estero, ai corsi di aggiornamento, all'accesso alle banche dati, alla partecipazione ai congressi, ecc. C'è poi da considerare che il margine riservato ai grossisti italiani sul prezzo di vendita dei farmaci è del 6,65 per cento per quelli in fascia A e B e del 8% per quelli in fascia C (a totale pagamento) e che quindi questi ultimi hanno tutto l'interesse a rifornire le farmacie con farmaci di fascia C che vengono pagati per intero dai pazienti.

I malati pagheranno di più i medicinali

Cosa avverrà dunque a seguito dei provvedimenti della legge finanziaria che prevedono che il Ssn rimborserà soltanto i farmaci "generici'' presenti in fascia A? Nel breve periodo è prevedibile che i pazienti saranno costretti a pagare nella stragrande maggioranza dei casi la differenza di prezzo tra il farmaco che acquisteranno ed un ipotetico e fantomatico farmaco "generico'' equivalente. Infatti, i "generici'' anche se introdotti per legge fin dal 1995 sono praticamente inesistenti in Italia, schiacciati come sono dai grandi e voraci capitalisti del farmaco brevettato o "griffato''. Esistono attualmente in Italia soltanto sei aziende produttrici di farmaci generici e 20-25 principi in commercio contro 217 produttori di farmaci tradizionali, associati nella farmindustria, che producono circa 10.000 principi attivi. Globalmente il mercato dei farmaci tradizionali in Italia è stato nel 1999 di 27.600 miliardi quello dei farmaci generici di 15 miliardi di lire. Le stime ottimistiche del barone Veronesi prevedono che per il 2005 i "generici'' copriranno appena il 5% del mercato farmaceutico. Il rischio concreto è che la manovra Amato-Veronesi, che prevede anche la diffusione di un prontuario farmaceutico del costo di diversi miliardi per permettere ai farmacisti di indicare per ogni singolo farmaco qual è la differenza di prezzo rispetto a quello ipotetico di costo minore da fare pagare ai cittadini, provochi l'ennesima stangata sulle masse popolari. Per fare un esempio: se un paziente volesse acquistare l'antivirale con il nome commerciale tradizionale di Zovirax (prezzo L. 238.000) e in farmacia non fosse presente il suo equivalente generico non "griffato'' ossia la molecola dell'Aciclovir (dal prezzo di 152.500) egli dovrà o pagare la differenza tra i due prodotti ossia 85.500 oppure andare alla ricerca, invano, di una farmacia fornita dell'Aciclovir. In Germania ad esempio, uno studio dell'Oms, ha provato che l'applicazione del "prezzo minimo di riferimento'' ha favorito prescrizioni orientate dalle case farmaceutiche verso i farmaci più costosi. A lungo termine invece, in vista di una liberalizzazione più marcata e selvaggia del mercato dei farmaci (compresi quelli da banco), già si parla di un pericoloso abbreviamento dei tempi di autorizzazione alla loro commercializzazione, nonché di un abbreviamento dei tempi di sperimentazione, di una riduzione dei controlli statali e di tagli occupazionali con nuove forme di flessibilità nell'assunzione della forza lavoro delle multinazionali farmaceutiche. è chiaro come il sole che Veronesi vuole scaricare i costi delle spese statali per l'assistenza farmaceutica non sui diretti responsabili del suo aumento indiscriminato negli ultimi anni, ossia imprese farmaceutiche, ministero della Sanità, assessori regionali, manager delle Asl ma sui pazienti e prevalentemente su quelli più poveri, per i quali la salute è diventata ormai un lusso.
Secondo stime del Censis queste misure sui farmaci ridurrebbero le spese dello Stato di 500 miliardi scaricandone ben la metà direttamente sui malati.

Sottrarre ai privati la ricerca, produzione e commercializzazione dei medicinali

Bisogna invece avere il coraggio di sottrarre la ricerca scientifica, nonché la produzione, sperimentazione e commercializzazione dei farmaci dalle mani del monopolio privato, nazionalizzando e statalizzando le imprese farmaceutiche. Solo così sarà possibile avere un quadro chiaro della reale efficacia dei farmaci, ed eventualmente in base alle conoscenze scientifiche diminuirne in maniera consistente il numero, accorpando quelli con eguale principio attivo. Solo così avremo un quadro chiaro di tutte le patologie, oggi tenute nascoste, provocate dall'uso improprio ed indiscriminato dei farmaci stessi. Solo così è possibile sottrarre la pratica medica all'abbraccio peloso di chi specula unicamente per motivi di profitto sulla pelle dei pazienti e dare ai medici, agli infermieri e ai pazienti informazioni libere da condizionamenti per migliorare le condizioni di salute della popolazione. In ogni caso i farmaci attualmente in commercio devono essere totalmente gratuiti poiché vengono già abbondantemente pagati dalle masse popolari tramite la fiscalità generale e i contributi di malattia.
Per quanto riguarda poi la riduzione da 6 a 2 del numero massimo di pezzi prescrivibili in ricetta e la commercializzazione di miniconfezioni per la cura iniziale dei malati cronici si tratta di provvedimenti oltremodo antipopolari perché aumentano enormemente il costo delle terapie, soprattutto per i malati cronici e gli anziani.
Se a questi provvedimenti aggiungiamo anche i recenti diktat del ministro agli amministratori regionali e delle Asl che sono stati invitati a: 1) ridurre i posti letto ospedalieri; 2) chiudere gli ospedali fatiscenti; 3) chiudere i reparti di lungodegenza e riabilitazione; 4) diminuire le giornate medie di degenza ospedaliera portandole addirittura ad una media di soli 3 giorni per ricovero!; 5) deospedalizzare le cure dei malati cronici facendo pagare a questi ultimi un terzo dei costi dell'assistenza possiamo avere un quadro, al di là della ormai consueta sfacciata demagogia, dei veri propositi di Veronesi. Egli intende scaricare gran parte dei costi dell'assistenza ospedaliera, territoriale, farmaceutica direttamente sulle masse popolari, soprattutto malati cronici, anziani non autosufficienti, disabili, etc per regalare spazio in questi campi alle cliniche, agli studi e ai centri diagnostici privati, al settore no-profit, al volontariato ed aprire un varco per la restaurazione e la diffusione delle assicurazioni private.
Il grimaldello per smantellare definitivamente il Ssn nazionale è costituito dalla politica federalista dei governi di "centrosinistra'' che ha comportato un progressivo falcidiamento dei finanziamenti alle regioni e alle Asl (l'ultimo è della finanziaria 2000), per il prossimo anno l'abolizione del Fondo sanitario regionale, ossia la fine di tutti i trasferimenti dello Stato alle regioni e per l'anno 2003 l'abolizione del vincolo di destinazione delle risorse di bilancio per il finanziamento del Ssn. Ciò determinerà la sostituzione dei trasferimenti statali soppressi con nuovi balzelli regionali (federalismo fiscale) sulle masse popolari (Iva, Irpef e accisa sulla benzina), arretramento dei livelli di copertura e peggioramento di tutti i servizi sanitari e socio sanitari, taglio dei settori deboli (preventivi e territoriali), aumento del divario tra Nord e Sud del paese e tra regione e regione.