I fascisti perdono il pelo ma non il vizio
IL GERARCA STORACE VUOL BRUCIARE I LIBRI DI STORIA ANTIFASCISTI
L'obiettivo è quello di cancellare ogni memoria del socialismo e del comunismo e di riabilitare il fascismo
La campagna reazionaria in atto da tempo, mirante a riscrivere la storia nazionale cancellando la Resistenza e l'antifascismo, criminalizzando il comunismo e riabilitando il fascismo, si arricchisce di una nuova pagina infame: il 9 novembre il Consiglio regionale del Lazio, a maggioranza di "centro destra'', ha approvato una mozione presentata dal capogruppo di AN, Fabio Rampelli, che accusando i libri scolastici, e in particolare quelli di storia, di "faziosità di sinistra'', chiede alla Giunta regionale l'istituzione di una "commissione di esperti'' per epurarne i testi e per favorire la loro sostituzione con libri meno "faziosi'', vale a dire più allineati con la sempre più dilagante storiografia revisionistica anticomunista.
La mozione fascista fa esplicito riferimento a un "indice'' dei testi "faziosi'' adottati nelle scuole superiori compilato dall'organizzazione giovanile di AN "Azione studentesca'', tra cui Elementi di storia di Camera-Fabietti, L'età contemporanea di Ortoleva-Revelli, il Vocabolario della lingua parlata in Italia di Salinari, il Manuale di storia di Giardina-Sabbatucci, ed alcuni altri. Qualche settimana prima gli squadristi di "Azione studentesca'' avevano preparato il terreno al blitz di AN alla regione Lazio con un raid dimostrativo in una libreria romana, durante il quale avevano imbrattato diverse copie del Camera-Fabietti con la scritta "libro fazioso da non comprare''. Un precedente ancor più vecchio risale all'anno scorso, quando il berlusconiano "Il foglio'' del rinnegato Giuliano Ferrara pubblicò con grande enfasi polemica la lettera di uno studente che accusava di "faziosità marxistica'' il Camera-Fabietti per come riportava gli avvenimenti che determinarono la caduta del governo Berlusconi nel '94.
Non si tratta quindi di un'iniziativa improvvisata né isolata di un singolo funzionario o gruppo consiliare di AN, ma di una manovra che viene da lontano e sostenuta da tutto il Polo neofascista e dagli ambienti clericali, tant'è vero che immediatamente dopo il Lazio anche altri Consigli regionali dominati dall'alleanza Polo-Lega, come quelli di Lombardia, Piemonte e Veneto, e persino quello siciliano hanno presentato mozioni analoghe e in qualche caso identiche parola per parola a quella adottata dalla regione Lazio. Anche l'"Osservatore romano'' e l'Associazione dei genitori cattolici hanno appoggiato se non la lettera quantomeno gli intenti della mozione adottata dalla regione Lazio.

PROPOSTE PROVOCATORIE E NOSTALGICHE
La mozione fascista non si limita a chiedere l'istituzione di una commissione di censura per epurare i libri scolastici dalla storiografia "di sinistra'' che - recita il documento - "oltre a essere culturalmente pericolosa, alimenta in modo artificiale uno scontro generazionale che dura ormai da troppi anni e impedisce la ricostruzione di un'identità nazionale comune a tutti i cittadini italiani e l'affermarsi di un sentimento di autentica pacificazione nazionale''; ma impegna addirittura la regione Lazio a "studiare incentivazioni per autori che intendessero elaborare nuovi libri e sussidiari monotematici da immettere nel circuito dell'istruzione pubblica che possono essere distribuiti gratuitamente alle famiglie''. Motivazioni e proposte talmente provocatorie e degne del ventennio mussoliniano, queste, da suscitare le proteste indignate degli insegnanti democratici, degli autori messi all'"indice'' e dei loro editori, nonché di associazioni antifasciste, studentesche e sindacali della scuola, che hanno dato vita ad alcune manifestazioni di protesta, come a Milano, Firenze, Roma e Trieste.
Questa volta la gravissima iniziativa dei fascisti non poteva essere passata sotto silenzio dalla "sinistra'' di regime, che è intervenuta con numerose prese di posizione di condanna sia sui mass-media che in sede politica e parlamentare. Il principale accusato è il presidente fascista di AN della regione Lazio, Francesco Storace, soprannominato "epurator'', considerato il vero ispiratore della mozione di Rampelli, che ha difeso a spada tratta minacciando anche le dimissioni nel caso il Polo neofascista gli avesse fatto mancare la "solidarietà''. Che non gli è mancata, infatti, anche se nella forma il "centro destra'' ha dovuto tatticamente prendere le distanze dall'iniziativa del gerarca fascista, salvo il suo caporione Fini, giudicandola giusta nella sostanza ma "inopportuna'' nei modi e nei tempi scelti perché, come ha fatto notare lo stesso Berlusconi, rischia di tradursi in un boomerang elettorale.
C'è da chiedersi, tuttavia, perché la mozione fascista è potuta passare così facilmente nel Consiglio regionale laziale, senza la minima reazione da parte dell'"opposizione''. Che si è giustificata sostenendo che la mozione fu presentata a tarda ora con l'aula semivuota. Ma questo è sufficiente a fugare la sensazione che in un primo tempo la mozione di AN abbia potuto beneficiare del diffuso clima di revisionismo storico di cui anche la "sinistra'' del regime neofascista si è fatta complice da tempo, salvo in questa circostanza essere costretta a una frettolosa condanna quando il caso era già scoppiato pubblicamente? Il dubbio è più che lecito, considerando che lo stesso Storace nel difendere la mozione ha potuto sottolineare: "La sinistra vuol fare la guerra a Rampelli, peccato che quando la mozione è passata in aula si è scordata di farlo: nessuno dai banchi dell'opposizione ha fiatato''. E soprattutto considerando che le condanne e le proteste della "sinistra'' di regime non riguardano tanto la sostanza dell'operazione, i suoi mandanti, il suo significato e i suoi obiettivi ideologici e politici, quanto l'attacco a un'astratta e supposta "libertà di insegnamento'' e di "scelta'' dei testi da parte dei docenti, e parlando al massimo di "rigurgiti'' di metodi tipici di "stati totalitari'' del passato, dove il fascismo è accomunato nella condanna allo "stalinismo''.
Ecco infatti l'interpretazione che della vicenda ne ha dato il segretario DS Veltroni, in un'intervista a "La Stampa'' del 12 novembre: "L'ipotesi di un organismo politico preposto al controllo sui libri di testo richiama alla mente il fascismo e lo stalinismo (che c'entra? ndr), ci riporta ai periodi più bui della storia del Novecento''. E ancora: "è giusto (quindi) guardare alle vicende che sono alla base delle istituzioni repubblicane con uno sguardo aperto e sgombro dalle vecchie ideologie, dai pregiudizi che a volte hanno reso difficile la comprensione delle cose. Ed è giusto riconoscere - come da tempo è stato fatto - la memoria dei vinti, rispettare le morti di ogni parte in quella che fu anche una guerra civile, fatta da italiani contro altri italiani''. Quindi, nel momento stesso in cui condanna l'iniziativa fascista perché attenta alle "libertà'' formali, Veltroni riafferma gli stessi concetti revisionistici di cui essa si alimenta, e cioè l'anticomunismo (nella forma dell'antistalinismo), lo snaturamento della Resistenza, da guerra di popolo antifascista e di liberazione nazionale a "guerra civile'' tra "italiani'', la "ricomposizione'' dell'unità nazionale attraverso la "pacificazione'' tra i "vincitori'' (gli antifascisti) e i "vinti'' (i fascisti), e così via.

OPERAZIONE IDEOLOGICA
Anche Bertinotti ha sostanzialmente svicolato dal tema centrale, limitandosi a denunciare il "colpo durissimo alla libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione''. Che ci sia anche questo obiettivo nell'attacco lanciato dai fascisti non c'è dubbio. Più esattamente si vorrebbero mandare al rogo quei testi, soprattutto di storia, di ispirazione antifascista, che si sono diffusi nella scuola a partire dagli anni Settanta grazie alla leva dei docenti formatisi nelle lotte studentesche del '68, soppiantando in una certa misura i vecchi testi sfacciatamente reazionari e clericali che dominavano nelle scuole durante il regime democristiano. Testi che tuttavia non si possono certo definire "marxisti'', dato che sono tali solo nella propaganda dei fascisti e di Berlusconi.
C'è quindi l'obiettivo di colpire e sradicare dalla scuola per normalizzarla quella leva di insegnanti progressisti e antifascisti. Un obiettivo attizzato dall'odore del potere che la destra già pregusta nell'imminenza delle elezioni politiche che la danno per favorita. Ma questo è solo il punto di partenza dell'attacco fascista. L'obiettivo strategico a cui mira è ben più alto: è di carattere ideologico, e riguarda il socialismo e il comunismo, che si vogliono criminalizzare e cancellare definitivamente dalla storia, e il fascismo, che si vuole viceversa riabilitare nel nome dell'"unità'' della "patria''.
è un disegno che viene da lontano, i cui ispiratori politici stanno più in alto dei gerarchi fascisti alla Storace e Fini, da personaggi che da tempo martellano per cancellare la parentesi resistenziale e recuperare il fascismo come parte integrante di un'ininterrotta storia nazionale, dal Risorgimento all'attuale regime di seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e imperialista: tra questi certamente il capo dei gladiatori Cossiga. Ma anche l'attuale inquilino del Quirinale, Ciampi, che ha ripreso il suo disegno - che poi è quello di Craxi, di Gelli e della P2 - e lo porta avanti con particolare ostinazione, cogliendo tutte le occasioni che gli offre la retorica nazionalista e interventista delle ricorrenze militariste e patriottarde.
In questo aiutato, bisogna dire, dai rinnegati del comunismo, che creano il terreno favorevole all'avanzata del nazionalismo e del neofascismo, tradendo gli ideali e lo spirito della Resistenza e dell'antifascismo e abbracciando il revisionismo storico liberale e anticomunista.