La storia del PMLI
(Dal Rapporto di Giovanni Scuderi al 3° Congresso nazionale del PMLI)

L'ultimo capitolo del Rapporto dell'Ufficio politico del PMLI presentato dal compagno Giovanni Scuderi al 3° Congresso nazionale del Partito, tenutosi a Firenze nei giorni 27, 28 e 29 dicembre 1985, è dedicato alla storia del PMLI.
Qui di seguito ne pubblichiamo, per mancanza di spazio, solo l'introduzione e i titoli dei capitoli e dei paragrafi.
La storia del PMLI, il cui titolo originale è "La lunga marcia organizzativa del PMLI'', è racchiusa in 60 pagine del volume che riporta i Documenti del Congresso.

Ogni tipo di rivoluzione ha bisogno del suo partito di avanguardia. La rivoluzione democratico-borghese, la rivoluzione antimperialista, la rivoluzione di liberazione nazionale possono attuarsi e raggiungere la vittoria anche sotto la direzione di partiti rivoluzionari borghesi. La rivoluzione socialista, poiché il suo compito fondamentale e immediato è quello di condurre al potere la classe operaia, può esistere e trionfare solo se è guidata da un autentico e forte partito proletario rivoluzionario. Per questo motivo è stato fondato il Partito marxista-leninista italiano.
Ma come siamo giunti a questa scelta? Quali ostacoli abbiamo dovuto superare per arrivare fin qui? Qual è il percorso che ci sta ancora davanti e cosa dobbiamo fare nell'immediato per diventare un grande partito proletario capace di guidare la classe operaia e le larghe masse popolari nella lotta quotidiana contro il governo e la barbarie capitalistica e nella rivoluzione socialista?
Troveremo le risposte a queste domande ricordando la storia del PMLI. È questo il momento per farlo pubblicamente in modo che tutti i militanti del Partito abbiano una visione complessiva e unitaria della storia del PMLI, le masse rivoluzionarie uno strumento in più per conoscere, valutare, appoggiare e amare il Partito, e infine perché il Congresso abbia la possibilità di inserire il bilancio critico e autocritico del lavoro svolto dal CC in questi ultimi tre anni nel quadro generale della storia e della vita del Partito.
La storia la fanno le masse non i suoi dirigenti e i singoli individui. Anche la storia del PMLI è il frutto di un'opera collettiva di un coraggioso e intrepido drappello di pionieri che si è completamente votato alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo. Questo drappello aspira a divenire un grande esercito proletario rivoluzionario perché solo così il PMLI potrà incidere profondamente nella realtà italiana e assolvere con successo a tutti i suoi compiti rivoluzionari.
Ostacoli enormi sono stati superati, battaglie difficili e complesse sono state affrontate, difficoltà tremende hanno messo a dura prova la resistenza dei militanti del Partito. Sono passati 18 anni da quando alzammo la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, eppure non siamo che all'inizio della storia del PMLI. Il più è davanti a noi, ancora tutto da scoprire e costruire.
La storia del PMLI non si esaurirà mai, ogni giorno viene sviluppata e arricchita da nuove esperienze, da nuovi apporti di pensiero e di azione. Nuove generazioni di marxisti-leninisti prendono orgogliosamente posto accanto ai fondatori del Partito e insieme scrivono delle stupende pagine di dedizione alla causa comune. Quando la storia del PMLI sarà scritta del tutto vorrà dire che il Partito si sarà già estinto, perché in una certa fase del comunismo non ne avremo più bisogno. A quel punto l'umanità avrà raggiunto un tale grado di emancipazione che potrà fare a meno del Partito, oltreché dello Stato.
La storia del PMLI è un patrimonio prezioso che appartiene a tutti i militanti del Partito: ai membri effettivi come ai membri candidati, ai dirigenti come ai compagni di base, ai membri fondatori come agli ultimi arrivati. Non solo. Essa appartiene anche al proletariato perché è parte integrante della storia generale del movimento operaio italiano.
Bisogna conoscere la storia del PMLI non tanto e non solo per avere una maggiore cultura rivoluzionaria, quanto per metterne a frutto le esperienze e per arricchirla ulteriormente col proprio apporto personale di pensiero e di azione tutelandone l'impronta e l'ispirazione originarie.
Chi ha dato la luce al Partito e lo ha introdotto nell'arena politica indubbiamente ha acquisito un merito storico irripetibile e imperituro, ma anche chi si è affiancato e si affiancherà successivamente ai fondatori impegnandosi nella titanica opera di costruzione e sviluppo del Partito compie un'eccezionale opera rivoluzionaria che rimarrà immortale.
La storia del PMLI non può e non deve essere patrimonio di pochi e solo di coloro che l'hanno vissuta fin dall'inizio. Essa deve essere trasmessa ai nuovi militanti affinché le esperienze accumulate, le lotte e i problemi affrontati nel passato diventino patrimonio collettivo e fonte di insegnamenti per risolvere i nuovi problemi.
Per capire fino in fondo il PMLI ed essere un suo buon militante, bisogna conoscerne la storia, ispirarsi ad essa e innestare la propria esperienza personale in quella collettiva del Partito.
Far circolare e tenere viva la storia del PMLI all'interno delle varie istanze è anche un modo per amalgamare tutto il Partito, evitare che si crei un distacco tra una generazione e un'altra di militanti, che si cominci daccapo ogni volta che nasce una nuova organizzazione locale di Partito, che si ripetano errori già corretti, che si consideri il passato come ininfluente sul presente, che si disperdano col tempo delle esperienze e delle conoscenze molto importanti, i sentimenti e lo spirito rivoluzionari e lo stile di lavoro fatto di semplicità, modestia, sacrifici e concretezza della prima ora.
L'origine storica del PMLI ha una propria pecularità e originalità che non ritrova precedenti e riscontri nella storia di altri partiti del proletariato del passato e del presente, in Italia e all'estero. Anzitutto perché il PMLI non è nato per iniziativa o col concorso del movimento operaio internazionale, e nemmeno da una scissione del vecchio partito della classe operaia. Esso trae le sue origini dalla libera scelta, dall'iniziativa e dalla determinazione di quattro giovani rivoluzionari di Firenze di provenienza cattolica (Lucia, Mino Pasca, Patrizia Pierattini e Giovanni Scuderi) e di altri tre che hanno successivamente tradito.
Un fatto inedito che dimostra quanto sia forte e superiore il marxismo-leninismo-pensiero di Mao rispetto all'idealismo e alla metafisica. Nessuno di essi aveva avuto un'esperienza politica in precedenza. Salvo colui che sarebbe poi divenuto il Segretario generale del Partito che dal '59 al '64 aveva militato nella corrente di sinistra della DC battendosi prima per l'avvento del centro-sinistra e successivamente per il dialogo e la collaborazione governativa col PCI. "l'Unità'' riporterà con rilievo i motivi della sua uscita dalla DC.
L'estrazione cattolica dei primi quattro pionieri del Partito non deve meravigliare eccessivamente poiché gli stessi Marx ed Engels prima di diventare comunisti praticavano ed esaltavano il cristianesimo. Dice Mao che un sasso non potrà mai diventare un pulcino, ma l'uovo sì. Questo vuol dire che chiunque, purché non sia un sasso, cioè refrattario a ogni ricerca della verità, può sempre e in qualsiasi momento trasformare la propria concezione del mondo e diventare un marxista-leninista.
In astratto, l'estrazione cattolica dei primi quattro pionieri del Partito poteva compromettere l'impianto ideologico, organizzativo e politico del Partito, in realtà l'abiura del cattolicesimo è stata così radicale che ha costituito l'elemento propulsore affinché il Partito si fondasse saldamente sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Il pensiero di Mao e la Grande rivoluzione culturale proletaria in Cina, che era scoppiata proprio nel periodo in cui essi maturavano la loro scelta di classe, sono state le cause esterne determinanti che hanno attratto questi compagni nelle fiamme della rivoluzione e del comunismo.
Abbandonando e criticando la vecchia concezione del mondo, essi hanno dato un grande contributo perché il Partito si radicasse profondamente nel materialismo storico e nel materialismo dialettico. Il taglio col passato è stato netto e rigoroso in modo che non fosse consentito all'interno del Partito alcuna presenza e influenza idealista e religiosa. Tanto è vero che nel secondo comma dell'articolo 12 dello Statuto del PMLI c'è scritto che "Non può essere membro del Partito... chi ha o professa una religione o una filosofia non marxista''.
La seconda caratteristica del Partito è che esso è nato e si è forgiato nella lotta, a volte anche fisica, contro il revisionismo, il trotzkismo e l'opportunismo di vario tipo aperto o mascherato.
La storia del PMLI è fondamentalmente la storia della lotta tra il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il revisionismo moderno in Italia. Una lotta titanica che si svolge ancora oggi, nelle condizioni in cui il rapporto di forze è estremamente sfavorevole al nostro Partito. Eppure i fatti dimostrano che questa lotta si può vincerla purché non si abbandoni l'arena, si tenga in pugno l'iniziativa, e si sappia trovare le forme e i mezzi per indebolire l'avversario e legarsi alle masse.
La presenza, l'azione, la linea, la struttura, i metodi di lavoro e la storia del più grosso partito revisionista del mondo capitalistico rappresentano il modello negativo a cui il PMLI non intende in alcun modo rifarsi.
Il PMLI avanza quanto più si allontana da questo modello, quanto più riesce a smascherare il gruppo dirigente del PCI, quanto più espelle dalle proprie file ogni influenza e scoria revisionista.
La terza caratteristica fondamentale del PMLI è che esso si è fatto da solo, contando sulle proprie forze sul piano economico e su quello politico senza chiedere aiuto all'estero.
Contare sulle proprie forze è un principio marxista-leninista cui il PMLI ha sempre tenuto fede e lo farà anche in futuro, anche se ciò non significa rifiutare e non ricercare un sostegno internazionalista e dalla propria classe. Attenendosi a questo principio il PMLI ha saputo salvaguardare a livello internazionale la sua indipendenza, autonomia e sovranità, evitando così di essere strumentalizzato e poi gettato via una volta utilizzato da parte dei revisionisti cinesi e albanesi.
Quando abbiamo iniziato la lotta per il Partito non avevamo né una penna, né una sedia, né un pennello, né una sede. Successivamente abbiamo preso in affitto un fatiscente locale di quattro stanzette abitato dai topi, dagli scarafaggi e dai ragni, da noi "restaurato'' durante le ferie estive del '68. Ci siamo tolti il pane di bocca per dare un organo di stampa e un minimo di attrezzatura al Partito e quando abbiamo potuto abbiamo dato una mano ai partiti fratelli in maggiore difficoltà di noi.
Tuttavia questa estrema povertà, che purtroppo perdura tuttora, ha pesato e pesa gravemente sullo sviluppo del Partito. Se per esempio avessimo avuto e avessimo dei quadri totalmente a disposizione certamente la costruzione e l'espansione del Partito su scala nazionale avverrebbero più rapidamente e con minori intoppi, ansie e tribolazioni.
Tutto sommato però l'originalità della nascita del PMLI costituisce la sua forza e una garanzia del suo sano sviluppo.

CAPITOLI E PARAGRAFI DELLA STORIA DEL PMLI

Lo scenario internazionale e nazionale negli anni in cui i primi pionieri muovono i primi passi per il Partito
Le tappe della storia del PMLI
- 1a tappa: la ricerca del Partito
- 2a tappa: la preparazione del Partito
- 3a tappa: la fondazione e la costruzione del Partito
- 4a tappa: lo sviluppo nazionale del PMLI
* La formazione del gruppo dirigente del PMLI
* La lotta tra le due linee all'interno del PMLI
* Le relazioni internazionali del PMLI
* Tentativi dei nemici di classe di liquidare il PMLI