Contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista
Sicilia elezioni2001.gif (19923 byte) STRAPPA LA SICILIA AL CAPITALISMO, ALLA MAFIA E AL SOTTOSVILUPPO
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Astieniti (non votare, vota nullo o bianco)

Il 24 giugno le elettrici e gli elettori della Sicilia sono chiamati alle urne per eleggere la nuova Assemblea regionale siciliana e il nuovo presidente della regione. Come per le elezioni politiche del 13 maggio, con rinnovato vigore e forti dello splendido risultato ottenuto dall'astensionismo a livello nazionale (12.167.764 elettori non sono andati ai seggi o hanno votato nullo o bianco) e in diverse città della Sicilia con in testa Palermo, invitiamo le masse operaie, lavoratrici, popolari, giovanili e femminili siciliane a votare per il PMLI e il socialismo, astenendosi (non votando, votando nullo o bianco).
Questo è l'unico modo, sul piano elettorale, per dare forza all'unico Partito che vuole tagliare le radici del capitalismo che genera la mafia e il sottosviluppo della Sicilia e per sfiduciare e contestare sia il polo di "centro-destra" berlusconiano guidato dall'attuale assessore regionale all'agricoltura, Totò Cuffaro, sostenuto anche dai fascisti di Fini e Rauti e dalla Lega fascista, razzista, separatista e antimeridionale di Bossi, sia il polo di "centro-sinistra" capitanato dall'ex democristiano ed ex retino nonché ex sindaco di Palermo, il demagogo e imbroglione Leoluca Orlando, sia il falso partito comunista in realtà trotzkista e neorevisionista PRC, che in Sicilia costituisce la ruota di scorta di Orlando. Meno che mai merita fiducia e il voto la lista di Sergio D'Antoni, anch'egli ex democristiano e ben noto ex sindacalista cislino collaborazionista.
Coloro che vogliono strappare la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo e lottare contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista non hanno altra scelta che votare per il PMLI, astenendosi.
In Sicilia, come in tutto il Mezzogiorno di cui è parte importante, sono numerosi i motivi in più, specifici e di carattere storico, politico, economico e sociale rispetto al resto del Paese per non votare i rappresentanti di "sinistra" e di destra della borghesia regionale, per abbandonare le illusioni elettoralistiche, parlamentariste, riformiste e pacifiste e per organizzarsi al di fuori e contro le istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera attraverso le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta, che costituiscono le istituzioni rappresentative delle masse astensioniste, anticapitaliste e fautrici del socialismo a livello di quartiere, cittadino, provinciale, regionale fino ad arrivare al Comitato popolare nazionale per strappare alle giunte comunali, provinciali, regionali e al governo centrale miglioramenti economici e sociali, sviluppare la lotta di classe e far avanzare la lotta per il socialismo.

LA QUESTIONE MERIDIONALE
Questi motivi specifici sono riconducibili a un grave, grande, annoso e assolutamente irrisolto problema: la questione meridionale, vale a dire il supersfruttamento e il sottosviluppo del meridione, la mancanza di lavoro, la negazione dei diritti sindacali, la miseria e la povertà, l'oppressione della mafia ("Cosa nostra" in Sicilia), il divario abissale in termini economici, infrastrutturali, industriali, di servizi pubblici e sociali sul territorio, di reddito, di livelli di vita nei confronti del Centro-Nord d'Italia.
La questione meridionale e all'interno di questa la questione siciliana, è un frutto amarissimo del capitalismo, del suo sistema di produzione, fondato sulla proprietà privata, sulla realizzazione del massimo profitto, sull'anarchia della produzione, sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; un sistema economico che genera, tra le altre cose, la disoccupazione e la divisione del Paese in zone ricche ed economicamente e socialmente avanzate e zone povere e arretrate.
Infatti, sono passati 140 anni dall'Unità d'Italia, si sono succeduti la monarchia, il fascismo, la prima Repubblica democratico-borghese e la seconda repubblica promossa dalla P2 che ha restaurato il fascismo sotto nuove forme, e i governi guidati da Cavour, Salandra, Nitti, Crispi, Giolitti e altri, poi Mussolini, poi ancora i governi democristiani e quelli craxiani, il governo Berlusconi-Fini-Bossi del '94, quello Dini, fino a quelli dell'ultimo quinquennio di "centro-sinistra" Prodi, D'Alema e Amato; il Paese ha avuto una sua evoluzione, da agricolo è diventato industriale e sviluppato, la quinta o sesta potenza mondiale, ma la questione meridionale, nella sostanza non è stata risolta neppure parzialmente. Fatte le debite differenze è rimasta la stessa.
É una realtà, questa, triste e amara, incontestabile, certificata dai dati chiarissimi dello Svimez o dell'Istat, o di altre società di rilevazione degli andamenti economici e sociali. Dai quali si evince in modo inequivocabile che, nel tempo della "globalizzazione" imperialista e della "rivoluzione informatica", il divario tra Centro-Nord e Sud non è diminuito, anzi tende ad allargarsi: più veloce la crescita nel settentrione, più lenta nel meridione; le differenze di produzione del Pil, di reddito, del tasso di industrializzazione, di distribuzione dei servizi, di occupazione, dei consumi, salvo qualche eccezione, rimangono abissali; le condizioni di vita, abitative, di assistenza sanitaria e previdenziale rasentano, talvolta, quelle del Terzo Mondo; l'abbandono scolastico è a livelli insostenibili; le nuove generazioni proletarie e popolari, a parte la via dell'emigrazione, oppure l'arruolamento nell'esercito, nella polizia e finanche nella mafia, sono in grande maggioranza senza futuro. Basti dire che in Sicilia la disoccupazione è oltre il 25%, cioè tre-quattro volte quella del Nord. Basti dire che un servizio vitale come l'erogazione dell'acqua non è a tutt'oggi garantito. Si tratta di una colossale ingiustizia che deve essere cancellata! Ma non si può cancellare se si continuano a votare i partiti che non mettono in discussione il capitalismo e si oppongono al socialismo, alla conquista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni.

IL "CENTRO-SINISTRA" NON HA CAMBIATO LE COSE
Al tempo in cui operavano le grandi aziende finanziarie e industriali a partecipazione statale, nel periodo in cui agiva la Cassa del Mezzogiorno, quando spadroneggiava nell'Isola la corrente DC andreottiana, vi erano alcune condizioni per combattere con efficacia e successo il sottosviluppo del Sud. Invece, la pioggia di miliardi caduti in Sicilia e in tutto il Mezzogiorno sono stati sperperati in qualche "cattedrale nel deserto", nelle più disparate speculazioni per alimentare il sottogoverno, il clientelismo delle cosche parlamentari e per ingrassare le cosche mafiose dei vari Bontade, Badalamenti, Santapaola, Greco, Riina, Madonia, Brusca, Provenzano, per citare i boss più conosciuti. Il fatto che la Sicilia abbia goduto e goda di un'autonomia speciale non è servito a niente. Mentre il recente varo della legge sul federalismo che spezzetta ancor più l'Italia avrà conseguenze pesanti proprio per le regioni meridionali.
Specie negli ultimi 18 anni, in particolare dai governi Craxi e da quelli del "centro-sinistra", col pretesto di farla finita con lo "statalismo" e l'"assistenzialismo", si è affermata una politica economica ferocemente liberista. In concreto chiudendo il carozzone per l'"intervento straordinario" nel Mezzogiorno hanno tagliato drasticamente i finanziamenti pubblici, privatizzato le aziende industriali e di servizi e le banche pubbliche, deregolamentato totalmente il "mercato del lavoro", introdotto flessibilità contrattuali, orarie e retributive (le vecchie "gabbie salariali"), tramite i "contratti d'area" e i "patti territoriali", regalato finanziamenti alle imprese senza alcun ritorno occupazionale effettivo e a causa di ciò, che che ne dicano Amato, Rutelli, D'Alema e Orlando, la situazione è persino peggiorata. In città come Palermo e Catania per lungo tempo hanno governato sindaci del "centro-sinistra" ma la situazione per quanto riguarda le masse è rimasta pressoché immutata. Al governo regionale siciliano si sono avvicendate giunte di "centro-destra", come quella uscente, e di "centro-sinistra" senza che nulla di sostanziale sia cambiato.
In prossimità delle elezioni, e dunque della conquista delle poltrone che contano, i signori del palazzo regionale, che godono di uno stipendio di 18 milioni al mese e di altri privilegi da nababbi, spesso coinvolti in scandali per corruzione e concussione, quando non per compromissioni mafiose, tornano a spargere promesse a piene mani. Si agita come un vanto e un esempio di sviluppo la decisione di costruire il ponte sullo Stretto di Messina, mentre quegli ingenti finanziamenti dovrebbero essere impiegati per migliorare le condizioni economiche e sociali delle masse popolari.
In base all'esperienza acquisita dovrebbe essere chiaro che per via elettorale e parlamentare e dando fiducia ai partiti (nella loro espressione nazionale e regionale) della seconda repubblica non è assolutamente possibile liberare la Sicilia dal capitalismo, dalla mafia, dal sottosviluppo. Dovrebbe essere chiaro inoltre che l'emancipazione della Sicilia, come del Mezzogiorno e di tutta l'Italia, passa dalla lotta per socialismo. Passa dallo sviluppo e dal rafforzamento del PMLI che per questo obiettivo si batte da 24 anni e che considera la questione meridionale la prima e più importante questione nazionale. Dovrebbe essere chiaro che "Cosa nostra" non può essere vinta attraverso la militarizzazione del territorio, il solo contrasto giudiziario e l'incarcerazione dei boss, bensì attraverso lo sviluppo economico e sociale, posti di lavoro per tutti, parità tra i sessi, servizi, benessere. Ma la vittoria definitiva su di essa si riporterà solo abbattendo il capitalismo e realizzando il socialismo, in quanto la mafia è parte integrante della classe dominante borghese, di cui rappresenta la fazione occulta più reazionaria, antipopolare, malavitosa, criminale e armata.

LE NOSTRE PROPOSTE DI LOTTE IMMEDIATE
Nell'immediato invitiamo le masse siciliane a battersi per le seguenti rivendicazioni che abbiamo lanciato nel Nuovo Programma d'azione del PMLI:
* Creare in tutto il Mezzogiorno una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord attraverso piani straordinari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici e l'utilizzazione delle aziende pubbliche per lo sviluppo industriale, tecnologico e infrastrutturale, per il rilancio dell'agricoltura e il turismo, per il risanamento del degrado ambientale, rurale e urbano.
* Piani straordinari per risolvere il problema dell'approvvigionamento e distribuzione dell'acqua potabile (specie in Sicilia, Calabria e Campania), completare la metanizzazione delle città, potenziare la rete ferroviaria e i trasporti pubblici urbani.
* Nazionalizzare le grandi aziende, a cominciare dalla Fiat, e le banche private e rinazionalizzare ciò che era dello Stato e che è stato in questi anni privatizzato.
* Cancellazione del megaprogetto speculativo per la costruzione del Ponte di Messina e destinazione degli investimenti previsti (8 mila miliardi) per potenziare e modernizzare i trasporti ferroviari e marittimi della Sicilia e della Calabria.
* Pieno utilizzo, nei tempi stabiliti, dei 100-120 mila miliardi stanziati (tra fondi Ue e fondi nazionali) per lo sviluppo, l'ammodernamento e l'occupazione nelle regioni meridionali.
* Diritto per le masse meridionali a controllare e a dire l'ultima parola sui finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo e all'occupazione nel Mezzogiorno, affinché nono siano rapinati dalla mafia, dalla 'ndrangheta, dalla camorra, dalla "sacra corona unita" e dai ladroni di Stato.
* Creare nuovi posti di lavoro stabili, a salario pieno e a tempo pieno, secondo le condizioni sancite nel Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l'orario di lavoro, le normative, i trattamenti salariali.
* Impedire la reintroduzione, sotto qualsiasi forma, delle "gabbie salariali".
* Sciogliere la fallimentare "Agenzia per il Sud" creata per distribuire incentivi e agevolazioni fiscali ai capitalisti italiani ed esteri e per imporre al Mezzogiorno condizioni di supersfruttamento.
* Concedere agevolazioni fiscali per investimenti produttivi vincolati alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato e a salario intero.
Verso il popolo siciliano i marxisti-leninisti siciliani e di tutta Italia guardano con fiducia e ammirazione, un popolo con grandi tradizioni di lotta pagate col sangue (pensiamo ai Fasci siciliani e all'occupazione delle terre nel dopoguerra, alle battaglie del Sessantotto, alla lotta antimafia). Spetta ad esso, specie ai suoi figli migliori, coscienti e più combattivi, ribellarsi, lanciarsi alla riscossa per cambiare lo stato attuale delle cose, per strappare la Sicilia al capitalismo, alla mafia e al sottosviluppo, per dare forza al PMLI astenendosi e per contribuire allo sviluppo della lotta di classe nella stupenda Sicilia e in tutto il Paese e così avvicinare l'ora della rivoluzione socialista in Italia.
Coi maestri vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI
 
 
 

Firenze, 25 maggio 2001