Sentenza fascista e antifemminile della Cassazione
"Lo stupro è meno grave se non si è vergine"

"La ragazza aveva avuto numerosi rapporti sessuali. È lecito ritenere che al momento dell'incontro con l'imputato la sua personalità, dal punto di vista sessuale, fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da un'adolescente della sua età." Con queste agghiaccianti parole la terza sezione della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un quarantenne cagliaritano, condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione, nel 2003, per violenza sessuale nei confronti della figlia minorenne, di quattordici anni, della sua convivente.
Questo è quanto prevede la legge sulla violenza sessuale varata nel 1996 (figlia di un'omologazione ideologica e culturale neofascista e del trasversalismo politico che va dalle deputate e senatrici da An ai Comunisti unitari -ex PRC) che, se da una parte riconosce il reato non più fra quelli contro la morale ma fra i reati contro la persona, è sostanzialmente una legge repressiva e oscurantista che salvaguarda i cardini della morale sessuale e familiare borghese e cattolica che avevano ispirato fino ad allora il codice Rocco. La stessa morale che ha ispirato la terza Corte nel ribaltare totalmente la questione giudicando la vita stessa della ragazza e la sua condotta sessuale elemento determinante per giustificare "la minore gravità" della violenza subita. Perché non essere più vergine a quattordici anni per i giudici è di per sé una vergognosa colpa da condannare dalla pubblica opinione, passando completamente sopra invece all'abuso in quanto tale, reso ancor più grave dal fatto che si tratta di una minorenne e che si è svolto nell'ambito familiare. La legge per questo prevede l'inasprimento delle pene ma prevede anche il riconoscimento di "casi di minore gravità" di violenza sessuale che lascia ampia discrezionalità ai tribunali e facili scorciatoie penali agli stupratori.
Cosicché i giudici della Corte d'Appello di Cagliari che avevano emesso la condanna contro lo stupratore dovranno deciderne la riduzione, fino ai due terzi, come prevede la legge per la "minore gravità" sentenziata.
Una sentenza "da seppellire con ignominia", tuonano i vertici stessi della Corte sentenza shock, vergognosa, da medioevo, la definiscono esponenti politici di ambedue i poli; addirittura l'Unicef parla di una sentenza che "viola i diritti umani e la dignità di una minorenne". "E' una sentenza pericolosa - afferma l'ex vicepresidente del Csm Carlo Federico Grosso - perché enuncia come principio generale un dato che non può avere una portata e una valenza appunto generale. Non mi sembra che l'elemento di illibatezza o meno della minore sia di per sé decisivo per graduare la gravità dell'offesa cagionata". Essa non è altro che una sentenza fascista e antifemminile, figlia della morale e cultura borghesi e profondamente reazionarie, bigotte, retrograde e antifemminili imperanti, e dell'imbarbarimento dei rapporti sociali, personali e fra i sessi, incoraggiati dal regime neofascista, clericale, oscurantista e dal governo del neoduce Berlusconi.
I giudici della terza sezione penale della Cassazione sono gli stessi che nel 1999 emisero un'altra sentenza shock ritenendo non "stuprabile" una donna che indossa i jeans perché troppo stretti da sfilare senza il suo consenso.
È quella morale bigotta e oscurantista che considera la donna un oggetto sessuale, senza diritti e completamente subalterna al potere maritale e familiare, condannata a subire e tacere con vergogna che va combattuta con determinazione dando vita ad un ampio e forte fronte di lotta.

1 marzo 2006