Successo del 1° sciopero degli stranieri
Cortei in 60 città. Il PMLI presente a Napoli, Milano, Roma, Firenze, Lecce

È il giallo il colore scelto per il primo sciopero nazionale dei lavoratori stranieri, 4,8 milioni quelli presenti in Italia. Da Trieste a Siracusa sono oltre 60 le piazze italiane che il 1° marzo si sono colorate di giallo per dire basta alla politica neofascista, discriminatoria e razzista del governo Berlusconi, alle campagne denigratorie e xenofobe messe in atto dai suoi sgherri leghisti.
Fra i manifestanti, la maggior parte di loro stranieri di seconda generazione, molte donne colf e badanti, poi pizzaioli, lavavetri, meccanici, camerieri, baby sitter, ambulanti dalle origini africane, asiatiche, latino-americane; molti anche gli italiani fra i protagonisti di questa importantissima giornata di lotta e di protesta. L'iniziativa nata sul web per opera del comitato "Primo Marzo 2010", che ha convogliato decine e decine di migliaia di persone, ricalca la protesta francese "24 heures sans nous": in programma concerti, manifestazioni e sit-in. In contemporanea altre manifestazioni si sono svolte nelle piazze delle città francesi, spagnole e greche.
Un vero successo considerando la situazione del tutto particolare dei migranti: molti, lavorando a nero, non hanno potuto lasciare il lavoro, altri, regolari sostenuti dal sindacato, hanno addirittura coinvolto i lavoratori italiani delle fabbriche nello sciopero. L'astensione dal lavoro dei migranti non è stata quindi solo simbolica.
Alle tantissime associazioni antirazziste si sono uniti a sostegno dei migranti Legambiente e Coldiretti, Emergency e Acli, Amnesty International e l'Arci, gli studenti medi e universitari, i lavoratori precari della scuola, la Cgil, particolarmente la Fiom che insieme ai sindacati non confederali hanno dato copertura ai lavoratori in sciopero, e i partiti della cosiddetta "sinistra" parlamentare, PD, l'Idv, il PdCI, PRC. Il PMLI ha sostenuto ufficialmente la giornata di lotta per i diritti dei migranti ed era presente nelle manifestazioni di Napoli, Milano, Roma, Firenze e Lecce (vedi servizi a parte).
La Cisl invece si è distinta fra gli attacchi velenosi allo sciopero considerandolo "sbagliato" e "strumentale". La Lega Nord, per distinguersi nel razzismo più spudorato, ha organizzato per il 2 marzo una contromanifestazione a Sesto San Giovanni.
Il corteo più numeroso è quello di Napoli dove a sfilare sono in 20mila. Quindicimila a Milano. A Roma, il corteo è stato aperto da una delegazione di stranieri di Rosarno, con uno striscione "Troppa intolleranza, nessun diritto".
Poco meno di quindicimila in piazza a Torino. A Genova la Comunità degli immigrati del centro storico ha dato appuntamento alla Commenda di Prè per la partenza del corteo, arrivo in piazza Matteotti per la festa e il concerto.
A Bologna in piazza Nettuno erano in 10 mila. Molti stranieri e tanti italiani, con parole d'ordine qualificate: "contro la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza". Diecimila in piazza a Brescia per iniziativa della Fiom-Cgil, dove 50 aziende si sono fermate (la metà metalmeccaniche) per lo sciopero. In giro per Trieste a cercare scritte razziste sui muri per cancellarle è invece l'iniziativa promossa nel capoluogo giuliano per questa occasione.
Ad Ancona la manifestazione è culminata in un comizio in piazza Rona, dove un lavoratore brasiliano con cittadinanza italiana, referente del comitato Primo marzo ha denunciato la politica del governo: "Si vogliono cacciare gli stranieri quando il 20% della ricchezza del Paese viene proprio dal loro contributo". A Perugia molti gli striscioni e i cartelli: "No al razzismo istituzionale", "Italiani e migranti per una nuova cittadinanza". Per il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, lo sciopero è "una manifestazione particolarmente significativa, perché mostra quella indispensabile integrazione o convivenza che semina il futuro della nostra società".
La giornata è stata anche occasione di denuncia. A Caserta i giovani del centro sociale "Insurgencia" hanno mostrato un video al direttore generale dell'Azienda trasporto pubblico, nel quale si vede che molti autisti dei mezzi pubblici, su alcune linee, non effettuano le fermate lungo il percorso se in attesa ci sono solo immigrati.
Anche a Cagliari, Sassari e Olbia, si sono svolte varie manifestazioni.
Un migliaio i manifestanti a Bari con cartelli: "Sono una persona, non un documento". Riconoscimento al lavoro degli immigrati è giunto dalla Coldiretti: "Sono determinanti, senza di loro non sarebbe possibile la produzione di numerose eccellenze del made in Italy alimentare".
Anche a Siracusa sono scesi in piazza con striscioni e cartelli e in solidarietà al presidente del Comitato Primo marzo, don Carlo D'Antoni, che dal 9 febbraio è agli arresti domiciliari per aver ospitato nella parrocchia dei lavoratori clandestini. Fra questi molti giovani scappati dalla "caccia al nero" di Rosarno.

3 marzo 2010