In Canton Ticino (Svizzera)
Campagna xenofoba contro i lavoratori frontalieri
Italiani e rumeni definiti dei ratti che rubano il formaggio

Alla fine di settembre sono comparsi su cartelloni pubblicitari di Lugano, Locarno e altre località del Canton Ticino dei manifesti che rappresentavano italiani e i romeni come topi che rubano il formaggio nel cantone svizzero. L'autore dei manifesti è un grafico di origine italiana che lavora a Muralto, nei pressi di Locarno.
La vergognosa e infame campagna xenofoba era partita qualche mese fa, viaggiava su Internet, su Facebook e ha avuto una particolare risonanza quando sono apparsi i manifesti sui tabelloni. Vi è rappresentato il ratto Fabrizio che viene da Verbania ed è un piastrellista, il ratto Bogdan romeno con sugli occhi una mascherina da ladro e il ratto Giulio, avvocato lombardo con uno scudo su cui sono disegnante tre vette alpine. Una infame rappresentazione che si innesta nella campagna razzista avviata dalla destra svizzera contro i frontalieri italiani che "delinquono e rubano il lavoro", uno slogan che rimbomba troppo spesso anche da questa parte delle Alpi a opera della destra razzista italiana e talvolta non solo da essa.
I frontalieri italiani che lavorano nel Canton Ticino sono 45 mila, rappresentano un quarto degli occupati, e continuano ad aumentare dato che i padroni svizzeri cercano manodopera a basso salario. Per gli italiani che lavorano oltre frontiera ma che vivono in Italia riscuotere in franchi svizzeri vuol dire ottenere un cospicuo aumento del reddito grazie al gioco dei cambi. E la quotazione bassa dell'euro rispetto al franco svizzero incoraggia il pendolarismo e allunga le code alla frontiera.
Il grafico che ha realizzato i manifesti non ha dichiarato chi fosse il committente. Il segretario nazionale dei lavoratori frontalieri della Cgil ha avanzato sospetti sul presidente della Lega dei Ticinesi. Che ha negato. Pur dichiarandosi in accordo col manifesto. "I temi sono proprio i nostri - ha sostenuto il presidente dell'Udc di Locarno - da anni ripetiamo anche noi no ai frontalieri, no ai delinquenti dei Paesi dell'Est, no a una politica bancaria che non ci tutela".
D'altra parte è da tempo che il leader della Lega ticinese, Giuliano Bignasca, insiste come un'ossessione che i lavoratori comaschi, varesini, verbanesi "rubano il lavoro agli svizzeri". Proprio lui che è stato condannato nel '93 dalla Corte di Lugano per aver impiegato una dozzina di operai jugoslavi senza permesso di lavoro.
Il governo ticinese solo il 28 settembre ha preso le distanze dalla campagna, con un debole comunicato che ricordava anche "il contributo dei cittadini stranieri alla crescita della nostra comunità".

6 ottobre 2010