La Ue ordina, il governo Rajoy esegue
65 miliardi di tagli in Spagna
Manifestazioni molto combattive in 80 città. In 800 mila sfilano a Madrid

Il 19 luglio in parlamento, il partito popolare del primo ministro Mariano Rajoy approvava la manovra da 65 miliardi di euro di tagli entro il 2014, come ordinato dall'Unione europea (Ue) per avere in cambio i 30 miliardi di aiuti per il salvataggio delle banche spagnole; la sera in piazza i lavoratori e le masse popolari davano vita a manifestazioni in 80 città, in alcuni casi oceaniche come quella di Madrid, per dire no ai tagli.
Nella manovra finanziaria varata lo scorso dicembre, l'esecutivo aveva tagliato il bilancio pubblico di 27 miliardi di euro, una misura pesante per le masse popolari e i lavoratori. I capitali spagnoli hanno continuato a fuggire dal paese verso titoli più sicuri anche se meno redditizi come quelli della Germania, la speculazione finanziaria e la recessione economica hanno fatto il resto e spingono la Spagna verso il fallimento. E non è detto che la seconda pesante mazzata da 65 miliardi di euro sia capace di invertire la marcia.
Rajoy spediva in parlamento il ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, a sostenere la necessità della seconda manovra imposta dalla Ue per evitare la bancarotta dello Stato. "Non ci sono più soldi per pagare gli stipendi", ha detto Montoro alle Cortes sbandierando più volte il pericolo di finire come la Grecia, a un passo dall'uscita dall'euro.
Nella sede del parlamento circondata da reti metalliche e "protetta" da uno schieramento di polizia i parlamentari hanno dato il via libera a una serie di misure tra le quali l'aumento dell'Iva dal 18 al 21%, con il passaggio di quasi tutti i beni che prima erano alla quota ridotta del 4% alla fascia massima del 21%; l'eliminazione del pagamento delle tredicesime nel 2012 per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, dai funzionari ai medici, dagli insegnanti ai professori universitari, dai vigili del fuoco ai poliziotti; il taglio dei fondi sociali a favore delle persone e delle famiglie in difficoltà per malattia o disabilità; la diminuzione del 10% della prestazione di disoccupazione a partire dal sesto mese senza lavoro.
Come avevano annunciato al termine della grande manifestazione di Madrid del 12 luglio, che aveva chiuso la marcia dei minatori contro i tagli del governo al settore minerario, sindacati e indignados tornavano in piazza la sera del 19 luglio per ribadire il no alla manovra del governo. Combattive e partecipate manifestazioni si svolgevano in 80 città, le principali erano quelle di Madrid e Barcellona. Manifestazioni indette unitariamente per la prima volta non solo dai due maggiori sindacati, le Comisiones Obreras e l'Unión General de Trabajadores, ma da tutte, comprese quelle minori, e sulla base di una "piattaforma in difesa dello stato sociale" che raccoglieva l'adesione di tante organizzazioni e associazioni sociali e studentesche, di gruppi di intellettuali e movimenti per i diritti civili.
La manifestazione di Madrid ha visto la partecipazione, secondo gli organizzatori, di 800 mila manifestanti, una fiumana che dalle otto di sera alla mezzanotte ha di fatto occupato il centro della città. Nel corteo spiccavano per combattività gli spezzoni del movimento degli indignados e la partecipazione organizzata degli insegnanti, che si caratterizzavano indossando magliette verdi, e dei lavoratori del settore sanitario con le loro magliette bianche. Nutrite le rappresentanze dei vigili del fuoco e dei poliziotti.
Altrettanto partecipata la manifestazione a Barcellona, col corteo fitto di bandiere sindacali, cartelli e striscioni contro i tagli del governo che sfilava per la città. Composto in gran parte da spezzoni organizzati come quello degli indignados, dei lavoratori della scuola e dell'università con le loro magliette gialle, dei lavoratori dell'azienda dei telefoni con le loro divise blu e cartelli che denunciavano "Telefónica rinnova il contratto a Undargarin (il genero del Re, e indagato per corruzione, ndr), e licenzia Marcos, in malattia giustificata".
Cortei chiusi con l'appuntamento a una nuova mobilitazione per il 27 luglio e alla serie di iniziative che preparerà l'annunciato sciopero generale a settembre.

25 luglio 2012