BREVE STORIA DELLA TEORIA DI DARWIN
Darwin ha scoperto le leggi universali che regolano lo sviluppo e l'evoluzione degli esseri viventi liberando le scienze naturali dalla cappa teologica e metafisica nella quale fino ad allora erano imprigionate. La teoria dell'evoluzione degli esseri viventi di Darwin ha aperto la via per indagare sia la storia naturale dell'origine della vita sulla terra sia la storia naturale dell'origine della specie umana, ha permesso per la prima volta di intravedere il nesso della biologia con gli altri principali campi di indagine della conoscenza umana: la geologia, la fisica e la chimica da un lato e la preistoria, la storia e l'antropologia dall'altro.
Darwin proveniva dalla classe borghese e utilizzò l'espansione mercantile e coloniale della borghesia inglese della metà dell'ottocento per intraprendere il suo lungo, famoso e decisivo viaggio di studi naturalistici intorno al mondo a bordo della nave Beagle. In questo duplice senso quindi la teoria di Darwin è figlia della borghesia. Ma la borghesia non poteva esistere senza il suo opposto, il proletariato, che grazie ai contemporanei di Darwin, Marx ed Engels, elaborò la propria "autonoma" concezione del mondo, nella quale c'era posto anche per quelle leggi dello sviluppo degli esseri viventi scoperte da Darwin. Mentre la borghesia aveva tutto l'interesse a dichiarare illegittimo questo suo ingrato figlio, il proletariato, aveva tutto l'interesse ad abbracciare le sue rivoluzionarie scoperte e ad interpretarle in seno alla ancor più vasta e universale scienza del materialismo dialettico. In questo senso Darwin appartiene stabilmente alla scienza e alla cultura del proletariato.

L'ORIGINE DELLA SPECIE PER SELEZIONE NATURALE E L'ORIGINE DELL'UOMO
Nel corso della sua vita Darwin non scelse mai in quale dei due opposti fronti della lotta di classe schierarsi un po' perché legato alla concezione borghese della neutralità della scienza, della scienza per la scienza, un po' perché non ebbe modo di venire in contatto e conoscere a fondo la scienza destinata a trasformare il mondo, il marxismo. Quando, poco prima di morire, ebbe "il Capitale" di Marx per le mani dichiarò di essere troppo malato, stanco e vecchio per studiarlo e cortesemente rifiutò "l'onore" che gli stessi Marx ed Engels volevano fargli dedicandogli la loro grande opera.
Con la sua principale opera "L'origine della specie" Darwin scardina completamente la tradizione biblica della creazione del mondo in sei giorni, la tradizione del mondo uscito d'un tratto dalla volontà del creatore dimostrando invece che tutte le specie, senza eccezione, di piante e di animali, non sono eterne e stabili, non si perpetuano sempre uguali a se stesse, ma si modificano lentamente, nel corso dei tempi e nelle vicende delle generazioni cioè si evolvono e lo fanno grazie a due aspetti uniti e contrapposti, la variazione ereditaria e la selezione naturale. Questo processo ha prodotto nell'arco dei miliardi di anni che ci separano dalle prime forme di vita, tutti gli organismi viventi esistenti ed esistiti in natura.
Darwin constatò che se prendiamo una data specie di organismi viventi in un dato ambiente come ideale punto di partenza constatiamo sempre che: 1) al suo interno esiste un variabilità di caratteri tra gli individui che la compongono; 2) questi individui si accoppiano e si riproducono in maniera casuale gli uni con gli altri; 3) tra gli individui e con l'ambiente circostante avviene una lotta per la sopravvivenza e la riproduzione; 4) dopo un certo tempo la frequenza dei caratteri nella popolazione muta e solo quegli individui con i caratteri più vantaggiosi nella lotta interna e con l'ambiente esterno sopravvivono e il loro caratteri sono ereditati e trasmessi di generazione in generazione, gli altri si estinguono. La popolazione dei sopravvissuti è il nuovo un punto di partenza per un nuovo ciclo evolutivo.
La variabilità all'interno della specie in ultima analisi, procedendo all'indietro nel tempo, è sempre dovuta alle mutazioni casualmente ereditabili e casualmente vantaggiose. Nel breve periodo, per gli organismi che si riproducono sessualmente, origina dalla ricombinazione e dal rimescolamento riproduttivo mentre l'aumento percentuale di frequenza, o selezione, di una data variazione nel tempo, in una data popolazione è dovuta al successo riproduttivo nella lotta per la sopravvivenza in un determinato ambiente: mutazione casuale ereditaria vantaggiosa, ricombinazione riproduttiva, selezione naturale della frequenza genica, dalla coesistenza e dalla lotta tra questi fattori origina il lento movimento di una specie lungo un particolare linea evolutiva.
Quando gli individui sopravvissuti provenienti da una data specie originaria, per la storia delle particolari circostanze evolutive in cui si sono venuti a trovare, saranno troppo diversi tra loro (ossia differiranno per dei caratteri fondamentali) non saranno più in grado di dare luogo ad una prole feconda, a quel punto convenzionalmente si può parlare di isolamento riproduttivo, ossia di nascita di due specie diverse da una unica specie. Nel corso delle ere geologiche la selezione naturale partendo da organismi strutturalmente e funzionalmente più "semplici" ha fatto avanzare milioni di varianti viventi vantaggiose e nello stesso tempo ha estinto per sempre miliardi di varianti svantaggiose fino a giungere lentamente, lungo una particolare linea evolutiva, a plasmare quella complessità strutturale e funzionale degli attuali mammiferi placentati e delle gimnosperme.
Questo flusso evolutivo lento ma ininterrotto e inarrestabile spiega non solo lo straordinario, quanto relativo, adattamento di tutti gli esseri viventi sopravvissuti all'ambiente in cui vivono, non solo il legame evolutivo che lega una specie all'altra e tutte le specie tra di loro, ma anche la enorme variabilità di razze che vengono selezionate dalla natura all'interno di ogni specie. Una nuova specie nasce sempre da una qualche particolare razza di un'altra specie progenitrice opportunamente modificata dal caso e selezionata dalla natura per il migliore adattamento a sopravvivere e riprodursi in un diverso ambiente.
Darwin dimostrava così attraverso un'imponente mole di esempi derivanti dalle conoscenze del suo tempo (che vanno dalla geologia alla geografia dei viventi, dalla paleontologia alla botanica, dall'anatomia comparata alla fisiologia, dall'etologia all'embriologia) che la forza che ha prodotto quella stupefacente armonia che constatiamo tra le varie parti di un individuo e fra le funzioni da esso esplicate, la forza che ha prodotto quella mirabile idoneità all'ambiente che vediamo negli organismi viventi non è più, come fino ad allora si pensava, una forza superiore ed esterna alla natura stessa bensì una forza naturale, la selezione, che agisce attraverso meccanismi puramente naturali.
Escludendo qualsiasi intervento divino e soprannaturale e nello stesso tempo qualsiasi finalismo, nel senso di un intenzione presistente e preveggente che avrebbe costruito gli organismi in vista della vita che sono chiamati a condurre, dimostrò che la selezione naturale è valida per tutti gli esseri viventi e che solo attraverso di essa si possono spiegare e rendere coerenti tutte le osservazioni e le scoperte che l'umanità aveva raccolto fino ad allora sul mondo animale e vegetale. Per quanto riguarda il mondo animale Darwin descrisse il passaggio dagli invertebrati ai pesci e di seguito: "Ogni evoluzionista ammetterà che le cinque grandi classi di vertebrati e cioè mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci, discendono tutte da un singolo prototipo; hanno infatti molto in comune, specie durante lo sviluppo embrionale. Dato che la classe dei pesci ha la più bassa organizzazione, ed è comparsa prima delle altre, possiamo dire che tutti i membri del regno dei vertebrati sono derivati da un qualche animale simile a un pesce... nondimeno è sicuro che sono esistiti ed esistono ancora, gruppi di animali che sono capaci di collegare più o meno strettamente parecchie grandi classi di vertebrati". Agli scettici della sua epoca chiariva che la documentazione della geologia fossile e della paleontologia era ancora debole e frammentaria e che "i nostri documenti geologici - scriveva Darwin - sono estremamente imperfetti, e ciò spiega perché non troviamo varietà intermedie che colleghino insieme tutte le forme estinte a quelle viventi attraverso sottili passaggi".
Ma il grande passo era stato compiuto, nell'altra grande opera "L'origine dell'uomo" Darwin dimostrò con un'imponente mole di osservazioni che la stessa specie umana discende da una qualche specie di mammifero, e precisamente da una qualche specie di scimmia antropomorfa attraverso passaggi evolutivi caratterizzati da una lunga catena di specie e razze di ominidi ormai estinti per sempre. Nelle conclusioni de "L'origine dell'uomo" scrive: "la conclusione generale a cui siamo giunti qui, ora sostenuta da molti naturalisti capaci di dare un giudizio obiettivo, è che l'uomo è disceso da qualche forma meno altamente organizzata. Le basi di questa conclusione non saranno mai scosse, data l'intima somiglianza tra l'uomo e gli animali inferiori, nello sviluppo embrionale e in infiniti punti di struttura dello stesso gruppo, sia di grande che di lieve importanza; i rudimenti che l'uomo conserva e le anormali reversioni a cui occasionalmente è soggetto, sono tutti fatti che non si possono confutare. Essi sono noti da lungo tempo, ma fino a poco fa non ci dicevano niente sull'origine dell'uomo. Ma ora, visti alla luce delle nostre conoscenze di tutto il mondo dei viventi, il loro significato non può sfuggire. Il grande principio dell'evoluzione umana domina chiaro e fermo, quando questi gruppi di fatti sono considerati in rapporto con altri, quali le affinità reciproche dei membri dello stesso gruppo, la loro distribuzione geografica nel passato e nel presente, e la loro successione geologica. Non si può pensare che tutti questi fatti dicano il falso. Chi non si accontenta di pensare (come un selvaggio) che i fenomeni naturali non sono collegati, non può credere che l'uomo sia l'opera di un atto separato di creazione. Egli sarà costretto ad ammettere che l'intima rassomiglianza dell'embrione umano con quello, ad esempio di un cane, la struttura del cranio, delle membra, dell'intera forma somatica dell'uomo ripete lo stesso modello di quella degli altri mammiferi (indipendentemente dall'uso a cui le singole parti sono destinate), la ricomparsa occasionale di varie strutture, per esempio di parecchi muscoli che normalmente non sono presenti nell'uomo, ma che sono normali nei quadrumani, ed una quantità di fatti analoghi, tutti portano nella maniera più evidente alla conclusione che l'uomo discende da un progenitore comune agli altri mammiferi"1.
Era davvero troppo, la rivoluzionaria teoria di Darwin, dopo che già Galileo e Newton avevano liberato l'astronomia e la fisica, liberava ora anche la scienza della natura dalla secolare camicia di forza della teologia, e così facendo faceva crollare di un colpo i principali dogmi della Chiesa quali la fissità eterna delle specie, la presenza di un soffio divino che dà luogo alla vita degli organismi viventi, l'origine dell'uomo da dio o da esseri spiritualmente superiori e la sua separazione dalla natura che lo circonda e lo ha prodotto, il dominio dello spirito sulla materia e sul corpo, l'immaterialità e immortalità dell'anima, ecc.
Engels alla fine dell'Ottocento ricapitola, facendo un'importante premessa, le più importanti scoperte scientifiche del secolo: "il vecchio metodo di indagine e di pensiero, che Hegel chiama metafisico e che si occupava prevalentemente di indagare le cose considerandole come oggetti fissi determinati, e le cui sopravvivenze ossessionano ancora oggi fortemente gli spiriti, ebbe, a suo tempo, una grande giustificazione storica. Prima di indagare i processi bisognava sottoporre a indagini le cose. Prima che si potessero constatare i cambiamenti che si producono in una cosa qualunque, bisogna incominciare a sapere cosa è questa questa cosa. E così fu nelle scienze naturali. La vecchia metafisica, che considerava le cose compiute in se stesse, sorse da una scienza naturale che indagava le cose vive e le morte come cose compiute in se stesse. Ma quando questa indagine fu andata tanto lontano che fu possibile il passo decisivo, il passaggio all'indagine sistematica delle modificazioni che queste cose subiscono nella natura stessa, allora suonò anche nel campo filosofico l'ultima ora della vecchia metafisica. E in realtà, se le scienze naturali furono fino alla fine del secolo scorso scienze prevalentemente raccoglitive, scienze di cose compiute in se stesse, nel nostro secolo la scienza è essenzialmente ordinativa, è scienza dei processi, dell'origine e dell'evoluzione delle cose e del nesso che unisce tutti i processi naturali in un grande tutto. La fisiologia, che studia i processi dell'organismo vegetale e animale, l'embriologia, che tratta l'evoluzione dell'organismo singolo dal germe sino alla maturità, la geologia che studia la formazione graduale della superficie terrestre, sono tutte figlie del nostro secolo. Soprattutto però, tre grandi scoperte hanno fatto progredire a passi da gigante la nostra conoscenza del nesso dei processi naturali. La prima è la scoperta della cellula come unità, dalla cui moltiplicazione e differenziazione si sviluppa tutto l'organismo vegetale e animale, cosicché non solo si è riconosciuto che la evoluzione e la crescita di tutti gli organismi superiori seguono un'unica legge generale, ma si è anche dimostrato che la capacità di trasformazione della cellula è la via attraverso la quale gli organismi possono modificare la loro specie e compiere una evoluzione non solo individuale". La seconda è la scoperta che le varie forme di movimento della materia possono convertirsi, in determinate condizioni, l'una nell'altra (legge di trasformazione dell'energia). "Finalmente la dimostrazione data per la prima volta in modo organico da Darwin, che il complesso dei prodotti della natura organica che ci circonda, compreso gli uomini, è il prodotto di un lungo processo di evoluzione da pochi germi originari unicellulari, i quali a loro volta sono derivati da un protoplasma o sostanza albuminoide sorta chimicamente".2
"La metafisica - afferma Mao - considera tutte le cose del mondo come isolate e statiche, le considera unilateralmente. Una tale concezione del mondo considera tutte le cose del mondo, le loro forme e categorie, come eternamente isolate le une dalle altre e eternamente immutabili. Anche se riconosce le modificazioni, le considera soltanto come aumento o diminuzione quantitativa o come semplice spostamento. E le cause di questo aumento, diminuzione, spostamento non si trovano nelle cose stesse, ma fuori di esse, ossia nell'azione di forze esterne. I metafisici ritengono che le diverse cose del mondo e le loro proprietà rimangono immutate dal momento in cui cominciano a esistere, e che le loro successive modificazioni siano soltanto aumenti o diminuzioni di quantità. Essi ritengono che una cosa possa soltanto riprodursi all'infinito, ma non trasformarsi in un'altra cosa, in una cosa diversa... Perciò essi non sono in grado di spiegare né la molteplicità qualitativa delle cose né il fenomeno della trasformazione di una qualità in un'altra".3

MALTHUS E SPENCER: UNA REVISIONE ANTIMARXISTA DEL PENSIERO DI DARWIN
Questa era la cultura che dominava incontrastata le scienze naturali nell'Ottocento. E sebbene Darwin non conoscesse e non poteva conoscere ancora l'essenza del fenomeno che descriveva, ossia le basi materiali, cellulari e molecolari, sulle quali opera la selezione naturale la teoria dell'evoluzione era comunque un colpo micidiale per l'idealismo, la metafisica, la teologia, la religione e tutta la cultura della Chiesa. "La natura è il banco di prova della dialettica - scriveva Engels - e noi dobbiamo dire a lode delle moderne scienze naturali che esse hanno fornito a questo banco di prova un materiale estremamente ricco e che va accumulandosi giornalmente e che di conseguenza esse hanno dimostrato che, in ultima analisi, la natura procede dialetticamente e non metafisicamente, che non si muove nell'eterna uniformità di un circolo che di continuo si ripete, ma percorre una vera storia. Qui bisogna far menzione, prima di ogni altro di Darwin che ha assestato alla concezione metafisica della natura il colpo più vigoroso con la dimostrazione che tutta quanta la natura organica, quale oggi esiste, piante e animali, e conseguentemente anche l'uomo, è il prodotto di un processo di sviluppo che è durato milioni di anni. Ma poiché sino ad ora i naturalisti che hanno appreso a pensare dialetticamente si possono contare sulle dita, la confusione senza limiti che domina oggi nelle scienze naturali teoriche e che porta alla disperazione di maestri e scolari, scrittori e lettori si spiega con questo conflitto tra i risultati che sono stati scoperti e la maniera tradizionale di pensare".4
Le forze reazionarie allora si coalizzarono e reagirono violentemente contro Darwin e i suoi primi seguaci, e da allora fino ad oggi non smisero mai di lottare, alternando la censura e la deformazione5, per impedire la diffusione dell'evoluzionismo materialista a livello di massa.
Viceversa Marx ed Engels come abbiamo visto riconoscevano subito l'enorme portata scientifica e storica della scoperta di Darwin sul modo di evolvere degli esseri viventi e sull'origine dell'uomo.
Il filosofo borghese liberista Herbert Spencer tentò di revisionare in senso antimarxista il pensiero e l'opera di Darwin. La "lotta per la sopravvivenza del più adatto" che avviene tra gli animali e le piante è per Spencer anche la causa di tutte le vicende che contraddistinguono la storia dell'umanità, che si sviluppa non in base a contraddizioni interne sue proprie ma in base a quelle identiche contraddizioni che muovono il mondo animale e vegetale. Egli trasportò il darwinismo meccanicamente e in maniera deformata dal campo suo proprio delle scienze naturali al campo della società umana in generale e della società capitalistica in particolare. Spencer inventò così il "darwinismo sociale" che gli serviva a giustificare l'oppressione di classe, lo sfruttamento capitalistico dell'uomo sull'uomo, il liberismo sfrenato, nonché il razzismo, l'imperialismo e il colonialismo inglese e fare apparire tutto ciò come eternamente esistito e naturale e non già viceversa come storicamente determinatosi. Secondo questo nuovo rappresentante di una nuova corrente di metafisici, lo sfruttamento capitalistico, la concorrenza capitalistica, l'ideologia capitalistica e così via, si trovano anche nell'antica società schiavistica, anzi persino nella società primitiva, ed esisterà eternamente e immutabilmente perché ha radici naturali.
La stessa Chiesa anglicana, quella stessa che qualche secolo prima fece bruciare vivo sul rogo Harvey quando era in procinto di scoprire la circolazione del sangue, scatenò una violentissima crociata antievoluzionista ma intuì che non tutti i mali vengono per nuocere e, confortata dal dilagare della filosofia borghese e idealista di Spencer e approvando la sua grossolana revisione del pensiero evoluzionista, giunse persino ad onorare Darwin dopo morto. Per essi lo scandalo darwiniano sembrava ricomposto, la metafisica che era uscita dalla finestra sembrava essere rientrata dalla porta principale.
Ma per sfortuna della Chiesa e della borghesia a quell'epoca Marx ed Engels avevano già demolito Spencer e denunciato le errate teorie di Malthus, e avevano chiarito che l'anello decisivo del passaggio evolutivo dalla scimmia all'uomo, la differenza decisiva tra la specie umana e le altre specie animali, che persino i materialisti della scuola darwinista non erano riusciti a comprendere perché ancora troppo impregnati di idealismo, sta nel millenario perfezionamento evolutivo della mano e del suo prodotto, il lavoro. "Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto ciò che si vuole; ma essi cominciano a distinguersi dagli animali allorché cominciano a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che è condizionato dalla loro organizzazione fisica". Engels nello scritto "Il lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia" spiega come negli antenati dell'uomo, dopo alcuni decisivi passaggi selettivi come la stazione eretta, le modifiche della laringe, l'acquisizione di una alimentazione carnea, fu la capacità delle mani di produrre in maniera associata i mezzi di produzione per soddisfare i bisogni della vita materiale che determinò l'ulteriore sviluppo del cervello, del linguaggio e della coscienza e il rafforzamento dell'unità e la collaborazione tra gli uomini e che solo di riflesso queste cose a loro volta migliorarono via via la capacità di produrre e di trasmettere le conoscenze acquisite nella produzione dei mezzi di sussistenza di generazione in generazione rendendo infine via via la natura sempre più utilizzabile per i propri scopi, ossia, lentamente, dominandola.
Per Marx ed Engels fu dunque il lavoro, e non "la simpatia e il perfezionamento degli istinti sociali" come pensava Darwin, a determinare quel mutamento qualitativo che distingue gli uomini da tutte le specie viventi prodotte in circa 4 miliardi di anni dalla selezione naturale. Gli uomini grazie al lavoro inventarono sempre nuovi strumenti e si radicarono per tutto il globo e ovunque si associarono in società comunistiche primitive, ove non esisteva affatto ancora né proprietà privata, né divisione in classe, né Stato, né l'odierna famiglia monogamica (vedi "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" di F. Engels).
Così nella lunga storia della dialettica della natura ad un certo punto sono sorte quelle nuove particolari contraddizioni che muovono la società umana e che soltanto la nuova scienza marxista del materialismo storico è in grado ancora oggi di interpretare e risolvere: le contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione, le contraddizioni tra le classi e le contraddizioni tra il vecchio e il nuovo prima. Ogni tipo di società, del passato e del presente - dice Engels "si modella su ciò che si produce, sul modo come si produce e sul modo come si scambia ciò che si produce". Questo significa che lo sviluppo della storia umana avviene, in ultima istanza, per i diversi mutamenti dei vari sistemi economici e dei vari modi di produzione e di scambio. Le diverse e successive economie finora conosciute delle comunità primitive, della società schiavistica, della società feudale, della società capitalistica e della società socialista rappresentano le varie tappe dello sviluppo della storia umana"6.
"Il materialismo premarxista - aggiunge Mao - esaminava il problema della conoscenza umana senza tener conto della natura sociale dell'uomo e dello sviluppo storico dell'umanità, e perciò non poteva comprendere che la conoscenza dipende dalla pratica, cioè dalla produzione e dalla lotta di classe. I marxisti ritengono, innanzi tutto, che l'attività produttiva dell'uomo sia l'attività pratica fondamentale e che essa determini ogni altra forma di attività. La conoscenza umana dipende soprattutto dall'attività produttiva materiale: attraverso di essa l'uomo riesce a comprendere grado a grado i fenomeni, le proprietà e le leggi della natura, come pure i propri rapporti con la natura; inoltre, attraverso l'attività produttiva, a poco a poco giunge a diversi gradi di comprensione di certi rapporti reciproci fra gli uomini. Tutte queste conoscenze non possono essere acquisite al di fuori dell'attività produttiva". Nella società capitalistica bisogna partire dalla contraddizione antagonistica principale a cui sono legate tutte le altre, la contraddizione tra il capitale e il lavoro salariato.
Il contenuto preciso, il limite e il nesso tra le scienze naturali e le scienze sociali può essere oggi compreso soltanto alla luce del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
L'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e la Cina di Mao dove la scienza proletaria era al servizio del popolo, e non al servizio del profitto generarono grandi scuole darwiniste nelle scienze naturali che diedero dei contributi decisivi alle conoscenze biologiche e genetiche e alla loro ricapitolazione in teorie generali, come la cosiddetta "teoria sintetica della evoluzione". Viceversa come ben sappiamo e come abbiamo visto nei paesi capitalistici e imperialistici il marxismo è considerato il diavolo che mangia la testa dei bambini e degli uomini e dunque viene rigorosamente censurato nelle scuole, nelle università, sui mass-media, sulle riviste scientifiche. Così i fraintendimenti interessati del "darwinismo sociale", che portarono dritto dritto alle aberrazioni dell'eugenismo7, sopravvivono ancora fino ai nostri giorni con i termine di "sociobiologia" e di "socio-genetica". Queste pseudoscienze, rigettando qualsiasi analisi di classe della società basata sul materialismo storico e dialettico, sono costrette a riproporre un vecchio e gretto materialismo meccanicistico con il quale si immaginano che un qualche gene particolare, o che la mappa del genoma umano, possano spiegare capacità umane concepite in astratto come l'intelligenza, l'altruismo, l'egoismo8 ed altre caratteristiche culturali, etiche, o comportamentali di quegli uomini in generale che sulla faccia della Terra sono scomparsi da quando l'umanità si è scissa in classi contrapposte.

LE SCOPERTE SCIENTIFICHE DEL SECOLO SCORSO CONFERMANO LA VALIDITA' DELLA TEORIA DARWINIANA
Darwin era materialista in primo luogo perché considerava le cause esterne come la condizione della trasformazione mentre le cause interne come la base. Ne "L'origine della specie" scrive - "le cause ambientali agiscono come una scintilla quando materiale combustibile prende fuoco: la natura della fiamma dipende dalla natura del materiale, non dalla scintilla".
Nonostante ciò egli formulò la sua teoria della selezione naturale cosciente di ignorare del tutto le caratteristiche della materia di cui sono costituiti gli organismi viventi e di essere all'oscuro quindi delle basi materiali dei fenomeni della variabilità e dell'ereditarietà. Ma un suo contemporaneo, Gregor Mendel, già dal 1865 aveva scoperto le leggi della trasmissione ereditaria dei caratteri delle specie. Attraverso i famosi esperimenti di incrocio di diverse varietà della pianta di pisello Mendel aveva stabilito che nel patrimonio genetico dell'individuo ogni carattere può essere presente in due forme alternative, dette alleli, dei quali uno, che viene detto dominante, si manifesta nella prole con una probabilità tre volte superiore di quella dell'altro, che viene detto recessivo. Dedusse quindi che ciò avveniva perché quando due individui si accoppiano i loro rispettivi alleli si separano (segregano) nettamente l'uno dall'altro per combinarsi casualmente con i rispettivi alleli, anch'essi segregatisi, dell'altro partner. Infine stabilì che quando, come nella maggior parte dei casi, si accoppiano o incrociano individui che differiscono tra loro per una grande quantità di caratteri non si manifesta alcuna influenza di un carattere su un altro. Vale a dire tutti i caratteri si manifestano secondo il classico rapporto mendeliano di 3:1 tra dominanti e recessivi in modo totalmente indipendente gli uni dagli altri.
Le sue importantissime pubblicazioni, che inauguravano quel nuovo settore della biologia che è la genetica, furono completamente ignorate per ben 35 anni (fino al 1900 quando De Vries, Correns e Tschermak rispolverarono le sue scoperte). Furono comprese in tutta la loro portata in relazione alla selezione naturale solo molto tempo più tardi.
Sia Darwin che Mendel furono dimenticati per tutta la prima metà del XX secolo anche perché le loro teorie e scoperte non davano alcuna utilità pratica nella produzione capitalistica. Ma già nei primi anni del novecento i nuovi strumenti tecnici, frutto della produzione, generano una serie di scoperte importanti e decisive sulle basi materiali di cui sono costituiti gli esseri viventi. Lo sviluppo del capitalismo però aveva imprigionati gli scienziati nelle trincee della specializzazione, conseguenza della divisione in classi e della divisione del lavoro. Questo fu un altro motivo che ritardò a lungo il collegamento delle nuove conoscenze in singole sottobranche delle scienze naturali in unica teoria sintetica dell'evoluzione.
Le pressioni economiche, politiche e culturali della società capitalistica separando le teorie generali dalle conoscenze particolari che via via si accumulavano impedirono al ciclo della conoscenza (dal particolare al generale e dal generale nuovamente al particolare) di dispiegarsi liberamente.
Nel frattempo però Pasteur demoliva la teoria della generazione spontanea e scopriva i batteri, Shleiden e Schwann formulavano "la teoria cellulare" e qualche anno più tardi sulla base di questa teoria il darwinista Waissmann riprendendo le tesi di Gustav Jaeger formulava la sua teoria della "continuità del plasma germinativo" secondo il quale ogni essere vivente pluricellulare si compone di un soma, corpo composito di cellule periture, e germen, che è l'insieme delle sue cellule germinative (dette anche "germinali" o "sessuali"). Questi diversi gruppi di cellule derivano entrambi
dalla differenziazione, nel corso dello sviluppo embrionale, delle progenitrici "cellule totipotenti". Le cellule sessuali sono però le uniche detentrici di un'immortalità virtuale legata alla loro funzione riproduttiva, di cui sono l'agente. Quello che chiama il "plasma germinativo" è contenuto nel nucleo della cellula sessuale e discende in linea diretta da una cellula germinale primordiale.
Waissman aveva intuito quindi che oltre al mescolamento riproduttivo l'origine di una buona parte della variabilità della specie poteva risiedere anche in quel particolare processo di produzione (che oggi chiamiamo gametogenesi o meiosi) del contenuto del nucleo delle cellule sessuali destinato a permettere la riproduzione degli organismi. Per inciso la incomunicabilità tra soma e germen, dimostrata da Waissmann, era la prova decisiva dell'impossibilità della trasmissione ereditaria delle modifiche acquisite dal soma nel corso della sua esistenza: il che vanificava ogni compromesso con l'evoluzionismo meccanico e semplicistico di Lamarck, che in opposizione a Darwin, sosteneva l'ereditarietà dei caratteri acquisiti dall'uso e dal non uso delle parti del corpo durante la vita di un organismo.
Nel 1908 Hardy e Weimberg attraverso modelli matematici e probabilistici studiano la costanza della composizione genetica di una popolazione in condizioni ideali di riproduzione ossia la stabilità transgenerazionale della frequenza delle varianti, tra il 1924 e il 1934 Haldene e Wright spiegano l'equilibrio di Hardy-Weimberg con il meccanismo dell'eredità mendeliana, dando vita alla genetica matematica delle popolazioni. De Vries scopre come indurre delle mutazioni negli organismi bombardandone gli organi riproduttivi. Negli stessi anni per la prima volta uno scienziato sovietico, Oparin, dimostra sperimentalmente, riproducendo le caratteristica dell'atmosfera e del brodo primordiale esistente sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, che dalla materia inorganica nascono i mattoni della materia organica di cui sono composti gli organismi viventi, soprattutto gli aminoacidi e le basi azotate.
Nei decenni successivi si intuiscono le potenzialità della genetica per la produzione, soprattutto nel settore della agricoltura, dell'allevamento, della medicina e poi via via in altri settori produttivi e così in rapida successione vengono scoperte moltissime proteine, i cromosomi, e lo scambio casuale tra pezzi di cromosoma contenenti geni durante la meiosi, ossia il crossing over, i virus, gli organuli delle cellule eucariote (mitocondri, lisosomi, app. di Golgi e ribosomi, la membrana cellulare, ecc). Infine viene scoperta la struttura e la configurazione spaziale della doppia elica del Dna e il codice genetico che contiene, e mano mano i processi di duplicazione, correzione, trascrizione dei geni in Rna e di traduzione in proteine, dalla citologia nascono altre due branche fondamentali della biologia, la biochimica e la biologia molecolare.
Dopo quasi un secolo dalle scoperte di Darwin la prova più straordinaria dell'evoluzione viene dalla constatazione che la materia vivente è una sola, sorta dalla stessa matrice, e che il variopinto pullulare di forme della biosfera è il prodotto dell'evoluzione di una sostanza comune. La selezione naturale agisce sul Dna degli organismi, la molecola che con la sua straordinaria configurazione dialettica produce la vita. Sia le prove biologiche che chimiche indicano che tutto ciò che vive sul pianeta ha avuto origine da un unico capostipite.
Come la radiazione cosmica di fondo e lo spostamento verso il rosso dello spettro delle galassie rappresentano oggi le prove di un unico evento primordiale dal quale è sorto l'universo, così tre prove incisive indicano con il massimo grado di probabilità che il mondo vivente si è evoluto da un unico evento. La prima di queste prove è nel fatto che il codice genetico racchiuso nel Dna è uguale per ogni organismo vivente, dai batteri all'uomo. Ad ogni tripletta di nucleotidi, ad ogni sequenza di basi (guanina, citosina, adenina e timida) della catena elicoidale del Dna, corrisponde per tutti gli esseri viventi lo stesso aminoacido. Come dire tutto il mondo vivente parla la stessa lingua, espressa nelle triplette del Dna. La seconda prova sta nel fatto che su centinaia di aminoacidi presenti in natura, sono solo venti, e senza eccezione alcuna, quelli che entrano a far parte della materia vivente. E tra l'altro sono tutti levogiri, ossia avvolti a sinistra: esistono in natura aminoacidi avvolti a destra, ma gli organismi viventi sono in grado di utilizzare soltanto quelli levogiri. La terza prova sta nel fatto che in tutte le specie la fonte dell'energia metabolica è costituita dalla stessa molecola di origine nucleotidica: dall'ATP. La metafisica nelle scienze naturali era sconfitta, non poteva ormai fare altro che tentare di intrufolarsi nei dettagli ancora imprecisi di una teoria evolutiva che era stata ormai pienamente confermata dalla pratica scientifica. La Chiesa rimpiange l'Inquisizione e la censura fascista.

Note:
(1) Darwin - L'origine dell'uomo, Editori Riuniti pagg. 241-243.
(2) Engels - Ludovico Feuerbach, Op. scelte, Editori Riuniti.
(3) Mao - Rettificare lo stile di lavoro del Partito (1 febbraio 1942), Op. scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 3 pp. 33.
(4) Engels - Ludovico Feuerbach.
(5) Quando la teoria di Darwin cominciò a diffondersi negli ambienti scientifici europei il creazionismo si travestì da evoluzionismo prendendo la forma di teorie metafisiche quali l'ortogenesi e il telefinalismo.
(6) Nella società socialista però il processo di produzione sociale torna, ad un livello superiore rispetto alle comunità primitive, ad essere non antagonistico rispetto allo sviluppo delle forze produttive.
(7) La proposizione di base dell'eugenismo, ideato e praticato fin dalla fine dell'Ottocento da Galton, è molto semplice: se la selezione naturale assicura nell'insieme del mondo vivente la diversità della specie e la promozione dei più adatti a partire dal vaglio delle variazioni vantaggiose, la stessa identica cosa deve prodursi nella società umana nei confronti dei caratteri intellettuali. Ora, la civilizzazione avanzata ostacola il libero gioco della selezione naturale in quanto permette una protezione e una riproduzione delle esistenze mediocri. è quindi necessario intraprendere un'azione di selezione artificiale istituzionalizzata favorente "i più adatti", "i migliori" per liberare la società da tale deficit. Centri di eugenetica, specializzati in criminali esperimenti sugli uomini si diffusero prima in tutti gli Stati Uniti e poi nella Germania nazista all'interno dei campi di concentramento e sterminio. Teoria che non è poi così lontana dal succo della propaganda politica razzista di Bossi in Italia.
(8) C'è addirittura un libro di questa corrente molto diffuso in tutto il mondo e nella comunità scientifica dal titolo "Il gene egoista".