Bocciata dal garante della privacy
LA TESSERA ELETTORALE E' UNA SCHEDATURA DI MASSA E UNA INTIMIDAZIONE VERSO I NON VOTANTI
La nuova tessera a bollini che sostituisce i vecchi certificati elettorali è in contrasto con il diritto alla privacy e il principio della segretezza del voto.
A denunciarlo è la stessa Autorità garante per la protezione dei dati personali, che con una nota inviata al ministro dell'Interno Enzo Bianco chiede "un riesame urgente dell'intera questione dopo la prossima tornata elettorale'', segnalando anche l'urgenza di dare "direttive che evitino, comunque, già da subito ogni possibilità di individuazione della sezione presso la quale viene esercitato il diritto di voto''.
Si tratta della tessera personale, valida per 18 consultazioni elettorali, referendum compresi, che i cittadini di diverse regioni si sono visti recapitare a casa in questi giorni. La tessera contiene tutti i dati dell'elettore, e dovrà essere esibita al presidente del seggio insieme a un documento di identità. Dopo la votazione uno scrutatore provvederà ad apporre un bollino di certificazione nell'apposito spazio della tessera, che andrà conservata per le votazioni successive. è evidente che in questo modo i componenti della commissione, se non anche gli altri elettori in coda, potranno vedere se e a quali elezioni l'elettore non ha partecipato, violando così la segretezza del voto e il diritto alla privacy.
Secondo il Garante, infatti, "il nuovo modello di tessera elettorale rende nota una sequenza di dati relativi a tutte le consultazioni elettorali precedenti che, a causa di eventuali smarrimenti, visione della tessera da parte di altri soggetti o di componenti dei seggi elettorali, richieste improprie da parte di uffici o persone, espongono il cittadino al rischio che la scelta di partecipare o meno alla consultazione elettorale sia facilmente conoscibile anche fuori dalla sezione elettorale''.
Inoltre, sempre secondo la denuncia del Garante, "viene a determinarsi la possibilità di dedurre, attraverso la tessera, l'orientamento politico degli elettori, violando in tal modo la segretezza del voto tutelata dalla Costituzione''. Infatti, si sottolinea nella nota, "alcune consultazioni elettorali possono assumere particolare significato per l'oggetto (si pensi a determinati referendum o a votazioni di ballottaggio), o per il contesto in cui cadono (alcune forze politiche possono esprimere specifici orientamenti invitando gli elettori all'astensione), tanto che anche il solo dato dell'avvenuta partecipazione alle operazioni di voto può risultare molto indicativo''. Si sottolinea anche che "la prevista timbratura della tessera con il bollo della sezione di voto può, in determinati casi come una degenza in ospedale o la detenzione in carcere, rendere conoscibile la particolare condizione dell'elettore''.
Questo il parere dell'Authority, già di per sé assai allarmante. C'è da aggiungere, come ulteriore e ancor più pericolosa aggravante, l'effetto intimidatorio preventivo che l'introduzione della tessera elettorale ha sugli astensionisti, parte dei quali - che con il vecchio sistema non si sarebbero nemmeno recati al seggio - potrebbero essere spinti invece ad andarci dietro il timore di essere identificati in una consultazione successiva alla quale decidano eventualmente di partecipare: si pensi per esempio al caso di chi si astiene alle politiche, amministrative ed europee, ma partecipa ai referendum.
L'effetto deterrente per scoraggiare l'astensionismo, che chi ha ideato la tessera ha subdolamente voluto ottenere dietro il pretesto della "semplificazione'' e del "risparmio'' amministrativi, è molto più concreto di quel che le apparenze potrebbero far pensare. Molti astensionisti, specie nei piccoli comuni dove tutti si conoscono, possono avere problemi nell'essere identificati come tali da certi componenti della sezione in cui votano. Senza contare il timore, che lo stesso Garante per la privacy considera fondato, che qualcuno (privati, enti o istituzioni) possa in futuro servirsi di questi dati per discriminare chi si è astenuto, sul lavoro o nel godimento dei diritti civili e politici, ecc. Timore che ancora una volta può funzionare da deterrente contro la scelta astensionista.
Si configura cioè una potenziale schedatura di massa degli astensionisti che non può non allarmare e sollevare inquietanti interrogativi: perché, infatti, è stato scelto questo sistema così palesemente intimidatorio e spionistico quando per "risparmiare'' e "semplificare'' ci potevano essere tante altre soluzioni che garantissero comunque la privacy dell'elettore? E per quale uso futuro è stato apposto il codice a barre sulla nuova tessera, dato che non se ne capisce al momento la necessità e la funzione?
Il fatto poi che a varare questo strumento neofascista, che aumenta ulteriormente il già capillare e asfissiante controllo da parte del potere capitalista sulle masse, sia stato proprio un governo di "centro-sinistra'' non sorprende affatto, dal momento che proprio la "sinistra'' del regime neofascista ha più da temere dalla crescita dell'astensionismo.