STUDIARE, COMPRENDERE, APPLICARE E DIFFONDERE LE TRE COSE FONDAMENTALI DI SCUDERI
Al compagno Enrico del Golfo, militante di base, membro candidato di una Cellula campana del PMLI, laureato in medicina e specializzando in Igiene e medicina preventiva e occupato presso il Servizio di epidemiologia e prevenzione di una Asl, è stato chiesto un parere sulle "Tre cose fondamentali da tenere sempre a mente'' indicate dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, al compagno operaio Gianni Mannucci quando lo ha incontrato a Firenze l'8 dicembre 2000.
Le Tre cose fondamentali sono state pubblicate sul n. 1/2001 de "Il Bolscevico'' e l'opinione del compagno Mannucci sul n. 2.

Esprimo le mie opinioni sulle tre cose fondamentali da tenere sempre a mente di Giovanni Scuderi, trattandole una per una.
"1. La cosa più importante per un marxista-leninista è avere una concezione proletaria del mondo, che si acquisisce solo studiando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e applicandolo nella pratica, tenendo presente la realtà concreta in cui si opera. Senza di che è impossibile fare bene la lotta di classe e riportare delle vittorie per il proletariato, Il Partito e il socialismo''.
Per esprimere ciò che penso a riguardo vorrei portare tre esempi:
a) Il caso del nuovo Programma d'azione del PMLI. La sua stesura è cominciata con la distribuzione del volantino "hai una rivendicazione da fare?'' che ci ha permesso di ascoltare i bisogni concreti e le rivendicazioni che stanno più a cuore ai nostri simpatizzanti ed amici, nonché alle masse popolari con le quali in una maniera o in un'altra siamo entrati in contatto o che siamo riusciti in qualche modo ad intercettare. In maniera aperta, lasciando ad essi piena libertà di espressione circa il contenuto specifico o generale, a breve o a lungo termine, delle rivendicazioni che erano chiamati ad esprimere essi sono stati invogliati e coinvolti a partecipare alla stesura di un documento che a loro in qualche modo dovrà ritornare e che essi, in ultima analisi dovranno impugnare come strumento di lotta. Lo sviluppo di questo metodo generale di lavoro, splendidamente sintetizzato da Mao nel concetto "dalle masse alle masse'', ci induce inevitabilmente, oserei dire quasi senza saperlo, ad avere una concezione sempre più proletaria del mondo ossia ad avere una concezione della vita e della lotta politica sempre più aderente ai reali bisogni del nostro popolo. Sforzarsi sempre di ascoltare e raccogliere i bisogni, le denunce, le rivendicazioni, le critiche del proletariato e delle masse popolari ci spinge anche a studiare attentamente, analizzare, setacciare e sistematizzare, alla luce del marxismo-leninismo pensiero di Mao, il materiale "grezzo'' che raccogliamo per poi di nuovo, ma in una forma più elevata, ripropagandarlo a quelle stesse masse che in qualche modo, raccogliendo il nostro invito, ci hanno "delegato'' a trovare le soluzioni parziali e a breve termine e "definitive'' a lungo termine per il soddisfacimento dei loro, e nostri, bisogni. Credo quindi che il nuovo Programma d'azione del PMLI (di prossima pubblicazione), se verrà studiato e assimilato dalle Cellule, propagandato e spiegato nelle realtà concrete di vita, di lavoro, di studio o territoriali nella quale esse operano, potrà permettere certamente di elevare la nostra coscienza politica, nonché quella dei simpatizzanti, degli amici, del proletariato e delle masse popolari, di fare avanzare la lotta di classe e regalare quindi nuove vittorie al partito e alla causa del socialismo.
b) Il caso dei compagni impegnati nella lotta di massa. L'indicazione del compagno Scuderi può e deve orientare anche il lavoro nei vari fronti della lotta di massa in cui siamo presenti e dovrà, a maggior ragione orientare anche la nostra futura lotta per la costruzione e la direzione dei Comitati Popolari di Quartiere. Proprio perché attualmente i compagni impegnati direttamente nella lotta di massa, penso alle lotte studentesche o a quelle per il lavoro, sono alle prese con il lavoro di radicamento più difficile e delicato (ma nello stesso tempo più educativo e gratificante) sono proprio loro che più di tutti devono assimilare, grazie ad un proficuo coordinamento con il lavoro ideologico e di studio delle proprie istanze, il principio "dalle masse alle masse'' che racchiude in se l'unità tra la teoria e la pratica, tra il sapere e il fare, tra il lavoro di radicamento e lo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, tra la lotta di massa e lo studio dell'andamento della stessa alla luce della linea del Partito, tra il Partito e le varie forze sociali in lotta che intendiamo orientare e dirigere. Questi compagni che, in base alla loro esperienza pratica sul campo e al bilancio continuo, individuale e collettivo, della attività di radicamento che svolgono, devono trasmettere e insegnare ad altri compagni come si fa la lotta di massa e spingere l'istanza ad aprire nuovi fronti di radicamento.
c) Il caso di alcune attività politiche di una Cellula. Le riunioni servono per fare il bilancio di ciò che si è fatto alla luce della linea del Partito e dunque rappresentano il momento più alto della sintesi tra studio e radicamento. Nelle riunioni per la stesura del Rapporto mensile tutta l'attività teorica-pratica di un mese viene messa al vaglio della Cellula che arriva poi ad una valutazione e a un giudizio complessivo che orienterà il lavoro teorico-pratico del mese successivo. Il bilancio mensile serve quindi anche per bilanciare di continuo, ovviamente a seconda delle priorità della Cellula, l'attività pratica e quella teorica. Chiaramente ci possono essere riunioni più improntate all'attività prettamente pratica e riunioni più prettamente teoriche, così come ci possono essere compagni che svolgono attività di contenuto più altamente teorico e compagni che svolgono attività di contenuto più altamente pratico, ma in linea generale vi deve essere a livello dei singoli e a livello di Cellula un equilibrio tra questi due tipi di attività. Anche l'attività che in genere viene considerata più eminentemente pratica come affiggere dei manifesti in realtà non può essere compiuta al meglio se non è illuminata da uno studio teorico sul significato che il Partito ha inteso dare a quel determinato manifesto, come ci è stato per altro sottolineato da un simpatizzante che ci ha conosciuto da poco. Lo stesso discorso vale per il lavoro fotografico che ha bisogno di essere guidato da un minimo di teoria e di tecnica fotografica e diretto in base alla nostra linea politica generale. Parallelamente a questo discorso bisogna evitare di chiudersi nel settorialismo secondo il quale chi sa già fare una cosa, per esempio scrivere o fotografare, deve continuare sempre a fare ciò che sa fare meglio perché questo significherebbe riprodurre nel Partito la divisione in classi, la divisione del lavoro e la scissione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Divenire competenti nei propri settori è necessario per mettere a disposizione degli altri la propria conoscenza affinché si abbia una reale crescita collettiva.
Concludendo questi tre esempi dimostrano a vari livelli che la pratica e lo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sono due tipi di attività che devono sempre dialetticamente restare uniti nell'attività di un Partito rivoluzionario come il nostro. Esso deve quindi sempre vigilare affinché, questi due aspetti coincidenti dell'attività di un compagno o di una istanza, non entrino mai in contraddizione polarizzandosi nel praticismo volgare o nell'intellettualismo borghese e piccolo borghese. Il radicamento non può avvenire senza studio per lo stesso motivo per il quale la teoria rivoluzionaria deve sempre illuminare il movimento rivoluzionario; lo studio viceversa non è mai utile se non è legato alla pratica che è la fonte di ogni conoscenza e ai bisogni reali delle masse popolari. Bisogna sforzarsi di studiare mentre ci si radica o almeno comprendere la necessità di fermarsi a riflettere dopo ogni azione; il che significa poi fare continuamente dei bilanci, alla luce della linea del Partito e sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, di ciò che si è fatto. Il 4° Congresso ha sintetizzato magistralmente tutto ciò nella direttiva studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi. Sono tre aspetti dell'attività di una Cellula che quindi non vanno visti come momenti staccati ed indipendenti gli uni dagli altri poiché non a caso furono rappresentati in senso circolare. In realtà ogni attività di una Cellula contiene in se la possibilità che si fondino il radicamento e lo studio, l'attività teorica e quella pratica.

"2. I membri operai del Partito devono impegnarsi a fondo a livello ideologico, politico, organizzativo e pratico affinché costituiscano davvero la testa e l'ossatura portante del PMLI''.
Questa indicazione la considero dialetticamente legata a quella precedente dal concetto di testa e ossatura portante che rappresentano metaforicamente il fatto che la direzione del PMLI deve essere sempre, e sempre di più, degli operai sia a livello ideologico e politico che organizzativo e pratico. è dialetticamente legata pure alla terza perché una garanzia che la linea del Partito rimanga sempre rossa dipende anche dallo stato di salute mentale e fisico, dalla armonica crescita ideologica e pratica dei suoi membri operai e proletari. Quindi i membri proletari e operai, come tutti i marxisti-leninisti, non devono mai smettere di studiare, di progredire, di elevare la propria coscienza politica attraverso lo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea politica del Partito. Lo studio per loro a volte può risultare il terreno più difficile. Proprio perché il sistema capitalistico ha sempre utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione affinché la classe più oppressa e nello stesso tempo più rivoluzionaria sia tenuta lontana dalla conoscenza scientifica e dallo studio per la trasformazione della società essa deve fare ogni sforzo e trovare qualsiasi occasione per studiare. Per le avanguardie operaie proletarie del Partito ciò diviene poi assolutamente indispensabile per tenere testa e sconfiggere la borghesia. Deve essere chiaro che gli studenti che spesso sono di estrazione piccolo-borghese presenti nel Partito partono indubbiamente avvantaggiati nello studio poiché non solo sono più abituati a questo tipo di attività più prettamente "intellettuale'' ma anche perché hanno più tempo a disposizione per dedicarsi ad essa. Per questo i membri operai e proletari, soprattutto se membri candidati, devono essere aiutati ideologicamente dai membri più esperti, invitati subito a studiare collettivamente e coinvolti nelle attività che necessitano dello studio ideologico come l'attività giornalistica o la stesura di volantini.

"3. Non bisogna avere una visione idealistica del Partito. In esso esistono delle contraddizioni e la lotta tra le due linee in maniera latente o aperta. Quanto più il Partito diventerà grande, forte e radicato, tanto più la borghesia, attraverso i suoi agenti mascherati, tenterà di dare l'assalto alla direzione e alla linea del Partito per rovesciarle e impadronirsi del Partito. Bisogna quindi essere sempre vigilanti e intervenire tempestivamente affinché tale sciagura non si compia. Ogni idea, proposta, parola d'ordine, atteggiamento e iniziativa, da chiunque professate e suggerite, non coerenti con la linea proletaria rivoluzionaria del Partito vanno risolutamente denunciate e combattute.''
Alle sirene della borghesia, in una maniera o in un'altra, non sfugge nessuno. Anche se di qualità diverse le erbe velenose crescono attorno agli amici, ai simpatizzanti, ai militanti, ai dirigenti del PMLI. A questo proposito bisogna avere fiducia nel PMLI ma nello stesso tempo bisogna avere fiducia nelle masse e in se stessi e dunque controllare, vigilare che il partito non cambi colore a tutti i livelli; questa capacità si acquista solo raggiungendo un livello di conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao abbastanza completo e profondo. Solo disponendo di questa capacità si potrà evitare di fidarsi ciecamente di qualcuno, semmai per i grandi meriti che ha avuto in passato. Dato che ogni cosa, compresa la mente degli uomini, è in continuo movimento chiunque può passare, in qualsiasi momento o progressivamente, da una concezione proletaria a una concezione borghese del mondo e contribuire più o meno coscientemente alla diffusione di una linea nera all'interno del Partito. Il problema è essere capaci di individuare con una certa tempestività tali cambiamenti nei compagni in relazione anche al continuo evolvere delle contraddizioni interne di una società. Cosa nient'affatto facile e che non è purtroppo accaduta nei partiti revisionisti dove i nemici del popolo hanno potuto raggiungere il potere, continuando per un certo tempo a godere della fiducia del popolo stesso ed anche dei sinceri comunisti e dei sinceri rivoluzionari (vedi il caso dei vari Tito, Krusciov, Breznev, Hoxha, Deng, Gramsci, Togliatti, Berlinguer, Bertinotti, ecc).
Quali sono le armi dunque che ci permettono di evitare la sciagura che la linea proletaria-rivoluzionaria sia rovesciata da una linea borghese? In base alla mia (non molto approfondita) conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sono:
.ü la struttura organizzativa del Partito, così come la teorizzarono e realizzarono, per impedire che il Partito del proletariato si trasformasse in un partito revisionista borghese, i grandi maestri del proletariato Lenin, Stalin e Mao. Sarebbe interessante ed utile a questo proposito studiare la storia di come si è evoluta e perfezionata, nel fuoco delle rivoluzioni russe e cinesi e durante la costruzione del socialismo in questi due paesi, la organizzazione dei Partiti veramente comunisti alla quale il nostro Partito si è ispirato per costruire il PMLI nel nostro paese.
.üil metodo dialettico di correggere gli errori che continuamente commettiamo attraverso la critica e l'autocritica e quindi una corretta e dialettica applicazione del centralismo democratico e della vigilanza rivoluzionaria che va tenuta alta in ogni direzione, in alto come in basso.
.üil metodo di imparare gli uni dagli altri per divenire degli esperti rossi e dei marxisti-leninisti completi con un alto livello di coscienza politica di classe in grado di smascherare, denunciare e combattere tempestivamente ogni idea, proposta, parola d'ordine, atteggiamento e iniziativa da chiunque professate e suggerite, non coerenti con linea proletario rivoluzionaria del Partito.
A proposito di quest'ultimo punto mi vorrei soffermare sul ruolo che può avere lo studio, e più in particolare lo studio collettivo, nel permetterci di essere sempre vigilanti ed intervenire tempestivamente contro le posizioni erronee all'interno del Partito, ricollegando quindi la terza indicazione di Scuderi alla prima.
Mentre gli aspetti negativi della attuale situazione possono essere sintetizzati nel fatto che la lotta di classe sembra dover riemergere ricominciando da zero e la coscienza di classe sembra sia ripiombata ad uno stadio addirittura pre-marxista il dato positivo è che il PMLI, come una spugna, sembra avere assorbito, raccolto e concentrato tutto ciò di cui la classe operaia e le masse popolari sono state espropriate dalla centenaria e devastante opera dei revisionisti del PCI. Per questo oggi i militanti del PMLI non sono soli e non brancolano nel buio. Sulla stragrande maggioranza degli argomenti che la pratica ci costringe ad affrontare e risolvere abbiamo dei saldi punti di riferimento cui attingere a larghe mani: essi sono i documenti del PMLI, prodotti in più di trent'anni di lotta che rappresentano un ricchissimo patrimonio di teoria e pratica del movimento comunista internazionale, un ricchissimo patrimonio di analisi e sintesi (in rivendicazioni di lotta) da studiare e con il quale verificare continuamente la giustezza della nostra applicazione dei principi del centralismo democratico e la giustezza del nostro sforzo di radicamento nei settori dove possiamo essere direttamente presenti e lavorare con una certa costanza.
Lo studio collettivo dello Statuto e del Programma, dei documenti del 4• Congresso, degli articoli de "Il Bolscevico'' e delle opere dei maestri è un lavoro per il quale è necessario trovare sempre un po' di spazio nella nostra attività politica. Sia individualmente che collettivamente non dobbiamo mai smettere di studiarli, altrimenti non saremo in grado di trasmetterli agli altri, non potremmo pretendere che simpatizzanti e membri candidati acquisiscano nella pratica, nei comportamenti, nello stile di lavoro una concezione proletaria e marxista-leninista della attività politica e più in generale del mondo che ci circonda poiché questa dipende strettamente dal grado di coscienza politica di ciascuno, né che le masse e i movimenti di lotta comprendano, difendano e impugnino la nostra linea politica, né potremmo dimostrare la nostra superiorità nei confronti degli economisti, dei politici, dei tecnici, degli scienziati, degli ideologi, degli artisti che la borghesia forma a sua immagine e somiglianza per ingannare il popolo e ai quali molto spesso affida la direzione dei partiti "comunisti'' per trasformarli in suoi utili strumenti di dominio, come è accaduto nel caso del PCI.
Lo studio è importante anche perché nella situazione odierna chiunque si avvicina al PMLI parte inevitabilmente da una non conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e in conseguenza di ciò anche da una pressoché nulla dimestichezza con il metodo dell'analisi dialettica delle cose. Ovunque siamo bombardati dalle rimasticazioni revisioniste, neorevisioniste e trotzkiste o dagli stravolgimenti apertamente calunniosi di stampo riformista, liberale, anticomunista o apertamente fascista della storia del movimento comunista internazionale, della vita e dell'opera dei grandi maestri del proletariato, ma anche dell'intera storia del movimento operaio italiano (dalla Resistenza, alla Rivolta del Luglio '60 alla Grande Rivolta del '68 e al Movimento del '77). In sostanza l'ideologia borghese in questa fase storica domina, soprattutto sui giovani, in tutta la sua larghezza orientandone il pensiero e l'azione, nelle piccole come nelle grandi cose. La borghesia ha infatti a sua disposizione la scuola, i giornali, le televisioni, mille altri mezzi propagandistici e modelli comportamentali, essa ha mille campane che suonano ossessivamente e in maniera concentrica la stessa musica reazionaria ed anticomunista.
Essa penetra anche, e inevitabilmente, nelle stanze del Partito e nelle stanze delle nostre menti trasformandosi in idee, comportamenti, azioni, decisioni non conformi alla linea del Partito. Essa si diffonde tanto più rapidamente quanto più lasciamo le nostre "porte'' chiuse allo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non appena ci rilassiamo dallo sforzo continuo che dobbiamo compiere, individualmente e collettivamente, per cambiare radicalmente la nostra concezione del mondo in senso proletario. Tutto ciò è particolarmente vero per i simpatizzanti e i membri candidati ai quali il Partito deve prestare la massima attenzione educativa. Per quanto riguarda i simpatizzanti è chiaro che essi, disponendo delle nostre stesse armi soltanto per via riflessa e in maniera discontinua, sono più vulnerabili dalla borghesia che tenta in tutti i modi di allontanarli dal Partito e riconquistarli alla sua sfera di influenza: su di loro si concentra oggi lo scontro più violento poiché essi trovandosi a metà strada sono continuamente tirati per un braccio a sinistra verso di noi e con un braccio a destra verso la borghesia, in sostanza la scelta di rimanere nel mezzo o di spostarsi nella nostra direzione dipende in eguale misura dalla volontà, dal coraggio, dal livello di coscienza dei simpatizzanti e dalla nostra capacità di coinvolgerli e responsabilizzarli non solo dal punto di vista pratico e operativo ma anche dal punto di vista politico e ideologico.
Le armi di cui disponiamo dunque non vanno lasciate arrugginire bensì continuamente affilate, poiché, viste in prospettiva, sono armi veramente potenti, anzi sono armi invincibili!
Un'arma micidiale è certamente "Il Bolscevico'' che si è conquistato il merito di essere l'unica, autentica voce delle esigenze e dei bisogni del proletariato e delle masse popolari. Quanto più si comprende che questa voce è ancora flebile e limitata per potere assolvere in pieno ai compiti che si prefigge, tanto più, lì dove giunge, la sua voce deve essere ascoltata con attenzione e le sue analisi ed indicazioni devono essere riflettute e conservate con cura nella memoria per rilanciarle, con sicurezza e precisione, in ogni occasione propizia. In questa lotta titanica contro lo strapotere dell'ideologia borghese certamente "Il Bolscevico'', sia pure nel suo attuale limitato campo di diffusione, è diventato un faro di incrollabile coerenza proletaria e un esempio concreto della superiorità del marxismo-leninismo sulla concezione idealistica e metafisica del mondo, della superiorità dei libri del proletariato su quelli della borghesia. Questo faro una volta visto, conosciuto, studiato e riconosciuto come tale dai sinceri rivoluzionari diviene indispensabile a questi ultimi come la luce del sole. L'attaccamento al giornale del PMLI che riscontriamo noi militanti quando settimanalmente ci avventiamo con avidità su di esso è il segno della sua straordinaria potenza. In base alla comprensione dei motivi della nostra fiducia in esso anche i simpatizzanti, gli amici e le masse popolari devono essere stimolati, dal confronto con noi, a comprendere, per loro diretta esperienza, il tesoro che settimanalmente ricevono tra le mani. Per questo a mio parere è necessario cogliere qualsiasi occasione per leggere i suoi articoli e discuterli collettivamente (militanti, simpatizzanti e amici) poiché le convinzioni più salde si acquisiscono tramite lo scontro-incontro delle diverse sfumature di idee su un determinato argomento che sono lo specchio della diversa estrazione di classe e pratica politica di ciascuno nonché del differente grado di conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Quando "Il Bolscevico'' sarà non solo letto per intero ma anche attentamente catalogato, conservato, riletto, riutilizzato come strumento indispensabile per qualche studio, inchiesta o ricerca particolare, diffuso e discusso collettivamente nel proprio ambito di vita, di amicizie, di lotta o di lavoro, in quel momento potremmo dire che la sua diffusione avrà raggiunto un punto di non ritorno, il punto in cui la teoria rivoluzionaria comincerà a rimuovere d'incanto le macerie, a scuotere e mobilitare il proletariato e le larghe masse popolari, ad orientare e coordinare i vari fronti di lotta, a sconvolgere il cielo e la terra del nostro Paese, ad aprire concretamente lo spiraglio per realizzare il nostro obiettivo storico strategico di realizzare l'Italia unita, rossa e socialista. Lo studio collettivo può essere utile anche per il raggiungimento di altri due obiettivi: 1) comprendere a fondo e collettivizzare il metodo con il quale vengono scritti gli articoli de Il Bolscevico e con il quale viene organizzato il giornale per avvicinare il lavoro delle Redazioni locali a quello della Redazione centrale e per fare fiorire nuove e competenti penne rosse tra i militanti, tra i simpatizzanti, tra gli amici; 2) rendere capace qualsiasi militante, simpatizzante e amico di scoprire, criticare e denunciare qualsiasi eventuale futura influenza della linea borghese sulla stampa del PMLI.
Concludendo per non avere una concezione idealistica del partito bisogna comprendere che nel Partito esistono sempre delle "contraddizioni e la lotta tra le due linee in maniera latente o aperta''. Anche il nostro Partito, che oggi segue una linea autenticamente proletaria rivoluzionaria, è in movimento e può cambiare direzione, quanto più "diventerà grande, forte e radicato''. Deviazioni di destra e di sinistra (cioè rispettivamente di chi vuole rallentare e chi di accelerare troppo) sono sempre possibili e sicuramente emergeranno su singoli argomenti; per questo come spiega Mao: "I dirigenti veramente rivoluzionari non solo devono sapere correggere le loro idee, teorie, piani o progetti quando vengono scoperti degli errori ma anche quando un processo oggettivo progredisce e passa da uno stadio del suo sviluppo a un altro, devono essere capaci di seguire essi stessi, nella loro conoscenza soggettiva, questo sviluppo e questo passaggio, e di farli seguire a tutti i partecipanti alla rivoluzione; devono cioè fare in modo che i nuovi compiti rivoluzionari e i nuovi piani di lavoro corrispondano ai nuovi cambiamenti intervenuti nella situazione. In un periodo rivoluzionario la situazione cambia rapidamente, e se i rivoluzionari non modificano rapidamente la propria conoscenza per uniformarla alla nuova situazione, non potranno condurre la rivoluzione alla vittoria. Accade spesso che le idee non vadano al passo con la realtà; e questo avviene perché numerose condizioni sociali pongono un limite alla conoscenza umana. Noi lottiamo contro i testardi nei ranghi rivoluzionari perché le loro idee non seguono il ritmo delle modificazioni nella situazione oggettiva, e storicamente si manifestano sotto forma di opportunismo di destra. Costoro non vedono che la lotta degli opposti ha già fatto avanzare il processo oggettivo, mentre la loro conoscenza è ancora ferma al vecchio stadio. Questo caratterizza le idee di tutti i testardi. Le loro idee sono staccate dalla pratica sociale; essi non sono capaci di procedere e guidare il carro della società, ma si trascinano dietro di esso brontolando perché corre troppo, e tentano di farlo indietreggiare o di indirizzarlo nella direzione opposta. Noi lottiamo ugualmente contro i parolai di `sinistra'. Le loro idee vanno al di là di una determinata fase di sviluppo del processo oggettivo; alcuni di essi considerano come verità i parti della loro fantasia, altri cercano di realizzare nel presente ideali raggiungibili soltanto nel futuro; le loro idee, staccate dalla pratica corrente della maggioranza degli uomini, staccate dalla realtà attuale, si traducono, nell'azione in avventurismo''. "...La nostra conclusione è che noi sosteniamo l'unità storica, concreta, del soggettivo e dell'oggettivo, della teoria e della pratica, del sapere e del fare, e siamo contro tutte le ideologie erronee, di `sinistra' o di `destra', avulse dalla storia concreta. Nell'epoca presente dello sviluppo della società, la storia ha posto sulle spalle del proletariato e del suo partito politico la responsabilità della giusta conoscenza e della trasformazione del mondo''. "...pratica, conoscenza, di nuovo pratica e di nuovo conoscenza; questa formula nella sua ripetizione ciclica è infinita, e il contenuto della pratica e della conoscenza, a ogni ciclo, si eleva ad uno stadio più alto. Questa è, nel suo complesso, la teoria della conoscenza del materialismo dialettico, questa è la concezione dell'unità del sapere e del fare, propria del materialismo dialettico'' ("Sulla pratica'' - opere scelte - volume I - pag. 325-326-327).
Se per una qualsiasi ragione questo processo dialettico si arena, il timone del Partito puntato verso la rivoluzione socialista comincerà a scricchiolare ed è inevitabile che la borghesia, tramite i suoi agenti mascherati, approfitti della situazione e, facendo leva sulle deviazioni e gli abboccamenti di destra e di sinistra, progressivamente trasformi il PMLI in un partito borghese. Per evitare questa sventura bisogna quindi studiare, comprendere, applicare e diffondere le tre cose fondamentali da tenere sempre a mente in relazione alla linea tracciata dal 4° Congresso nazionale del PMLI e alle indicazioni per la prossima campagna elettorale astensionista.
Coi maestri vinceremo!