In trentamila sfilano a Vicenza
Una grande manifestazione contro la nuova base Usa Dal Molin
Cori "Via dal Libano". Divisi i DS. Fallita la criminalizzazione della manifestazione da parte di AN. Presente una delegazione del PMLI diretta da Urgo
Il governo deve negare il permesso di costruzione della base
Successo davvero oltre le aspettative per la manifestazione a carattere nazionale che si è svolta sabato 2 dicembre a Vicenza. L'appuntamento segnava il culmine, per ora, della mobilitazione popolare contro la cessione dell'aeroporto civile Dal Molin agli Stati Uniti del criminale Bush che vorrebbe farvi una nuova base militare che funga in pratica da testa di ponte per i progetti guerrafondai di Washington in direzione Sud-Est.
A livello televisivo l'avvenimento è stato oscurato dalla kermesse neofascista organizzata dal neoduce Berlusconi che si è svolta in contemporanea a Roma, tuttavia i vicentini e tutti coloro che hanno a cuore le sorti della pace, dell'indipendenza nazionale e del diritto alla libertà di scelta su ciò che riguarda il proprio territorio, erano in piazza. Addirittura in 30mila, e non accadeva da una "vita" nella città berica, per dire chiaro e tondo No al Dal Molin come nuova base Usa. No per ragioni politiche, sociali, economiche e ambientali. Ed è per questo che i manifestanti si aspettano che il governo Prodi e in particolare il ministro della Difesa Parisi raccolgano il messaggio della piazza e si decidano a negare agli Stati Uniti il permesso per la costruzione del mega impianto militare alle porte di Vicenza. Intanto, nessun rappresentante dell'esecutivo guidato dall'Unione si è fatto vedere al corteo.
Mentre prende corpo l'ipotesi di un referendum in merito, dal canto loro gli amministratori vicentini, capeggiati dal neopodestà tristemente noto Enrico Hullweck (oggi sindaco per Forza Italia, ieri esponente di AN e Lega Nord, nonché sodale di personaggi dell'estrema destra), il 26 ottobre scorso avevano deliberato la concessione dell'aeroporto agli Usa. In una città già occupata da diverse importanti strutture della Nato e della Gendarmeria europea che l'hanno militarizzata in modo crescente già dal 1954.
Ad aprire il corteo di circa 8 chilometri - partito da viale della Pace nei pressi della caserma "Ederle" della Nato - i bambini e i tanti comitati contro il Dal Molin, sulla base dell'invito dell'Assemblea Permanente vicentina che apre con lo striscione: "Fabbriche di morte, basi di guerra, via dalla nostra terra". Seguivano i comitati ambientalisti arrivati da tutta la Penisola, innanzitutto il Comitato NoMose di Venezia e i NoTav della Valsusa. E ancora i centri sociali, i sindacati (quelli non confederali provenienti da tutto il Nord Italia e tanta Cgil della provincia vicentina) e in chiusura i partiti fra i quali il PMLI, che aveva aderito ufficialmente, il PCL, il PRC, il PdCI, i Verdi e la Margherita. I DS erano presenti in parte poiché vi era stata una forte spaccatura interna tra "pacifisti" e subalterni alla campagna di criminalizzazione (fallita miseramente, peraltro) orchestata da reazionari, filoimperialisti e fascisti di AN a proposito dei "pericoli" che Vicenza venisse messa a ferro e fuoco dai "terribili" epigoni dei fatti di Genova. Il partito del gerarca Fini aveva tappezzato la città con manifesti di questo tenore, ma la risposta della piazza si è rivelata davvero un grande evento di protesta popolare che non poteva in alcun modo cadere in giochetti avventuristici e provocazioni.
"Questo è il corteo contro le guerre, contro il Dal Molin militare!", si sentiva dalla manifestazione, che di minuto in minuto si ingrossava, colorata e rumorosa, caratterizzata dal "popolo delle pentole", il cacerolazo di origine sudamericana, col ritmico e continuo rumore di stoviglie percosse. "Via dal Libano" e "Governo Prodi, governo delle guerre, fuori le basi dalle nostre terre!", riecheggiava nel corteo mentre dagli spezzoni dei centri sociali andava per la maggiore lo slogan "Prima scendi in piazza, poi voti le missioni, Diliberto servo dei padroni!". Compatto il grido "Fuori l'Italia dalla Nato, fuori la Nato dall'Italia". C'erano cartelli tipo: "USA=Usurpano Suolo Altrui".
"L'Italia dal Libano se ne deve andare, fuori dai confini nemmeno un militare", "Servizi, pensioni, ospedali, dimezzare le spese militari" venivano con forza lanciati, tra gli altri slogan, dalla combattiva delegazione del PMLI - composta da compagne e compagni milanesi e biellesi e guidata dal compagno Angelo Urgo - riconoscibile a distanza dalle rosse bandiere dei Maestri e del Partito. Il canto di "Bella Ciao" promosso dai marxisti-leninisti ha ulteriormente coinvolto i manifestanti favorendone l'attrazione verso il Partito. Viceversa, la vivacità dei nostri compagni ha messo in agitazione alcuni sgherri trotzkisti della "sinistra critica" (area "Erre" di Malabarba e Cannavò) del PRC che per allontanarci dalla base che ci guardava con simpatia hanno tentato una provocazione fisica (con minacce e spintoni). I nostri compagni hanno ritenuto di non reagire all'infame provocazione trotzkista e si sono posizionati un po' più avanti nel corteo lasciando alla base del PRC il chiaro giudizio sui metodi squadristici del "loro" servizio d'ordine.
La manifestazione si è conclusa davanti al Dal Molin, protetto da un ingente schieramento di "forze dell'ordine".
Ottima la diffusione de Il Bolscevico (n. 43 abbinato al n. 40 sull'89° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre) andato a ruba soprattutto tra i manifestanti vicentini e veneti, di tutte le età, che hanno voluto sapere come mettersi in contatto col PMLI e fra cui uno ha acquistato a fine manifestazione una bandiera dei Maestri. Sono state diffuse centinaia di copie del volantino con la presa di posizione del Partito sui temi della manifestazione, apparsa sul numero scorso del nostro giornale, nella quale si diceva con forza: "Al Dal Molin o altrove, a Vicenza come in Sardegna, il popolo italiano non è disposto a concedere i suoi spazi per realizzare guerre imperialiste contro altri popoli. Tutte le basi Usa e Nato in Italia devono essere chiuse e l'Italia deve uscire dalla Nato e dimezzare le spese militari".
La Commissione di organizzazione del CC del PMLI ha seguito costantemente i compagni della delegazione impegnati nel corteo vicentino e ha inviato loro una lettera di ringraziamenti. Vi si legge tra l'altro: "Nonostante il numero ridotto di forze di cui disponevate, voi non siete stati secondi a nessuno nel combattere contro la base Dal Molin e nel richiedere al governo Prodi di vietarne la costruzione... I dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi prendono forza dal vostro esempio di combattenti proletari rivoluzionari, marxisti-leninisti e antimperialisti".

6 dicembre 2006