Anche le truppe imperialiste di Blair torturano i prigionieri iracheni
"Ho eseguito gli ordini" ha affermato di fronte alla Corte marziale uno dei tre caporali del reggimento dei Fucilieri Reali imputati di sevizie sessuali e torture ai prigionieri iracheni nel processo iniziato il 18 gennaio nella base del loro reparto a Osnabrueck in Germania. Le stesse motivazioni addotte a difesa dai torturatori americani del carcere iracheno di Abu Ghraib. Come identiche da Washington a Londra sono state le reazioni di giustificazione: poche "mele marce" che devono essere chiamate a rispondere davanti la giustizia militare. Come se non esistesse una catena di comando e di responsabilità dirette o politiche che porta fino ai vertici militari e governativi, fino a Bush e Blair.
D'altra parte la vicenda dei torturatori americani a Baghdad e a Guantanamo lo ha già dimostrato. Le prime udienze del processo ai tre caporali britannici portano nella stessa direzione. Davanti la corte marziale l'accusa ha spiegato che le torture sono avvenute nel maggio 2003 in un hangar di Camp Breadbasket (cesto di pane), un magazzino per gli aiuti umanitari presso Bassora, con l'obiettivo di mettere fine al furto sistematico degli aiuti destinati alla popolazione. Il locale comando britannico aveva dato l'ordine ai sottufficiali di dare "una lezione esemplare" ai ladri arrestati. La loro "colpa" sarebbe quella di aver esagerato nell'eseguire l'ordine, all'insaputa del comando (sic).
Le prove dell'accusa sono una ventina di fotografie, scattate dagli stessi aguzzini, in cui sono ritratti prigionieri iracheni obbligati a simulare atti sessuali, costretti a inginocchiarsi nudi di fronte a un soldato, presi a calci o calpestati, distesi a terra con le mani legate e la parte superiore del corpo chiusa in una rete. Le foto sono state viste da un addetto di un laboratorio fotografico inglese, dove erano stati portati i rullini per lo svluppo, che scioccato dalle immagini le aveva consegnate alla polizia. La vicenda è così divenuta di dominio pubblico.
All'apertura del processo di Osnabrueck il capo di Stato maggiore delle forze britanniche, il generale Mike Jackson, ha riaperto il coro delle "indignazioni" e della condanna degli atti commessi da "un piccolo numero" tra i 65 mila soldati britannici che hanno fatto parte del contingente di occupazione dell'Iraq. Intanto però c'è da registrare che la settimana precedente un altro militare dello stesso reggimento era stato condannato per gli stessi reati in un procedimento tenuto presso la base di Bergen, sempre in Germania. Non è stata resa nota l'entità della pena dato che la Corte marziale ha svolto i lavori a porte chiuse. Resta la prova che anche le truppe imperialiste di Blair hanno usato le aberranti pratiche della tortura financo verso dei prigionieri iracheni colpevoli di semplice furto.

26 gennaio 2005