Tutti a Roma Con la Cgil il 29 settembre. Con la Fiom il 16 ottobre

Mercoledì 29 settembre prossimo la Cgil promuoverà una grande manifestazione nazionale a Roma contro la stangata del governo Berlusconi, attualmente in parlamento. Lo ha annunciato Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, nel suo intervento nel corso della riunione del gruppo dirigente della confederazione tenutasi il 21 luglio a Roma. Anche se non è stato chiarito come si concretizzerà l'iniziativa di lotta, cioè se sarà indetto lo sciopero generale o no.
La manovra finanziaria di Tremonti è "iniqua - ha detto Epifani - perché i costi del risanamento sono solo a carico di una parte del paese, quello più debole, quello rappresentato dal lavoro dipendente e dai redditi più bassi" mentre "non è toccata dai sacrifici la fascia di più alto reddito del paese, non viene chiesto niente alle rendite, ai patrimoni, alle imprese. Questa iniquità strutturale è uno degli elementi che caratterizza la manovra italiana". Inoltre la manovra "non prevede nessuno stimolo per la ripresa dell'economia - ha proseguito - nessun incentivo sui redditi e sui consumi". Tutto ciò "avrà come conseguenza un paese meno coeso, più frammentato a livello territoriale, generazionale, sociale". Specie per il Mezzogiorno, come emerge drammaticamente dai dati dello Svimez che parla di un calo del Pil del 4,5%, 194 mila posti di lavoro persi in un anno, 36% di disoccupazione giovanile, 7 milioni a rischio di povertà, 14% di famiglie con un unico stipendio, una famiglia su cinque non ha soldi per andare dal medico, e altro ancora
Tra i motivi della protesta Epifani evidenzia la stangata governativa sulle pensioni. "Non c'è nessuna riforma delle pensioni - ha detto - ma solo un rialzo brutale dell'età pensionabile che punta a fare cassa, creando nuovi e pesanti squilibri e accentuando quelli esistenti". Ci sono inoltre "i tagli agli organici dei servizi pubblici, che oltre a avere effetto diretto sull'occupazione si traducono in riduzione della qualità e dell'universalità dei diritti; lo svuotamento dei finanziamenti alle opere infrastrutturali di dimensioni grandi e piccole; la riduzione dei trasferimenti a regioni e enti locali". Non c'è certezza sul superamento della crisi e comunque non ci sono effetti sull'occupazione, c'è invece il rischio che le imprese "siano tentate di affrontare la concorrenza comprimendo i costi e dunque l'occupazione, i salari, i diritti". In questo ambito "continueremo le iniziative della Cgil - ha concluso - per il lavoro e i diritti, dopo gli scioperi e le manifestazioni di queste settimane che hanno avuto generalmente esiti molto positivi in alcuni casi superiori alle aspettative".
Sabato 16 ottobre sarà la volta dei metalmeccanici. Il Comitato centrale della Fiom-Cgil, nella sua riunione del 20 luglio ha infatti deciso di indire, per quella data, una manifestazione nazionale a Roma "per il lavoro, i diritti, la democrazia e la riconquista di un vero Contratto nazionale, aperta alla partecipazione sociale e dell'opinione pubblica". Una decisione, questa, che fa seguito allo sciopero riuscito delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Fiat del 16 luglio, per partecipazione e risposta di lotta, contro i licenziamenti antinsidacali a Mirafiori e alla Sata di Melfi e contro il mancato pagamento del "premio di risultato". Una decisione che ha tra i suoi motivi di fondo la contestazione dell'accordo separato alla Fiat di Pomigliano, siglato da Marchionne e dei sindacati complici, che oltre ad imporre condizioni di lavoro di estremo super sfruttamento di fatto, annulla il contratto nazionale di lavoro, lo Statuto dei lavoratori e il diritto di sciopero; senza dimenticare il destino di Termini Imerese che il vertice Fiat ha già deciso di chiudere. A tutti questi motivi se ne è aggiunto un altro bello grosso, fresco fresco: si tratta dell'ultima provocazione di Marchionne, il supermanager venerato anche dalla "sinistra" borghese, il quale per rappresaglia contro la "riottosa" Fiom e i lavoratori che si oppongono al suo diktat, di colpo ha deciso di scippare la monovolume a Mirafiori per trasferirla in Serbia.
Al di là di qualsiasi considerazione sul merito delle posizioni espresse dalla Cgil, dalla Fiom e dai loro dirigenti, le suddette iniziative di lotta programmate per l'autunno prossimo, rappresentano due occasioni d'oro per tutti gli oppositori del governo del neoduce Berlusconi e della politica antioperaia di Confindustria, con il vertice Fiat in testa, un'occasione da non perdere assolutamente per sviluppare e rafforzare un vasto fronte unito non solo sindacale, magari con una massiccia presenza degli iscritti di Cisl e Uil in disubbidienza con i loro vertici, ma anche sociale e politico per dare vita a quello che il PMLI chiama un "nuovo 25 Aprile" che abbia come finalità di abbattere da sinistra e con la piazza il nuovo Mussolini. Pertanto il nostro vivo auspicio è che a questi due appuntamenti si formino due combattive manifestazioni di popolo!
Il PMLI ci sarà, con le proprie bandiere e proprie parole d'ordine, questo è certo!

28 luglio 2010