Al vertice informale di Bruxelles
La Ue inizia a discutere di Eurobond
Ma il fronte guidato dalla Merkel non molla. Se ne riparlerà nel vertice di giugno

Dopo gli incontri in camicia e pullover del G8 la "moda" dei vertici falsamente informali è proseguita con la cena dei rappresentanti dei 27 paesi dell'Unione europea (Ue) nel vertice per l'appunto informale tenuto a Bruxelles il 23 maggio.
Doveva essere il primo vertice Ue sulla crescita, dopo i ben 24 precedenti dedicati alla crisi dell'euro dall'autunno 2008 ma non è andato molto lontano, tra le pressioni alla Grecia per la sua uscita dall'euro e le preoccupazioni per la tenuta del sistema bancario in Spagna i 27 hanno discusso per la prima volta, e pare molto, di Eurobond e rimandato l'argomento al prossimo vertice di giugno.
Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha affermato che alla cena si è parlato degli Eurobond come "prospettiva di lungo termine", assieme a una "supervisione delle banche più integrata" e a "uno schema comune di garanzie sui depositi"; una serie di argomenti che dovrebbero essere messi in pratica attraverso una maggiore integrazione dei 27. E infatti i leader europei hanno dato mandato a Van Rompuy di preparare un rapporto sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, da redigere assieme al presidente della Commissione José Manuel Barroso, a Mario Draghi per la Bce e al capo dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker e da presentare per la riunione del consiglio in programma il 28 e 29 giugno.
Il nuovo presidente francese, il socialista François Hollande ha assicurato che gli Eurobond saranno nell'agenda del vertice di fine giugno; Juncker ha affermato che "il dibattito sugli Eurobond è stato rilanciato" mentre Mario Monti ha sottolineato che "una maggioranza di paesi è a favore degli Eurobond", compresi anche "paesi che non sono nell'euro, come la Gran Bretagna". Come se bastasse correggere alcuni difetti del sistema creditizio e gli Eurobond fossero la bacchetta magica capace di scacciare i demoni della crisi finanziaria e economica che colpisce in particolare l'Europa.
Hollande ha puntato nella sua vittoriosa campagna elettorale sulla promessa di rilancio della crescita economica e, in sintonia con Monti e lo spagnolo Rajoy, sulla condivisione del debito degli Stati in difficoltà dell'eurozona con l'emissione di Eurobond. La Merkel, appoggiata da Olanda e Finlandia, ha preteso il fiscal compact (patto di bilancio) proprio per costringere i paesi in difficoltà a torchiare ancora di più le masse popolari e per non spendere un euro in altri aiuti. Si oppone agli Eurobond perché ridurrebbero il vantaggio di Berlino di collocare i propri titoli di debito a costi bassissimi rispetto a quelli degli altri Stati dell'eurozona.
Financo il direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), la francese Christine Lagarde, esortava la Ue a "fare di più per la crescita" e a "condividere il debito" nei "molti modi" possibili. All'operazione di convincimento della Merkel aveva partecipato anche Obama al recente vertice G8.
Un avviso alla Merkel di non tirare troppo la corda era arrivato dal presidente dell'Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz: "la Germania ha appena piazzato titoli a tasso 0,01%, mentre altri Paesi membri devono pagare il 6%, questo va bene per la Germania, ma non per la zona euro, dove non avranno più i mezzi per comprare merci tedesche". Per la Merkel intanto si tira avanti.
Unica concessione tedesca nel vertice informale, il via libera alla discussione della proposta avanzata dalla premier danese Helle Thorning-Schmidt, che assumerà la presidenza semestrale della Ue, che prevede di partire con i "project bond", titoli a progetto che finanzierebbero solo specifiche iniziative infrastrutturali. Una misura sponsorizzata dall'Europarlamento. Anche di questo se ne riparlerà a giugno.

30 maggio 2012