Col consenso di Usa e Israele
L'Ue imperialista gestirà gli aiuti al governo palestinese
I finanziamenti affidati al presidente Abu Mazen scavalcando il legittimo governo di Hamas

L'Unione europea gestirà il sistema di donazioni internazionali alla popolazione palestinese scavalcando però il legittimo governo di Ismail Haniyeh; i soldi saranno versati a strutture esterne all'Autorità palestinese col presidente Abu Mazen a "fungere da punto di contatto", ovvero da collettore dei fondi. Questo l'accordo raggiunto il 9 maggio tra i ministri degli Esteri del cosiddetto Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) che dovrebbe scongelare i finanziamenti internazionali bloccati dai paesi imperialisti dopo la vittoria elettorale di Hamas.
La politica di strangolamento del legittimo governo palestinese predisposta di concerto tra Washington e Tel Aviv era stata applicata dopo l'insediamento del governo guidato da Haniyeh; gli Usa avevano bloccato i propri finanziamenti mentre il regime sionista aveva sospeso illegalmente il versamento dei dazi doganali che indebitamente riscuote per conto dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). La sovranità limitata concessa dagli imperialsiti sionisti ai palestinesi non contempla nemmeno la riscossione dei dazi. Su pressione di Usa e Israele anche l'Ue imperialista aveva deciso il 3 aprile scorso la "sospensione temporanea" degli aiuti fino ad allora versati al governo palestinese. Rimanevano solo quelli versati direttamente a isitituzioni esterne all'Anp.
L'economia palestinese non è certo in grado di svilupparsi e autosostenersi autonomamente, stretta dalla morsa dell'occupazione militare israeliana. Gli aiuti internazionali erano un contributo importante per il governo palestinese e la quota maggiore veniva dalla Ue con circa 500 milioni di dollari all'anno. La portavoce del commissario Ue alle relazioni esterne dichiarava che quella della sospensione dei contributi europei era "una decisione tecnico-operativa, non politica". In realtà era una decisione tutta politica, in linea con quelle di Usa e Israele, per costringere il governo di Haniyeh a riconoscere Israele e a cessare la resistenza all'occupazione. Hamas la bollava per quello che era: "un ricatto".
A distanza di poco più di un mese i paesi imperialisti si accordano per riaprire i cordoni della borsa ma mantengono inalterato il ricatto verso il governo palestinese. Tanto che la decisione è stata apprezzata anche dal governo sionista; il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha spiegato che la decisione di scavalcare il governo di Hamas "va certamente bene" e annunciato che forse Israele scongelerà i circa 200 milioni di dollari di dazi doganali tratttenuti da Tel Aviv.
Gli aiuti internazionali sono benvenuti, ha commentato il primo ministro palestinese Haniyeh, ma non possono essere lo strumento per "costringere il governo palestinese a compiere concessioni che vanno a scapito dei nostri interessi nazionali". Il popolo palestinese vive sotto l'occupazione sionista e non può barattare i propri diritti sovrani con un pacco di dollari.

17 maggio 2006