Consiglio europeo straordinario di Bruxelles
L'UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA CHIEDE IL PROTETTORATO SUL KOSOVO
Imposte a Belgrado cinque condizioni per negoziare la pace

 

Il ruolo dell'Unione europea (Ue) nell'aggressione imperialista alla Serbia è pari a quello Usa. Lo è certamente a livello politico, ma non ancora a livello militare. Eppure l'Unione europea imperialista non demorde, si prepara militarmente con l'invio di contingenti di soldati per "aiutare" i profughi in Albania e Macedonia, avanguardie già sul territorio per una possibile invasione da terra o per l'occupazione militare prevista dai piani di "pace" del Kosovo. Rilancia il suo ruolo politico con una proposta che impone a Belgrado cinque condizioni e prevede la trasformazione del Kosovo in un protettorato Ue.
è quanto ha stabilito il vertice straordinario europeo che si è tenuto a Bruxelles il 14 aprile scorso.
Alla vigilia del Consiglio europeo il governo tedesco aveva fatto circolare un piano di pace messo a punto dal ministro degli Esteri, il Verde guerrafondaio Fischer; il progetto riprendeva le cinque condizioni della Nato rimasticate dal segretario dell'Onu Annan per porre fine ai bombardamenti. Le novità del progetto erano nella richiesta del disarmo delle forze dell'Uck e nel modo in cui doveva essere presentato: un progetto di risoluzione da sottoporre all'Onu elaborato dal G8, il gruppo dei sette paesi più industrializzati più la Russia. Una volta approvato dal Consiglio di sicurezza e verificato che Belgrado iniziava a ritirare le proprie truppe dal Kosovo la Nato avrebbe dovuto sospendere per 24 ore i bombardamenti che sarebbero cessati definitivamente con la continuazione del ritiro delle truppe serbe. Ritiro dei serbi e ingresso contemporaneo in Kosovo delle truppe Nato di stanza in Albania e Macedonia con il cappello dell'Onu ma sotto comando Nato. Ultimo passaggio la realizzazione di una "amministrazione provvisoria del Kosovo autorizzata dalle Nazioni Unite fino a una soluzione politica definitiva". Escluso un protettorato della Nato.
Impallinato dalla Nato, che lo ha definito "un utile contributo", e dall'imperialismo americano, è una "base di discussione" ha commentato il dipartimento di Stato Usa, bocciato da Blair, uniti nel respingere l'ipotesi di sospensione dei bombardmenti, il progetto non è stato ufficialmente nemmeno discusso nel vertice straordinario dei Quindici. Il francese Chirac ha sostenuto che il progetto non è morto e nel frattempo ha proposto una nuova ipotesi adottata dai Quindici.
Il termine del vertice il tedesco Schroeder, presidente di turno della Ue, con a fianco il dimissionario presidente della Commissione europea Santer ha illustrato ai giornalisti il progetto europeo, avallato dal segretario dell'Onu Annan che ha partecipato alla riunione. Punto primo, gli attacchi armati cesseranno dopo che Belgrado avrà accettato le condizioni Onu e Nato che il cancelliere ricorda: la cessazione immediata di tutti gli atti di violenza; il ritiro di tutte le forze militari, della polizia speciale e delle unità paramilitari; il dispiegamento di una forza internazionale di sicurezza; il ritorno di tutti i profughi. "Spetta alle autorità jugoslave - ammonisce Schroeder - accettare interamente queste condizioni e cominciare a metterle in pratica senza ritardo". Solo dopo scatterebbe la sospensione degli attacchi e sarà possibile discutere una soluzione politica sotto il cappello delle Nazioni Unite e in "stretta cooperazione" con la Russia. Una soluzione che prevede l'amministrazione provvisoria internazionale del Kosovo affidata alla Ue.
Piano tedesco, appoggiato da Francia e Italia, e piano Ue varato a Bruxelles rispondono comunque alla voglia della superpotenza europea di inglobare tutta la penisola balcanica. Lo dicono chiaramente Fischer e Schroeder; la via di uscita per la crisi balcanica è l'integrazione dell'area all'Europa, cui "appartiene anche la Serbia" aveva dichiarato Fischer prima della bocciatura del suo progetto mentre Schroeder in un intervento all'europarlamento prima del vertice aveva ripetuto che "occorre convincere le popolazioni dei balcani ad aderire al nostro modello europeo".