Il governo neofascista da' le ultime picconate al sistema sanitario nazionale (le prestazioni che dovranno pagare i malati)
A PAGAMENTO LE PRESTAZIONI SANITARIE "NON ESSENZIALI'', VIA LIBERA AI PRIVATI E ALLE RESTAURAZIONE DELLE MUTUE
Tagli ai posti letto e a varie prestazioni. Dalle regioni pioggia di ticket e tasse. Colpite le fasce più deboli
Con il DPCM del 29 novembre 2001 il governo del neoduce Berlusconi ha adottato il provvedimento di definizione dei "livelli essenziali di assistenza'' (Lea), su cui il 22 novembre la Conferenza Stato-Regioni aveva espresso l'intesa. Tale decreto "tagliaspese'' pone un tetto alla spesa farmaceutica del 13% e, sulla scia della legge 405 del 16.11.2001, dà le picconate finali all'universalità e gratuità del Sistema sanitario nazionale (Ssn) prima che questo definitivamente si dissolva in tanti sistemi sanitari regionali scaturiti dal processo federalistico di devolution, diseguali tra loro per prestazioni e partecipazione alla spesa da parte dei pazienti. Prevede infatti l'esclusione totale o parziale dai "livelli essenziali'' (e quindi il taglio dalla assistenza pubblica) di un gran numero di prestazioni che dovranno essere pagate interamente o parzialmente dai pazienti. Tra le prestazioni definite "non essenziali'' balzano subito all'occhio le prestazioni di medicina fisica, riabilitativa ambulatoriale e domiciliare, le prestazioni legate all'assistenza socio-sanitaria, le prestazioni delle medicine non tradizionali e numerose certificazioni mediche.
C'è già un processo di attuazione della controriforma sanitaria del ministro berlusconiano, Girolamo Sirchia, nelle Regioni a colpi di ticket, tagli e ristrutturazioni. Per non dire della trasformazione degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), trasformati in fondazioni a gestione privata.

MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA
Complessivamente i tagli alle prestazioni voluti dal governo riguardano centinaia di migliaia di ammalati per patologie cronico-degenerative, infiammatorie, neurologiche e neurovascolari ad altissima incidenza (come, per fare solo qualche esempio, i malati di artrosi, artrite, di arteriosclerosi degli arti inferiori, di osteoporosi), e più in generale tutti i pazienti che necessitano di riabilitazione post-traumatica o affetti da dolore cronico. Dal 22 febbraio, data di entrata in vigore del decreto, ben 18 prestazioni fisioterapiche in tutte le regioni non vengono più passate gratuitamente dal Sistema sanitario.
L'obiettivo generale del "ministero della salute'' è infatti quello di spingere le Regioni, che ormai hanno pieno potere in materia di sanità, a "garantire'' nelle strutture "pubbliche'' soltanto le cure per le patologie acute tagliando tutto il resto e lasciando mano libera alle strutture private e ai fondi assicurativi integrativi sulla maggior parte della diagnostica e dell'assistenza fisica e riabilitativa per le patologie cronico-degenerative e post-traumatiche, nonché sulla assistenza socio-sanitaria.
I più colpiti saranno senza dubbio gli anziani tra i quali già vi è le più alta incidenza di povertà tra le varie fasce della popolazione.

MEDICINA ALTERNATIVA
Da questo punto di vista è importante rilevare che il ministero con questo decreto, sotto la pressione delle lobby mediche, ha provveduto accortamente a cancellare ed epurare dall'assistenza sanitaria pubblica, ambulatoriale ed ospedaliera tutta "la medicina non tradizionale'' per porre un argine alla contaminazione e allo sviluppo imponente delle medicine alternative. La medicina tradizionale occidentale infatti, per la sua impostazione prettamente farmacologica, nella migliore delle ipotesi riesce "a garantire'' effetti palliativi nei confronti del dolore cronico, verso il quale complessivamente è del tutto impotente, a differenza della medicina cosiddetta alternativa che dispone di tecniche più efficaci come ad esempio la "agopuntura'' della medicina tradizionale cinese.

ASSISTENZA SANITARIA E SOCIO-SANITARIA
Profondamente antipopolare, affamatrice e per certi aspetti criminale è la non inclusione nei "livelli minimi di assistenza'' delle cure odontoiatriche e della dialisi per nefropatici e la nuova lista di prestazioni socio-sanitarie per le quali è prevista "una compartecipazione alle spese'' da parte dei pazienti o dei i comuni. Compartecipazione che tocca il 50% delle spese per l'assistenza domiciliare, il 30% delle spese per le prestazioni diagnostiche, terapeutiche, riabilitative e socio-riabilitative in regime residenziale e semiresidenziale per disabili gravi, il 50% per le spese di assistenza agli anziani non autosufficienti, il 60% per i malati psichiatrici, il 30% delle spese per le prestazioni di cura e riabilitazione e i trattamenti farmacologici per i pazienti affetti da Aids.

ASSISTENZA OSPEDALIERA
Accanto al taglio di centinaia di ospedali, di posti letto da tempo annunciati dal ministro Sirchia il decreto prevede una serie di indicazioni (lista di Drg inappropriati) per ridurre i ricoveri e le giornate di degenza prevedendo ospedalizzazioni brevi, interventi chirurgici a domicilio ed ampliando il numero di prestazioni erogabili in regime di day-ospital e day-surgery. L'obiettivo trasformare gli ospedali in delle fabbriche di "riparazione veloce'' della forza-lavoro lasciando campo libero ai privati in tutti gli altri settori extraospedalieri. L'ospedale si legge nel decreto dovrà diventare "da luogo di riferimento per qualsiasi problema di una certa rilevanza di natura sanitaria, e spesso socio-sanitaria, a organizzazione ad alto livello tecnologico deputata (e capace) di fornire risposte assistenziali di tipo diagnostico-terapeutico a problemi di salute caratterizzati da acuzie e gravità''.

LE FONDAZIONI A GESTIONE PRIVATA
Il ministro Sirchia ha già varato i provvedimenti, collegati con la Finanziaria, che trasformano i grandi ospedali con funzioni di ricerca scientifica in fondazioni. Un passo questo molto grave verso la sanità privatizzata che può portare all'acquisto del Policlinico di Milano, del San Matteo di Pavia, del Burlo Garofano di Trieste, del Regina Enea di Roma, per fare degli esempi, veri fiori all'occhiello della sanità pubblica, da parte di fondazioni "no profit'' e alla loro gestione interamente privatizzata. Con tutto quello che ne consegue circa il patrimonio immobiliare e di strutture sanitarie, l'occupazione e l'inquadramento professionale.

ASSISTENZA FARMACEUTICA
Si affida ad ogni singola regione la scelta della modalità con cui viene assicurata l'assistenza farmaceutica territoriale affidando alle stesse anche la facoltà di regolare "forme crescenti di partecipazione alla spesa da parte dell'assistito, fino alla totale non rimborsabilità dei farmaci, in maniera tale da configurare non più di 3 classi di partecipazione alla spesa'': una classe A, a bassa partecipazione dell'assistito, una classe B, a più elevata partecipazione dell'assistito e una classe C, a totale carico dell'assistito. Saranno quindi reintrodotti gli odiosi ticket sui farmaci.
Tutte le regioni si adegueranno, e già lo stanno facendo, al nuovo quadro delineato con questo "nuovo sistema sanitario minimo'' ma dato che l'intera organizzazione della sanità è affidata alla regioni gli stessi "livelli di assistenza essenziali'' varieranno da una regione all'altra a seconda delle compatibilità finanziarie regionali, regalando ambiti di intervento enormi alle lucrose strutture private ed al nuovo mercato delle assicurazioni di malattia.
Accanto ai tagli alla sanità pubblica molte regioni stanno già procedendo ad aumentare la addizionale Irpef. Altre, come la regione Sicilia hanno già previsto di introdurre un nuovi ticket sul pronto soccorso. Il Piemonte ha deciso uno 0,5 in più di Irpef. La Liguria reintroduce i ticket sui farmaci di 2 euro a confezione. Nel Lazio, 1 euro per ricetta sui farmaci e ticket sul pronto soccorso. In Lombardia, oltre alle addizionali Irpef, hanno incentivato lo sviluppo di un sistema di assicurazioni integrative di malattia per prestazioni non comprese nei "livelli essenziali'' come l'intero campo dell'assistenza socio-sanitaria.
Nel duro contrasto in atto tra il governo del neoduce Berlsuconi e i lavoratori e le masse popolari, che si preparano allo sciopero generale di otto ore del 16 aprile non ci sono solo l'articolo 18 e la "riforma'' del "mercato del lavoro'', non ci sono solo i temi delle pensioni, del fisco e della scuola, ma anche la controriforma federalista e privatistica della sanità di Sirchia che deve essere duramente contestata.

3 aprile 2002