All'Assemblea nazionale Fiom-Cgil dei delegati del Gruppo Fiat e delle fabbriche del Mezzogiorno svoltasi a Pomigliano
Unanime No all'accordo separato imposto da Marchionne
Applauditi i lavoratori di Pomigliano che non si sono piegati al diktat della Fiat. Termini Imerese non deve chiudere. Iniziativa itinerante da Termini a Palazzo Chigi. Diffuso con successo il volantino del PMLI "La battaglia della Fiat di Pomigliano riguarda tutta la classe operaia e tutti i lavoratori"
Landini: si può riaprire la trattativa, ma via le deroghe al CCNL, alle leggi del lavoro e al diritto di sciopero

Il 1° luglio al cinema-teatro "Gloria" di Pomigliano d'Arco (Napoli) si è svolta l'Assemblea nazionale dei delegati del Gruppo Fiat, dei grandi gruppi industriali e delle aziende del Mezzogiorno, organizzata dalla Fiom. Un'assemblea affollata, 1.500 i presenti, molto attesa dopo lo svolgimento del referendum del 22 giugno che ha visto quasi il 40% dei lavoratori interessati bocciare l'accordo separato sottoscritto dall'azienda e dai sindacati complici Cisl, Uil, Fismic e Ugl, ma non dalla Fiom; un risultato questo straordinario per come si è determinato che ha fatto fallire il plebiscito invocato da Marchionne. L'esito di questo appuntamento non lascia dubbi: il diktat del vertice della Fiat è stato respinto all'unanimità, confermando in questo modo le posizioni contrarie precedentemente assunte dalla segreteria nazionale, dal comitato centrale, dai direttivi napoletano e campano della Fiom.
Dietro la presidenza un grande striscione con su scritto: "Senza diritti siamo solo schiavi". Molti dei partecipanti avevano sul petto l'adesivo: "Pomigliano non si piega". Significativa la partecipazione di una delegazione di lavoratori immigrati di Rosarno, accolti da un lungo applauso.
Le delegate e i delegati hanno condiviso la scelta della Fiom "di non sottoscrivere il testo imposto dalla Fiat - si legge nel documento finale, votato da tutti senza eccezioni - e diventato accordo separato" perché contiene inaccettabili deroghe al contratto nazionale, alle leggi in materia di tutela di salute e sicurezza sul lavoro, violazione del diritto di sciopero "sancito dalla nostra Costituzione e la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva". Ecco perché l'Assemblea ha ringraziato le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano per non essersi piegati al ricatto della Fiat. Il modello Pomigliano che vorrebbe affermare il principio "che investimenti e lavoro - è scritto - si possono realizzare solo abbassando salari e diritti, derogando dai contratti nazionali e dalle leggi fino alla violazione della carta Costituzionale, va assolutamente respinto con l'impegno e la mobilitazione di tutta la Cgil, continuando ed estendendo la mobilitazione avviata" con gli scioperi del 25 giugno e del 2 luglio.
Ma oltre a quello di Pomigliano, c'è in ballo il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che "non deve chiudere e deve continuare a produrre auto utilizzando al meglio le competenze acquisite in questi anni". Perciò viene chiesto al vertice della Fiat "di favorire da subito soluzioni industriali, anche con altri produttori auto, capaci di garantire la continuità produttiva e la difesa dei livelli occupazionali, diretti e dell'indotto".
Questi gli impegni presi in Assemblea. Sviluppare una iniziativa a livello europeo per evitare che i processi di riorganizzazione da parte delle grandi imprese multinazionali siano realizzati sulla base della contrapposizione tra stabilimenti e lavoratori dei diversi paesi europei. Ciò è quanto ha fatto Marchionne mettendo in contrasto gli operai di Fiat Tychy (Polonia) e gli operai di Fiat Pomigliano d'Arco per la produzione della nuova Panda. Dare vita, sin dai prossimi giorni e per tutto luglio, a una iniziativa itinerante di mobilitazione e discussione, che a partire da Termini Imerese, passando dalle piazze delle principali città del Paese, giunga sotto il parlamento e la presidenza del consiglio. La convocazione per settembre prossimo di una Conferenza per il Mezzogiorno, dove è cresciuto il lavoro nero e irregolare fino raggiungere a forme di vero e proprio schiavismo, e si sono estesi i fenomeni di illegalità e controllo malavitoso "preoccupanti per la tenuta democratica".
Su questi stessi temi si era soffermato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, nella sua applaudita relazione introduttiva. "La Fiom - aveva detto - un accordo così non lo ha firmato, non lo deve firmare e non lo firmerà mai" liquidando di fatto l'ipotesi avanzata dal ministro, Maurizio Sacconi, di un protocollo aggiuntivo per recuperare la firma della Fiom magari con qualche distinguo che non intaccherebbe la sostanza né le conseguenze nefaste dell'accordo capestro. A questo proposito, Landini è stato chiaro: "Il ministro Sacconi non è super partes come dovrebbe essere. Il governo o è assente oppure quando c'è, sostiene la Fiat e fa manovre che non stanno in piedi". Tuttavia, se la Fiat "vuole andare avanti su Pomigliano - aveva aggiunto - con il consenso di tutti riapra la trattativa" però, "nel rispetto di leggi e Contratto". "Siamo disponibili a trovare soluzioni ma chiediamo che vengano tolte dal tavolo tutte le questioni che non centrano nulla, come la limitazione del diritto di sciopero e gli interventi sulle assenze". "La Fiat - ha insistito Landini - deve eliminare dall'accordo le clausole che derogano il contratto e vanno contro le leggi e la Costituzione, solo a queste condizioni la Fiom sarà pronta a discutere le soluzioni organizzative che possano consentire all'azienda di raggiungere gli obiettivi produttivi da essa annunciati". Secondo il PMLI però questi "obiettivi produttivi" non devono comportare alcun supersfruttamento dei lavoratori dello stabilimento di Pomigiano.
Da parte del vertice Fiat al momento non c'è stata nessuna reazione. Tutte le ipotesi, alternative tra loro, avanzate da Marchionne rimangono dunque ancora in piedi. Ivi compresa quella di creare una nuova società, sull'esempio di come fu fatto con Alitalia, dove incamerare i lavoratori disponibili ad accettare le dure condizioni fissate nell'accordo separato, relegando gli altri nella vecchia da liquidare in tempi brevi. Sacconi, Bonanni e Angeletti invece, schiumanti di rabbia si sono lanciati in attacchi rozzi e smodati contro l'Assemblea Fiom.
All'entrata del cinema-teatro, dove si è tenuta la riunione si è recata una delegazione del PMLI composta da compagni napoletani e diretta dal compagno Franco Di Matteo che ha diffuso con successo la presa di posizione della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI dal titolo: "La battaglia della Fiom di Pomigliano riguarda tutta la classe operaia e tutti i lavoratori". Più di un delegato si è fatto dare un mazzetto di volantini per portarlo in fabbrica ai compagni di lavoro.

7 luglio 2010