Un frutto amarissimo della crisi del capitalismo
Un giovane su quattro è disoccupato
Cresce il numero di coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro
Al Sud uno su tre
di Federico Picerni*

Si aggravano sempre più gli effetti della crisi capitalista sulle spalle dei lavoratori e, specialmente, sui giovani alla ricerca di un impiego. Secondo gli ultimi dati Istat infatti la disoccupazione giovanile (fra i 15 e i 24 anni) ha raggiunto il 26,8%, con un aumento di 1,1 punti percentuali su base annua. Si tratta in altre parole di un giovane su quattro che è senza lavoro.
Come sempre, ad essere colpiti in modo maggiore sono i giovani del Mezzogiorno, per i quali si registra che uno su tre è senza lavoro: la disoccupazione giovanile qui oltrepassa la soglia del 30%.
Tutto questo si inserisce in un aumento della disoccupazione in generale, che è sull'8,4% (maggiormente penalizzate le donne con oltre il 9% di disoccupate). A preoccupare soprattutto sono i numeri del vero e proprio esercito degli "inattivi", ovvero di coloro che hanno rinunciato addirittura a cercare lavoro, sfiduciati e demoralizzati dalle condizioni in cui si trovano a muoversi. Si tratta cioè di poco meno di 15 milioni di persone, di cui la maggioranza donne. È un'autentica vergogna del capitalismo italiano.
La tendenza, insomma, non cambia: la crisi non è finita e continua a pesare sulle spalle delle masse popolari e dei giovani.
Del tutto irresponsabile il giudizio espresso dal ministro del Lavoro Sacconi, per il quale il problema "rimane preoccupante", ma non c'è poi da disperarsi troppo, dato che il governo Berlusconi avrebbe favorito un trend positivo rispetto al resto d'Europa e contribuito al "fermarsi della tendenza negativa". Il governo continua a tapparsi occhi e orecchie davanti ai problemi delle masse popolari e a crogiolarsi su presunti successi e allori. Tra l'altro Sacconi mente sapendo di mentire, perché se è vero che il tasso di disoccupazione in Italia è leggermente inferiore a quello della media europea (sul 10%), non tenendo però conto degli "inattivi", è vero anche che la media della disoccupazione giovanile europea è sul 20%, cifra che l'Italia supera abbondantemente.
Il capogruppo del PD in Commissione Lavoro della Camera, l'ex ministro Cesare Damiano denuncia la "Waterloo sociale" di Berlusconi e annuncia che sarà presentato un piano alternativo, di cui attendiamo di conoscere i contenuti, ma non è difficile presagire che non conterrà alcuna inversione di tendenza.
Il papa Ratzinger, nel messaggio in preparazione della Giornata mondiale della gioventù 2011, ha dichiarato: "La domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante", ma in definitiva "non conta la realizzazione dei propri desideri", ma la volontà di Dio. Parole che non hanno bisogno di commenti, tanta è l'assurdità dei loro contenuti: ai giovani dice, non lottate per il posto di lavoro, rallegratevi perché avrete il paradiso.
Sulla questione sono intervenuti anche i magnati dell'industria e della finanza convenuti al forum di Cernobbio. Per Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, quello della disoccupazione giovanile è "un problema verissimo", ma le soluzioni proposte non vanno certo verso la risoluzione di questo problema. Per i padroni occorrono nuovi canali che assicurino una più rapida immissione nel mondo del lavoro da parte di coloro che escono dalla scuola o dall'università, ma su una base classista e conveniente alle grandi imprese: i laureati, specie in ingegneria, fisica e giurisprudenza, possono trovare facilmente lavoro, mentre per gli altri le difficoltà sono sempre maggiori; resta inoltre il fatto che chi termina gli studi si trova comunque soggetto alle richieste del capitale, rischiando la disoccupazione se non ritenuto idoneo a tali richieste.
Le parole di Marcegaglia e soci sono state subito raccolte da Sacconi e dalla Cisl collaborazionista, per i quali la soluzione al problema sta nell'apprendistato e nel part-time, vere e proprie forme di super-sfruttamento dei giovani alla ricerca dell'impiego, che non gli assicurano affatto un lavoro stabile e tutelato. Solo la Cgil per bocca del segretario confederale Fulvio Fammoni chiede "risposte urgenti" per eliminare la piaga della disoccupazione.
I giovani non devono aspettarsi nessun aiuto da questo governo e da questo regime, che sono pappa e ciccia con il capitalismo e al servizio dei padroni, che sono i veri responsabili di questa crisi e delle sue conseguenze. Le "soluzioni" proposte, che si chiamino apprendistato, manovre, piani, sono a favore unicamente dei padroni e non dei lavoratori. In questa situazione, per loro il futuro significa disoccupazione, precarietà e lavoro nero.
Occorre invece una grande mobilitazione per chiedere subito misure d'emergenza che impongano l'assunzione immediata dei giovani disoccupati, specie nel Sud, con un lavoro a tempo indeterminato a salario pieno e sindacalmente tutelato. I giovani devono scendere in piazza per rivendicare il loro sacrosanto diritto al lavoro, partendo già dalle manifestazioni indette a Roma dalla Cgil per il 29 settembre e dalla Fiom il 16 ottobre. Ma devono farsi sentire anche in occasione della manifestazione nazionale del 2 ottobre a Roma promossa dal "Popolo Viola" per chiedere le dimissioni di Berlusconi.

*Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

8 settembre 2010