Quasi un giovane su tre è disoccupato
Di Federico Picerni*

Appena tre settimane fa denunciavamo su Il Bolscevico come la disoccupazione giovanile fosse arrivata a interessare ben un giovane su quattro, uno su tre al Sud. Già ora dobbiamo tornare sull'argomento dopo che una recente indagine Istat denuncia che nel secondo trimestre del 2010 la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita al 27,9%, il dato più alto dal secondo trimestre del 1999.
Ormai un giovane su tre è senza lavoro.
In generale la disoccupazione è all'8,5% (triste record dal 2001), pari ad oltre 2 milioni di senza lavoro, senza contare l'esercito di "inattivi", cioè di chi ha smesso persino di cercare lavoro, che ammonta a quasi 15 milioni di persone. A farne maggiormente le spese, oltre che i giovani, sono le donne, per cui la percentuale di disoccupazione passa dall'8,8% del secondo trimestre 2009 al 9,4%.
Non è una novità che il ministro del Lavoro (o meglio della disoccupazione) Sacconi, anziché rimboccarsi le maniche e prendere provvedimenti, continui a paventare un presunto merito del governo Berlusconi, che starebbe nel fatto che la disoccupazione in Italia è al di sotto della media europea (in realtà la media della disoccupazione giovanile in Europa è del 20%), come se questo lo autorizzasse a starsene senza far niente.
È invece una novità che intervenga sulla questione la gerarca alla gioventù Giorgia Meloni, precedentemente chiusa in un ostinato silenzio riguardo la disoccupazione giovanile, la quale annuncia un pacchetto di misure a favore dell'occupazione giovanile. Ma in che cosa consiste? In misure "per promuovere una nuova cultura d'impresa tra i giovani perché siamo consapevoli che, in tempo di crisi, una delle strade da percorrere è proprio quella di diventare imprenditori di se stessi invece di affidarsi alla ricerca di un posto di lavoro dipendente". Come se ciò fosse possibile per i figli del popolo lavoratore vittime della macelleria sociale del governo Berlusconi. È evidente che ai figli della borghesia sarà offerta questa strada, mentre i figli del proletariato saranno incatenati all'apprendistato quando non alla precarietà a vita.
Sugli stessi binari classisti corre la volontà espressa da Meloni e Gelmini di rafforzare i canali di collegamento scuola-lavoro, per far sì che le scuole tecnico-professionali sfornino nuovi operai e "manovali" e i licei e le università quadri del sistema capitalista.
Per noi i giovani devono dare vita fin da subito ad una grande mobilitazione per chiedere subito misure d'emergenza che impongano l'assunzione immediata dei giovani disoccupati, specie nel Sud, con un lavoro a tempo indeterminato a salario pieno e sindacalmente tutelato. Devono cominciare fin da subito partecipando in massa alla manifestazione indetta dalla Fiom a Roma per il 16 ottobre ed alla manifestazione nazionale del "Popolo viola" del 2 ottobre a Roma per chiedere le dimissioni di Berlusconi.

* Responsabile per il CC del PMLI del lavoro giovanile


29 settembre 2010