Nominati da Pera e Casini
Due uomini di Berlusconi all'Antitrust
Si tratta di Guazzaloca, ex sindaco di Bologna, e Pilati, ispiratore della controriforma Gasparri
Continua a tappe forzate la blindatura del regime neofascista da parte del neoduce Berlusconi e della Casa del fascio. Dopo aver monopolizzato tutte le leve del potere borghese, compreso quello legislativo e giudiziario, delegittimando e sottomettendo all'esecutivo sia il parlamento (a colpi di voti di fiducia), che la magistratura (con la recente controriforma della giustizia), ora il neoduce si appresta ad impadronirsi anche delle varie Autorità di garanzia (Antitrust, Privacy, Comunicazioni, Energia e Consob), ossia di quegli organismi istituzionali che dovrebbero essere autonomi e indipendenti proprio per controllare questi delicati settori, i cui vertici sono nei prossimi mesi, in tutto o in parte, in scadenza.
Prima mossa di quest'offensiva è stata la nomina dell'ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca e dell'economista Antonio Pilati all'Antitrust, in sostituzione di due membri già decaduti da tempo, da parte dei presidenti di Camera e Senato.
Ricordiamo, innanzitutto, che cos'è l'Antitrust, o Autorità per la concorrenza. Istituita con la legge nel 1990 con il voto favorevole anche dei parlamentari revisionisti dell'allora PCI, tale organismo avrebbe dovuto, e dovrebbe, vigilare sul "libero" mercato e sulla corretta concorrenza tra le imprese e impedire la creazione di una situazione di monopolio, ossia impedire che i pescecani capitalisti più grossi sbranino i più piccoli, avrebbe dovuto, e dovrebbe, e sanzionare le concentrazioni industriali (anche in campo televisivo). Il fallimento di tale legge e dell'organismo preposto a farla rispettare è sotto gli occhi di tutti: Berlusconi incarna l'esempio più eclatante di come i grandi monopolisti hanno continuato ad espandere indisturbati i loro imperi.
Ma il nuovo Mussolini, ormai è chiaro, è allergico e insofferente a ogni forma di controllo istituzionale. Tanto più visti i delicati impegni che attendono l'Antitrust, a partire dalla riforma del risparmio e il ruolo che dovrebbe svolgere per far rispettare la legge sul conflitto di interessi (sic!). A questa logica quindi, risponde la nomina da parte di Pera e Casini di Guazzaloca e Pilati sulle poltrone strategiche dell'Autorità per la concorrenza, in attesa di piazzare un altro uomo di Berlusconi alla presidenza oggi di Tesauro. In pool position per gradimento berlusconiano ci sarebbe infatti Carlo Mezzanotte, già legale di Fininvest.
Del resto, è assai difficile dimostrare che i due prescelti rispondano ai requisiti fondamentali previsti dalla legge istitutiva dell'Autorità, come l'aver dato prova di "notoria indipendenza", e l'essere "dotate di alta e riconosciuta professionalità".
A partire dall'ex sindaco di Bologna, Guazzaloca, già "esperto" nel commercio di carni, ma non certo di quelle competenze professionali in materia di diritto ed economia. Di sicuro è un esperto nel "conflitto di interessi" ma per averlo largamente praticato quando era neopodestà e contemporaneamente presidente della Federcarni, tenendo addirittura le riunioni di quest'ultima nella sala della giunta, finanziando coi soldi del Comune la pubblicità della finanziaria Locat di cui era rimasto vicepresidente nonché facendo avere alla figlia di sua moglie un contrattino di consulenza. Come altrettanto sicuro è il fatto che il presidente Casini lo considera "come un fratello", tant'è che dopo la trombatura elettorale, si pensava già ad un ruolo romano, tipo seggio parlamentare. Invece è arrivata la poltrona all'Antitrust.
Altro discorso per l'economista Antonio Pilati, a cui magari le competenze non solo non mancano ma da anni, lasciata alle spalle una lontana collaborazione con il manifesto, le ha adoperate per fare sistematicamente gli interessi dell'impero mediatico del neoduce. Tant'é che non soltanto fu Forza Italia a volerlo (e a votarlo) nel 1997 come membro di un altro organismo di garanzia - l'Autorità per le Telecomunicazioni - dove ha lavorato fino a ieri. Ma le opposizioni lo accusano di essere il "padre" della legge Gasparri sulla Tv. Accuse mai smentite dall'interessato, che anzi, pur sostenendo di "non avere vincoli di parentela" con la legge, afferma serafico: "certo in questi anni ho sostenuto certe tesi, nei miei saggi. Se qualcuno anche al governo li ha letti, la cosa mi fa piacere".
Evidentemente è proprio la sua ventennale dedizione alla causa di Mediaset, nonché le sue frequentazioni con Pera (ospite frequente in qualità di esperto della pomposa fondazione Magna Carta) che ora gli hanno fatto guadagnare la prestigiosa promozione, dalla quale di sicuro avrà modo di continuare nella sua opera di cane da guardia dell'impero di Berlusconi.
Forti critiche alle due nomine all'Antitrust sono venute, oltre che da esponenti dell'opposizione, anche dall'Intesa dei consumatori, che minaccia di impugnare "al Tar queste nomine scandalose che non rispondono a criteri di indipendenza e imparzialità", e chiedono l'intervento del presidente della Repubblica Ciampi affinché le blocchi.

12 gennaio 2005