Una schiera di capitalisti, borghesi, banchieri, cardinali e pennivendoli
Tutti gli uomini di Prodi

Un manipolo di circa 45 uomini, scelti fra le "teste d'uovo" dell'alta borghesia e facenti capo alle più potenti lobby del mondo politico, accademico, dell'industria, dell'alta finanza, del giornalismo e del clero, formano il cosiddetto pensatoio dell'ex democristiano e feroce privatizzatore Romano Prodi acclamato all'unanimità dall'Unione alla guida della coalizione per sfidare il neoduce Berlusconi alle prossime elezioni politiche.
Si tratta di un manipolo di fedelissimi, molti amici e collaboratori di vecchia data, che sono già al lavoro nell'ufficio elettorale stile americano di Prodi e, in caso di vittoria, sono già pronti a occupare i posti di comando nella stanza dei bottoni della politica italiana.
Secondo la lista pubblicata da "l'Unità" e aggiornata al 31 gennaio, tra i collaboratori più stretti, che formano lo staff dell'ufficio stampa e comunicazioni, spiccano Daniela Flamini e Ricki Levi, rispettivamente segretaria e portavoce personale, che hanno seguito Prodi da Bruxelles. Il ruolo di gran sacerdote della comunicazione è affidato invece a Rodolfo Brancoli, direttore della casa editrice bresciana "Governareper" che fra l'altro è anche il nome della "fondazione-cassaforte" di Prodi dove coinfluiscono i fondi per le primarie e le politiche e i cui cordoni sono affidati al tesoriere Mario Epifani, noto avvocato genovese.
Dell'uffico stampa fanno parte anche il rinnegato ex Lotta continua Gad Lerner e l'ex giornalista della Rai ora europarlamentare diessina Lilly Gruber alla quale Prodi vorrebbe affidare la comunicazione della Federazione ulivista.
Consulente politico è Franco Mosconi, docente di economia già nello staff di Palazzo Chigi a Bruxelles. Mentre il compito di raccogliere fondi e di tenere i conti della campagna elettorale è affidato all'imprenditore Angelo Rovati, ex presidente della Lega Basket, e alla sua consorte Chiara Boni, stilista e assessore regionale in Toscana.
Sul fronte intellettuale gran parte dell'entourage prodiano ruota intorno all'associazione cattolica "Il Mulino" nata intorno all'omonima rivista ora diretta da Edmondo Berselli e il cui laboratorio politico è l'Istituto Cattaneo. Di questa schiera fanno parte fra gli altri il politologo Ilvo Diamanti e il sociologo del lavoro Bruno Manghi, sindacalista Cisl negli anni '70.
Per quanto riguarda invece il fronte economico e dei padroni capitalisti, Prodi ha messo in campo una squadra di manager tutti amici di vecchia data. Per le questioni di politica energetica e telecomunicazioni l'uomo chiave è Alessandro Ovi, ex collaboratore di Prodi fin dai tempi della privatizzazione dell'Iri, ex top manager Telecom, poi Tecnitel e Generali, candidato alla poltrona di direttore generale della Rai col primo governo Prodi. Romanziere per hobby, Ovi è laureato in ingegneria nucleare al Politecnico e dirige la rivista italiana del Mit nel cui comitato scientifico siedono lo stesso Prodi, l'ex ministro della Sanità Veronesi e il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia.
Per le questioni agricole il consulente di fiducia è l'ex ministro dell'Agricoltura Paolo De Castro, presidente fino al maggio scorso del centro studi economico "Nomisma", fondato da Prodi nel 1981.
Per il welfare, oltre a sua moglie Flavia e al cattolico torinese Onorato Castellino, il punto di riferimento è Tito Boeri, dieci anni trascorsi ai vertici dell'Ocse, consulente del Fmi, Ue e Banca Mondiale, nonché moderatore della comunità on line di economisti liberali "La Voce".
Con l'arrivo di Montezemolo il clima in via Dell'Astronomia adesso sembra molto più favorevole a Prodi che all'interno di Confindustria vanta diversi "interlocutori attenti" fra cui spiccano Andrea Pininfarina, Alberto Bomassei, Innocenzo Cipolletta e Anna Maria Artoni, presidente dei giovani industriali e candidata a una poltrona di ministro in un futuro governo Prodi due. Poi ci sono gli amici delle biciclettate come Piero Gnudi, presidente dell'Enel, e il padrone della Granarolo Luciano Stia.
Tra i "battitori liberi" spiccano invece Fabiano Fabiani, attuale presidente Acea che Prodi nominò ai vertici di Finmeccanica; Fabio Gobbo, professore di Economia alla Luiss, ex membro dell'Antitrust e legato a doppio filo a "Il Mulino" e a "Nomisma". Fra gli altri economisti di fiducia figurano il bolognese Paolo Onofri, docente di politica economica, ex consulente dei governi Prodi e Amato, collaboratore della rivista "Il Mulino" e oggi probabile capo del dipartimento della "fabbrica del programma"; Marcello De Cecco e Piero Giarda, sponsorizzati da Prodi alla candidatura per la poltrona di governatore della Lombardia contro Formigoni.
Sul fronte delle banche e dell'alta finanza Prodi conta sulle inossidabili relazioni con il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazzoli, legatissimo a Nino Andreatta, l'ex capogruppo dei Popolari, il padrino politico di Prodi che il 2 febbraio del 1995 annunciò personalmente la candidatura del "professore" a capo del governo al termine di una riunione nel suo ufficio di Montecitorio con Giovanni Bianchi e Nicola Mancino. Non a caso nel 2001, prima della candidatura di Rutelli, Prodi si rivolse proprio a Bazzoli, che però declinò l'invito, per affidargli l'incarico di guidare la coalizione. Un altro grande amico di vecchia data è Alessandro Profumo, presidente di UniCredit, che insieme a Bazzoli costituiva il duo di riferimento prodiano nella Mediobanca di Cuccia e Maranghi.
Attraverso Luciano Segre, in passato legato alla sinistra DC di Donat Cattin e Giovanni Goria, Prodi può contare sull'appoggio di Piero Modiano, che ha lasciato UniCredit su invito di Enrico Salza che lo ha voluto al vertice del San Paolo Imi. Inoltre Segre, che è stato anche estensore occulto dei documenti della Confindustria torinese durante la gestione di Carlo De Benedetti, costituisce un solido anello di collegamento con Fabrizio Palenzona, banchiere di UniCredit, ex presidente ulivista della provincia di Alessandria che Prodi avrebbe voluto candidare in Piemonte contro Ghigo. Segre figura anche tra i promotori nell'autunno scorso della Fondazione "Governareper", è consigliere economico di don Ciotti, il prete torinese fondatore del Gruppo Abele nonché amico intimo di Prodi e consorte.
Tra le baronie del mondo accademico il punto di riferimento è Franco Pizzetti, il costituzionalista che scrisse per Prodi il discorso dei tre "no" alla controriforma costituzionale della Casa del fascio e che ha preso parte all'assise sul programma di Zola Predosa (Bologna). Nell'orbita prodiana ci sono anche Augusto Barbera, il politologo Gianfranco Pasquino, Stefano Ceccanti, il costituzionalista rampante Sebastiano Vassallo e Andrea Manzella. Poi ci sono i due ex ministri Giovanni Maria Flick (Giustizia) e attuale giudice costituzionale e Valerio Onida (Riforme) fino a poco tempo fa presidente della Consulta, che facevano già parte della squadra di "saggi" che Prodi mise in campo nel 1995. Mentre a Pietro Scoppola, che presiede il comitato che ha varato la "carta dei valori" della Federazione, e a Iginio Ariemma è stata affidata la guida di "Cittadini per l'Ulivo" che, come i mille giovani volontari della Casa del fascio messi in campo dal neoduce Berlusconi, e sulla falsa riga dei "Comitati per l'Italia che vogliamo" del '96, costituiranno il punto di riferimento per i galoppini elettorali nel 2006.
Per le questioni di politica estera il ruolo di gran sacerdote e consigliere è affidato a Filippo Andreatta, figlio di Nino e docente di relazioni internazionali all'università di Parma.
Tra le mura del Vaticano, dopo il raffreddamento dei rapporti con la Cei e il cardinale Camillo Ruini, i confidenti di Prodi sono diventati il cardinale Achille Silvestrini, capo della rivista quindicinale dei padri dehoniani "Il Regno", sulle cui pagine Prodi detta la sua linea politica, e il cardinale Attilio Nicotra, presidente dell'Aspa l'associazione che gestisce l'immenso patrimonio ecclesiastico, nonché interlocutore privilegiato durante la stesura della costituzione europea. Mentre sono sempre più intensi i contatti con Celestino Migliore, osservatore permanente del Vaticano presso l'Onu, e con il vescovo di Viterbo Lorenzo Chiarinelli, punto di riferimento nella Cei e organizzatore della "settimana sociale" della chiesa. Chiudono il cerchio il citato don Ciotti e il padrone della comunità "Capodarco" don Vinicio Albanesi.

9 marzo 2005